DALL’8 GIUGNO La mia vita è uno zoo Tutte le curiosità ufficiali
LA MIA VITA È UNO ZOO è una storia vera, divertente e suggestiva che mette in luce la prodigiosa capacità di una famiglia di reagire di fronte alle sfide della vita. È il primo film dell’acclamato regista Cameron Crowe (“Jerry Maguire”) destinato a tutte le fasce di pubblico ed ha per protagonisti Matt Damon, Scarlett Johansson e Thomas Haden Church. Damon veste i panni di un padre single che, volendo offrire alla sua famiglia la possibilità di un nuovo inizio, decide di trasferirsi in una casa situata al centro di uno zoo, che lui e i due figli dovranno cercare di riportare alle antiche glorie. Il film intreccia calore, umorismo e un incrollabile spirito di ottimismo.
Il Benjamin Mee di Damon è uno scrittore di avventure e giornalista di un quotidiano di Los Angeles; è rimasto vedovo con i due figli e deve affrontare le difficoltà di crescerli. Augurandosi che un nuovo inizio e una vita diversa possano ravvivare lo spirito familiare, Mee lascia il lavoro e compra una vecchia casa di campagna con sette ettari di terreno fuori città; nel pacchetto è incluso uno straordinario atout: uno zoo chiamato Rosemoor Animal Park, in cui vivono dozzine di animali, curati dalla responsabile del parco Kelly Foster (Scarlett Johansson) e da un team di custodi scrupolosi.
Benjamin, che ha poca esperienza, poco tempo e pochissimi soldi, decide di riaprire lo zoo, con l’aiuto della famiglia e della comunità locale. Ora non deve più scrivere una storia d’avventura, la deve vivere in prima persona… e proprio nel giardino dietro casa.
A prima vista, LA MIA VITA È UNO ZOO segna una svolta per il regista Cameron Crowe, i cui film precedenti, come “Jerry Maguire” e “Quasi famosi” (Almost Famous), narravano vicende profondamente personali. “Quasi famosi”, ad esempio, s’ispirava alle esperienze di Crowe come giovane reporter della rivista Rolling Stone. LA MIA VITA È UNO ZOO, invece, è tratto dal libro autobiografico di Benjamin Mee, intitolato We Bought a Zoo: The Amazing True Story of a Broken-Down Zoo, and the 200 Animals That Changed a Family Forever. “Per me era un tipo di film diverso, proprio perché non volevo farne una storia personale”, afferma Crowe. “LA MIA VITA È UNO ZOO è nato dal desiderio di narrare la vicenda di Benjamin Mee”.
L’esperienza di collaborare alla sceneggiatura e di dirigere il film ha portato Crowe a una rivelazione sorprendente. “Alla fine, raccontare la storia di Benjamin è diventato un fatto personale, come tutti gli altri progetti che ho realizzato finora”, spiega il regista. “Una delle ragioni per cui ero interessato a girare il film era che volevo diffondere un po’ di gioia nel mondo. LA MIA VITA È UNO ZOO è un film che suscita gioia, fa sentire vivi e parla di come si può trasformare la perdita in una fonte d’ispirazione. Tutto ciò mi piace molto”.
“La vicenda infonde un senso di amore per la vita – umana e animale”, prosegue Crowe. “E parla dell’assunzione di rischi. Molti dei maggiori traguardi mai raggiunti scaturiscono da rischi incredibili. La storia e i personaggi rappresentano tutto ciò che amo nei film”.
Prima che Crowe fosse coinvolto nel progetto, l’autobiografia di Benjamin Mee aveva catturato l’attenzione della produttrice Julie Yorn, la cui società di produzione si trova presso la Twentieth Century Fox. “Sono rimasta subito colpita e incuriosita”, ella ricorda. “Cosa significa ‘La mia vita è uno zoo’? ‘Chi ha comprato uno zoo’? Sono così venuta a sapere di quest’uomo che, attraverso una serie di circostanze, e assecondando una sorta di capriccio, è arrivato con la famiglia alla casa con lo zoo. La storia era veramente coinvolgente e commovente”.
Dopo avere letto l’autobiografia e guardato un documentario della BBC sull’esperienza di Mee, la Yorn ha interpellato personalmente l’autore “implorandolo di fidarsi di me, assicurandolo che avrei trovato il modo giusto di narrare la sua storia”.
Avendo acquisito i diritti cinematografici, la Yorn e la sua società di produzione hanno scelto Aline Brosh McKenna (“Il diavolo veste Prada” – The Devil Wears Prada, “27 volte in bianco” – 27 Dresses) per adattare il libro al grande schermo. La sceneggiatrice ha trovato il romanzo di Mee irresistibile e commovente, e ricorda di essersi immaginata l’intera storia non appena ha visto la copertina del libro. “Mi piacciono i film ambientati sul posto di lavoro, e che posto grande e straordinario è uno zoo! Nel momento in cui ho letto il libro, ho avuto una forte reazione istintiva”.
La difficile situazione di Mee, inaspettato direttore di uno zoo, privo di qualunque esperienza, offriva l’opportunità di creare trame e personaggi ricchi. Per la sceneggiatrice la storia di Mee permetteva di realizzare uno “straordinario intreccio. La vicenda è piena di spunti divertenti e commoventi. È anche la classica storia di un pesce fuor d’acqua, giacché Benjamin si trova in un posto di cui conosce molto poco. La sua scelta è una follia, ma una follia grandiosa. Veniamo a trovarci ‘dietro le quinte’ di uno zoo e vediamo che cosa devono affrontare giorno dopo giorno coloro che ci vivono. Avere uno zoo come giardino di casa è una sorta di fantasia. Avere tutti questi animali che diventano parte della tua famiglia allargata è un’idea emozionante”.
Dopo che la McKenna ha presentato la prima bozza di sceneggiatura, la Yorn e la società di produzioni hanno iniziato a cercare un regista. Molto presto è apparso chiaro che la sensibilità artistica dell’acclamato regista Cameron Crowe era il giusto complemento per la storia commovente e spassosa dei Mee. La capacità di Crowe di mescolare commedia, dramma, senso della famiglia e spirito d’ottimismo è impareggiabile, come emerge dai suoi film “Non per soldi… ma per amore” (Say Anything), “Jerry Maguire” e “Quasi famosi” (Almost Famous).
Per quanto fosse entusiasta all’idea che Crowe assumesse la guida de LA MIA VITA È UNO ZOO, la Yorn non ci contava troppo. “Sapevo che Cameron non aveva mai girato un film la cui idea iniziale non fosse nata da lui”, osserva la produttrice. “Ma sentivo che i temi della perdita e della guarigione dal lutto avevano un’assonanza con alcuni dei suoi film precedenti, e sapevo che aveva figli, quindi ho pensato che potesse essere interessato. Sapevo che sarebbe stata un’impresa averlo con noi. Così, siamo stati veramente molto felici il giorno in cui ci hanno telefonato per dirci che a Cameron il soggetto era piaciuto”.
“Mi hanno chiamato informandomi che avrebbero mandato la sceneggiatura a Cameron Crowe”, ricorda la McKenna. “Tra i registi contemporanei, lui è uno dei miei idoli, non solo come regista, ma anche come persona. La parola che associo ai film di Cameron è ‘umanità’. Ha una profonda empatia verso i personaggi, è un acuto osservatore della cultura ed è divertente e perspicace nel cogliere il modo di vivere delle persone”.
Dopo avere incontrato Crowe, la Yorn ha capito che la storia aveva catturato il regista. “C’era qualcosa di speciale nella volontà e nella determinazione di Benjamin, insieme alla magia e alla poesia del luogo, che lo hanno attratto”, ella spiega. “Le immagini hanno iniziato a parlargli”.
“La sceneggiatura scritta da Aline era incentrata sui personaggi e mi ricordava i miei film preferiti, quindi l’ho apprezzata molto”, afferma Crowe. “È stato il connubio tra la sceneggiatura e il libro di Benjamin Mee a conquistarmi, perché entrambi erano pieni di promesse. Riuscivo a percepire l’armonia e l’amore della famiglia Mee”.
Crowe ha preso la sceneggiatura e “l’ha scorsa attraverso il proprio filtro”, spiega la Yorn. “Voleva onorare la versione cinematografica ideata da Aline, ma approfondendo ancor di più la storia vera. Voleva scavare più a fondo nel personaggio di Benjamin e nelle sue motivazioni e voleva anche arricchire il film di sentimento e poesia. Con il suo lavoro, Cameron ha creato un legame profondo e intenso con la famiglia Mee. Chi avrebbe potuto fare meglio di lui?”.
IL CASTING
Dopo l’ingaggio di Crowe per dirigere e co-sceneggiare il soggetto, è iniziato il casting per trovare gli attori giusti per interpretare i membri di una famiglia comune che si trova a vivere in circostanze straordinarie. Per il ruolo centrale di Benjamin Mee, padre single e privo dei requisiti necessari per affrontare la nuova vita, i realizzatori volevano un attore che desse al personaggio un senso di equilibrio e compostezza, di determinazione e umorismo. Per Crowe sia il vero Benjamin Mee sia la sua controparte cinematografica sono caratterizzati da una sorta di instancabile irremovibilità. “Benjamin non si arrende”, dichiara il regista. “E a me piace che sia quel tipo di persona. Niente lo fermerà”.
Per interpretare Benjamin Mee è stato scelto Matt Damon. Per l’attore, che ha collaborato con alcuni fra i maggiori registi internazionali, quali Steven Spielberg, Francis Ford Coppola, Martin Scorsese, Clint Eastwood, Gus Van Sant, Anthony Minghella, i fratelli Coen, Steven Soderbergh e Paul Greengrass, la prospettiva di lavorare con Crowe, un regista che ammira da tempo, è stata una delle motivazioni per accettare il ruolo. “La ragione che mi ha spinto a dire di sì è al 100% Cameron”, afferma con entusiasmo Damon. “Mi ha mandato la sceneggiatura, ma mi ha anche fatto avere una selezione di musiche scelte da lui e una copia del film ‘Local Hero’, e mi ha detto: ‘Questo ti darà la sensazione di ciò che voglio fare’. Mi ha spiegato che ‘Local Hero’ è un film drammatico ma anche molto divertente, che suscita un singolare sentimento di felicità e tristezza. Ho così avuto una chiara percezione del film che aveva in mente. La sensibilità di Cameron è unica; è uno scrittore e regista talmente bravo che sapevo che con lui alla guida il film avrebbe senz’altro decollato”.
Damon conosceva l’abilità di Crowe di confezionare film in cui la commedia e il dramma sono arricchiti da dialoghi memorabili. “Nei film di Cameron ci sono dei momenti incredibili che ti trasmettono tantissimo su ciò che i personaggi sono, ma che al tempo stesso ti fanno ridere”, afferma Damon. “Mentre stai ridendo, vieni improvvisamente colpito da qualcosa. Cameron è capace di usare l’umorismo per farti abbassare la guardia; sa essere reale e, al tempo stesso, dà un’impronta molto personale ai suoi lavori. Di fatto, penso che ogni personaggio sia una sua sfaccettatura. Lui riesce a toccare coloro che ha attorno con quella piccola parte di sé verso la quale tutti sentono un legame. I suoi film hanno un’impronta rigorosa e coerente perché, in un certo senso, scaturiscono da lui”.
Mentre il casting era nel limbo e la sceneggiatura ancora alla prima bozza, la McKenna ha fatto qualcosa di completamente inaspettato. “Ho deciso di scrivere il personaggio di Benjamin Mee come se fosse Damon”, ella ricorda. “Lui è un uomo poliedrico, intelligente, virile e ha un gran senso dell’umorismo. Ma neanche nei miei sogni più folli avrei immaginato che alla fine sarebbe stato proprio lui a interpretare il protagonista”.
E Crowe aggiunge: “Matt ispira fiducia e, allo stesso modo, Benjamin Mee è un uomo che, quando ho letto il libro e la sceneggiatura di Aline, mi ha ispirato fiducia. Matt interpreta Benjamin dal cuore, con autenticità, e questa è la ragione per cui il suo viaggio diventa credibile”.
Prima che inizi la nuova vita allo zoo, il Benjamin Mee di Damon è uno scrittore in cerca d’avventura che, durante la sua carriera, ha intervistato il leader venezuelano Hugo Chavez, viaggiato nell’occhio di un ciclone e si è trovato circondato da migliaia di api assassine. “All’inizio del film è un giornalista, è sempre stato questo il suo lavoro e, andando in giro per il mondo, ha vissuto un’infinità di esperienze incredibili”, dichiara Damon. “Benjamin è stato ovunque e ha fatto le cose più straordinarie che si possano immaginare”.
La storia inizia con Benjamin alla ricerca di un nuovo equilibrio e alle prese con il difficile compito di crescere i due figli, di quattordici e sette anni. “Benjamin decide che hanno tutti bisogno di un cambiamento, si mette in cerca di un nuovo posto in cui vivere e trova questa magnifica proprietà, come fosse un destino”, spiega Damon. “Dopodiché scopre che la proprietà comprende uno zoo. Benjamin non sa nulla di zoo ma, assecondando lo spirito d’avventura che la defunta moglie ha sempre apprezzato, decide di acquistare la proprietà con annesso zoo”.
Appena arrivano nella nuova casa, Benjamin e i figli incontrano la responsabile dello zoo Kelly Foster, interpretata da Scarlett Johansson. Kelly è una persona concreta, amante degli animali e voce della coscienza degli ospiti dello zoo. “Kelly è molto pratica, positiva e adora gli animali”, afferma la Johansson. “È una che fa le cose per bene e non lascia nulla a metà dell’opera. Lo zoo e gli animali sono tutta la sua vita”.
L’attrice osserva che, sulle prime, Kelly è abbastanza cauta nei confronti della famiglia Mee. “Per Kelly sono soltanto gli ultimi di una lunga serie di proprietari che consideravano lo zoo una piccola impresa, vi hanno investito un po’ di soldi e poi sono scomparsi. Tuttavia, la ragazza vede che Benjamin assume il controllo di varie iniziative e vi si dedica totalmente. Grazie all’evidente impegno dell’uomo, Kelly inizia a credere in lui e pensa che forse potrebbe essere diverso da tutti gli altri che lo hanno preceduto”.
La Johansson afferma di essere stata attratta dalla sceneggiatura scritta dalla McKenna e da Crowe. “Era ricca di dialoghi, mi ci sarei potuta avvolgere la testa!”, ella spiega. “Ho anche pensato che la storia fosse insolita, perché dà l’idea di essere un po’ fuori moda. È un film sulla famiglia, sulla ricerca di una passione e della fiducia in se stessi. Parla anche delle paure che abbiamo e che dobbiamo superare. È reale e coraggioso, due qualità che ricordano i film classici degli anni ‘70”.
“La cosa singolare riguardo a Scarlett è che è veramente un’amante degli animali, per cui si è immedesimata subito nel personaggio”, dichiara la Yorn. “Il ruolo è molto diverso da quelli che di solito interpreta. La gente si aspetta da lei ruoli da femme fatale. In questo film, invece, riesce a mostrare un altro suo lato”. Aggiunge Crowe: “Scarlett arricchisce di umanità Kelly e il suo spirito ferocemente protettivo. La ragazza intende lottare per salvare lo zoo e i suoi animali”.
La dinamica Benjamin-Kelly offre una delle molte sorprese del film. Afferma Damon: “Si potrebbe immaginare che i due vadano d’accordo e che il film diventi una storia d’amore, ma non è così. Tra le altre cose, il film parla di due persone che amano entrambe lo zoo. Tra loro nasce l’amicizia e si crea un senso di vicinanza per la passione che li accomuna e per il progetto che portano avanti. Si sviluppa così un rapporto veramente genuino che, alla fine del film, forse diventerà qualcos’altro”.
Duncan Mee, fratello maggiore di Benjamin e voce della ragione, è interpretato da Thomas Haden Church, che ha ottenuto una candidatura agli Oscar come miglior attore non protagonista con “Sideways – In viaggio con Jack”. Mentre Benjamin Mee non vede ostacoli che non siano insormontabili, Duncan è piuttosto scettico riguardo alla nuova missione del fratello. Nonostante i dubbi, Duncan resta al fianco di Benjamin. “Duncan è la voce della verità”, spiega Crowe. “Nella prima metà del film, cerca di convincere Benjamin che comprare uno zoo è il peggior errore che possa commettere. Alla fine, però, diventa il suo maggior sostenitore, e lo fa in un modo che suscita nel pubblico la sensazione che sarebbe bello avere un fratello maggiore come lui”.
“Duncan dovrebbe essere la voce della responsabilità, non da ultimo per il fatto che è un commercialista”, afferma Church. “Lui pensa che lo zoo sia l’idea finanziariamente più rischiosa immaginabile, a prescindere da chi l’abbia concepita. Ma è molto affezionato ai ragazzi e al fratello e, alla fine, quel che conta sono il loro benessere e la loro felicità. Verso la conclusione del film, Duncan ha una migliore comprensione della spinta umanitaria che anima Benjamin e i ragazzi rispetto al pericolo finanziario che la famiglia corre”.
Ne LA MIA VITA È UNO ZOO il regista Crowe torna a lavorare con l’attore Patrick Fugit, che aveva debuttato nel ruolo di William Miller, alter ego di Crowe, nel film drammatico e semi-autobiografico del regista del 2000 “Quasi famosi” (Almost Famous), basato sull’esperienza professionale giovanile di Crowe, giornalista musicale della rivista Rolling Stone. L’attore ventottenne, che aveva solo sedici anni all’epoca di “Quasi famosi”, osserva che, anche se lui e Crowe si sono tenuti in contatto dopo quell’esperienza, era da alcuni anni che non si sentivano più. “Ero un po’ in ansia all’idea di rincontrare Cameron”, ammette Fugit. “Sono cresciuto molto da allora e anche lui è maturato e ora è diverso. Ma, appena ci siamo immersi nel lavoro, mi sono sentito di nuovo come quando avevo sedici anni”.
Fugit interpreta Robin Jones, uno dei custodi dello zoo, nonché operaio, artigiano e tuttofare. Il compagno fisso di Jones è un cebo cappuccino di nome Crystal, che passa la maggior parte del tempo appollaiato sulla sua spalla. “Quando ho incontrato Cameron per questo ruolo e abbiamo letto la parte, lui ha detto ‘Penso che Robin avrà una scimmietta’”, ricorda Fugit. “Durante le prove, ho incontrato Crystal e il suo sorvegliante Thomas Gunderson, quindi abbiamo potuto sviluppare un buon rapporto che sembrasse di vecchia data”.
Elle Fanning, star del thriller “Super 8”, interpreta l’effervescente cugina di Kelly Foster, la giovane e bella Lily Miska, che vive allo zoo e dà una mano al ristorante. Quando i Mee si trasferiscono, lei resta affascinata da Dylan, il figlio adolescente di Benjamin. “Lily vive nel suo mondo”, dice la Fanning, che ha festeggiato il tredicesimo compleanno durante la produzione. “Ha vissuto tutta la vita circondata dagli animali, quindi non è molto brava nel rapportarsi con le persone. Dylan è per lei come una creatura esotica. La ragazza inizia a truccarsi e prova a flirtare con lui, ma non sa bene come fare perché non ha mai avuto un debole per nessun ragazzo. Lily cerca in tutti i modi d’impressionare Dylan”.
I sentimenti di Lily sono corrisposti, ma Dylan è confuso dalla sua prima cotta. Nel delineare la loro crescente simpatia, Crowe traccia dei paralleli con la storia appassionata e romantica vissuta anni addietro da Benjamin, quando conobbe la moglie Katherine. Benjamin ricorda la sua esperienza e la racconta a Dylan, riassumendola nei cosiddetti “venti secondi di coraggio”. “Benjamin racconta a Dylan che bastano soltanto quei venti secondi di coraggio folle per far nascere qualcosa di grande”, spiega Crowe. Il consiglio paterno ha una risonanza anche maggiore, dal momento che “Benjamin ne capisce le implicazioni ai fini della loro permanenza allo zoo”.
Il principale antagonista nel film è il condiscendente ispettore dello zoo Walter Ferris, interpretato da John Michael Higgins, noto per i ruoli nei ‘mockumentary’ di Christopher Guest “A Mighty Wind – Amici per la musica”, “Campioni di razza” (Best in Show) e “For Your Consideration”. Ferris rappresenta il maggior ostacolo perché, se lo zoo non superasse la sua ispezione, Benjamin non potrebbe aprire i battenti in tempo per la stagione turistica imminente.
Higgins spiega che cosa stizzisce Ferris: “Stranamente, è un cattivo soggetto con un gran cuore nei confronti degli animali. Lui ci tiene veramente, ragion per cui mette sotto la lente d’ingrandimento l’attività avviata dai Mee”.
Peter MacCready, l’architetto appassionato e visionario dello zoo, nonché ideatore dei vari recinti per gli animali, è interpretato dall’attore scozzese Angus MacFadyen, noto per il ruolo di Robert the Bruce nel film di Mel Gibson, vincitore nel 1995 di un Oscar, “Braveheart – Cuore impavido”.
Il personaggio di Peter MacCready era in precedenza stato chiamato con vari altri nomi, ma alla fine la scelta è caduta su questo, dopo che la produzione ha chiamato MacFadyen a interpretare il ruolo. Quando Crowe ha incontrato MacFadyen nel guardaroba la prima volta, quest’ultimo indossava una tuta e a Crowe è sembrato che somigliasse a Pete Townsend. Così Peter è diventato il suo nome. E MacCready (scritto in un modo diverso) è il cognome di Mike McCready, chitarrista della rock band dei Pearl Jam, sulla quale Crowe ha recentemente ultimato un documentario-retrospettiva.
Per i due ragazzi Mee, i realizzatori hanno condotto una ricerca a livello nazionale e un casting online aperto, e infine hanno scelto Colin Ford e la quasi esordiente Maggie Elizabeth Jones, entrambi originari di Atlanta (Georgia).
Il Dylan di Colin Ford è in difficoltà nel nuovo ambiente. “Dylan non vede le cose allo stesso modo del padre”, spiega l’attore. “Lo sfida, è saccente e fa di tutto per irritarlo”.
Matt Damon aggiunge: “Il rapporto di Benjamin con il figlio è piuttosto conflittuale. La famiglia sta cercando di superare l’assenza della madre, tutti fanno del loro meglio. Dylan è nella fase della ribellione e ciò, abbinato al momento difficile che sta vivendo, crea molta frizione tra lui e il padre”.
Maggie Elizabeth Jones è Rosie, la vivace figlia di Benjamin, piena di gioia, immaginazione e ottimismo. È una bambina matura con un atteggiamento protettivo nei confronti del tormentato padre. Maggie Elizabeth Jones ha di recente debuttato come attrice in “Footloose”. “Rosie è veramente tenera e carina, ed è lei di fatto a fare sì che lo zoo apra”, spiega la giovane attrice del suo personaggio.
Quando, durante la loro ricerca di una casa, Benjamin e Rosie vedono per la prima volta Rosemoor, è il gaio entusiasmo di Rosie per la casa e gli animali a spingere il padre ad acquistarla. “Benjamin guarda la sua bambina e qualcosa gli risuona dentro”, spiega Crowe. “L’uomo pensa che la reazione di pura gioia della figlia vada assecondata, ed è così che si trova ad esclamare: ‘Accidenti, devo comprare questo zoo!’”.
Per Damon, che è sposato e ha figli, trascorrere vari mesi sul set dello zoo ha avuto dei risvolti al di là del lavoro, in quanto gli ha offerto molto tempo da trascorrere con la famiglia. “Mi è piaciuto avere tutti questi bambini e ragazzi attorno, e far venire le mie figlie sul set per stare tutti insieme”, egli osserva. “Non sarei riuscito a relazionarmi con il personaggio dieci anni fa, non sarei stato in grado d’interpretarlo. Tutto ciò che Cameron ha vissuto nella sua vita privata e tutto ciò che io ho vissuto nella mia ci hanno in un certo senso allineati sul comune interesse per questi temi”.
Con il cast al completo, gli attori sono stati impegnati nelle prove per due settimane. Hanno anche trascorso un po’ di tempo con il responsabile degli animali Mark Forbes al Moorpark College Teaching Zoo, per incontrare e parlare con i custodi dello zoo e prendere confidenza con le varie specie di animali con cui avrebbero poi lavorato.
Due dei custodi dello zoo nel film, interpretati da Patrick Fugit e Angus MacFadyen, hanno ricevuto un addestramento specifico per migliorare le loro interpretazioni con gli animali sui set e nei recinti.
LA PRODUZIONE
Crowe torna a lavorare con molti habitué dei suoi team della produzione, tra cui lo scenografo Clay Griffith e il responsabile del montaggio Mark Livolsi, A.C.E. I nuovi membri del team sono il direttore della fotografia Rodrigo Prieto, ASC/AMC e l’ideatrice dei costumi Deborah L. Scott.
Griffith osserva che la gamma visiva scelta da Crowe per LA MIA VITA È UNO ZOO ha tratto spunto dall’album di Neil Young Harvest, dal documentario del 2007 dei Sigur Rós Heima e dal già menzionato film di Bill Forsythe “Local Hero”. “Il tessuto connettivo che unisce quei tre lavori è la loro anima”, dichiara Griffith. “Cameron ama sempre trovare la poesia nelle cose”.
Nel corso degli anni, Crowe e Griffith hanno sviluppato una stretta relazione lavorativa e un linguaggio proprio per le scenografie. Griffith ricorda di come mostrava a Crowe immagini evocative di pensieri e sentimenti da portare sul set. “Cameron rispondeva con altre foto, e così andava avanti questa sorta di dialogo visivo-verbale”.
LA MIA VITA È UNO ZOO rappresenta la prima collaborazione tra Crowe e l’ideatrice dei costumi Deborah L. Scott, la cui cospicua filmografia comprende “E.T. l’extraterrestre” (E.T.: The Extra-Terrestrial), “Ritorno al futuro” (Back to the Future), “Titanic” e “Avatar”. La Scott osserva che Benjamin è un “uomo comune, con un aspetto non troppo alla moda. Il suo è un abbigliamento semplice, funzionale, mascolino e pratico”.
Per il personaggio di Kelly Foster, la Scott ha scelto una versione moderna delle leggendarie ricercatrici e naturaliste Jane Goodall e Dian Fossey. “Quelle donne hanno arricchito il loro ambiente di sensibilità, femminilità e calore. Quando ho guardato le foto di Jane Goodall e la sua straordinaria bellezza, qualcosa dentro di me ha vibrato”.
La Scott ha disegnato anche i vestiti per Crystal, il cebo cappuccino compagno del custode Robin Jones. “Immaginavo che prima o poi avrei potuto realizzare qualcosa per un cane o un gatto in un film, ma non ho mai pensato a una scimmia”, ella ride. “È stata un’idea a sorpresa e Crystal si è comportata in modo incredibile. Una volta creato il modello, bastava tenere aperti i pantaloncini e lei ci entrava dentro, proprio come un bambino. È stato facile!”.
LA MIA VITA È UNO ZOO è stato girato in esterni in giro per Los Angeles prima di trasferirsi una cinquantina di chilometri a nord nel Greenfield Ranch a Thousand Oaks, dove è stato costruito il set del Rosemoor Animal Park. Lo zoo comprendeva recinti per gli animali, percorsi pedonali, fontane, flora e fauna variegate, una torre di osservazione, un giardino delle sculture e un anfiteatro.
I set del Rosemoor Animal Park hanno richiesto nove mesi per essere disegnati e realizzati. Gli scavi e la costruzione sono durati quattro mesi, con il supporto congiunto di più di centoquaranta falegnami, pittori, imbianchini, scultori, addetti alla realizzazione della segnaletica e paesaggisti, insieme allo staff del reparto artistico composto da direttori artistici, architetti di scena e arredatori.
La casa della famiglia Mee, una struttura coloniale americana su due piani di quasi 400 metri quadrati, di colore grigio-beige, è stata la sola struttura residenziale costruita da zero nell’area del Greenfield Ranch. Griffith afferma che, a parte la costruzione dello zoo, la casa è stata per lui la parte più piacevole del lavoro. “C’è qualcosa di visceralmente eccitante nel costruire una casa da cima a fondo”, egli dice. “Ciò che ho trovato veramente interessante è stato la grandezza della casa, il rapporto con l’ambiente circostante, l’età degli alberi e l’immenso paesaggio pastorale alle spalle. Era decisamente un altro mondo”.
Trovare la giusta posizione per costruire uno zoo di tre ettari è stato difficile. In occasione del primo sopralluogo alla proprietà, non vi erano strade di accesso al posto che si pensava di scegliere. Griffith ricorda che l’area non era altro che “erba alta un metro e mezzo e serpenti a sonagli”. Ma, osservandola con maggiore attenzione, l’area somigliava al Dartmoor Zoo, il vero zoo acquistato da Benjamin Mee.
Una volta iniziato il lavoro delle scenografie per lo zoo, Griffith e i suoi direttori artistici hanno incontrato il responsabile del coordinamento animali Mark Forbes, per definire con lui l’ubicazione dei recinti. Griffith ricorda le parole di Forbes: “Non mettete le tigri accanto agli orsi. Fate in modo che leoni e tigri non si vedano. E non permettete mai che leoni, tigri e orsi vedano gli ungulati”. “Fantastico, hai appena allargato la superficie dello zoo a macchia di leopardo”, Griffith ricorda ridendo di avere risposto a Forbes. “Nessun recinto poteva stare vicino a nessun altro recinto. Ma alla fine le cose sono andate proprio bene, anche se abbiamo speso una quantità di tempo esagerato per stabilire il posto in cui collocare ciascun recinto”.
Griffith e il suo team hanno effettuato ricerche approfondite per capire ciò di cui aveva bisogno ogni recinto per ospitare adeguatamente l’animale a cui era destinato. “Abbiamo ispezionato zoo grandi e piccoli”, spiega. “Abbiamo parlato con alcuni addetti del LA County Zoo, dell’Orange County Zoo e del Tucson Zoo, dove il mio direttore artistico ha trascorso una settimana per osservare le loro attività. Parte di ciò che Cameron voleva fare era mostrare come sono realmente le cose ‘dietro le quinte’ di uno zoo”.
La supervisione degli animali esotici e addomesticati presenti nel film è stata affidata al veterano del coordinamento animali Mark Forbes, la cui società Birds & Animals Unlimited ha fornito e addestrato animali per molte produzioni. Forbes e un team di trenta addestratori esperti hanno lavorato con i circa settantacinque animali presenti nel film, inclusi un leone africano, tigri del Bengala, orsi grizzly del Nord America, grifoni dorsobianco, cebi cappuccini, babbuini, gufi reali, istrici, lontre orientali dalle piccole unghie, un gatto orsino, zebre reali, struzzi, fenicotteri del Cile, pavoni blu indiani, pavonesse, uno zebù, dromedari, alpaca, un canguro, un leopardo, una volpe rossa e un ara macao.
Durante la produzione, gli animali dello zoo non si trovavano nei recinti sul set dello zoo. Erano invece portati giornalmente, secondo necessità. Tutti gli animali si trovavano con i rispettivi proprietari e addestratori in varie zone specificamente predisposte nell’area della California meridionale.
LA MUSICA
La musica ispira tutto il processo creativo di Crowe, a partire dalla sceneggiatura e dalle prove, passando per il sottofondo musicale sui set durante le riprese e arrivando infine a inglobare la stessa musica nella pellicola definitiva. Crowe usa la musica moltissimo durante la produzione per ispirare l’interpretazione degli attori e creare lo stato d’animo appropriato. La musica aiuta anche il cast tecnico a capire il tono delle scene da riprendere.
Durante la produzione de LA MIA VITA È UNO ZOO, si è fatto ampiamente ricorso alle musiche di alcuni artisti e gruppi, in particolare Pearl Jam, Eddie Vedder, Neil Young, Led Zeppelin, Tom Petty, Simon & Garfunkel, Leon Russell, Warren Zevon, Kanye West, Bon Iver, Daniel Lanois, Joni Mitchell, U2 e il celebre artista Jónsi, della band islandese dei Sigur Rós. Jónsi ha poi composto la colonna sonora del film. Crowe faceva cenno a un assistente di produzione che avviava la riproduzione di alcune canzoni prima, durante e dopo le scene – tutte registrate su un laptop contenente una raccolta parziale delle musiche di Crowe (comprendente oltre 20.000 brani) e una playlist per quasi ogni scena del film.
Una volta ultimate le riprese, Crowe si è dedicato alla colonna sonora. Il lavoro di Jónsi è parte integrante del panorama emotivo del film.
Scritta in un battibaleno nell’arco di quattro mesi tra la scorsa estate e l’autunno presso i celebri Village Studios di Los Angeles e nello studio di registrazione che il musicista ha a casa sua in Islanda, la colonna sonora de LA MIA VITA È UNO ZOO comprende oltre mezz’ora di nuove musiche composte da Jónsi, incluse due canzoni e nove temi struggenti e bellissimi, oltre a nuove versioni di alcune canzoni tratte dall’acclamato album solista di Jónsi, Go, e a quella che è la melodia più celebre dei Sigur Rós,Hoppípolla.
“Jónsi è arrivato dall’Islanda con una piccola tastiera e la testa piena di idee”, ricorda Crowe. “Dopo una settimana, aveva composto una serie di temi che riflettevano tutto ciò che speravo di poter avere. La sua musica aveva tutti gli alti e bassi e gli appassionati passaggi intermedi del film. Il suo istinto ha permesso al film di svilupparsi a tutto tondo”.
Il rapporto di Cameron con Jónsi e i Sigur Rós risale ai tempi in cui la band si è affermata sulla scena internazionale, nel 2001, quando il regista ha incluso tre delle loro canzoni nel suo film di successo “Vanilla Sky”, interpretato da Tom Cruise. Crowe è da tempo un fan della band e del loro lavoro per il cinema, al punto che il nome del progetto segreto per LA MIA VITA È UNO ZOO era, di fatto, Heima, in onore del film sul tour della band del 2007.
“Molto presto è apparso ovvio che la musica dei Sigur Rós avrebbe influenzato profondamente la realizzazione de LA MIA VITA È UNO ZOO”, afferma Crowe. “Nella fase preparatoria, abbiamo dato a tutti gli attori e ai membri del cast tecnico una copia del documentario dei Sigur Rós,Heima”.
La scena finale de LA MIA VITA È UNO ZOO è un omaggio cinematografico a un momento specifico di Heima, quando una folla gioiosa accorre per assistere a uno spettacolo dei Sigur Rós nell’estremo nord dell’Islanda o, in questo caso, entra nello zoo appena aperto.
Tra le nuove canzoni della colonna sonora c’è Gathering Stories, un brano scritto insieme da Jónsi e Crowe in una collaborazione inconsueta per l’artista islandese, notoriamente riservato. Gli arrangiamenti orchestrali della colonna sonora sono stati curati dal precedente socio di Jónsi, il compositore Nico Muhly, che impreziosisce con il suo genio idealista le sonorità degli archi e degli ottoni.
Mentre ultimava la musica e altre attività della post-produzione, Crowe ha riflettuto su ciò che spera il pubblico proverà guardando LA MIA VITA È UNO ZOO. “Ciò che mi piace in particolare è che il film dà una sferzata di energia prima ancora che il pubblico se ne renda conto; e poi, la storia narrata è più profonda di quanto ci si aspetti ed è come se ti entrasse sotto la pelle. Vai al cinema con certe aspettantive che vengono soddisfatte, con un extra in più. Molti dei miei film preferiti hanno questa caratteristica: quando esci dal cinema, ti viene spontaneo pensare: ‘Non me l’aspettavo proprio che fosse così. I personaggi mi mancano già un po’”.
BENJAMIN MEE – LA STORIA VERA
Nel 2006 Benjamin Mee, giornalista britannico del quotidiano The Guardian, e la sua famiglia si sono trasferiti dalla pacifica esistenza nel sud della Francia al Dartmoor Zoo nelle campagne inglesi del Devon. La famiglia comprendeva la moglie Katherine, la madre, il fratello e i figli piccoli Ella e Milo. “È accaduto nell’arco di diciotto mesi tra il 2006 e il 2007 quando, più o meno per caso, abbiamo deciso di comprare uno zoo”, ricorda Mee. “Stavamo cercando una casa ampia in cui, dopo la morte di mio padre, mia madre potesse vivere con la sua famiglia allargata.
“L’agente immobiliare ci segnalò moltissime proprietà differenti e questa sembrava l’ideale”, aggiunge Mee. “Era un edificio vetusto con dodici camere da letto e un parco di dodici ettari in una bella zona della regione. Ma c’era una complicazione: 250 animali esotici nel parco. In dettaglio, c’erano la cucina, i bagni, le camera da letto… e svariati recinti per animali. Ovviamente, sulle prime abbiamo riso, ma siamo andati lo stesso a vedere la proprietà. Ci sono sempre piaciuti gli animali e ci siamo innamorati della casa, perciò abbiamo capito che non potevamo tirarci indietro. Lo zoo sarebbe stato chiuso se qualcuno non l’avesse comprato e circa metà degli animali sarebbero stati eliminati, perché era difficile trovare loro una sistemazione in breve tempo. Questo ha suscitato in noi un senso di missione e di dovere che ci ha fatto mettere da parte gli indugi. Una volta acquistata la proprietà, dovevamo assicurarci che lo zoo potesse riaprire al pubblico e diventare una fonte di reddito, il che era di per sé una vera e propria impresa”.
Nel giro di pochi mesi dopo l’acquisto dello zoo, Katherine, la moglie di Benjamin, che si stava rimettendo dopo essere stata malata di cancro, ha avuto una ricaduta ed è deceduta all’età di quarant’anni. Tre mesi più tardi, Benjamin Mee ha aperto lo zoo.
Mee ricorda che l’apertura imminente dello zoo fu una buona distrazione dal dolore per il lutto che aveva colpito la famiglia. “Lavorare a stretto contatto con gli animali, la cui vita dipendeva da noi, è stato un processo catartico. Mentre la nostra esistenza era stata scombussolata da un evento tanto doloroso, bastava che guardassimo fuori dalle finestre per vedere la vita intorno a noi. C’erano persone che sorvegliavano e nutrivano gli animali ed eravamo a stretto contatto con l’intero ciclo della vita. Era un gran bell’ambiente in cui riprenderci dal nostro lutto”.
Essendo stato un giornalista, Mee sapeva di poter scrivere un libro sulle sue esperienze, ma prima ha pensato di tenere una rubrica su un quotidiano. “Ho immaginato che questo fosse un argomento interessante su cui scrivere e, anche quando Hollywood ha acquistato i diritti, non pensavo che il film sarebbe stato realizzato veramente. Quando ciò è accaduto, non mi aspettavo che fosse su scala così grande, con le star e il regista che sono stati scelti”.
Tutta l’avventura di Mee è stata poi narrata nell’autobiografia bestseller del 2008 We Bought a Zoo: The Amazing True Story of a Broken-Down Zoo, and the 200 Animals That Changed a Family Forever. Nell’autunno del 2007, prima dell’uscita del libro, la storia di Mee è stata ripercorsa in un documentario di successo, trasmesso in quattro puntate sulla BBC Two, intitolato “Ben’s Zoo”.
Da allora, Mee ha diviso il suo tempo tra la gestione dello zoo e la partecipazione ad alcune conferenze in cui esorta il pubblico a perseguire i sogni che coltiva. “Sono testardo e non mi arrendo mai quando mi dicono che qualcosa è impossibile. Se rinunci in partenza, è sicuro che fallirai. Se ci provi, hai un’opportunità, anche quando sembra impossibile. Se questo messaggio ispira le persone, mi fa molto piacere. Se posso incoraggiare gli altri, anche in minima parte, a inseguire i sogni e vederli avverarsi a dispetto di tutto, sono veramente felice”.
IL CAST
MATT DAMON (Bejamin Mee) ha ottenuto numerosi riconoscimenti per il suo lavoro sia come attore sia come regista, comprese le recenti candidature a un Academy Award e a uno Screen Actors Guild (SAG) Award come miglior attore non protagonista, per il ritratto dell’eroe del rugby sudafricano Francois Pienaar nel film drammatico di Clint Eastwood “Invictus – L’invincibile”. Inoltre, ha ottenuto due candidature ai Golden Globe nel 2010: come miglior attore non protagonista in “Invictus – L’invincibile” e come miglior attore per il ruolo interpretato nel film di Steven Soderbergh “The Informant!”. In precedenza, Damon ha vinto un Academy Award per la migliore sceneggiatura ed è stato candidato all’Oscar come miglior attore non protagonista per il film Will Hunting – Genio ribelle” (Good Will Hunting).
All’inizio di quest’anno, ha recitato nel thriller di Steven Soderbergh “Contagion” e nel drammatico di Kenneth Lonergan “Margaret”. Ha anche prestato la voce al film d’animazione “Happy Feet Two” del regista George Miller.
Prima di ciò, ha preso parte al thriller di George Nolfi “I guardiani del destino” (The Adjustment Bureau), mentre nel 2010 ha recitato nel remake del western classico dei fratelli Coen candidato all’Oscar “Il Grinta” (True Grit), nel drammatico “Hereafter” di Clint Eastwood e nel thriller d’azione “Green Zone” del regista Paul Greengrass.
Sempre con il regista Greengrass, aveva recitato in “The Bourne Supremacy” e “The Bourne Ultimatum – Il ritorno dello sciacallo”. Damon aveva ottenuto il ruolo di Jason Bourne nel primo episodio della serie, il blockbuster del 2002 di Doug Liman “The Bourne Identity”.
Fra i film più recenti di Damon ricordiamo il premio Oscar “The Departed – Il bene e il male” di Martin Scorsese, con Leonardo DiCaprio, Jack Nicholson e Mark Wahlberg; il thriller drammatico di Robert De Niro “L’ombra del potere” (The Good Shepherd), con De Niro e Angelina Jolie; infine, il thriller geopolitico “Syriana” di Stephen Gaghan, con George Clooney. Insieme a Clooney e Brad Pitt, aveva già fatto parte del cast stellare della commedia di Soderbergh “Ocean’s Eleven – Fate il vostro gioco” e dei sequel “Ocean’s Twelve” e “Ocean’s Thirteen”.
Per la televisione Damon ha recitato ed è stato produttore esecutivo del film trasmesso su History Channel “The People Speak”, tratto dal libro scritto insieme al famoso storico Howard Zinn, che raccoglie alcune delle performance dei più famosi nomi dell’industria dello spettacolo.
Nato a Boston, Damon ha frequentato la Harvard University e ha avuto la prima esperienza nella recitazione all’American Repertory Theatre. Ha debuttato nel cinema con “Mystic Pizza”, seguito da “Scuola d’onore” (School Ties), “Geronimo” (Geronimo: An American Legend) di Walter Hill, e dai film per la TV via cavo “Io e Charlie” (Rising Son) e “The Good Old Boys” di Tommy Lee Jones. L’attore si è inizialmente fatto notare con l’interpretazione del veterano della guerra del Golfo tormentato dal rimorso ne “Il coraggio della verità” (Courage Under Fire) del 1996.
Nel 1997, insieme all’amico di sempre Ben Affleck, Damon ha scritto il famoso film drammatico “Will Hunting – Genio ribelle” (Good Will Hunting), con cui hanno vinto un Oscar e un Golden Globe, oltre a ottenere numerosi riconoscimenti dalla critica per la migliore sceneggiatura originale. Damon è stato candidato ai Golden Globe, ai SAG Award e agli Oscar come miglior attore. Lo stesso anno ha interpretato la parte di un giovane avvocato idealista nel film di Francis Ford Coppola “L’uomo della pioggia” (The Rainmaker) e ha partecipato a “In cerca di Amy” (Chasing Amy) di Kevin Smith.
L’anno seguente Damon ha interpretato un ruolo chiave nel film drammatico sulla seconda guerra mondiale “Salvate il soldato Ryan” (Saving Private Ryan) di Steven Spielberg e ne “Il giocatore” (Rounders) di John Dahl, con Edward Norton. Nel 1999 ha ottenuto la terza candidatura ai Golden Globe con “Il talento di Mr. Ripley” (The Talented Mr. Ripley), diretto da Anthony Minghella. Tra gli altri film della sua filmografia troviamo “Dogma” di Kevin Smith, con Ben Affleck, “La leggenda di Bagger Vance” (The Legend of Bagger Vance) di Robert Redford, “Passione ribelle” (All the Pretty Horses) di Billy Bob Thornton, “Fratelli per la pelle” (Stuck on You) dei fratelli Farrelly, “I fratelli Grimm” (The Brothers Grimm) di Terry Gilliam e “Confessioni di una mente pericolosa” (Confessions of a Dangerous Mind) di George Clooney.
Damon e Affleck hanno fondato la società di produzione LivePlanet, che ha prodotto tre stagioni di “Project Greenlight” candidate agli Emmy, che ripercorrono la realizzazione di film indipendenti di autori e registi esordienti. I film realizzati nell’ambito del “Project Greenlight” sono “L’ultima estate” (Stolen Summer), “The Battle of Shaker Heights” e “Feast”. La LivePlanet ha prodotto anche il documentario “Running the Sahara”, diretto dal premio Oscar James Moll.
Da ultimo, Damon è il co-fondatore di Water.org e uno dei fondatori di Not On Our Watch.
SCARLETT JOHANSSON (Kelly Foster) si è aggiudicata quattro candidature ai Golden Globe e ha vinto un BAFTA. Recentemente, è stata apprezzata dalla critica e ha vinto un Tony con il suo debutto a Broadway nella commedia di Arthur Miller “Uno sguardo dal ponte” (A View from a Bridge), al fianco di Liev Schreiber. La Johansson ha preso parte al film di successo “Iron Man 2”, interpretando il ruolo di Black Widow, e ha ripreso il ruolo in “The Avengers”, in distribuzione a maggio 2012. Al momento, è iniziata la produzione del film indipendente “Under the Skin” per la regia di Jonathan Glazer (“Sexy Beast – L’ultimo colpo della bestia”), in cui ha il ruolo della protagonista.
La Johansson ha ricevuto critiche eccellenti e un premio come migliore attrice al Festival del cinema di Venezia per il ruolo di primo piano accanto a Bill Murray in “Lost in Translation – L’amore tradotto”, acclamato secondo film di Sofia Coppola. Di recente, ha preso parte al successo di cassetta “La verità è che non gli piaci abbastanza” (He’s Just Not That Into You). In precedenza, ha recitato nel film di Woody Allen “Vicky Cristina Barcelona” e ha interpretato Maria Bolena ne “L’altra donna del re” (The Other Boleyn Girl).
Nel 2009 è uscito Break Up, il suo secondo album musicale, in cui duetta con Pete Yorn, che è diventato un multi-platino. Il suo primo album, Anywhere I Lay My Head, è una raccolta di cover di brani di Tom Waits più una canzone originale.
All’età di dodici anni, la Johansson ha ricevuto un riconoscimento internazionale per il ruolo di Grace Maclean, l’adolescente traumatizzata da un incidente a cavallo, nel film di Robert Redford “L’uomo che sussurrava ai cavalli” (The Horse Whisperer). In seguito è stata l’interprete di “Ghost World” di Terry Zwigoff, che le è valso il premio come migliore attrice non protagonista del Toronto Film Critics Circle. La Johansson è apparsa inoltre nel film dark dei fratelli Coen “L’uomo che non c’era” (The Man Who Wasn’t There), al fianco di Billy Bob Thornton e Frances McDormand.
La sua filmografia comprende poi il film dei fratelli Weitz acclamato dalla critica “In Good Company”, un ruolo al fianco di John Travolta in “Una canzone per Bobby Long” (A Love Song for Bobby Long), grazie al quale ha ricevuto una candidatura ai Golden Globe (la terza in due anni), e “Match Point” di Woody Allen, quarta candidatura consecutiva ai Golden Globe in tre anni. Altri film in cui ha recitato sono “The Spirit”, “La ragazza con l’orecchino di perla” (Girl with a Pearl Earring) al fianco di Colin Firth, “The Island” con Ewan McGregor, “The Black Dahlia” di Brian DePalma, “The Prestige” di Christopher Nolan e “Diario di una tata” (The Nanny Diaries).
Altri titoli che arricchiscono il suo curriculum sono la commedia di Rob Reiner “Genitori cercasi” (North), il thriller “La giusta causa” (Just Cause) con Sean Connery e Laurence Fishburne, e il ruolo di esordio all’età di dieci anni nel film apprezzato dalla critica “Manny & Lo”, che le è valso una candidatura agli Independent Spirit Award come migliore attrice.
Originaria di New York, la Johansson ha esordito a teatro all’età di otto anni insieme a Ethan Hawke nell’allestimento di “Sophistry” nell’off-Broadway, al Playwright’s Horizons di New York.
THOMAS HADEN CHURCH (Duncan Mee) ha ottenuto una candidatura agli Academy Award per l’interpretazione di Jack, accanto a Paul Giamatti, nell’acclamato “Sideways – In viaggio con Jack” di Alexander Payne. Il film targato Fox Searchlight Pictures è stato presentato al 29° Festival del Cinema di Toronto e ha vinto numerosi premi nel 2004 e nel 2005, tra cui il Golden Globe per la migliore commedia, il Broadcast Film Critics Award per il miglior film, lo Screen Actors Guild/SAG Award per il miglior cast e sei Independent Spirit Award. Church è anche stato premiato come miglior attore non protagonista dal Broadcast Film Critics e nell’ambito degli Independent Spirit Award.
È imminente l’uscita del thriller “Killer Joe” della Voltage Pictures, proiettato in anteprima al Festival del cinema di Venezia, in cui ha recitato insieme a Matthew McConaughey, Emile Hirsh, Juno Temple e Gina Gershon. Prima di ciò, ha partecipato a “Another Happy Day” con Kate Bosworth, Demi Moore, Ellen Barking, Jeffrey DeMun e Ellen Burstyn, distribuito di recente.
Church ha recitato nella commedia “Easy Girl” (Easy A) della Sony Screen Gems, al fianco di Emma Stone, Amanda Bynes, Lisa Kudrow, Stanley Tucci, Penn Badgley e Patricia Clarkson, per la regia di Will Gluck. Il film ha riscosso un notevole successo di critica e ha registrato incassi lusinghieri a livello internazionale.
Nel 2009 ha preso parte insieme a Elisabeth Shue e Melissa Leo a “Don McKay”, proiettato in anteprima in occasione del Tribeca Film Festival. Church ha anche recitato nella commedia dark della Twentieth Century Fox “A proposito di Steve” (All About Steve), con Sandra Bullock e Bradley Cooper, e nel film per la famiglia della Paramount Pictures “Immagina che” (Imagine That), con Eddie Murphy.
Tra i prossimi film in cui vedremo l’attore vi è l’avventura di fantascienza della Disney Pictures “John Carter of Mars”, con Willem Dafoe, Bryan Cranston, Samantha Mortona e Taylor Kitsch, che sarà distribuito nell’estate del 2012.
Church ha acquistato notorietà internazionale interpretando l’Uomo Sabbia/Flint Marko, nel terzo episodio della serie della Sony Pictures “Spider-Man 3”, il maggiore successo di cassetta del 2007. Quell’anno Church ha anche partecipato al fianco di Dennis Quaid e Sarah Jessica Parker al film della Miramax “Smart People”.
L’attore ha vinto un Emmy Award ed è stato candidato ai Golden Globe e agli Screen Actors Guild Award per il ruolo di Tom Harte accanto al leggendario Robert Duvall nell’epopea western acclamata dalla critica “Broken Trail”, per la regia di Walter Hill, trasmessa in anteprima sull’AMC/American Movie Classics. Nel 2006 Church ha usato la sua voce per doppiare due personaggi: la mucca nel film della DreamWorks “La gang del bosco” (Over the Hedge) e il corvo Brooks nel remake del film classico “La tela di Carlotta” (Charlotte’s Web), distribuito dalla Paramount Pictures.
Church ha debuttato sul grande schermo nel 1993 in “Tombstone”, in cui ha interpretato un personaggio che si distingue essenzialmente per come viene crivellato di colpi nella sparatoria all’O.K. Corral. L’attore si è inizialmente affermato con il ruolo del meccanico Lowell Mather nella lunga serie della NBC “Wings”. È anche noto per il ruolo del protagonista nella serie Fox intitolata “Ned and Stacey”, al fianco di Debra Messing. Nel 1997, secondo la rivista Time, il personaggio di Ned era una delle sei ragioni per guardare la televisione.
Altri titoli che arricchiscono la sua filmografia sono il successo di cassetta “George re della giungla” (George of the Jungle) con Brendan Fraser e “In fuga col malloppo” (Free Money) al fianco di Marlon Brando.
L’attore è anche stato co-sceneggiatore e regista del film “Rolling Kansas”, incluso nella selezione ufficiale al Sundance Film Festival del 2003. Il film non ha riscosso molto successo all’epoca, ma viene ora riproposto frequentemente sulla reteComedy Central.
Church risiede nel suo ranch in Texas.
LA MIA VITA È UNO ZOO segna una nuova collaborazione tra PATRICK FUGIT (Robin Jones) e l’autore-regista Cameron Crowe, con il quale ha debuttato a Hollywood nel 2000 all’età di sedici anni nel film “Quasi famosi” (Almost Famous). Scoperto nel corso di un casting a livello nazionale, Fugit è diventato celebre per l’interpretazione di William Miller, un giovane appassionato di musica rock che diventa cronista, come era accaduto all’inizio della carriera a Cameron Crowe, il più giovane giornalista della rivista Rolling Stone. Il film, che è diventato un classico, è considerato uno dei dieci migliori film del decennio 2000-2010.
Fugit è nato a Salt Lake City (Utah). Sua madre, Jan, insegnante di danza e madre di due figli, ha incoraggiato il più giovane dei due a intraprendere la carriera di attore. Fugit deve alla madre il suo interesse precoce per l’arte drammatica. Fin dai tempi delle scuole secondarie e poi alla high school, si è dedicato allo studio della recitazione durante le vacanze estive. L’attore ha debuttato sulle scene teatrali in un allestimento scolastico quando frequentava la scuola secondaria inferiore. Ispirato dal suo amore per la recitazione, il giovane ha deciso di diventare un attore professionista e così, nel corso dell’adolescenza, sono arrivati diversi piccoli ruoli in programmi televisivi locali.
Dopo l’esordio cinematografico del 2000 in “Quasi famosi”, Fugit ha interpretato un aspirante fumettista nel film drammatico del 2002 “White Oleander” e un ingenuo tossicodipendente nella commedia dark indipendente “Spun”. Il film successivo, “Saved!”, è una visione satirica della religione nella high school. Nel 2005 Fugit ha recitato in “The Amateurs”, una commedia indipendente su una città sonnolenta in cui vengono girati dei filmini porno, e nel 2007 ha preso parte a “Wristcutters – Una storia d’amore” (Wristcutters, A Love Story). Nel 2009 ha interpretato il ruolo di Evra il ragazzo serpente nel fantasy-thriller “Aiuto vampiro” (Cirque du Freak: The Vampire’s Assistant).
All’inizio di quest’anno ha partecipato a “Cinema Verite” della HBO insieme a James Gandolfini, Diane Lane e Tim Robbins. La storia narra i retroscena dell’innovativa serie del 1973 trasmessa sulla PBS intitolata “An American Family”.
ELLE FANNING (Lily Miska) ha debuttato nel 2001, a due anni di età, interpretando la piccola Lucy nel film della New Line Cinema “Mi chiamo Sam” (I Am Sam). Da allora ha recitato in più di dieci film e in numerosi episodi televisivi (“Criminal Minds”, “Dirty Sexy Money” e la miniserie “The Lost Room”). Ha recitato al fianco di Eddie Murphy nella commedia per la famiglia “L’asilo dei papà” (Daddy Day Care) dei Revolution Studios. Nel 2004 è apparsa in “The Door in the Floor” della Focus Films, diretto da Tod Williams.
Nel 2005 ha interpretato la giovane Sweetie Pie Thomas ne “Il mio amico a quattro zampe” (Because of Winn-Dixie), con Cicely Tyson e Dave Matthews. Nel 2006 ha preso parte a “Babel” della Paramount Pictures, per la regia di Alejandro Gonzalez Iñárritu, insieme a Brad Pitt e Cate Blanchett; e a “Deja Vu – Corsa contro il tempo” della Touchstone, diretto da Tony Scott e interpretato da Denzel Washington.
Nel 2007 ha partecipato a “Reservation Road” e “The Nines”. Nel 2008 è apparsa ne “Il curioso caso di Benjamin Button” (The Curious Case of Benjamin Button) del regista David Fincher, al fianco di Brad Pitt.
Lo stesso anno ha recitato nel film indipendente “Phoebe in Wonderland”, insieme a Patricia Clarkson, Felicity Huffman e Bill Pullman. Il film è stato proiettato in anteprima in occasione del Sundance Film Festival del 2008 ed Elle ha ricevuto recensioni entusiastiche. Il film narra la storia di una bambina di nove anni che combatte contro la sindrome di Tourette e ha difficoltà a seguire le regole.
Alla fine dello scorso anno ha preso parte, insieme a Stephen Dorff, al film di Sofia Coppola “Somewhere”, che ha vinto il Leone d’oro al Festival del cinema di Venezia nel 2010 ed è stato incluso tra i migliori dieci film indipendenti dell’anno dal National Board of Review. Per la sua interpretazione, la giovane attrice è stata candidata a un Critics’ Choice Award.
All’inizio dell’anno ha recitato in due film: “Super 8” del regista J.J. Abrams e “Twixt Now and Sunrise” del regista Francis Ford Coppola, al fianco di Val Kilmer e Bruce Dem. È stata poi la volta di “Pure Life”, un film di Van Fischer con Vera Farmiga.
Oltre alla recitazione, altre sue passioni sono la musica, la danza e la scrittura. Elle risiede a Los Angeles con i genitori e la sorella, Dakota Fanning.
JOHN MICHAEL HIGGINS (Walter Ferris) è noto per la sua sorprendente abilità camaleontica di cambiare a seconda dei personaggi interpretati. L’attore che ha interpretato David Letterman nell’acclamato film della HBO “The Late Shift” è lo stesso che ha vestito i panni di Scott Donlon, l’estroverso gay proprietario di uno Shih-Tzu nella commedia di grandissimo successo di Christopher Guest “Campioni di razza” (Best in Show).
Higgins appare nell’imminente film della Universal Pictures “Everybody Loves Whales” del regista Ken Kwapis, con Drew Barrymore. All’inizio dell’anno ha preso parte alla commedia della Columbia Pictures “Bad Teacher – Una cattiva maestra”, per la regia di Jake Kasdan.
Higgins ha recitato nella commedia romantica della Columbia Pictures “La dura verità” (The Ugly Truth) al fianco di Katherine Heigl e Gerard Butler, e nella commedia della Universal “L’isola delle coppie” (Couples Retreat), insieme a un cast stellare che comprende Vince Vaughn, Jason Bateman, Jon Favreau, Kristen Bell, Kristin Davis e Malin Akerman.
Inoltre, ha preso parte alla commedia della Warner Bros. “Yes Man” al fianco di Jim Carrey e in “Fired Up!”, una commedia della Screen Gems Pictures. Ha recitato in “Fred Claus – Un fratello sotto l’albero” insieme a Vince Vaughn, “Un’impresa da Dio” (Evan Almighty) con Steve Carell e Morgan Freeman, “Ti odio, ti lascio, ti…” (The Break-Up)con Vince Vaughn e Jennifer Aniston, e nell’ultimo film di Christopher Guest “For Your Consideration”, che lo ha visto di nuovo insieme al cast di “Campioni di razza” e “A Mighty Wind”. Higgins in precedenza ha avuto un ruolo nel film della Sony “Dick & Jane – Operazione furto” (Fun with Dick and Jane), al fianco di Jim Carrey e Tea Leoni, oltre che in “Blade: Trinity” di David Goyer, insieme a Wesley Snipes.
L’attore ha avuto un ruolo occasionale in “Avvocati A New York” (Raising the Bar) della TNT. Ha poi recitato con Selma Blair e Molly Shannon in “Kath and Kim” sulla NBC. Sul piccolo schermo, ha lavorato anche in “Ti presento i miei” (Arrested Development) e “Ally McBeal”. Inoltre, ha prestato la voce a innumerevoli personaggi di “Harvey Birdman Attorney At Law” della Cartoon Network e al programma d’animazione CGI della FOX “Game Over”. Infine, è portavoce della DirecTV e appare negli spot pubblicitari della rete.
Higgins ha interpretato il protagonista alla prima della commedia di A.R. Gurney, in scena al Lincoln Center/Broadway, “Big Bill”, dramma su Bill Tilden, il grande campione di tennis americano caduto in disgrazia. Ha ripreso il ruolo dopo il trionfo al Williamstown Theatre Festival, dove l’attore è una presenza frequente.
Christopher Guest, all’epoca in cui stava pianificando il comico “A Mighty Wind”, chiese a Higgins non solo d’interpretare Terry Bohner, il leader dei New Main Street Singers, ma anche di scrivere alcune taglienti canzoni parodia e di creare i complessi arrangiamenti vocali e strumentali del film, oltre alla colonna sonora, che ha poi riscosso un notevole successo. Higgins è anche andato in tournée con i New Main Street Singers, esibendosi in serate da tutto esaurito in alcuni fra i luoghi più prestigiosi degli Stati Uniti.
COLIN FORD (Dylan Mee) è nato a Nashville il 12 settembre 1996, ma si è trasferito dopo appena ventiquattr’ore ad Atlanta insieme alla famiglia. A quattro anni ha lavorato come modello per alcune pubblicità su riviste e quotidiani regionali di Atlanta. A cinque anni ha esordito al cinema nel ruolo di Clinton, Jr. nel film “Tutta colpa dell’amore” (Sweet Home Alabama), e da lì è stato letteralmente catturato dalla recitazione.
Ford è stato scelto per i film indipendenti “Moved”, “The Book of Jane” e “Scemo & più scemo – Iniziò così…” (When Harry Met Lloyd: Dumb and Dumberer). Nel 2004 ha interpretato il ruolo di Matthew Steed nel film “The Work and the Glory”.
Il 2005 è iniziato con una famosa foto per la rivista W, al fianco di Brad Pitt e Angelina Jolie, in cui rappresenta uno dei figli della coppia. In seguito, Colin è stato scelto per un ruolo occasionale in “Smallville”. Ha interpretato Matthew Steed in “The Work and the Glory: American Zion”, seguito dal ruolo di primo piano di Jackson Patch in “Dog Days of Summer”, insieme all’attore veterano Will Patton.
A conclusione di un anno denso di impegni, Colin ha interpretato Zeph, il figlio di Jason Statham (Farmer) e Claire Forlani (Solana) nell’avventura epica “In the Name of the King: A Dungeon Siege Story”, distribuito nel 2006.
Oltre al lavoro per la pubblicità, la televisione e il cinema, il giovane attore ha una grande passione per il lavoro vocale. Ha dato voce a Topolino in “Alligator Manners” della Disney Playhouse. Inoltre, è stato la voce di Dart la renna nel film “Christmas is Here Again” del 2008, lavorando al fianco di Kathy Bates, Andy Griffith, Jay Leno, Ed Asner, Shirley Jones e molti altri artisti.
All’età di dieci anni, Colin è stato scelto per interpretare Jack nel film indipendente “Jack and the Beanstalk”. Ha recitato al fianco della vincitrice di un Academy Award Sissy Spacek nel film “Lake City”, proiettato in anteprima in occasione del Tribeca Film Festival nel 2009. La filmografia del giovane attore comprende anche “Push” e il film indipendente “Ticket Out”, distribuito alla fine del 2010. Recentemente, ha preso parte al film indipendente “Eye of the Hurricane”.
Sul piccolo schermo Colin ha avuto alcuni ruoli da guest star in “Journeyman”, “Private Practice”, “CSI: Miami”, “Close”, “Hawaii Five-O”, “Close to Home – Giustizia a ogni costo” e “American Family”. È noto per il ritratto occasionale del giovane Sam nella serie di successo della CW “Supernatural”. Ha interpretato il ruolo di Jake nella serie della Playhouse Disney “Jake and the Never Land Pirates”.
Colin e la sua famiglia risiedono a Los Angeles (California). Quando non è impegnato a recitare, ama lo skateboard, il football, il basket e il golf. Più di recente, ha iniziato ad esternare l’amore per la danza e la musica, esibendosi nel tempo libero come DJ in alcuni eventi.
MAGGIE ELIZABETH JONES (Rosie Mee) ha iniziato a recitare in uno spot televisivo nel 2007. Nata a ottobre 2003, la giovane attrice è da allora apparsa in numerosi spot televisivi e pubblicità sulla carta stampata. Nel 2010 ha ottenuto il primo ruolo cinematografico in “Footloose”, interpretando Amy Warnicker, la cugina del protagonista Kenny Wormald. Ha anche avuto un ruolo da guest star nel pilota della FOX Network “Most Likely to Succeed”.
Maggie vive ad Atlanta (Georgia) con i genitori e due sorelle.
ANGUS MACFADYEN (Peter MacCready) è nato a Glasgow (Scozia) e ha frequentato la prestigiosa Central School of Speech and Drama di Londra. Ha iniziato a lavorare a teatro e sul grande schermo, affermandosi rapidamente a livello internazionale con la sua interpretazione di Robert the Bruce nel film vincitore di un Oscar “Braveheart – Cuore impavido”.
Nel corso di una carriera ventennale, l’attore è apparso in dozzine di film e programmi televisivi. La sua incredibile gamma interpretativa gli ha fatto ottenere ruoli con alcuni dei maggiori talenti di Hollywood: ha recitato ne “I sublimi segreti delle Ya Ya Sister” (Divine Secrets of the Ya-Ya Sisterhood) al fianco di Sandra Bullock, “Equilibrium” con Christian Bale, “Titus” di Julie Taymor con Anthony Hopkins, “Il prezzo della libertà” (Cradle Will Rock) di Tim Robbins. Continua ad esibirsi sulle scene teatrali e, di recente, ha recitato in “Medea” insieme ad Annette Bening.
I REALIZZATORI
CAMERON CROWE (regista, produttore, autore) è nato nel 1957 a Palm Springs (California). Dopo il diploma alla high school a quindici anni, si è unito allo staff della rivista Rolling Stone come redattore esterno, prima, e come redattore associato, poi. Nel 1979, a ventidue anni, si è finto studente di una high school della California meridionale per effettuare le ricerche per un suo libro sulla vita degli adolescenti. Il libro è diventato un bestseller e il film “Fuori di testa” (Fast Times at Ridgemont High) del 1982, diretto da Amy Heckerling, è stato uno dei successi a sorpresa dell’anno, ed è valso a Crowe una candidatura del Writers Guild of America per il miglior adattamento.
Nel 1989 ha debuttato come regista con un suo soggetto originale, “Non per soldi… ma per amore” (Say Anything), seguito da “Singles – L’amore è un gioco” (1992), una commedia romantica ambientata a Seattle. Il film successivo, “Jerry Maguire” (1996), è stato candidato a cinque Academy Award e Crowe ha ricevuto la prima di due candidature come miglior regista dal Directors Guild of America.
Nel 1999 ha scritto “Conversations with Wilder”, una raccolta di interviste con il leggendario regista Billy Wilder. Il suo film successivo, “Quasi famosi” (Almost Famous) del 2000, ha ricevuto quattro candidature agli Academy Award e gli ha fatto vincere il primo Oscar per la migliore sceneggiatura originale. “Vanilla Sky”, distribuito nel 2001, è stato un successo internazionale e la canzone scritta da Paul McCartney per il film è stata candidata a un Academy Award. La commedia romantica-drammatica del 2005, “Elizabethtown”, ha debuttato al Festival del cinema di Venezia.
Il primo documentario di Crowe, “Pearl Jam Twenty”, sul successo musicale ventennale della band, è stato distribuito di recente. “The Union”, il documentario sulla collaborazione tra due leggende della musica, Elton John e Leon Russell, ha esordito al Tribeca Film Festival.
ALINE BROSH MCKENNA (sceneggiatura) è una stimata narratrice che confeziona storie brillanti, basate sui personaggi, ravvivate da dialoghi memorabili e da una gamma di emozioni profonde.
Al momento è impegnata su diversi progetti, tra cui “Cinderella”, una versione live action della fiaba classica della Disney, che sarà prodotta da Simon Kinberg, e un adattamento del graphic novel Royden Lepp Rust: Visitor in the Field, storia di una famiglia che vive in una fattoria, la cui vita viene sconvolta quando un robot ragazzo si schianta sul loro fienile. Il progetto è curato dalla Twentieth Century Fox.
Il successo per la McKenna è arrivato nel 2006 con la sceneggiatura dell’acclamato film di successo “Il diavolo veste Prada” (The Devil Wears Prada), adattato dal celebre romanzo omonimo, che le ha fatto ottenere la candidatura sia del Writers Guild of America sia ai BAFTA. Diretto da David Frankel, il film è ambientato nell’elegante e difficile mondo della moda ed è interpretato da Meryl Streep (che ha stabilito un record ottenendo la quattordicesima candidatura agli Oscar per il ruolo di Miranda Priestly), Anne Hathaway ed Emily Blunt.
Il suo film successivo, “27 volte in bianco” (27 Dresses), con Katherine Heigl, è stato un altro successo di cassetta della Twentieth Century Fox. Prodotto dalla Spyglass Entertainment Production e basato su una sceneggiatura originale della McKenna, s’incentra sul personaggio di Jane Nichols (Heigl), che è sempre la damigella d’onore ai matrimoni delle amiche, finché non incontra il tipo giusto. Il film è stato ispirato dalla vicenda di una delle amiche della McKenna, che aveva fatto da damigella d’onore in più di una dozzina di matrimoni.
Nel 2010 è stata la volta de “Il buongiorno del mattino” (Morning Glory) con Rachel McAdams. La sceneggiatura originale ruota attorno all’aspirante produttrice televisiva Becky Fuller, alla quale viene affidato l’incarico di dare nuova vita a un poco brillante programma mattutino. Il film è stato diretto dall’acclamato regista Roger Michell (“Notting Hill”) e prodotto da J.J. Abrams, entrambi attratti dalla briosa sceneggiatura della McKenna. Harrison Ford e Diane Keaton hanno completato il cast stellare scelto per il film, che è stato distribuito dalla Paramount.
Il più recente contributo della McKenna al grande schermo è stato “Ma come fa a far tutto?” (I Don’t Know How She Does It), un adattamento del romanzo bestseller di Allison Pearson, di cui ha curato anche la produzione esecutiva. Diretto da Douglas McGrath e interpretato da Sarah Jessica Parker, il film è incentrato sulla difficoltà di trovare un equilibrio tra carriera, famiglia e amici vivendo la vita d’oggi, sempre più complessa e impegnativa.
La filmografia precedente della McKenna comprende “Laws of Attraction – Matrimonio in appello”, con Pierce Brosnan e Julianne Moore nei ruolo di due avvocati divorzisti in lotta che s’innamorano, e “Appuntamento a tre” (Three to Tango) con Matthew Perry, Neve Campbell e Dylan McDermott.
Laureatasi con lode a Harvard, il primo lavoro della McKenna è arrivato subito dopo come co-autrice di A Coed’s Companion per la Pocketbooks. Durante i corsi estivi alla NYU, ha scritto la prima sceneggiatura, venduta alla New Regency.
L’artista è figlia di immigranti di prima generazione – il padre è israeliano e la madre francese – trasferitisi nel New Jersey quando lei aveva sei mesi. La sua carriera è stata influenzata dall’amore del padre per il suo lavoro d’ingegnere. A ottantadue anni l’uomo lavora ancora e, non molto tempo fa, ha ottenuto altri tre brevetti (raggiungendo un totale di trenta). L’uomo diceva spesso alla figlia: “È importante trovare un lavoro che ami e che ti faccia venire voglia di alzarti dal letto la mattina”.
JULIE YORN (produttrice) lavora da quasi vent’anni come produttrice, dirigente e manager a Hollywood. Nel 2008 lei e il socio di vecchia data Rick Yorn hanno costituito una nuova società di produzioni con un accordo di prelazione con la Twentieth Century Fox. Il loro film più recente è l’acclamato thriller d’azione “Unstoppable – Fuori controllo”, diretto da Tony Scott e interpretato da Denzel Washington e Chris Pine. Dalla sua uscita il 12 novembre 2010, il film ha incassato più di $160 milioni al box office internazionale.
La Yorn ha prodotto il drammatico “Cappuccetto rosso sangue” (Red Riding Hood) per la Warner Bros. Il film, remake della fiaba classica, è interpretato da Amanda Seyfried ed è diretto da Catherine Hardwicke.
In precedenza, la Yorn ha prodotto “Bride Wars – La mia migliore nemica” per la New Regency e la Fox. Interpretato da Anne Hathaway e Kate Hudson, e diretto da Gary Winick, il film ha incassato oltre $114 milioni a livello internazionale. Lo stesso anno, ha prodotto il noir “Max Payne”, adattamento del popolare videogioco interpretato da Mark Wahlberg e Mila Kunis, che ha debuttato al primo posto al box office. La sua filmografia più recente comprende “First Sunday” della Sony, con Ice Cube e Tracey Morgan; “The Cleaner” con Samuel L. Jackson ed Eva Mendes; infine, la prestigiosa miniserie televisiva di Larry McMurtry “Comanche Moon”, prequel di “Lonesome Dove”.
Altri titoli che arricchiscono la sua filmografia sono “The Exorcism of Emily Rose”, “La casa del Diavolo” (The Devil’s Rejects), “Come Early Morning”, “Wonderland”, “The Caveman’s Valentine”, “La baia di Eva” (Eve’s Bayou) e “Mosche da bar” (Tree’s Lounge).
Prima di dedicarsi esclusivamente alla produzione, la Yorn è stata talent manager per molti anni. Dopo un decennio alla Industry Entertainment, nel 1998 ha lasciato il lavoro per co-fondare l’Artists Management Group con Rick Yorn e Michael Ovitz. In seguito, ha trascorso sette anni come Managing Partner della The Firm.
Oltre alla divisione produzione, di cui la Yorn cura la supervisione, la società gestisce ora un ragguardevole numero di clienti, tra cui Leonardo DiCaprio, Cameron Diaz, Benicio del Toro, Justin Timberlake e Martin Scorsese, per citarne alcuni.
Originaria di New York e laureatasi alla Tulane University, la Yorn risiede a Los Angeles con la figlia Sammi.
RICK YORN (produttore) ha contribuito alla realizzazione di “Unstoppable – Fuori controllo”, “The Aviator” e “Gangs of New York” di Martin Scorsese, e “The Wolfman”.
La società di Yorn rappresenta artisti quali Benicio Del Toro, Cameron Diaz, Leonardo DiCaprio, Martin Scorsese e Justin Timberlake.
ILONA HERZBERG (produttrice esecutiva), che collabora di frequente con il regista Jonathan Demme, ha prodotto i suoi “The Manchurian Candidate” e “Neil Young: Heart of Gold”, oltre a curare la produzione esecutiva di “The Truth About Charlie” e di “Rachel sta per sposarsi” (Rachel Getting Married).
Inoltre, è stata produttrice esecutiva di “È complicato” (It’s Complicated), “Un’impresa da Dio” (Evan Almighty),“Thirteen Days”, “Dante’s Peak – La furia della montagna”,“Waterworld” e “Il fiume della paura” (The River Wild).
RODRIGO PRIETO, ASC/AMC (direttore della fotografia) è nato a Città del Messico da padre messicano e madre americana del Montana. Ha studiato al Centro de Capacitación Cinematográfica (CCC) di Città del Messico, specializzandosi in fotografia. Ora vive a Los Angeles con la moglie Monica e le figlie Maria Fernanda e Ximena.
Prieto ha iniziato la sua carriera riprendendo spot televisivi a ventidue anni ed è poi passato al cinema con “Un Instante Para Morir” nel 1992. Si è costruito una reputazione di attenzione meticolosa per i dettagli visivi e drammatici maturata nei film “Sobrenatural”, con cui ha vinto l’Ariel Award in Messico nel 1996 (l’equivalente degli Academy Award), e “Un Embrujo” (Under A Spell) di Carlos Carrera, vincitore del Concha de Plata per la migliore fotografia al San Sebastian Film Festival, oltre a un altro Ariel Award.
“Amores Perros” del 2000 ha portato Prieto all’attenzione della comunità cinematografica internazionale. Il suo lavoro nel film, diretto da Alejandro González Iñárritu, gli è valso vari riconoscimenti, tra cui un terzo Ariel Award e il Golden Frog Award al Camerimage International Film Festival of the Art of Cinematography in Polonia.
I suoi film successivi sono stati “Frida” di Julie Taymor, con cui è stato candidato a un ASC Award, “8 Mile” di Curtis Hanson, “La 25a ora” (25th Hour) di Spike Lee e, nuovamente con Alejandro González Iñárritu, il premiato “21 grammi – Il peso dell’anima” (21 Grams). Nel 2003 Prieto si è recato a Cuba con il regista Oliver Stone per le riprese di “Comandante”, un documentario su Fidel Castro. I due sono poi andati in Medio Oriente per un documentario sul conflitto israelo-palestinese, “Persona Non Grata”. Il loro progetto successivo è stato un film epico, “Alexander”, che ha fatto vincere a Prieto il Silver Frog Award al Catherimage International Film Festival.
Per il lavoro realizzato nel film di Ang Lee “I segreti di Brokeback Mountain” (Brokeback Mountain), Prieto è stato candidato a un Academy Award, a un BAFTA e a un American Society of Cinematographers (ASC) Award. La fotografia del film è stata selezionata come la migliore di tutto l’anno dalla Dallas-Fort Worth Film Critics Association, dal Florida Film Critics Circle e dalla Chicago Film Critics Association.
Nel 2006 Prieto e Iñárritu sono tornati a lavorare insieme in “Babel”, che gli è valso la seconda candidatura consecutiva ai BAFTA. Dopo di ciò, l’artista si è recato a Hong Kong e Shanghai con Ang Lee per le riprese di “Lussuria – Seduzione e tradimento” (Se, jie), che gli è valso il premio Osella per la migliore fotografia al Festival del cinema di Venezia e una candidatura agli Independent Spirit Award per la migliore fotografia nel 2008. In seguito, ha diretto la fotografia di “State of Play” di Kevin MacDonald, dopodiché è stata la volta di Pedro Almodóvar, con il quale ha collaborato a Madrid ne “Gli abbracci spezzati” (Los Abrazos Rotos) con Penelope Cruz. Da Madrid si è trasferito a Barcellona, per unirsi ancora una volta a Iñárritu nella realizzazione di “Biutiful”, che segna la loro quarta collaborazione.
Recentemente, ha lavorato con Oliver Stone in “Wall Street 2 – Il denaro non dorme mai” (Wall Street: Money Never Sleeps) e con Francis Lawrence in “Come l’acqua per gli elefanti” (Water For Elephants).
CLAY GRIFFITH (scenografie) ha iniziato la carriera come arredatore e si è presto trovato a lavorare in alcuni dei più importanti film degli ultimi due decenni: “Se7en”, “Jerry Maguire”, “Qualcosa è cambiato” (As Good As It Gets), “Dirty Dancing – Balli proibiti”, “Insonnia d’amore” (Sleepless in Seattle) e molti altri.
“Quasi famosi” (Almost Famous) di Cameron Crowe ha segnato il debutto di Griffith come scenografo. Il film ha ottenuto quattro candidature agli Oscar (inclusa una come migliore sceneggiatura originale) e l’Art Directors Guild lo ha candidato per le migliori scenografie. Griffith ha collaborato nuovamente con Crowe in “Elizabethtown”.
Come scenografo, la sua filmografia comprende alcuni film di grande successo, tra cui “Mi chiamano Radio” (Radio), “Le regole del gioco” (Lucky You), “Tutta colpa dell’amore” (Sweet Home Alabama), “Unico testimone” (Domestic Disturbance), “Norbit” e “A Thousand Words”.
MARK LIVOLSI, A.C.E. (montaggio) ha curato il montaggio del candidato a miglior film “The Blind Side” per la regia di John Lee Hancock. Ha collaborato con il regista David Frankel alle commedie di successo “Io & Marley” (Marley & Me) e “Il diavolo veste Prada” (The Devil Wears Prada), ed è stato candidato agli Eddie Award dall’American Cinema Editors per quest’ultimo. Ha ottenuto la prima candidatura agli Eddie Award per il lavoro realizzato nella commedia di successo di David Dobkin “2 single a nozze” (Wedding Crashers) e, più di recente, ha collaborato nuovamente con Dobkin in “Fred Claus – Un fratello sotto l’albero”.
La filmografia di Livolsi include anche “La ragazza della porta accanto” (The Girl Next Door), “Schegge di April” (Pieces of April) e “The Big Year”, sempre per la regia di Frankel. Il primo film di cui ha curato il montaggio è stato “Vanilla Sky” diretto da Cameron Crowe, con il quale ha collaborato come montatore supplementare in “Elizabethtown” e come associato al montaggio in “Quasi famosi” (Almost Famous).
Come assistente al montaggio, Livolsi ha lavorato con Woody Allen nei film “Harry a pezzi” (Deconstructing Harry), “Ombre e nebbia” (Shadows and Fog), “Alice” e “Crimini e misfatti” (Crimes & Misdemeanors). Altri titoli a cui ha contribuito sempre con questo ruolo sono “Vi presento Joe Black” (Meet Joe Black), “La stanza di Marvin” (Marvin’s Room), “French Kiss”, “The River Wild – Il fiume della paura”, “Heaven & Earth” e “L’allegra fattoria” (Funny Farm).
PAUL DEASON (co-produttore) è stato produttore esecutivo di “Alien vs. Predator 2” (Alien vs. Predator: Requiem) e della commedia di Martin Lawrence “Un allenatore in palla” (Rebound). In precedenza, ha contribuito nella duplice veste di co-produttore e direttore di produzione a “Evolution”, “Thirteen Days”, “Giorni contati” (End of Days) e “Small Soldiers”. Tra gli altri film a cui ha prestato la sua opera nel ruolo di produttore associato/direttore di produzione troviamo “Amistad”, “Mars Attacks!”, “Congo” e “Casper” e, come direttore di produzione, “Jurassic Park”, “Il padre della sposa” (Father of the Bride), “I Flintstones” (The Flintstones) e “Tre scapoli e una bimba” (Three Men and a Little Lady). Oltre a ciò, è stato aiuto regista nei film “Il grande regista” (The Big Picture), “Un uomo innocente” (An Innocent Man) e “Il seme della gramigna” (Weeds).
Deason ha frequentato la scuola di cinema alla UCLA e ha trascorso dieci anni avventurosi in giro per il mondo come tecnico di documentari per il National Geographic e Survival Anglia. In televisione ha lavorato come direttore di produzione o primo aiuto regista nelle serie “La bella e la bestia” (Beauty and the Beast), “Hill Street giorno e notte” (Hill Street Blues) e “Ai confini della realtà” (The Twilight Zone), oltre ai progetti “Scuola di football” (First and Ten), “Foreign Exchange”, “Ask Max” e “Me and Mom”.
ALDRIC La’auli PORTER (co-produttore) è stato co-produttore dei film “Come lo sai” (How Do You Know), “La vita segreta delle api” (The Secret Life of Bees) e “Spanglish – Quando in famiglia sono troppi a parlare”. Come produttore associato e/o primo aiuto regista, la sua filmografia comprende “Zohan – Tutte le donne vengono al pettine” (You Don’t Mess with the Zohan), “Il Grinch” (Dr. Seuss’ How the Grinch Stole Christmas), “EdTV”, “Dance with Me”, “Qualcosa è cambiato” (As Good As It Gets), “Apollo 13”, “True Lies”, “Ransom – Il riscatto” e “Black Rain – Pioggia sporca”.
MARC R. GORDON (co-produttore) è stato co-produttore esecutivo del film di Thomas Kinkade “Christmas Cottage”, distribuito dalla Lionsgate. Inoltre, è stato produttore esecutivo del film per l’ABC Family Channel “Campus Confidential”.
DEBORAH L. SCOTT (ideazione costumi) ha esordito sul grande schermo in un film che è diventato uno di quelli ad avere realizzato i maggiori incassi di tutti i tempi: “E.T. l’extraterrestre” (E.T.: The Extra-Terrestrial) di Steven Spielberg. La Scott ha poi disegnato i costumi per il film vincitore di un Oscar di Robert Zemeckis “Ritorno al futuro” (Back to the Future) e per il film vincitore di un Oscar di Edward Zwick “Vento di passioni” (Legends of the Fall). L’artista ha vinto un Oscar per il lavoro realizzato nel film di James Cameron “Titanic”.
La sua filmografia più recente comprende l’innovativa epopea di James Cameron “Avatar”, “Transformers”, “La vendetta del caduto” (Transformers: Revenge of the Fallen) e “Transformers 3” (Transformers: Dark of the Moon) di Michael Bay, e il drammatico “Amore e altri rimedi” (Love and Other Drugs) con Anne Hathaway e Jake Gyllenhaal.
JÓNSI (musiche), il cui nome completo è Jon Thor Birgisson, è un musicista e cantante islandese, noto per essere il leader dei Sigur Rós, una band che ha co-fondato sedici anni fa. Con i Sigur Rós, Jónsi ha pubblicato cinque album, grazie ai quali il gruppo è passato dall’ombra a una posizione al vertice tra i gruppi underground mondiali, vendendo milioni e milioni di brani.
Il lavoro ricco di atmosfere dei Sigur Rós continua a sfidare i generi musicali e attrae una vasta gamma di fan, tra i quali i molti registi che hanno utilizzato la musica della band per arricchire di effetti sorprendenti i loro film, quali ad esempio “Le avventure acquatiche di Steve Zissou” (The Life Aquatic with Steve Zissou), “Il profeta” (Un Prophète) e “127 ore” (127 Hours). I Sigur Rós hanno scritto musica per la compagnia di danza Merce Cunningham; hanno composto ed eseguito un’opera orchestrale completa basata sulla saga islandese Odin’s Raven Magic; infine, hanno realizzato un film per celebrare il tour compiuto nel loro paese natale, chiamato Heima. Quando suona dal vivo, la band si distingue per la particolare solennità emotiva, grazie alla quale il suo nome spicca nella programmazione di festival e concerti in tutto il mondo.
Nel frattempo, Birgisson, come solista, ha distribuito, con il nome Jónsi, Go, una raccolta di canzoni che ha affinato la sua reputazione di straordinario artista nelle esibizioni dal vivo, e Riceboy Sleeps, una collaborazione con il socio Alex Somers, con il quale ha anche allestito varie mostre di disegni e dipinti. Ha scritto la canzone dei titoli di coda del film d’animazione della DreamWorks “Dragon Trainer” (How to Train Your Dragon). L’artista aveva già collaborato con Cameron Crowe dieci anni fa in “Vanilla Sky”.