Cine-Location Angeli e Demoni da Roma alla città degli Angeli
Hanks era anche felice di ritrovare il regista Ron Howard. ANGELI E DEMONI rappresenta infatti la loro quarta collaborazione, dopo quella più recente avvenuta per Il codice da Vinci. “Nulla spaventa Ron”, sostiene Hanks. “Sicuramente non girare di fronte al Pantheon a Roma con centinaia di turisti. Lui trovava dei piccoli vicoli per delle scene nel pomeriggio quando faceva caldo e le folle erano numerose, ma comunque era così concentrato sul lavoro che praticamente non le notava neanche. Se vedeva uno spazio difficile, trovava un modo di girarci ed era sempre fiducioso. Ron ha messo su un’impressionante mole di lavoro e continua a realizzare delle pellicole sempre più complicate e profonde, il tutto facendole sembrare semplici. Ora ha ancora meno paura come realizzatore, prendendosi rischi maggiori di quando c’era molto meno in ballo. La sua forza di volontà, il suo desiderio di ampliare il modo in cui realizza i film lo portava a essere molto esigente con tutti noi”.
GIRARE A ROMA
Le riprese del film sono iniziate a Roma, dove, per un mese, ANGELI E DEMONI è stato girato in luoghi famosi come Piazza del Popolo, Piazza Navona, Castel S. Angelo, all’esterno della magnifica chiesa barocca di Santa Susanna e nelle strade della città. Dovunque i realizzatori girassero, venivano sempre incoraggiati da centinaia di turisti e abitanti locali. Dai lavori di Raffaello, Michelangelo e Bernini agli obelischi che puntano verso il cielo in molte piazze, fino alle statue che indicano il cammino per trovare segreti nascosti, gli indizi segnalati nei libri di Dan Brown si trovavano ovunque. Era impossibile ignorarli, così come le folle di turisti, che ovviamente erano arrivati a Roma per godersi la magnifica arte e i luoghi della città, ma che immediatamente hanno aggiunto le riprese di ANGELI E DEMONI nel loro programma vacanziero. Come Il codice da Vinci ha creato un’industria di tour in Francia legati alle ambientazioni raccontate dal libro, Angeli e demoni ha fatto lo stesso per Roma, con schiere di turisti che affrontano tour guidati per seguire il Sentiero degli Illuminati. Una ‘semplice’ ripresa di Hanks e della Zurer che camminavano per Piazza della Rotonda di fronte al Pantheon ha attirato centinaia di curiosi, che spesso davano le spalle all’antico tempio romano rimanendo tra la folla sul portico, solo per guardare e fotografare le riprese.
L’atmosfera era spesso festosa e forsennata, fino a quando, a un certo punto, una cerimonia matrimoniale è apparsa nella piazza mentre la troupe stava preparando un’altra inquadratura. Si è scoperto che gli sposi avevano un appuntamento per sposarsi vicino alla location del Pantheon in cui ANGELI E DEMONI veniva girato. Cavallerescamente, Tom Hanks ha aiutato la sposa e suo padre a farsi strada fino al Pantheon, attraverso l’attrezzatura, le luci e le cineprese. Questa ambientazione frenetica e affollata era perfetta per il direttore della fotografia Salvatore Totino. “Tutti i turisti a Roma fornivano una confusione divertente e questo ha funzionato bene nel nostro approccio. Io e Ron abbiamo parlato del fatto di dare al film un senso di rapidità, considerando che c’è una bomba che rischia di esplodere in Vaticano se non la fermiamo, quindi l’obiettivo era di esprimere questa deadline con tanti ostacoli a livello cinematografico, catturando le influenze degli aspetti umani e storici. Noi volevamo continuare a muovere la cinepresa, quindi abbiamo utilizzato delle lenti lunghe, con un grande uso della Steadicam, così come del lavoro con gli slider e i dolly”, rivela Totino. Una delle maggiori sfide di Totino e del caposquadra degli elettricisti Rafael E. Sanchez a Roma è avvenuta a Castel Sant’Angelo. Costruito dall’imperatore Adriano nel 128 D.C. per diventare la sua tomba, Castel S. Angelo è stata una prigione, una fortezza e una residenza papale. Il ponte che porta al Castello vanta una serie di statue di angeli, come è consuetudine a Roma, ma per le riprese notturne di ANGELI E DEMONI ognuna di esse ha ricevuto una particolare illuminazione. Sanchez e la troupe hanno offerto al Castello una luce spettacolare. Totino sostiene che sia stato Sanchez a suggerire di illuminare Castel S. Angelo e che questo ha aiutato molto la produzione, che doveva ottenere obiettivi importanti in sole due notti. “Castel S. Angelo ha richiesto un grande sforzo ed è stato un lavoro di collegamento a causa delle notevoli limitazioni le gate a quello che potevamo fare e al poco tempo che avevamo lì. Quando abbiamo svolto le prime perlustrazioni, Rafi ha suggerito una luce particolare per l’architettura, un approccio fantastico che ci ha aiutato molto.
In altre parole, abbiamo reso la luce un po’ più evidente e generale, rispetto all’illuminazione pezzo per pezzo. Nel far questo, siamo riusciti a ottenere risultati maggiori. Le notti erano brevi e noi ne avevamo una per il ponte e l’entrata e una per l’interno. Noi dovevamo entrare e uscire, così questo tipo di luce ci ha aiutato molto”, sostiene Totino. Il lavoro di riprese in esterni a Castel S. Angelo comprendeva degli elicotteri che viaggiavano con delle luci di perlustrazione accese e un gruppo di poliziotti in diversi veicoli, con le loro luci in funzione e le sirene. Questo è stato un bell’intrattenimento per le inevitabili orde di turisti, ma il Vaticano, che si trova vicino a Castel S. Angelo e che in effetti è collegato da un passaggio sotterraneo, potrebbe non aver apprezzato la confusione.
DALLA CITTA’ ETERNA… ALLA CITTA’ DEGLI ANGELI
Le riprese sono ricominciate a Los Angeles, dove Roma è risorta nei terreni degli studios e nelle location vicine. “Tra le location da costruire, avevamo bisogno di una versione in scala quasi reale di Piazza S. Pietro e di Piazza Navona”, sostiene il produttore esecutivo Todd Hallowell. “Ho chiesto al responsabile delle location di utilizzare Google Earth per trovare un luogo vicino alla Sony. Siamo partiti disegnando dei piccoli cerchi dallo studio e il primo appezzamento di terreno vuoto e sufficientemente grande per le nostre esigenze era l’autodromo di Hollywood Park. Così gli ho detto che doveva andare lì e parlare con queste persone, per vedere se potevamo trovare un accordo. Avevamo bisogno di circa venti acri di parcheggio completamente piatto. Lui lo ha fatto e loro erano felici di averci lì, quindi ci hanno trattato molto bene. Eravamo a tredici chilometri dallo studio, per cui era una location ideale”. In modo coerente, le repliche cinematografiche di Piazza S. Pietro e di Piazza Navona incrociavano l’altro falso edificio romano costruito a Los Angeles, il Forum, che ovviamente assomiglia al Foro italiano. Inoltre, la produzione ha avuto il piacere di ricreare la Cappella Sistina, il Pantheon e Castel Sant’Angelo, così come gli affreschi, le fontane e le statue di Michelangelo e del Bernini. Il reparto artistico ha raccolto buona parte delle sue ricerche per i set e gli oggetti di scena nello stesso modo in cui avrebbe potuto fare un turista o uno studente: 17 attraverso i libri, Internet e una telecamera digitale. Molte zone di Roma e del Vaticano danno il benvenuto ai turisti che portano telecamere di ogni tipo, così le truppe dei vari reparti del film hanno allargato le fila di visitatori armati di zainetto e guide che visitavano questi luoghi. Da queste ricerche, il reparto artistico di Allan Cameron ha ideato e costruito i set, in modo che le pareti potesse essere rimosse o le luci e le attrezzature potessero essere sistemate al meglio. Lui ha lavorato a stretto contatto con Angus Bickerton, il supervisore agli effetti visivi, in modo che i set si fondessero senza problemi con le inquadrature dei veri luoghi, per poi poter unire tutto con il digitale nella fase di postproduzione. “Quando realizzo un set, ovviamente, io devo tenere bene in mente i movimenti della cinepresa e il modo in cui il regista potrebbe coreografare l’azione e bloccarla, quindi tendo a idearlo basandomi più sulle esigenze della sceneggiatura piuttosto che la realtà del luogo”, sostiene Cameron. “Per esempio, la vera Santa Maria della Vittoria a Roma è piuttosto piccola e l’azione che si svolge nel film decisamente complessa. Sal, il nostro direttore della fotografia, e Ron volevano utilizzare delle gru per le cineprese lì, così abbiamo dovuto allargare i corridoi e la navata, rendendo tutto più grande della chiesa vera per rendere possibile l’azione”. Le scene in quel luogo richiedevano anche un fuoco che si diffonde e un fumo fitto, tanto che il lavoro nella chiesa barocca comprendeva l’utilizzo del blue screen, in modo che la squadra di effetti speciali aumentasse in seguito il fuoco in postproduzione. Invece, l’impressionante rappresentazione di Piazza S. Pietro realizzata nella West Coast, che si stagliava dietro a dei container per spedizioni nello spazio del parcheggio a Hollywood Park, era più piccola di quella reale, costruita soprattutto con legno compensato e Styrofoam e migliorata poi grazie al green screen. Questa limitazione non era sorprendente, considerando che la vera Piazza S. Pietro, ideata dal Bernini, può contenere tranquillamente 300.000 persone. La Piazza è parzialmente circondata da due file di colonne, comprendenti 284 colonne doriche e 140 statue di santi e martiri che si trovano sopra di esse. “La nostra versione era circa due terzi di quella reale, ma apparirà ugualmente grande al cinema grazie alla combinazione del set concreto, degli angoli di ripresa, del luogo reale e degli effetti visivi”, sostiene Cameron. “Ho passato 18 molto tempo con il reparto effetti visivi e con Angus a costruire modellini, visionando i disegni, discutendo i particolari di quello che doveva essere reale e di quello che invece avremmo realizzato successivamente al computer. Alla fine, abbiamo trovato un modo efficace di farlo”. Un metodo utilizzato dai realizzatori nel corso del film era di combinare tecnologia vecchia e nuova. Così, l’obelisco egiziano di Papa Sisto V, pesante 350 tonnellate, che spicca anche in un’ambientazione enorme e appariscente come quella di Piazza S. Pietro (e che rappresenta un luogo fondamentale nella trama della pellicola), è stato costruito in dimensioni reali, mentre il colonnato era leggermente più piccolo di quello vero. Questo perché l’azione con gli attori si svolgeva soprattutto vicino all’obelisco, mentre il colonnato rimaneva in larga parte sullo sfondo. Quindi, un attento utilizzo della prospettiva ha permesso di far sì che tutto il set apparisse nelle giuste dimensioni. Gli effetti visivi ricreavano ogni inquadratura ampia in cui era necessario mostrare il colonnato in tutta la sua maestosità. Per far questo, Bickerton aveva appositamente messo delle cineprese intorno al set, per assicurarsi che venissero catturati tutti i dettagli e, soprattutto, il lavoro di riprese di Totino, in modo che Angus potesse replicarlo in digitale. Diverse ‘cineprese testimoni’ sono state poste nella Piazza S. Pietro ricreata, mentre delle mini-HD erano collocate sopra gli Arriflexes di Totino, documentando ogni angolo di ripresa per la squadra di effetti visivi, che doveva poi replicarla in fase di postproduzione. Per ricreare i famosi pavimenti di marmo di Roma, la squadra di Cameron ha utilizzato il digitale, così come della carta simile al marmo realizzata con stampanti di alta qualità, che era sufficientemente resistente per sopportare le esigenze delle riprese, ma che comunque richiedeva una certa protezione. Così, i realizzatori hanno posto una regola: le scarpe normali non erano consentite, mentre tutti dovevano indossare delle protezioni blu, come quelle che si portano negli ospedali, prima di entrare e girare sul set. La produzione alla fine ha coinvolto otto teatri di posa della struttura della Sony Pictures, che venivano riutilizzati per altri scopi dopo che le scene si concludevano. Per esempio, il teatro 30 ha ospitato prima la chiesa di Santa Maria del Popolo e in seguito è diventata Santa Maria Della Vittoria. In maniera simile, dopo che i realizzatori hanno terminato le scene a Piazza S. Pietro, 19 Hollywood Park è stata trasformata in Piazza Navona. Mentre la produzione ha realizzato alcune riprese nella vera Piazza Navona, ha dovuto rifarla anche a Los Angeles, in parte per via degli infiniti tempi di restauro che a Roma erano necessari per la Fontana dei quattro fiumi di Bernini. Considerando che il vero monumento era circondato dalle impalcature, i realizzatori hanno chiesto alla squadra di Cameron di compiere delle magie. La copia della fontana in effetti era una meraviglia. La struttura comprendeva la raffigurazione espressiva del Danubio, del Gange, del Rio della Plata e del Nilo (simboli dei quattro continenti conosciuti all’epoca) e diverse bestie, tra cui dei leoni fantastici. La copia di Cameron non lesinava nessun dettaglio, così la fontana e la sua vasca circolare sembrava proprio l’originale, anche se in Styrene, e ha retto oltre una settimana di riprese notturne, che comprendevano anche il tentativo di salvataggio di un Cardinale rapito. Oltre ai Quattro fiumi, la troupe di Cameron ha riprodotto altre statue del Bernini, come Abacuc e l’Angelo e l’Estasi di Santa Maria, che rappresentano degli indizi nel Sentiero degli Illuminati percorso da Langdon. Lo scultore Martin Smeaton e la sua squadra hanno fotografato le statue da ogni angolo possibile e hanno realizzato dei piccoli modellini in argilla per assicurarsi che le proporzioni fossero corrette, prima di costruire le riproduzioni in scala reale con lo Styrene. Tra i tanti meravigliosi e complicatissimi set che la squadra di Cameron ha realizzato, uno dei più importanti è stata la Cappella Sistina, che è stata costruita in scala reale nel teatro di posa 27 agli studi della Sony di Culver City. Curiosamente, l’unico posto della Cappella Sistina che Cameron non ha replicato era il celebre soffitto, perché era lì che sono state posizionate le luci, in modo che il set rimanesse libero da ogni attrezzatura di illuminazione. Nonostante Cameron sia stato generalmente fedele al capolavoro di Michelangelo, ha dovuto cambiare leggermente la sua tavolozza di colori per esigenze cinematografiche. “Complessivamente, penso che abbiamo riprodotto venti dipinti, tra cui Il giudizio Universale di Michelangelo”, ricorda Cameron. “Ho volutamente mantenuto i colori della Cappella Sistina più sobri rispetto alla realtà, in modo che i costumi di Daniel emergessero nell’ambiente”. Per ‘Daniel’ si intende Daniel Orlandi, l’ideatore dei costumi del film. Buona parte dello spettacolo dei costumi provenivano dagli abiti color cremisi del Collegio dei 20 Cardinali, che si riuniscono nella Cappella Sistina dopo la morte del Papa per il loro conclave, in cui scelgono il nuovo Vicario di Cristo. Orlandi aveva già lavorato con Howard a Il codice da Vinci e quindi aveva delle conoscenze sul Vaticano, ma le ricerche necessarie per ANGELI E DEMONI erano decisamente più impegnative. “In sostanza, abbiamo realizzato il guardaroba del Vaticano, occupandoci di duecento vestiti di Cardinali. Abbiamo creato le tuniche e il guardaroba di vescovi, preti, suore, tutta la Guardia svizzera e delle persone comuni che lavorano al Vaticano. Loro indossano le uniformi a doppio petto con un collare color Borgogna e dei bottoni di ottone. Tutti questi costumi sono stati fatti a mano e non si possono comprare”, sottolinea Orlandi. Orlandi è diventato un esperto nei dettagli del guardaroba vaticanense e nota che nonostante gli abiti dei Cardinali possano sembrare tutti uguali, ognuno di essi ha un significato religioso e per certi versi contiene anche delle variazioni personali. Questo vale anche per il Papa, anzi forse è con la sua figura che si raggiunge l’apice di questo discorso. “E’ stato molto interessante parlare con i realizzatori ecclesiastici dei vestiti del Papa e di quello che i Cardinali indossano quando arrivano al Conclave”, sostiene Orlandi. “Alcuni di loro non sono mai stati a Roma. Le persone che realizzano questi abiti sono convinti di fare l’opera di Dio. E’ decisamente un’ispirazione”. Anche i loro vestiti sono complessi. Ogni volta che Armin Mueller-Stahl si metteva i suoi costumi, riviveva gli antichi rituali della chiesa. “Daniel ha svolto delle ricerche notevoli ed è stato molto chiaro su quello che avrei indossato e quando. Lui era molto preciso per quanto riguarda il tipo di scarpe, i diversi tipi di cappelli, che tipo di camicia bianca e quale capo di vestiario andava messo prima”, rivela l’attore. Orlandi doveva anche creare l’aspetto del ‘nuovo’ Papa nel film e ha deciso di ispirarsi a Papa Benedetto. “Gli abiti del Papa sono decisamente elaborati e realizzati magnificamente”, sostiene Orlandi. “Li abbiamo fatti fare a Roma e sono veramente impressionanti. Abbiamo messo una stola che sembra proprio quella che indossava Papa Benedetto. Ha un aspetto arcaico e rituale. C’è stato un forte dibattito sul fatto che il nuovo Papa abbia adottato lo stile romano degli 21 abiti papali, rispetto allo stile gotico che era caratteristico di Papa Giovanni Paolo II. Lui ha anche indossato un copricapo di velluto con l’ermellino e ha avuto un forte impatto, perché nessuno lo aveva fatto dal Medioevo. Ogni Papa ha un proprio stile. Nel nostro film, abbiamo ideato una mitra in stile romano basata su dei modelli che abbiamo trovato in Italia. E’ realizzata a mano e comprende dei cristalli Swarovski”. In un mare di rosso cardinalizio e vestiti magenta dei vescovi, emerge una figura in nero: Ewan McGregor nei panni del Camerlengo, con la sua tonaca severa ed elegante. 33 piccoli bottoni simbolizzano ciascun anno della vita di Gesù e il suo costume rappresenta un contrasto notevole e impossibile da non notare. Inoltre, ha funzionato molto bene per quanto riguarda le inquadrature in movimento che Totino e Howard volevano evidenziare nella pellicola. “La tonaca di Ewan era fatta a mano, a Roma, con la lana più bella e aveva una conclusione scintillante. Lui la porta benissimo, anche perché è un abito realizzato veramente su misura. Io avevo già lavorato con Ewan ed ero assolutamente eccitato per la sua presenza in questo film. Noi abbiamo partecipato a una pellicola chiamata Abbasso l’amore e ci siamo divertiti molto. Non ci siamo presi delle libertà con la tonaca, che è esattamente il modo in cui un prete elegante si vestirebbe in Vaticano. Noi abbiamo parlato dell’aspetto magnifico che avrebbe avuto quando correva con la tunica che volteggiava dietro di lui e tutto ha funzionato benissimo”, sostiene Orlandi. Orlandi doveva anche ricreare le fiammeggianti uniformi della Guardia svizzera, composte nei colori dei Medici, ossia rosso, giallo e blu. Una delle attrazioni preferite dai turisti, il reggimento della Guardia svizzera mostrato nel film era identico all’originale. In effetti, a un certo punto, Tom Hanks ha sorpreso la troupe arrivando sul set con indosso questa uniforme colorata.
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