PRIDE La docuserie in sei parti che racconta la lotta per i diritti LGBTQ+ in America debutta in esclusiva su Disney+ il 25 giugno 2021
Gli episodi sono diretti da Tom Kalin, Andrew Ahn, Cheryl Dunye, Anthony Caronna e Alex Smith, Yance Ford e Ro Haber
Gli executive producer per VICE Studios sono Alex Stapleton,
Danny Gabai, Kama Kaina & Stacy Scripter
e Christine Vachon & Sydney Foos per Killer Films
Disney+ ha annunciato la data di debutto di PRIDE, una docuserie in sei parti che racconta la lotta per i diritti civili LGBTQ+ in America, decennio per decennio, dagli anni ‘50 in poi. Dal 25 giugno, PRIDE sarà disponibile in Italia come Star Original, con tutti e sei gli episodi che arriveranno contemporaneamente in esclusiva su Disney+.
In PRIDE, prodotto da Killer Films vincitrice di un Emmy® Award (This American Life, Mildred Pierce) e da VICE Studios, premiata con il Sundance World Cinema Grand Jury Prize (Flee, The Report), sei famosi registi LGBTQ+ esplorano storie eroiche e strazianti che definiscono l’America come nazione. La serie spazia dalla sorveglianza dell’FBI sulle persone omosessuali durante il Lavender Scare degli anni ‘50 alle “guerre culturali” degli anni ‘90 e oltre, esplorando l’eredità queer del movimento per i diritti civili e la battaglia sull’uguaglianza matrimoniale. Con personaggi meno conosciuti come Madeleine Tress o il videografo degli anni ‘80 Nelson Sullivan, che ha raccontato come il centro di New York si stesse svuotando durante l’epidemia di AIDS, la serie presenta anche figure internazionali come il pioniere dei diritti civili Bayard Rustin, lo scrittore Audre Lord e i senatori Tammy Baldwin e Lester Hunt. L’evoluzione dei diritti e delle identità transessuali attraverso i decenni è tracciata con interviste e filmati d’archivio di pionieri come Christine Jorgensen, Flawless Sabrina, Ceyenne Doroshow, Susan Stryker, Kate Bornstein, Dean Spade e Raquel Willis. PRIDE è prodotta da Alex Stapleton, Danny Gabai, Kama Kaina & Stacy Scripter per VICE Studios e Christine Vachon & Sydney Foos per Killer Films.
Episodio 1 - “Anni ‘50: La gente faceva le feste”
Uno sguardo approfondito sulle vite vissute a pieno dalle persone queer negli anni ‘50 nel pieno di un forte aumento delle norme governative contro la comunità LGBTQ+ guidate dal senatore Joseph McCarthy, che ha inaugurato un’era di persecuzione appoggiata dal governo. Diretto da Tom Kalin.
Il lavoro di Tom Kalin attraversa forme e generi, dai lungometraggi ai cortometraggi, dalle installazioni mixed media all’attivismo. Il suo primo lungometraggio, Swoon, ha fatto parte del “New Queer Cinema” ed è stato premiato al Festival Internazionale del Cinema di Berlino, allo Stockholm International Film Festival, al Sundance Film Festival e ai Gotham Awards. Il suo film successivo, Savage Grace, con Julianne Moore e Eddie Redmayne, è stato presentato in anteprima alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes. Come produttore, i film di Kalin includono Ho sparato a Andy Warhol (I Shot Andy Warhol) e Go Fish. È stato co-sceneggiatore di Office Killer – L’impiegata modello di Cindy Sherman. Kalin è stato uno dei membri fondatori del collettivo di attivisti AIDS Gran Fury, noto per i suoi progetti pubblici provocatori; sono nella collezione del MoMA, del Whitney Museum e dello Smithsonian. Nel 2016, una retrospettiva dei film di Kalin si è tenuta a Istanbul e nel 2018 i suoi film hanno fatto parte di un’installazione nella mostra Music for the Eyes al Santa Maria Della Scala di Siena. Con il suo collaboratore storico Doveman (Thomas Bartlett), Kalin ha esposto alla Participant Inc. e alla National Concert Hall di Dublino. Bartlett, Kalin e Mandy Patinkin hanno collaborato a una serie di video tra cui una cover di “From the Air” di Laurie Anderson, che è stata integrata nel tour live di Patinkin del 2019. Kalin è un Rockefeller e Guggenheim Fellow ed è stato incluso due volte nella Biennale di Whitney.
Episodio 2 – “Anni ‘60: Rivolte e rivoluzioni”
Ancor prima di Stonewall, il Pride ha messo le sue radici negli anni ‘60, quando eroi meno conosciuti provenienti da comunità emarginate, tra cui ragazze queer di colore e donne trans, hanno giocato un ruolo fondamentale nel progresso del movimento. Attraverso l’attivismo e la protesta, piccola e grande, la comunità LGBTQ+ ha lottato per i diritti, l’accettazione e l’uguaglianza. Diretto da Andrew Ahn.
Andrew Ahn è un regista coreano-americano queer nato e cresciuto a Los Angeles. Il suo lungometraggio Driveways, con Hong Chau e Brian Dennehy, è stato presentato in anteprima al Festival Internazionale del Cinema di Berlino 2019. Il film ha ricevuto due nomination agli Independent Spirit Awards. Il primo film di Ahn, Spa Night, ha debuttato al Sundance Film Festival del 2016 e ha vinto l’Independent Spirit John Cassavetes Award nel 2017. Ha promosso la diversità nelle arti facendo da mentore ai giovani registi attraverso programmi come Reel Voices del Pacific Arts Movement, OutSet dell’Outfest e il Native Filmmaker Lab del Sundance Institute.
Episodio 3 – “Anni ‘70: L’avanguardia della lotta”
In questo viaggio personale, Cheryl Dunye intreccia filmati d’archivio, testimonianze personali e interviste per mostrare come gli anni ‘70 abbiano contribuito a forgiare un movimento nazionale, dalla prima marcia del Gay Pride, all’ascesa di artisti come la regista Barbara Hammer e la poetessa Audre Lorde, al confronto del femminismo intersezionale e al contraccolpo e all’opposizione della destra religiosa. Diretto da Cheryl Dunye.
Cheryl Dunye è una regista, scrittrice e attrice afroamericana di fama mondiale. È emersa per la prima volta come parte della “New Queer Cinema” di giovani registe e registinei primi anni ‘90. Il suo primo film, The Watermelon Woman, ha vinto il Teddy Award per il miglior film al Festival Internazionale del Cinema di Berlino del 1996. La pellicola, oggi considerata un classico, è stata restaurata e ridistribuita in tutto il mondo nel 2016 per il suo 20° anniversario e risiede nella collezione permanente di cinema al Museum of Modern Art di New York City. Il suo secondo film, Stranger Insider della HBO, è stato presentato in anteprima al Sundance Film Festival nel 2002 ed è stato nominato per quattro Independent Spirit Awards, tra cui Miglior Regia. Nel 2004, ha diretto My Baby Daddy per Miramax, con un budget di 12 milioni di dollari. I suoi film indipendenti più recenti, The Owls (2010) e Mommy is Coming (2012) sono stati entrambi proiettati in festival di alto livello e le hanno fatto guadagnare una nuova generazione di fan e seguaci in tutto il mondo. Negli ultimi anni, Dunye è entrata in una nuova fase della sua carriera come regista per la televisione, affiancando Ava DuVernay e Oprah Winfrey per due episodi della seconda stagione di Queen Sugar, serie targata OWN. Nel 2019, è stata direttrice di produzione della quarta stagione di Queen Sugar. I suoi altri lavori come regista includono numerose serie TV: Claws per TNT, The Fosters per Freeform, Love Is per OWN, The Chi per Showtime, Star per FOX, Dear White People per Netflix, David Makes Man per OWN, Lovecraft Country per HBO, All Rise per CBS, tra gli altri. Nel 2015, il pluripremiato cortometraggio di Dunye, Black Is Blue, è stato nominato tra i cinque migliori “Must See Feminist Films” da IndieWire. Ora è in sviluppo un lungometraggio con Laverne Cox come protagonista. Nel 2016, Dunye è stata nominata destinataria della prestigiosa Guggenheim Fellowship nel campo del cinema. Lo stesso anno, è stata invitata all’Academy of Motion Picture Arts and Sciences (AMPAS). Nel 2018, è stato annunciato che Cheryl avrebbe adattato e diretto un lungometraggio basato sul romanzo di Jason Mott, “The Wonder of All Things”. Nel 2019, ha lanciato la sua società di produzione con sede a Oakland chiamata Jingletown Films, che sta attivamente sviluppando due serie a episodi: The Gilda Stories, un adattamento dell’amato romanzo di vampiri queer del 1991 di Jewelle Gomez e Adventures in the 419, basato sui truffatori nigeriani.
Episodio 4 – “Anni ‘80: Underground”
La New York degli anni ‘80, rinvigorita dalla rivoluzione sessuale dell’epoca precedente e dall’ascesa del Gay Liberation Front, vide un afflusso di persone queer nel centro di Manhattan e l’ascesa della scena del ballo underground. Allo stesso tempo, l’epidemia di AIDS devastava la comunità gay mentre Ronald Reagan e la sua Moral Majority si rifiutavano di intervenire. Diretto da Anthony Caronna e Alex Smith.
Anthony Caronna è un regista pluripremiato che negli ultimi dieci anni è passato dal teatro sperimentale dal vivo al cinema. Il suo lavoro è stato presentato su MTV, VH1, Vogue, Dazed, HuffPost, Rolling Stone, Paper Magazine, Bullett, Out e VICE. È stato bandito da YouTube e premiato con Vimeo Staff Picks. Caronna si è ritagliato un posto per la sua estetica all’interno della scena cinematografica di New York. Nel 2015 ha diretto il lungometraggio Success, un film concerto sperimentale per il musicista Liam Finn che è stato presentato al Museum of the Moving Image. Nel 2017, ha debuttato il suo primo documentario Susanne Bartsch: On Top, che ha vinto il John Schlesinger Award al Provincetown International Film Festival (PIFF).
Nel 2017, Alex Smith ha lanciato il suo primo documentario Susanne Bartsch: On Top, che ha debuttato all’Hot Docs Canadian International Documentary Festival e ha vinto il John Schlesinger Award al Provincetown International Film Festival. Il suo lavoro è stato premiato con Vimeo Staff Pick e presentato su Netflix, Hulu, MTV, VH1, Vogue, Dazed, HuffPost, Rolling Stone, Paper Magazine, Bullett, Out e VICE. Recentemente, Smith ha co-prodotto il film di Topic Studios/Magnet Releasing Wrinkles the Clown (2019).
Episodio 5 – “Anni ‘90: Le guerre culturali”
Gli anni ‘90 avrebbero dovuto annunciare una nuova era per la comunità LGBTQ+. Con l’elezione di Bill Clinton, avevano finalmente un alleato alla Casa Bianca – o così pensavano. Le guerre culturali erano in pieno svolgimento e venivano combattute ovunque, da Capitol Hill ai cinema alle chiese. Hanno devastato le comunità, ma hanno anche galvanizzato le persone LGBTQ+ a creare politiche e organizzazioni che ancora oggi lottano per l’uguaglianza. Diretto da Yance Ford.
Yance Ford è un artista che lavora nel cinema a New York City. Il suo film di debutto, Strong Island, ha vinto il premio speciale della giuria al Sundance Film Festival, il Gotham Independent Film Award e il Black Film Critics Circle Award per il miglior documentario. Strong Island è stato anche nominato come miglior documentario alla 90esima edizione degli Academy Awards®, dove Ford ha fatto la storia come primo regista apertamente transgender nominato all’Oscar®. Il film ha vinto il Primetime Emmy® ricevendo l’Exceptional Merit in Documentary Filmmaking. Ford è anche un ex produttore della serie di documentari PBS POV. Il suo lavoro curatoriale è stato premiato con cinque Emmy Award e 16 nomination agli Emmy. Ford è un MacDowell Fellow, un membro del Sundance Institute Collective e ha ricevuto una Guggenheim Fellowship nel 2019. Ha tracciato il profilo dell’ex governatore dell’Illinois Rod Blagojevich nella serie Netflix Processi mediatici (Trial by Media) e ha diretto l’episodio degli anni ’90 della serie FX, PRIDE.
Episodio 6 – “Anni 2000: Y2gay”
Gli anni 2000 hanno inaugurato una nuova era di visibilità queer, dove gay e lesbiche stavano guadagnando l’accettazione nei media tradizionali. Ma anche mentre i membri bianchi cisgender della comunità LGBTQ+ trovavano un posto nella società, la lotta per i diritti delle persone trans continuava, e quella lotta ha preso la scena principale solo oggi. Diretto da Ro Haber.
*Ro Haber (essi/loro) regist* e sceneggiator* con uno sguardo focalizzato in particolare sull’estetica i cui lavori spaziano tra narrativa, documentario e nuovi media, tra i Fellow al Sundance Momentum del 2018 e al Sundance New Frontier Lab del 2017.
Nel curriculum di *Ro Haber si evidenzia:
Selezione all’Universal Pictures Directing Lab, all’American Film Institut’s Directing Workshop for Women, l’Episodic Lab e coinvolgimento al Project Involve di Film Independent, all’Outfest’s Screenwriting Lab e nomina a Fellow al Ryan Murphy HALF Program del 2018, in affiancamento alla serie Pose targata FX.
Inserimento nella lista di registe e registi per dirigere film in studio della Alice Initiative nel 2018 e inserimento tra le/gli otto miglior* regist* trans e Gender nonconforming secondo IndieWire in attività oggi.
Artist fellow a Yaddo e MacDowell Artist Colonies.
Tra i premi vinti un Webby, un New Orleans Film Festival e un LA Film Festival Awards.
Nomina al GLAAD Award per la docuserie New Deep South, presentata in anteprima al Tribeca Film Festival inoltre la serie doc Braddock, PA per Topic.com ha ottenuto l’attenzione della critica del New York Times e del New Yorker.
Speaker sul tema realtà virtuale ed empatia alla conferenza Engadget Experience: Alternate Realities conference, che mette in mostra gli ultimi pensatori della realtà virtuale e aumentata, e al panel VR Creator del Sundance all’Outfest.
Partecipazione al DevLab 2018 curato da Oculus e RYOT come voce interessata a questioni di queerness, famiglia, tecnologia e futuro.