Totò Poetry Culture da un’idea di Gianni Valentino

Totò Poetry Culture

da un’idea di Gianni Valentino,

con GIANNI VALENTINO [voce recitante] e LELLO TRAMMA [produzioni].

la produzione poetica del Principe diventa un arcobaleno

di musica elettronica analogica e digitale

dall’11 agosto 2021, nel 70° anniversario di “Malafemmena”,

online la prima traccia del progetto: il mashup “Core analfabeta / Ammore perduto

al link www.youtube.com/watch?v=x8rF0nIGnFk&t=21s 

 

 

Totò Poetry Culture è il duo napoletano che include il poeta/performer Gianni Valentino e il producer/musicista Lello Tramma. Insieme, i due artisti hanno approfondito e studiato la produzione poetica di Totò per poi creare un arcobaleno di musica elettronica – digitale e analogica – con cui attualizzare quei componimenti antichi. In un sentiero creativo che galleggia tra atmosfere electro | dub | chill | funk | sufi | ambient | soul | micro-techno | folk, i versi del Principe della risata e del corteggiamento pulsano di battiti contemporanei proprio nella stagione in cui si celebra il 70° anniversario di Malafemmena. Così da mercoledì 11 agosto – data non casuale, voilà – chiunque potrà salire a bordo di questo tappeto volante e sperimentare sensazioni inedite attraverso il groove del mashup “Core analfabeta / Ammore perduto”, il cui video è visibile al link www.youtube.com/watch?v=x8rF0nIGnFk&t=21s.

Totò, recitando il ruolo di Jago nell’episodio “Che cosa sono le nuvole?” diretto da Pier Paolo Pasolini nel film collettivo “Capriccio all’italiana” [il film uscì nel ’68; il Principe era morto nel ‘67], viene abbandonato in una discarica e, guardando il cielo, esclama: “Ah, straziante meravigliosa bellezza del creato. Ah”. A quella meravigliosa innocenza rendiamo omaggio con una clip che riabbraccia la natura nel suo agire. Quella natura che ci è stata sottratta durante la pandemia Covid-19, costringendoci alle nostre celle-abitazioni.

 

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Più noto con lo pseudonimo Totò, all’anagrafe imperiale Principe di Bisanzio, de Curtis è stato autore di decine di scritti: amorosi, familiari, sociali. E di alcune memorabili canzoni, che tutt’ora si cantano ovunque nel pianeta: dal Mediterraneo all’Asia all’Europa del Nord. La sua maschera al cinema e a teatro ha però – spesso e involontariamente – allontanato gli appassionati, anche i più devoti, dalle poesie che ha firmato in autonomia artistica e che solo più tardi sono state comprese nella loro dimensione, nella passione e nella profondità. C’è un senso ritmico e musicale innato – pur essendo egli analfabeta di pentagramma – nell’artista napoletano e il progetto Totò Poetry Culture ne rigenera le fonti e lascia che queste risorgano. Proprio nell’anno dello speciale anniversario di quello che è un monumento all’amore santo, eterno, maledetto e disgraziato: Malafemmena.  A quell’ambivalente sentimento, radioso e disperante, salvifico e letale, psicotico e inebriante, Antonio Focas Flavio Angelo Ducas Comneno de Curtis ha intitolato rime e assonanze di grazia cristallina. Nel suo sound, il poeta-principe ha rintracciato una luna con cui ancora si illuminano emozioni private, intimità, fatti biografici, penitenze, eccessi. Il progetto debutta ufficialmente online con una prima traccia, un mashup romantico e accelerato fra Core analfabeta e Ammore perduto, nella data fatidica dell’11 agosto. In quel giorno lontano del 1951, per la Festa di Piedigrotta targata La Canzonetta, Malafemmena venne eseguita per la prima volta in teatro dal cantante Mario Abbate. Dal focus rétro dedicato alla signora Diana Bandini Rogliani l’avventura si irradierà e nei mesi a venire, assieme ad altri esperimenti musicali abbinati alle liriche (i versi sono raccolti nel libro Antonio de Curtis IL PRINCIPE POETA a cura di Elena Anticoli de Curtis e Virginia Falconetti – Colonnese editore), naturalmente anche la nuova Malafemmena troverà la sua dimensione moderna. Poiché ancora adesso quel ritornello rabbioso è il simbolico testamento dell’attore-marionetta scomparso nella primavera del 1967.

 

 

Da quel ricordo, e da quel foglio autografo del 1951 dedicato alla sua Mizuzzina, il duo omonimo che include il poeta/performer Gianni Valentino e il producer/musicista Lello Tramma riparte per trasportare le pagine di Totò in un segmento futuribile e digitale. Che non rinuncia al mood analogico, tra oud, pianoforte, synth, sample, chitarre, theremin, violoncello, tromba, saz, basso. A ridosso di Natale, infine, Totò Poetry Culture porterà nelle mani dei fan del Principe, e di coloro che vogliono ancora scoprirne il genio polimorfo, una doppia sorpresa per collezionisti doc. Ma adesso c’è il mashup. Primo round di questo lungo viaggio.

 

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“Poesia e musica elettronica trovano la loro simbiosi”, racconta Gianni Valentino, ideatore del progetto e voce recitante di Totò Poetry Culture. “Lo spoken word e il groove sonoro sono stati creati all’unisono. Non si trattava di comporre le musiche e, dopo, in maniera passiva, interpretare i versi. Né viceversa. Abbiamo lavorato esotericamente in studio di registrazione e anche distanti, nelle rispettive case, senza sosta. Rapiti da questa voragine poetica. In un frangente di furiosa depressione umana, spirituale e creativa (specialmente dovuta al secondo lockdown Covid), l’arrivo di questa idea è stata una luce miracolosa per rialzarmi. La citazione che apre la clip è l’ultima battuta cinematografica pronunciata da Totò. Ogni volta che ho visto quelle immagini del Principe-marionetta Jago scaraventato nella discarica di rifiuti dallo spazzino (Domenico Modugno) ho sentito una commozione smisurata, incontenibile. In quella faccia verde di Totò è concentrato l’incanto, la meraviglia innocente, la sensibilità dell’uomo-artista-poeta, la gioia e il martirio di aver intensamente vissuto, creato, amato. Per celebrare, anche visivamente, l’anniversario di Malafemmena e della costellazione dei suoi versi era sacrosanto iniziare dall’ultimo ciak di Totò con Pasolini. Così come fu per lui in quel sospiro d’addio, quella natura è oggi la nostra resurrezione di comunità. La reazione all’infinita galera subita a causa del Covid, quando ciascuno di noi è stato rinchiuso nelle proprie celle-case”. Dal canto suo, il producer/musicista Lello Tramma aggiunge: “Dopo venti anni di produzioni, album, concerti, collaborazioni con artisti italiani e internazionali, sono felice di aver partecipato finalmente a un progetto nel quale non ricopro il ruolo del leader. Mi fa sentire più rilassato e pure più responsabile perché sono cresciuto musicalmente e sono più consapevole. Talvolta è piacevole restare leggermente dietro le quinte”.

 

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BIO.

LELLO TRAMMA. Musicista | cantautore | producer | compositore | ricercatore.

Chitarrista classico, già dall’infanzia, e successivamente studioso di chitarra jazz e chitarra moderna nel segmento della scuola napoletana. Infine sperimentatore dell’universo rock e elettronico. A 20 anni, nell’hinterland napoletano, fonda i Palkoscenico, band elettro-dub-rock. Ne diventa il frontman nonché autore dei testi e con il gruppo realizza quattro album – “Palkoscenico; “Sguardo attento”; “Press Loud” e “Rockmatik” – in collaborazione con Madaski, Dean Bowman (Screaming Headless Torsos, John Scofield, Lester Bowie, Don Byron), Shaone, Zion Train. Nei tour nazionali e internazionali che seguono, condivide il palco e i festival con Khaled, Roy Paci, Africa Unite, Francesco De Gregori, Elio e le storie tese, Caparezza, Linea 77, Enzo Avitabile, Motel Connection, Max Gazzè. Già operaio in una fabbrica di tessuti e abiti femminili, quindi laureato in Sociologia all’università Federico II di Napoli con una tesi a indirizzo antropologico che gli ha permesso di esplorare molteplici ricerche di carattere etno-musicologico: dalle origini agli sviluppi culturali dei linguaggi musicali, sia tradizionali sia moderni. Ha realizzato colonne sonore per cortometraggi e per spettacoli teatrali. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo album solista, “Faccio un giro in tram”, collage di racconti autobiografici che mescolano suoni acustici e sintetici. Ha due figlie: Giovanna e Raffaella.

 

GIANNI VALENTINO. Poeta-performer | autore-scrittore | consulente musicale per cinema e tv | p.r. manager.

Ha pubblicato la raccolta di poemetti “Le piume degli angeli scemi” (2015) e l’inchiesta-reportage “io non sono LIBERATO” (2018). Ha ideato e diretto il progetto “Senso VIVIANI”. Ha realizzato documentari musicali – “Gli Squallor” (regia di Michele Rossi e Carla Rinaldi) e “Neapolis Rock Festival: decennale” (co-regia con Francesco Lucca) – e la rassegna “Video_Sens_Action!” (ospiti Julien Temple, Jovanotti, Uwe Flade). Ha composto la lettera “Figlia” per il progetto espositivo multimediale “Le stanze” della Other Size Gallery di Milano. È stato ritratto dal foto/graffitista JR per l’installazione “The Chronicles of New York City” al Brooklyn Museum. Ha realizzato performance poetiche a Barcellona e a New York. Con il set “Rapsodie electrofisiche” si è esibito al “Pomigliano Jazz Festival” in quartetto con Marco Messina, Sacha Ricci e Loredana Antonelli quale opening act per Matthew Herbert. Ha ideato “Ouverture Oum” al Museo Madre di Napoli in omaggio alla video-artist iraniana Shirin Neshat e alla cantante egiziana Oum Kulthum, in trio con Raiz e Paolo Polcari. Ha scritto il concerto recitato “E per loro – Suite per schiavottelli e violoncello” con il musicista Davide Maria Viola e ha ideato e messo in scena “l’Arancia” ispirata al “Diario dal carcere” del pittore Egon Schiele, con il dj Chemical Mamo. È stato diretto da Edoardo De Angelis nell’episodio “Magnifico Shock” del film a episodi “Vieni a vivere a Napoli”.

 

 

contatti: totopoetryculture@gmail.com

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