E’ STATA LA MANO DI DIO – PER CHI LO HA VISTO (CHI LO VEDRÀ’ DOPO) SORRENTINO CI ACCOMPAGNA SCENA DOPO SCENA.. SPIEGANDOCI …

Dal 24 novembre in sala 

 

1 -FILM BIOGRAFICO?

“Non è detto che tutto quello che vediamo nel film è realmente successo”, osserva. “Alcuni eventi sono accaduti, altro no. Ma è del tutto autentico nel riflettere quello che ho veramente provato in quel periodo del passato”.

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2 – CASTING FILIPPO

“Tra tutti gli attori che ho provinato, Filippo era il più dotato e ho sentito che si adattava perfettamente al personaggio. Provo nei suoi confronti la stessa tenerezza che provo verso me stesso a quell’età”, dichiara Sorrentino. “Durante l’audizione non gli ho fatto molte domande, né gli ho chiesto della sua vita privata. L’importante per me è stato vedere che aveva la capacità di essere il protagonista di un film e di reggere questo in particolare sulle sue spalle”.

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3  NO FILTERS

“Ho cercato di raccontare questa storia senza alcun filtro, in un modo semplice. L’unico filtro è l’evocazione del passato, i ricordi e i sentimenti che provavo quando ero ragazzo”, dichiara. “Per questo film non mi sono preoccupato di un’idea specifica di stile. Ho sentito che sarebbe dovuto emergere in maniera naturale. A dire il vero ho pensato che sarebbe stato molto liberatorio per me fare un film senza uno stile prevalente e mi sono ritrovato ad apprezzare quello che in passato avevo sempre cercato di evitare.”

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4 RICORDI

“Per me l’aspetto interessante di fare un film autobiografico è che a quel punto quei problemi non sono più i miei problemi, ma sono i problemi del film”, spiega. “E non appena diventano i problemi del film, diventano più affrontabili. Quando ho iniziato a montare il film, guardare e riguardare quei ricordi è diventata quasi un’abitudine ed è molto più facile affrontare un’abitudine che affrontare un ricordo.

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5 REGALO…

In un primo momento Sorrentino non ha in mente di ricavare un film da quello scritto; al contrario, pensa di poterlo offrire in regalo ai propri figli. “Ho pensato che avrebbe potuto offrire loro la possibilità di capire non tanto il mio carattere quanto i miei difetti”, spiega. L’obiettivo di una franchezza senza difese e senza vincoli di controllo caratterizza la scrittura. La sceneggiatura emerge in modo organico, come un tutt’uno, nel giro di pochi giorni. Se il processo di scrittura è spesso una guerra tra quello che si nasconde e quello che si rivela, qui la nuda rivelazione possiede l’autore. Tuttavia Sorrentino ancora non sa di preciso se questa sceneggiatura emotivamente trasparente resterà solo in famiglia o se prenderà vita nella forma di un film. “Capita a volte di provare l’esigenza di registrare i ricordi, di fissarli da qualche parte”, afferma. “Ma con il passare del tempo, ho pensato che forse sarebbe stata una buona idea farne un film perché avrebbe potuto aiutarmi non tanto a risolvere i pro blemi che ho avuto nella vita, quanto ad osservarli da una posizione molto più vicina e a conoscerli meglio. Tutti i miei film sono nati da sentimenti che mi appassionavano, ma dopo averli realizzati quella passione è svanita; così ho pensato che se avessi fatto un film sui miei problemi, forse sarei anche riuscito a dimenticarli, almeno in parte.

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6 SOFFERENZA 

“Se altre persone potranno relazionarsi e identificarsi con le mie esperienze, se si vedranno specchiate nel film, significa che la mia sofferenza sarà divisa a metà”, commenta Sorrentino, che ancora cerca di comprendere la strana logica del dolore infinito.

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7 RISPETTO AGLI ALTRI 

“Penso che la principale differenza tra questo film e gli altri che ho fatto stia nel rapporto tra verità e bugie. Se gli altri miei film si alimentano di falsità nella speranza di individuare un barlume di verità, questo parte da sentimenti reali che sono poi stati adattati alla forma cinematografica”.

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8 FABIETTO 

Quasi tutti i momenti di È STATA LA MANO DI DIO sono vissuti attraverso gli occhi di Fabietto, fino a quando il giovane non li chiude mentre sfreccia verso una nuova vita nella sequenza finale del film. A 17 anni si trova in una fase della vita in cui tutto è sogno. Non ha ancora combinato nulla, non ha neppure una ragazza. Gran parte di quello che sa lo ha appreso dai libri o dalle conversazioni in famiglia sullo sport, la politica e i vari intrighi e speranze degli uni e degli altri. Tuttavia Fabietto è un osservatore naturale, dote che a giudizio di Sorrentino “può accendere una scintilla che ti porta a fare un lavoro di tipo artistico, che è esattamente quello che succede a lui. Le donne che lo circondano, ma anche suo fratello, suo padre e i pittoreschi parenti diventano il territorio che inizierà ad alimentare le sue riflessioni personali”.
“In ogni caso, quella è un’età maledetta”, osserva Sorrentino a proposito dell’adolescenza. “Vivi in un limbo, in quel territorio di mezzo tra il bambino che non sei più e l’adulto che non sei ancora. Dunque, il tuo rapporto con la realtà è già di per sé complicato. Per Fabietto, diventa ancora peggio perché perde il punto di riferimento dei suoi genitori e non sa come fare per rialzarsi in piedi”

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9 SERVILLO

Per ritrarre il padre e la madre del film con sfumature viscerali della vita reale, Sorrentino si rivolge a due attori che conosce bene. Nei panni di Saverio c’è Toni Servillo, il famoso attore e regista teatrale italiano che recita nei film di Sorrentino da quando è stato il protagonista de L’UOMO IN PIÙ, fino IL DIVO nel 2008, ruolo che gli è valso lo European Film Award che ha successivamente conquistato anche per LA GRANDE BELLEZZA. “Per me, Toni è come un fratello maggiore”, dichiara Sorrentino. “Ma è anche una figura paterna, dunque mi è apparso naturale chiedergli di interpretare il padre. È stato molto interessante per me osservare che, come tutti i grandi attori, malgrado non abbia alcun legame con il mio vero padre, Toni sia in qualche modo riuscito ad assomigliargli. È come un mistero magico che solo gli attori più straordinari sono in grado di compiere”

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10 SORELLA

Un membro della famiglia Schisa che non si vede di frequente è la sorella Daniela (interpretata dall’esordiente Rossella Di Lucca), costantemente rinchiusa nel bagno di casa mentre gli altri aspettano ore e ore che ricompaia e sia disposta a lasciare il suo nascondiglio solo in casi sorprendenti. Il personaggio, più che una macchietta comica, è un richiamo alla realtà. “Nei miei ricordi d’infanzia, mia sorella trascorreva letteralmente delle ore chiusa a chiave in bagno”, riflette Sorrentino. “La mia impressione era che si stesse sempre facendo bella per uscire, che si stesse sempre preparando. Solo anni dopo, quando eravamo ormai adulti, ho appreso che nutriva un profondo e segreto amore per me e per mio fratello che non era in grado di rivelare a quell’epoca. È per questo motivo che ho creato questo personaggio misterioso, la voce dietro alla porta che ammette la sua sofferenza solo quando tutti se ne vanno”.

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11 MARADONA 

Se Maradona fornisce un tocco del divino, in È STATA LA MANO DI DIO la forza terrena viene generata dalle donne del film, le cui doti di generosità, affetto e perspicacia mantengono Fabietto a terra quando il terreno gli viene a mancare sotto i piedi. “Ho avuto la grande fortuna di crescere in una città in cui le donne sono figure molto forti e rispettate che le persone prendono come esempio”, dichiara Sorrentino. “Come spesso capita nella vita reale, le donne del film la sanno più lunga degli uomini. Essendo un maschio, Fabietto scopre le cose tardi. Per la maggior parte, riesce a spiegarsele grazie al fatto che i personaggi femminili che costellano il film lo aiutano con la loro comprensione più precisa della vita”.

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12 LE DONNE 

Due donne in particolare esercitano un’influenza monumentale su Fabietto. Una è la sensuale e sensibile zia Patrizia, che appare nella sequenza iniziale del film nel suo surreale incontro con il santo patrono di Napoli, San Gennaro, e il Monaciello, figura fiabesca del folclore napoletano e spirito malizioso che può essere sia benevolo che dispettoso. Per Fabietto, Patrizia è una presenza straripante nella sua famiglia, al tempo stesso disturbata, spiritosa e comprensiva. Si sente attratto dalla sua bellezza, ma anche dalla sua vulnerabilità e dal suo spessore. Dichiara Sorrentino: “Spesso nelle famiglie numerose esiste una moglie o un marito che se ne sta in disparte, che pensa in modo diverso, che si comporta in modo diverso, che è persino diverso sul piano fisico ed estetico. E solleva la curiosità degli altri perché si colloca al di fuori della rete dei fatti conosciuti che connette una famiglia. Questo è vero di Patrizia, che ha una visione drammatica della vita, mentre gran parte della famiglia Schisa considera la vita come qualcosa che va vissuto con leggerezza”

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13 BARONESSA - episodio inventato

Un’altra donna, l’anziana e importuna Baronessa che vive al piano di sopra della famiglia Schisa, in modo inaspettato e improvviso offre a Fabietto un momento trasformativo. È interpretata da Betti Pedrazzi, che era stata precedentemente diretta da Paolo Sorrentino recitando con Toni Servillo nel film per la televisione SABATO, DOMENICA E LUNEDÌ nel 2004. Qui, in una scena spiazzante e commovente, impersona una donna che sceglie di usare il suo potere per dare a Fabietto una spinta ad andare avanti, restituendogli un impeto di sentimento.

“È un episodio inventato, ma al tempo stesso reale per le emozioni che provavo in quel periodo della mia vita”, precisa Sorrentino a proposito della provocante scena. “Io ho avuto un’iniziazione sessuale più convenzionale, ma questa scena è, come lo sono altre nel film, una rielaborazione di cose che sono successe a me o a persone che conosco. Mi piaceva molto l’idea che questa donna anziana rendesse questo un atto di pura generosità. Per lei è una manifestazione di vero amore, nel senso che concepisce l’idea di poter aiutare questo ragazzo che soffre, di poterlo forse liberare di un piccolo problema tra i numerosi altri che lo affliggono in quel momento”.

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14- MARADONA

Può essere impegnativo spiegare la fascinazione che Maradona ha avuto sulla gente di Napoli. Sorrentino dichiara: “Penso che l’unico modo in cui si possa spiegare il fenomeno Maradona stia nel fatto che aveva un rapporto più stretto con il divino che con l’umano. Maradona non è arrivato a Napoli a bordo di un aeroplano, è addirittura apparso dal nulla come un dio. Ha offerto redenzione alla gente, come una figura religiosa, e ci ha invitati ad amarlo per i suoi peccati. Per i ragazzi della mia generazione, ha creato un rapporto con il calcio che va oltre la semplice tifoseria, è un rapporto che rasenta una gioia sconfinata, una gioia estenuante, quasi insopportabile”.
Andare a vedere giocare Maradona dà alla vita di tutti i giorni una carica elettrizzante. “Era la felicità a velocità turbo, perché non era solo questione di vedere un calciatore, c’era anche tutto il corollario che si portava dietro, la sensazione che nella vita tutto vada per il verso giusto, dell’attesa della domenica, un giorno di festa, un giorno in cui eri perennemente in uno stato di frenesia. Andavi allo stadio con gli amici in uno stato di completa sovra eccitazione ed era tutto un po’ avventato. A volte facevamo l’autostop per andare allo stadio o usavamo qualsiasi veicolo riuscissimo ad accaparrarci, oppure andavamo a piedi. Era una scusa per vivere delle avventure”, conclude Sorrentino

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15 - Sono sempre vissuto in una casa dalla quale non si poteva vedere il mare

Vent’anni dopo aver diretto a Napoli il suo primo film, L’UOMO IN PIÙ, Sorrentino ritorna per la prima volta nella sua città con una troupe cinematografica. “Che effetto mi ha fatto tornare? È stato meraviglioso, molto eccitante. Divertente”, commenta Sorrentino. “Non è facile per me riassumere come mi sono sentito a tornare a Napoli perché è come dover riassumere una vita intera”.
Girandovi in questo momento della sua vita e della sua carriera, osserva la città in nuovi modi. “Sono sempre vissuto in una casa dalla quale non si poteva vedere il mare. Ma facendo questo film, ho avuto il privilegio di starci proprio sopra”, riflette Sorrentino. “E finalmente ho capito cosa intendesse Raffaele La Capria scrivendo Ferito a morte [romanzo vincitore del Premio Strega in cui La Capria scrive della distanza esistente tra ‘la Napoli bagnata dal mare e la Napoli dei vicoli, del Vesuvio e del contro Vesuvio’]. Napoli non è solo una città di quartieri. Alcuni godono del mare, mentre altri ne sono privati. E mi sono reso conto che questo può modificare radicalmente il sentimento viscerale di una persona nei confronti della città”.

 

CONTINUA…

 

 

16 – Quando c’erano i Vhs – Sorrentino “in Italia tutti vivevano nel terrore di non restituire per tempo il titolo preso in prestito”

Nel film È stata la mano di Dio compare un vhs di C’ERA UNA VOLTA IN AMERICA

Nel film si percepisce anche la presenza di altri registi italiani:
Fellini è in città per delle audizioni
Zeffirelli fa parte di uno scherzo
e sul televisore della famiglia Schisa troneggia per tutto il tempo uno dei film preferiti di Sorrentino: C’ERA UNA VOLTA IN AMERICA di Sergio Leone.
L’epopea gangster drammatica del 1984 diventerà una pietra di paragone cinematografica per un’intera generazione di futuri cineasti.

“Ho scoperto C’ERA UNA VOLTA IN AMERICA quando avevo circa 20 anni
un film che è un sogno ed è un film che mi ha fatto sognare di diventare regista, come è stato per molti altri”

“Mi è piaciuta anche l’idea della videocassetta sul televisore, perché mi ricorda l’epoca in cui il modo più diffuso per vedere i film era noleggiare le cassette VHS — e in Italia tutti vivevano nel terrore di non restituire per tempo il titolo preso in prestito”.

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