Jeremy Clarkson è un giornalista, un presentatore, un uomo che viaggia in tutto il mondo facendo testacoda mentre urla su potenti macchine da corsa. Non è un agricoltore, il che è un peccato, visto che ha comprato una fattoria di mille acri nella campagna inglese e ha deciso di gestirla lui stesso, nonostante non ci capisca assolutamente nulla di agricoltura. La serie segue un intenso, faticosissimo e spesso esilarante anno nella vita del più improbabile contadino della Gran Bretagna e della sua squadra di lavoro, mentre affrontano il peggior clima degli ultimi decenni, animali testardi, raccolti deludenti e una inaspettata pandemia.
Aiutato solo dalla sua banda di colleghi agricoli, Clarkson scopre presto che il fattore moderno deve essere protettore della natura, scienziato, pastore, negoziante, ostetrico, ingegnere, contabile e autista di trattori, e spesso tutto allo stesso tempo. Nonostante le calamità che ne derivano, questo non è di certo “The Grand Tour si dà l’agricoltura”. Qui nella fattoria i fallimenti hanno conseguenze emotive reali e Jeremy, completamente al di fuori della sua comfort zone, deve contare sull’aiuto degli altri mentre si impegna nel far crescere le messi, allevare le pecore e mettere su progetti ambientali che gli stanno a cuore. E sì, avete letto bene anche quest’ultima frase. Questo è Jeremy Clarkson come non l’avete mai visto prima.