IL FILM
Camille ha 15 anni, Sullivan 19. Il loro amore, nato durante l’estate, è intenso e passionale, ma Sullivan parte per il Sudamerica e Camille si ritrova sola. Gli anni passano e la ragazza non sembra riuscire a dimenticare, finché non conosce un maturo architetto di cui diventa assistente e amante. Ma proprio quando tutto sembra andare per il meglio, Sullivan si riaffaccia nella sua vita…
Dopo l’acclamato Il padre dei miei figli Mia Hansen-Løve torna sugli schermi con una storia d’amore delicata e struggente, che racconta l’ingresso nell’età adulta di una giovane eroina dei nostri giorni. Accolto con entusiasmo in patria e all’ultimo Festival di Locarno, il film ha avuto anche il merito di lanciare definitivamente la straordinaria protagonista, Lola Créton.
VIDEO
http://www.youtube.com/watch?v=d9gG3wQoCEI
NOTE DI REGIA di Mia Hansen-Løve
Una storia universale
Ho iniziato a pensare a Un amore di gioventù alla fine delle riprese del mio primo film, Tout est pardonné. Avevo la storia e i personaggi, ma ancora non me la sentivo di affrontare un soggetto simile, che invece si è imposto subito dopo Il padre dei miei figli. A quel punto, infatti, sentivo il bisogno di voltare pagina e girare un film che parlasse di qualcosa che aveva avuto un ruolo essenziale nella mia adolescenza, che facesse parte di me più profondamente. Ma soprattutto, la storia di Un amore di gioventù mi sembrava che potesse avere anche un valore universale, ed è questo che infine mi ha spinto a scriverla.
Imparare a essere liberi
Un amore di gioventù è per me l’ultimo capitolo di una specie di trilogia che si è formata spontaneamente. Diversi temi sono presenti infatti nei miei tre film: la sopravvivenza dopo un lutto o una separazione, il tempo che passa, la forza dei sentimenti, la solitudine, il destino. E inoltre la perseveranza, il fatto di imparare a essere se stessi, a essere liberi. Ho appena letto in un libro di Annie Ernaux una frase di Proust che mi ha colpito molto: “Là dove la vita alza un muro, l’intelligenza apre una breccia”.
Il senso delle contraddizioni
Ho cercato di affrontare degli argomenti complessi in maniera semplice, diretta. Per questo motivo il mio obiettivo è non mettere mai la regia avanti a tutto, né lo stile, benché la questione della forma sia presente in tutto quello che faccio. Anche i miei tre film contengono alcuni aspetti contraddittori, ma d’altra parte queste contraddizioni sono fondamentali, fanno parte della vita, a cui forse danno un senso più profondo. Ad esempio: Sullivan sembra amare Camille e ogni volta la lascia; Camille sembra aver rinunciato a Sullivan, poi scopriamo che non è così; una passione, quella per l’architettura, il nuovo lavoro e l’incontro con Lorenz le permettono di liberarsi dalla sua ossessione per Sullivan, ma alla fine è proprio questa emancipazione a ricondurla a lui, facendole amare due uomini e permettendole di trovare un equilibrio nello squilibrio.
Cinema e pittura
Non so dipingere, ma so che il cinema ha spesso a che fare con la pittura: raccontare ciò che non è visibile attraverso le immagini, provare a ritrovare e reinventare una presenza inusuale o scomparsa. Catturare un tono, un colore, un movimento, rendere permanente ciò che è effimero. Ma ciò che appartiene solo al cinema è per esempio la scelta di un attore, di un’inquadratura, di una durata nel tempo, di uno stacco di montaggio. E soprattutto il sentimento di incarnazione che ne risulta, dove si trova il nucleo di un piacere che si vorrebbe catartico, per sé e per gli altri.
Vivere andando avanti
Mia nonna, che non ha visto il film, mi ha scritto di recente, citando Kierkegaard a memoria: “La vita non può essere compresa che tornando indietro, ma deve essere vissuta andando avanti”. È proprio quello che ho voluto dire – e fare – con questo film.
MIA HANSEN-LØVE
regia e sceneggiatura
Nata nel 1981, inizia giovanissima la carriera di attrice recitando in Fin août, début septembre (1998) e Les destinées sentimentales (2000), entrambi di Olivier Assayas, che diventerà il suo compagno. Dopo aver frequentato il Conservatoire d’Art Dramatique a Parigi e aver militato per tre anni come critico nei prestigiosi “Cahiers du Cinéma”, dirige diversi corti (tra cui il pluripremiato Après mûre réflexion), fino all’esordio nel lungometraggio a soli 26 anni con Tout est pardonné, che ottiene una candidatura ai César e il Prix Louis Delluc come migliore opera prima. Il padre dei miei figli (distribuito in Italia da Teodora) è il suo secondo film, ispirato alla leggendaria figura del produttore Humbert Balsan, e ottiene il Premio Specialedella Giuria nella sezione “Un Certain Regard” del Festival di Cannes, oltre che un Prix Lumière per la migliore sceneggiatura. Presentato all’ultimo Festival di Locarno e accolto trionfalmente dalla critica d’oltralpe, Un amore di gioventù ha confermato la regista come uno dei maggiori talenti del cinema francese contemporaneo.
LOLA CRÉTON
Camille
Francese ma con origini catalane, Lola Créton esordisce nel cinema nel 2007, a 14 anni, con un piccolo ruolo in La chambre des morts, interpretato da Mélanie Laurent. Lavora quindi nel fiabesco Les enfants de Timpelbach, a cui segue Barbe bleue (2009) di Catherine Breillat, la sua prima parte davvero importante. Il 2011 è l’anno dell’affermazione definitiva con due film da protagonista, En Ville, di Valérie Mréjen e Bertrand Schefer, e Un amore di gioventù. Il suo ultimo film, ancora in post-produzione, è Après Mai, di Olivier Assayas.
SEBASTIAN URZENDOWSKY
Sullivan
Nato a Berlino nel 1985, esordisce nel 2000 come protagonista del pluripremiato Paul Is Dead, dividendosi poi equamente tra cinema e televisione (per cui interpreta anche serie tedesche molto popolari come Schimanski). Tra i suoi film per il cinema ricordiamo Schwesterherz (2006), Il falsario (2007), Anonima – Una donna a Berlino (2008), Berlin 36 (2009). Con The Way Back (2010), di Peter Weir, inizia una carriera internazionale, come conferma Un amore di gioventù.