SACHA BARON COHEN – Il nominato agli Academy Award® e vincitore del Golden Globe, scrittore, interprete e creatore di personaggi indelebili come Ali G, Borat e Brüno, entra nelle scarpe autocratiche e molto lucide dell’Ammiraglio Generale Haffaz Aladeen, un dittatore che rischia la propria vita per assicurarsi che la democrazia non arrivi mai nel paese che opprime con tanto amore, ne “Il Dittatore”.
Ricco di petrolio e isolato, lo stato nord africano di Wadiya è governato dalla veemenza dell’anti-occintentale Aladeen, fin da quando aveva sei anni, quando fu nominato Supremo Leader in seguito alla sfortunata morte del padre, tristemente ucciso in un incidente di caccia, raggiunto da 97 proiettili vaganti e da una bomba a mano.
Fin dalla sua ascesa al potere assoluto, il consulente di fiducia di Aladeen è sempre stato lo Zio Tamir (SIR BEN KINGSLEY), che è capo della polizia segreta, capo della sicurezza e procuratore di donne.
Sfortunatamente per Aladeen ed i suoi consiglieri, il tanto disprezzato Occidente ha iniziato a ficcare il naso negli affari di Wadiya, e le Nazioni Unite hanno ripetutamente sanzionato il paese negli ultimi dieci anni, il Dittatore non è assolutamente intenzionato a far scorazzare un ispettore del consiglio di sicurezza nel suo impianto segreto di armi… forse non conoscono il significato della parola ‘segreto’? Ma dopo un tentativo di assassinio, la vita prenderà un’altra piega per il Supremo Leader, Tamir convince Aladeen ad andare a New York per parlare alle Nazioni Unite delle loro preoccupazioni.
Così il Generale Aladeen, Tamir e il loro entourage arrivano a New York, con un’accoglienza a dir poco tiepida in quanto i molti esiliati da Wadiya che sono in città non vorrebbero altro che vedere il proprio paese liberato dal dispotico dominio di Aladeen.
Ma ci sarà molto di più di esiliati arrabbiati e indesiderate (e ingiustificate!) sanzioni ad attendere Aladeen nella Terra della Libertà…
Ad accompagnare Baron Cohen sullo schermo, ci sono, ANNA FARIS nel ruolo di Zoey, l’altruistica proprietaria del Collettivo Terra Libera, un negozio di alimenti salutari di Manhattan, e JASON MANTZOUKAS nel ruolo di Nadal, il brillante scienziato Wadiyano, la cui bomba nucleare non è nemmeno lontanamente accettabile dalle prospettive del Supremo Leader.
Insieme a Baron Cohen ci sono diversi collaboratori di “Borat” e “Brüno”, inclusi il regista LARRY CHARLES; gli sceneggiatore/produttori ALEC BERG, DAVID MANDEL e JEFF SCHAFFER; i produttori TODD SCHULMAN e ANTHONY HINES, recentemente riuniti al produttore SCOTT RUDIN. Tornano anche i produttori esecutivi MARI JO WINKLER-IOFFREDA, PETER BAYNHAM e DAN MAZER, con il nuovo produttore esecutivo ADAM McKAY.
A completare la produzione ci sono il direttore della fotografia LAWRENCE SHER, lo scenografo VICTOR KEMPSTER, i montatori GREG HAYDEN e ERIC KISSACK, il costumista JEFFREY KURLAND e il compositore, ERRAN BARON COHEN.
Paramount Pictures presenta una produzione A Four By Two Films / Berg Mandel Schaffer / Scott Rudin: Sacha Baron Cohen, Anna Faris e Ben Kingsley ne “Il Dittatore”. Le musiche sono di Erran Baron Cohen. Il costumista è Jeffrey Kurland. I montatori, Greg Hayden e Eric Kissack. Lo scenografo è Victor Kempster; il direttore della fotografia è Lawrence Sher. I produttori esecutivi sono Mari Jo Winkler-Ioffreda, Adam McKay, Peter Baynham e Dan Mazer. Il film è prodotto da Sacha Baron Cohen, Alec Berg, David Mandel, Jeff Schaffer, Todd Schulman, Anthony Hines e Scott Rudin. “Il Dittatore” è scritto da Sacha Baron Cohen, Alec Berg, David Mandel e Jeff Schaffer. Il film è diretto da Larry Charles.
©2012 Paramount Pictures. Tutti I Diritti Riservati.
BENVENUTI A WADIYA
La nazione nord africana di Wadiya ha le potenzialità per essere la prossima Dubai… se non fosse per la povertà schiacciante, la mancanza di raffinatezza e l’uomo che regna dall’alto del suo trono ereditato, il Generale Haffaz Aladeen.
“Ha perso la sua legittimità a governare”, ha detto il presidente degli Stati Uniti nel suo discorso alle Nazioni Unite, mettendo a verbale la sua dichiarazione, “Deve dimettersi”.
Sul punto di essere ufficialmente sanzionato dalle Nazioni Unite, il Generale ha annunciato il suo primo viaggio negli Stati Uniti per rispondere alle calunnie e agli insulti che gli vengono rivolti.
“È scandaloso chiamarmi dittatore. Io sono l’indemocraticamente Leader eletto dalla mia gente. In realtà il mio titolo completo è Ammiraglio Generale Aladeen, Supremo Leader, Oculista Capo, Invincibile, Tutto Trionfante, Amato Oppressore della gente di Wadiya…e Ottimo Nuotatore, anche a farfalla. Ho 118 dottorati di ricerca, e un diploma in abbronzatura spray dal Qatar Community College”.
Premiato scrittore/attore/filmmaker, Sacha Baron Cohen ha avuto una vita piena di scontri culturali. Sia nel ruolo del rapper giamaicano/britannico, conduttore di talk-show, che nei panni dell’ingenuo reporter televisivo kazako, o in quelli dell’orgoglioso fashionista austriaco, Baron Cohen è capace di fare umorismo e satira su tutto, attraverso collisioni tra personaggi che spesso hanno punti di vista, e stili di vita, totalmente differenti. La sua stupenda e meritatamente popolare serie televisiva britannica è stata il suo lasciapassare verso il cinema britannico. Il suo seguente e inarrestabile passo ad Hollywood è avvenuto in un film, del regista Larry Charles, che già aveva collaborato con Baron Cohen nella stesura del progetto (e ora, ancora una volta, ne “Il Dittatore”).
Larry Charles commenta, “Quando abbiamo realizzato “Brüno”, eravamo scioccati, perché abbiamo pensato, che dopo “Borat”, non avremmo potuto farla franca di nuovo. E poi abbiamo messo Sacha negli abiti, nel trucco e nel look di Brüno, siamo andati in giro per Los Angeles con lui, e continuavamo a pensare che ci avrebbero fatto fuori in due secondi. Ma in generale, nessuno lo riconobbe. Sembrava così diverso e immerso nel personaggio, e c’è una componente psicologica in tutto questo, estrememente affascinante. È come quando delle persone sono testimoni oculari di un crimine, e poi si scopre che tutto quello che hanno visto, non è effettivamente quello che è successo. La gente non osserva le cose così bene quanto si potrebbe pensare. E quando qualcuno, come Brüno, è a passeggio per la città, le persone non tendono a guardarlo negli occhi, non vogliono arrivare a vederlo così da vicino. Così, approfittando di questo, abbiamo inserito Brüno in diverse situazioni, senza che nessuno ci abbia mai scoperto”.
Il co-protagonista, Jason Mantzoukas ricorda l’effetto che “Da Ali G Show” ha avuto su di lui e i suoi amici: “un mio amico mi inviò lo show dalla Gran Bretagna, e mi disse che dovevamo assolutamente vederlo… ne diventammo ossessionati. Era l’idea del momento, abbastanza nuova e sorprendente, interpretare un personaggio di fantasia nella vita reale, nel mondo reale. Era divertente per noi, andare dietro quei politici attraverso Ali G. Continuavo a pensare quanto fosse incredibile. E in seguito Sacha, ha iniziato a realizzare tutto ciò, su una scala sempre maggiore. È davvero evidente quanto l’essere di Sacha Baron Cohen sia continuamente impegnato nella costruzione del personaggio”.
Entrare nel personaggio del Generale Aladeen, comunque, doveva rappresentare un’esperienza diversa, e il mondo ‘reale’ doveva essere sostituito con il fac-simile di un mondo, reale e sceneggiato, comunque, appena fuori dei confini di questa fittizia nazione nord africana.
La storia dietro al film e al personaggio ha davvero dell’incredibile, il progetto “Il Dittatore” è iniziato mesi prima che le prime manifestazioni in Medio Oriente dessero inizio a quello che il mondo ha poi conosciuto come, ‘Primavera Araba’.
Larry Charles afferma, “Questo film è iniziato più di due anni fa. Il fatto che la ‘Primavera Araba’ sia esplosa proprio mentre stavamo realizzando il film, ci ha davvero toccato da vicino, soprattutto riguardo le locations e la programmazione delle riprese. Ma volevamo concludere il progetto, seppur guardando i notiziari pensavamo quanto fosse inquietante”.
Come sempre per Baron Cohen, il personaggio ha anche bisogno di essere fondato sulla realtà. Durante le prime fasi di sviluppo, il Generale Aladeen (Baron Cohen in costume) è stato collocato in diverse situazioni, in interviste con persone inconsapevoli dell’inganno, e il tutto è stato registrato. Larry Charles dice, “Ancora una volta, siamo riusciti a farla franca. Un’altra occasione per Sacha di recitare ed interagire spontaneamente attraverso l’improvvisazione. Ma sapevamo che se fossimo andati solo in quella direzione, avremmo ottenuto un risultato irrealistico, avevamo troppe storie, troppi personaggi e troppi aspetti da riparare, e allora abbiamo provato in un altro senso, sempre mantenendo inalterato il vantaggio che deriva, come negli altri progetti, dall’improvvisazione”.
Le differenze di questo progetto hanno intrigato sia Baron Cohen che il regista. Ancora Charles: “Ci sono moltissimi livelli in questo progetto. C’è il livello politico, che parla dei tempi moderni, della politica reale del mondo, da un punto di vista estremamente unico. E lo usiamo per mettere in discussione le ipotesi di base della nostra società, con domande semplici come, Che cos’è la democrazia? Cos’è un paese? Quando le grandi nazioni sono dominate da corporazioni, lobby e influenze del genere. Cosa significano allora i confini delle nostre nazioni? C’è un America? O l’America è soltanto un marchio? La democrazia è solo una parola? Cosa significa realmente la parola ‘Dittatura’? Qual’è il miglior sistema per la gente? E quale sistema lavora meglio? C’è sofferenza in tutti i sistemi politici, così noi esaminiamo come i media coprono queste storie, questi temi e questi problemi. In questo modo e con questo approccio siamo riusciti ad affrontare tutti questi temi in modo intenzionale, stratificando la storia e rendendola come una commedia. Crediamo sia divertente tanto quanto gli altri film, se non di più”.
“Larry Charles è un ragazzo che cammina sul filo del rasoio”, dice l’attore, premio Oscar®, Sir Ben Kingsley, “perché ogni grande commedia deve avere un grande gusto. Si debbono avere uomini dal grande gusto e dalla indubbia intelligenza sul set, per poter spingere gli eventi nel modo desiderato: sapere quando fermarsi, quando spingere di più. Larry e Sacha sono dei generali molto bravi”.
Tra le tante accuse rivolte ad Aladeen ci sono quelle di ostilità nei confronti delle nazioni vicine. “Io non sono ostile. Il mio paese esiste da oltre sette milioni di anni, da quando i dinosauri sono stati spazzati via dai sionisti. E durante tutto questo tempo non abbiamo mai attaccato altra nazione, a meno che non si trattasse di una vera emergenza o fossimo davvero annoiati. Ma chi se ne importa del passato? Questo è il futuro”, sibila attraverso i suoi occhiali da sole Versace.
Quando si sono dovuti assegnare i ruoli intorno ad Aladeen, il mandato era chiaro, per il regista Charles: “Volevo che le dinamiche tra il personaggio di Sacha e tutti gli altri personaggi, fossero simili a quelle innescate tra Borat, o Brüno, e le persone. Per questo avevo bisogno di attori, che alla fine, fossero spontanei e pronti all’improvvisazione, che fossero in grado di innalzare il livello della sceneggiatura, per dare lo stesso tipo di sentimento anche in questo progetto”. Molti attori, quando sotto pressione, sono disposti ad ammettere i loro punti di forza (o la mancanza di essi) nelle improvvisazioni. La vasta esperienza di Charles in questo tipo di commedia (“Curb Your Enthusiasm”) gli ha permesso una più ampia comprensione della metodologia, e per questo ha voluto collaborare con la stessa squadra di entrambi i precedenti film. Hanno trovato questa loro scelta, tutt’altro che limitante. Osserva: “c’è una piscina enorme, piena di talenti diversi, incredibilmente eclettici, con una spiccata propensione all’improvvisazione, alcuni addirittura, prosperano in questo ambiente. Ci è davvero piaciuto il lavoro svolto da Anna Faris, e per questo la volevamo nel film”.
Sulla carta, il ruolo di Zoey non è né glamour, né apertamente comico. “Sapevamo”, continua il regista, “che avevamo bisogno di qualcuno che mantenesse la storia con ‘i piedi per terra’, e tracciasse la commedia quotidiana della vita reale. Anna è un’artista senza paura. Ha un’immagine e, ciò nonostante, era pronta ad abbandonare quell’immagine. Ha interpretato un ritratto genuino, e penso che doni molto cuore ed emozioni al film, e penso si sia realmente connessa agli eventi che accadevano. È stata incredibile, era come se fosse la ‘zavorra’ del film”.
Faris era più che disposta a virare dallo script, ogni volta che si presentava un’occasione. Lei nota, “abbiamo fatto moltissima improvvisazione, c’era uno script, e direi che lo abbiamo seguito per il 10%. Avevamo gli sceneggiatori dietro i monitors, che ci davano le battute per tutto il tempo, idee, barzellette. E Sacha è un genio dell’improvvisazione, per questo, la sfida per un attore che si trova in queste scene, è riuscire a restare in punta di piedi. Bisogna saltare nella scena ed essere in grado di recitare con gli altri. Tutto questo è stato davvero molto gratificante”.
Il suo approccio a Zoey: “lei non è una ragazza che si preoccupa dell’estetica, mi piace molto il suo punto di vista in questo film. Si sente indipendente e certamente non inutile, e tutto ciò è divertente. Anche i peli sotto l’ascella sono realmente miei. Li ho lasciati crescere per tre mesi e mezzo e non voglio che si dica che sono falsi!
“Serviamo al pubblico”, continua Faris, “uno sguardo al modo in cui i politici si erano già rapportati con il ‘Da Ali G Show’, o come ogni altra persona si sia relazionata con Borat. A tal fine, mi è stato permesso di improvvisare come volevo, c’era una sorta di libertà a tutto tondo. Ci sono stati momenti di estrema genialità, non da parte mia comunque! Ma c’erano anche altri momenti in cui pensavo, ‘Humm, non sono sicura che lavorerò ancora a questo film’. Il mio personaggio, come altri personaggi del film, dimostra la sua forza nel reagire alla follia di Sacha, e questo è molto importante”.
Nessuno, al di fuori di uno stato totalitario (dove letteralmente una nazione e la sua gente, guardano dall’altra parte ogni volta che il loro Leader fa qualcosa di ridicolo… come organizzare le proprie Olimpiadi), scambierebbe il comportamento sbagliato di Aladeen per squilibrio mentale. “Non sono pazzo. Guardatemi. Sono pazzo? Vi sembro pazzo? No, non lo sono. In realtà credo di essere uno dei dittatori più simpatici. Sapete che sono stato eletto Dittatore più simpatico in Medio Oriente per due anni consecutivi. Ma io non sono pazzo. Cosa debbo fare se questo è da pazzi?”
Per il personaggio dello Zio Tamir, i filmmakers hanno guardato oltre i tradizionali attori comici. “Volevamo un peso massimo”, confessa Charles, “qualcuno che fosse associato ai grandi drammi e all’intensa recitazione. Sacha ed io abbiamo sempre pensato, ‘Quanto sarebbe meraviglioso dare a Sir Ben Kingsley il personaggio?’”
Kingsley e Baron Cohen si erano già incontrati in precedenza (“Abbiamo avuto scambi”, “Amo il tuo lavoro”, “Amo le tue scarpe”, “E questo genere di cose”, scherza Sir Ben). Poi, i due hanno collaborato nell’opera di Martin Scorsese, “Hugo Cabret”, approfondendo così il rispetto reciproco che provavano l’un per l’altro. Baron Cohen, Charles e Kingsley si incontrarono più tardi a New York per discutere il nuovo progetto, e trovarono una connessione tremenda tra di loro. Abbiamo parlato del film, e della vita in generale. Se si osservano i differenti personaggi che ci ha donato attraverso gli anni, si scorge la sua capacità di poter fare, virtualmente, qualsiasi cosa. Ma quello che a noi interessava davvero di lui, era che non doveva cercare di essere divertente, ma al contrario serioso, e questo sarebbe risultato davvero divertente. Lui ha abbracciato convinto il progetto”, racconta Charles.
Sir Ben Kingsley afferma, “Vorrei tranquillizzare il pubblico che nessun civile è stato leso nella realizzazione di questo film. Nessuna capra e nessun civile. Abbiamo avuto l’opportunità di avere un cast di attori spettacolare, tutti professionisti. Tutto è stato sceneggiato, provato e realizzato, e questo necessitava di un equipaggiamento forse 20, 30 o 40 volte più grande delle squadre che son servite in precedenza, per allestire i suoi raid. Tutto ciò che ne è scaturito è eccitante e altrettanto impegnativo, quanto gli altri progetti, ma in modo differente”.
Anche per uno dei migliori attori drammatici del cinema, essere faccia a faccia con Baron Cohen ha rappresentato qualche difficoltà. Kingsley attesta, “L’ovvia sfida per me, a lavoro con Sacha, era cercare di non essere divertente. Non permettere al suo stupendo senso dell’umorismo di contagiarmi, dovevo essere di pietra. Io sono l’uomo retto, ma dovevo essere comunque attento al ritmo comico. È come giocare del grande tennis, io ripasso, con un dritto, la palla a Sacha, che a questo punto può ripassarmela nel suo modo pazzo, e io gli la rimando con un dritto. È proprio da questo contrasto, che speriamo, fuoriesca la dinamica del loro rapporto comico”.
Jason Mantzoukas ha trovato lo stare sul set di un film di Sacha Baron Cohen quasi intimidatorio, come entrare in una squadra dove tutti si conoscono già a vicenda. Ma ha anche trovato estrema gratificazione da ciò. Lui dice, “C’era una sorta di spirito d’appartenenza in quel gruppo di persone che già avevano collaborato insieme altre volte, e quelle dinamiche funzionavano davvero e resero il mio lavoro sul set molto divertente. Ovviamente, c’era un copione, ed era molto divertente. Ma poi, c’era un altro documento, un copione con battute alternative. E abbiamo esplorato anche quest’altro. Inoltre gli sceneggiatori avevano anche altre opzioni possibili. Oppure succedeva che Sacha, all’improvviso avesse un’idea, anche nel bel mezzo di una ripresa, e si andava con quella. É stato bello far parte di un ambiente in cui le idee potevano venire da chiunque e da qualunque cosa, e siamo stati tutti spronati nel provare questo approccio”.
“La persona per cui mi dispiace di più”, ammette Mantzoukas, “è stato il supervisore al copione. Non so come sia riuscita ad affrontare tutto questo. A volte, abbiamo fatto anche 20 minuti di riprese”.
CERCANDO E FILMANDO NEL MONDO DI ALADEEN
Il fiammeggiante arrivo del Leader negli Stati Uniti è in linea con il suo immenso ego, con una parata lunguo la Fifth Avenue in groppa ad un cammello, mentre protestanti si affiancano al suo percorso. “Amo l’America. È un posto meraviglioso. Morte all’Occidente. Ci sono così tante persone qui che mi amano. Sapete, fuori dell’hotel ci sono molti supporters con cartelli con scritto… Aladeen, Aladeen! Non capisco cosa reciti il resto delle scritte, ma il mio Primo Ministro mi dice che sono estremamente lusinghieri”.
Fa una pausa, poi continua, “A Wadiya, non ci sono dissidenti. I sondaggi dicono che il 112% della popolazione mi adora, e il 14% è indifferente. Non ci sono dissidenti, ne manifestanti nel mio paese. Sono tutti gruppi di terroristi stranieri”.
La produzione de “Il Dittatore” è iniziata a Brooklyn, New York, nel giugno del 2011. Nei seguenti tre mesi la squadra ha visitato quattro dei cinque distretti di New York, girando a Manhattan, Brooklyn, Queens e Staten Island. Il compito di trovare le varie locations è spettato allo scenografo Victor Kempster e al location manager, Kip Myers.
Dice Myers, “questo film aveva moltissime locations già stabilite dalla sceneggiatura: le Nazioni Unite, lo zoo, Fifth Avenue. Ma l’idea di creare Wadiya a New York si è rivelato essere un vero rompicapo”.
Ricorda Kempster, “Quando ho incontrato Sacha, avevo visto soltanto “Brüno”, che reputavo divertente, un atto perverso di provocazione vera. Ho pensato che il suo stare nel personaggio per oltre 16 ore, tirando fuori e analizzando ogni aspetto di possibile interazione, fosse davvero incredibile. Alla riunione, siamo stati molto cauti riguardo il copione. Questo era il primo film narrativo per Sacha, e possiede una satira politica meravigliosa. E io ero stupito dalla tempistica perfetta. Si parla di un dittatore nord-africano, e intanto, il nord-Africa e il Medio Oriente stavano attraversando un periodo davvero esplosivo. Ho pensato che Sacha fosse davvero un veggente per realizzare una cosa tanto attuale quanto ben fatta”.
“Anche il tono del film era davvero interessante, in quanto è satira politica che si nutre di tutte le abilità comiche di Sacha”, continua lo scenografo. “Ma c’è anche una bella storia al suo interno, un modo elegante per renderla una commedia. In un certo senso, è come se ci fosse una storia dal fascino d’altri tempi, ciò nonostante moderna. Si ha questo personaggio completamente pazzo, il cui rapporto con il mondo reale non ha nessun senso. È narcisista e molto bizzarro. Arrivato a New York, si confronterà con un mondo totalmente sconosciuto”.
Nel fare ricerche per il film, Kempster ha viaggiato in Marocco e negli Emirati, per farsi un’idea di come un tale uomo sarebbe realmente vissuto. Così, la produzione si è anche ispirata a personaggi come il libico Gheddafi, “un genio in fatto di abbigliamento, una strana combinazione tra rude e dandy”, dalla vita cosi scandalosa.
Kempster sottolinea, “Abbiamo guardato l’architettura degli Emirati, e abbiamo osservato tutte le novità che ci sono, e il modo quasi rapace con cui stanno costruendo nuovi e competitivi progetti architettonici. Più grandi di qualsiasi cosa, migliori di tutti, assumono i migliori architetti del mondo. Ciò che rende davvero affascinanti questi Leader è la combinazione tra l’oltraggioso e scelte molto particolari… come il loro ripetuto uso di opere d’arte che li ritraggono in diverse situazioni”.
Sia Baron Cohen che lo scenografo hanno esaminato aspetti diversi della vita di un dittatore, anche attraverso il libro “Dictator Style”… le scelte artistiche, piuttosto audaci, dimostrate nella collezione di Saddam Hussein. Kempster: “Lo stile delle opere d’arte è di fantasia. Nude e affascinanti bellezze, molto ben dotate. Tigri volanti in un luogo dove le città fluttuano tra le nuvole”.
Il Supremo Leader non è timido quando si tratta di giudicare lo stile (o la mancanza di esso) degli ‘altri leader’: “il modo in cui si veste Ahmadinejad è estremamente imbarazzante per i dittatori. Sembra una spia di “Miami Vice”. Voglio dire, perché non indossa mai una cravatta? È forse sempre venerdì casual in Iran? What the F**K? (WTF?)”.
Per il palazzo di Aladeen, tre locations sono state unite in una; la sua camera da letto è diventata uno dei set più magnifici, ed era realmente una delle superbe stanze della Villard Mansion (oggi Helmsley Palace Hotel). Per il costumista Jeffrey Kurland, “Aladeen è una sorta di ragazzo/bambino, con una forte sessualità adolescenziale. Questo è parte del fascino con cui Sacha lo ha interpretato. È davvero come un bambino cresciuto e la sua idea di rapporto sessuale è assolutamente stupida, al limite dell’impossibile; per questo è anche molto divertente”.
Come già accaduto in precedenza, Baron Cohen non è stato solamente interprete del film, anche in questo progetto ci son stati momenti in cui l’attore ha ceduto il passo allo scrittore/produttore. Larry Charles illustra: “in ‘Borat’, ci svegliavamo al mattino e ci incontravamo nella lobby, e lui era già Borat. Sarebbe potuto rimanere Borat anche tutto il giorno. Quando affrontavamo argomenti e discussioni, lui parlava come Borat. Non avevamo mai una seconda ripresa con Borat o Brüno, così, comunque sarebbe venuta la scena ci saremmo dovuti accontentare. Con “Il Dittatore”, potevamo tagliare, montare, parlare per aggiustare delle cose, e quindi non era pratico per lui restare tutto il giorno nei panni del personaggio. Ma avevamo i nostri piccoli trucchi per farlo immergere nel personaggio appena davanti la camera. Così, anche dopo una grande discussione su una scena, risultava davvero in grado di rimanere nel personaggio e in quella mentalità, persino senza l’uso della voce, è ancora lì”.
Dove può trovare, un dittatore, un impianto nucleare dismesso quando ne ha bisogno? Beh, che dire di East Shoreham, New York, a Long Island? Lo Shoreham Nuclear Power era un impianto nucleare adiacente il Wading River a East Shoreham, New York. Dismesso in seguito alle proteste del 1989, e dopo aver generato solo una piccola quantità di energia elettrica durante i test, è inutilizzato da oltre 20 anni.
Ricorda Kip Myers, “Abbiamo cercato ovunque questa location. Abbiamo visitato enormi capannoni vuoti e hangar aerei, oltre a cantine di New York con enormi tubi, ma Victor era convinto che questa location dovesse essere molto grande. Alla fine ci siamo imbattuti nella Shoreham Nuclear Power Plant.”
Ripetuti test effettuati con un contatore Geiger, hanno confermato un ambiente completamente sicuro, ma alcuni erano comunque nervosi durante la prima visita della location. Nervosismo che ha subito lasciato spazio all’entusiasmo per avere avuto a disposizione una location così perfetta per la storia.
La produzione ha occupato la sala di controllo della struttura e ha costruito un gigantesco set, stile “Dr. No”, basato su una stanza iraniana di un simile impianto.
L’entrata all’impianto è stato girata in una piccola fattoria in Spagna, in modo che l’impianto stesso sembrasse un rudere abbandonato nel bel mezzo del deserto. Aladeen cammina attraverso mucche e donne lavandaie, passa attraverso una porta molto tecnologica, e si ritrova nell’impianto nucleare.
Più tardi, il suo ritorno alla centrale mostrerà un generale peggioramento nella struttura, con le mucche fisicamente entrate a ruminare nella centrale.
Per quella scena, 24 mucche, tra Holsteins e Cardenas, sono state portate dalla Pennsylvania e trasportate fino al set, al quarto piano, attraverso un nuovo e moderno ascensore (quello originale della struttura non funzionava più), dove le comparse animali si aggiravano per la stanza (ricoperta di moquette e coperta di fieno).
Dai bovini, alla grande città…una delle scene più complicate da girare, non è avvenuta in una fattoria o in una centrale nucleare, ma per le strade di New York. Secondo il copione, l’entrata di Aladeen nella Grande Mela doveva avvenire attraverso una parata sulla Fifth Avenue. La programmazione delle riprese estive de “Il Dittatore” venne confrontata con i vari eventi estivi e le parate che spesso avvengono in città. La produzione ha dovuto prenotare una data velocemente per assicurarsi il permesso a girare.
“Abbiamo chiuso la Fifth Avenue dalla 53ma Strada fino alla 57ma Strada, e abbiamo dovuto re-indirizzare il traffico dalle 6:00 alle 10:00 del mattino. Abbiamo avuto un solo giorno di giugno per farlo, una sola chance, perché ci sono molte parate a New York durante l’estate. Grazie al cielo è stata una splendida giornata di sole”, ricorda Kempster.
La produzione, non solo ha dovuto chiedere un permesso alla polizia, ma anche al dipartimento della salute, visto che Aladeen (e i suoi bagagli) viaggiano sulla Fifth Avenue in groppa a dei cammelli. I permessi sono stati emessi grazie al Rockefeller Center e all’uso che fa degli animali durante la rappresentazione annuale natalizia della mangiatoia (nuove leggi sono entrate in vigore, dopo aver finito di girare, secondo cui nessuna creatura sarebbe più stata ammessa in una scena, per questo i cammelli de “Il Dittatore” hanno fatto appena in tempo a vedere New York). I cammelli erano in buona compagnia, marciando accanto ad una vera limousine presidenziale e quattro Lamborghini Murciélagos personalizzate.
Una volta terminata la scena sulla Fifth Avenue, la compagnia si sposta al Roosevelt Hotel, chiamato Il Lancaster nella storia, il primo luogo visitato da Aladeen a New York. (Gli interni della sua sontuosa suite sono stati ricostruiti in un teatro di posa di Brooklyn, e prendeva quasi tutto lo spazio. L’esterno dell’hotel, la lobby e la sala da ballo invece compaiono nelle riprese).
Spiega Kempster: “Quando ero a fare ricerche in Marocco, c’era un hotel vicino, dove uno di questi “Re” stava per andare a soggiornare. Arrivò con un seguito enorme di persone. Quando viaggiano, cambiano ogni arredamento, appendono i loro ritratti e arazzi autocelebrativi, le mogli e le donne non vivono nello stesso spazio, così quando abbiamo disegnato la sua stanza d’hotel, abbiamo cercato di apportare un po’ di queste esperienze”.
Un importante risultato per la produzione è stato ottenere di poter girare e riprendere la dimostrazione anti-Aladeen fuori dalle Nazioni Unite. Nonostante avessero già ricevuto moltissime richieste per girare drammi all’interno o all’esterno della struttura, questa era la prima volta che la richiesta arrivava per una commedia. Ma dato che uno dei punti nevralgici della storia riguarda la lotta di una nazione per ottenere la democrazia, l’ONU ha accettato.
Io sputo sulle Nazioni Unite. Perché dovrei stare ad ascoltare le Nazioni Unite? Sapete che mi hanno invitato a parlare? Sapete per quanto tempo mi hanno invitato a parlare? Sette minuti. Sapete cosa ho risposto? Parlerò per 14 ore, e qualcuna sarà davvero intraducibile…
Tali collisioni tra il ‘reale’ e il quasi ‘reale’ sono state avvertite da Sir Ben Kingsley. Egli sottolinea, “Credo che Sacha sia senza paura, come lo è stato Charlie Chaplin quando decise di girare “Il Grande Dittatore”, nel 1940. Recentemente ne ho ricevuto un DVD e sono rimasto stupito dal fatto che sia stato realizzato in quel periodo. Prima dell’entrata in guerra degli Stati Uniti nel 1941, troviamo il protagonista intento a prendersi gioco non solo di Hitler, ma anche della Germania Nazista e dell’Italia fascista. È un film divertente e senza pietà, un grande pezzo di satira, pericolosamente attuale. Penso che Sacha e Chaplin abbiano molto in comune”.
Il set per il Collettivo Terra Libera di Zoey aveva bisogno di essere allestito in un negozio vuoto, e situato in un quartiere imperturbabile, per 15 giorni di riprese. La produzione ha ottenuto un grande risultato scoprendo un grande magazzino in disuso sulla 37ma West, con abbastanza spazio per i molteplici veicoli della produzione e un impatto quasi zero sui vicini e sui passanti.
Ma al piano di sopra mancava qualcosa, un luogo dove allestire il tetto come un orto, descritto nel copione, così per completare ciò ci siamo trasferiti in un’altra location. Il tetto del negozio sulla 37ma strada non sembrava il luogo ideale dove allestire un giardino. Così per la fattoria del Collettivo, la compagnia si è spostata a Brooklyn dove, sul corso dell’East River, con una vista stupenda dello skyline di Manhattan, si trova la Eagle Street Rooftop Farm, precisamente sul tetto di un magazzino a Greenpoint. Durante la stagione della crescita a New York, i contadini di Eagle Street forniscono cibi freschi ai ristoranti della zona, attraverso un programma agricolo culturale supportato dalla comunità.
Ancora più realtà è entrata nella produzione, al momento della scelta del luogo dove allestire la scena di Aladeen al ristorante, situato nella fittizia area di New York chiamata Little Wadiya. La produzione aveva anche scoperto una piccola area nel Queens conosciuta come Little Egypt, circa nello stesso momento dei disordini e delle recenti manifestazioni nel paese.
Come Baron Cohen e i filmmakers entravano e uscivano dai ristoranti, così gli impiegati dei ristoranti erano in sintonia con le notizie che giungevano dalla Libia e dall’Egitto, erano in grado di osservare in prima persona come ci si sente nell’attendere a lungo un cambiamento in qualche nazione dall’altra parte del mondo..
Altre locations a New York includono le scene girate presso l’Apple Store nell’Upper West Side; una società di stampaggio metalli a Brooklyn; l’Icahn Stadium sull’isola di Randall (dove Aladeen vince molte gare e molte medaglie); l’eliporto sulla West 30ma Strada; il Queensboro Bridge; l’Orsay Restaurant nell’Upper East Side; Times Square; l’ex chiesa battista, Mount Moriah Baptist Church, a Central Harlem (recentemente venduta per ricavarne una comunità culturale e un museo); e lo Zoo di Staten Island.
La realtà contingente ha inoltre portato la produzione verso scelte alternative, quando il panorama del Medio Oriente ha reso necessario un cambio nelle scelte programmate, e se all’inizio il Marocco doveva essere la location dove allestire Wadiya, dopo i recenti disordini la produzione ha deciso di girare quelle scene in parti differenti della Spagna.
Per Charles: “stavamo per andare a girare il nostro Medio Oriente in Marocco, ma il clima politico era troppo instabile. Questo credo rendesse l’intero progetto di estrema importanza attuale, ma era tutto molto rischioso. È bello essere un passo avanti rispetto gli eventi, ma non vorrei mai cadere due passi dopo. Gli eventi della Primavera Araba continuano tutt’oggi e non sembrano destinati a concludersi a breve”.
Alla fine delle riprese a New York, la produzione si è spostata a Siviglia, Spagna, dove la famosa Plaza de España è stata doppiata per gli esterni del palazzo di Aladeen a Wadiya. Disegnato da Aníbal González come parte di un più vasto piano di sviluppo urbanistico in occasione dell’esposizione Ibero-Americana, il Mudejar Pavilion, è stato il perno centrale dell’Expo Mondiale, Ibero-American, del 1929.
Dopo Siviglia, la compagnia ha levato le tende, alla volta dell’Isola di Fuerteventura, una delle Canarie spagnole, nell’Oceano Atlantico, al largo delle coste africane. Seconda isola più grande delle Canarie, Fuerteventura è stata dichiarata riserva della biosfera dall’UNESCO nel 2009. Sebbene sia considerata una meta turistica, la maggior parte dell’isola è costituita da grandi pianure, lava e montagne vulcaniche.
In un accenno a “Lawrence d’Arabia”, la produzione ha approfittato delle splendide dune di Corralejo per girare le scene in cui Aladeen cavalca Garrett, il suo potente stallone, attraverso il deserto di Jalabiya a Wadiya. (Garrett vanta anche ruoli da protagonista in film come “Hidalgo-Oceano di Fuoco”, “Alexander” e “Scontro tra Titani”). Gli esterni per lo stabilimento nucleare di Wadiya sono stati trovati appena fuori da Puerto del Rosario, e altre scene che coinvolgono delle capre (ci possono essere cosi tante scene che includono una mandria di capre?) sono state girate sulle montagne della regione di La Oliva, nella punta settentrionale dell’isola.
LASCIANDO WADIYA
Per il regista Larry Charles, la sua terza collaborazione con Sacha Baron Cohen gli ha fornito l’ennesima occasione per esplorare un particolare tipo di cinema. Dice Charles in chiusura, “la mia commedia preferita è sempre quella che riesce a lavorare su più livelli… Questo lo rintraccio anche tornando indietro con la memoria, quando ero un ragazzino e vedevo i cartoons della Warner Bros, come Bugs Bunny. Crescendo e diventando più sofisticato, ho capito che in quei cartoon esistevano riferimenti per ogni livello di adulto, spesso realizzati attraverso elementi che nessun bambino avrebbe mai potuto comprendere e proprio questo mi ha fatto venire voglia di capire di più. Più tardi ho rintracciato cose simili nello show del “Saturday Night Live”. Per questo sono felice per ogni persona che andrà a vedere questo film e riuscirà a coglierne il significato preferito. Il mio lavoro principale è quello di offrire il massimo al pubblico, per regalare un’esperienza il più intensa possibile, poi sta agli spettatori impegnarsi in qualcosa, qualunque cosa credano necessaria.
Quindi sono aperto a tutte le esperienze che le persone avranno con questo film, fin tanto che il film faccia piacere”.
Qualunque sia il futuro di Wadiya e del suo Leader, Aladeen avrà sempre un posto nel suo cuore per i bei tempi passati. “Debbo dire, mi manca Kim Jong, e davvero moltissimo. Sapete, era un bravo ragazzo, è morto come è vissuto… Il ragazzo aveva fatto così tanto per il mondo, sapete. Ha diffuso la saggezza, la compassione e l’herpes in tutto il Sud Est Asiatico. Ma era vittima di bullismo ai raduni dell’Asse del Male. Anche Gaddafi era sempre a fargli scherzi. Una volta, Muammar ha preso il Blackberry di Jong e si è messo a spedire messagini d’amore ad Ahmadinejad, scrivendo che avrebbe voluto baciarlo e promettendo al popolo coreano che avrebbero ottenuto del cibo. Sapete, la Libia ha rischiato un attacco nucleare per questo”.
Il Cast
SACHA BARON COHEN (Generale Aladeen/Produttore/Sceneggiatore) ha lasciato il segno nel mondo della commedia con il suo alter ego “Ali G”, il presentatore della popolare serie della HBO, la pluri-nominata agli Emmy Awards, “Da Ali G Show”. Inizialmente considerato il fenomeno numero 1 in Inghilterra, lo show ha ottenuto un successo immediato dopo la sua messa in onda sulla HBO nel 2003. Baron Cohen ha creato il personaggio di “Ali G” nel 1998 per lo show comico della televisione inglese, “The 11 O’Clock Show”. Baron Cohen era anche produttore esecutivo della serie, oltre che attore e autore.
Appassionato nell’interpretare personaggi, Baron Cohen ha presentato per due volte gli MTV Europe Music Awards, nel 2001 come “Ali G” a Francoforte, Germania, e nel 2005, nel ruolo di “Borat” a Lisbona, Portogallo. È stato eletto da GQ ‘Man of the Year’ per quattro volte in entrambi i versanti dell’Atlantico, e ha consegnato il Class Day nel 2004 alla Harvard University come “Ali G”.
“Da Ali G Show” ha ricevuto sei nominations agli Emmy Awards. Nel 2003 è stato nominato per Outstanding Non-Fiction Program, Outstanding Writing Non-Fiction Program, e Outstanding Directing Non-Fiction Program. Nel 2005 lo show è stato nominato per Outstanding Variety, Music or Comedy Series; Outstanding Writing, Variety, Music or Comedy Series; e Outstanding Directing, Variety, Music or Comedy Series. Lo show ha ricevuto diversi riconoscimenti nel Regno Unito prima del suo debutto negli Stati Uniti, e Sacha Baron Cohen ha ricevuto due BAFTA Awards. Dopo aver completato due stagioni, Baron Cohen ha deciso di conquistare il mondo con “Borat – Studio culturale sull’America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan”, il film con il suo secondo alter ego, Borat Sagdiyev, giornalista Kazako.
Baron Cohen è conosciuto in tutto il mondo per essere il creatore di “una delle più grandi e divertenti commedie dello scorso decennio che forse ha creato un nuovo genere di film”, socondo il magazine Rolling Stone. “Borat” debuttò al primo posto in 24 paesi, e segnò un record negli Stati Uniti, dove con poco meno di 1000 schermi riuscì ad incassare oltre 26 milioni di Dollari. Alla fine il film incassò nel mondo 250 milioni di dollari. Nel 2007, Baron Cohen ha portato a casa il Golden Globe come Best Actor in a Comedy or Musical, e una nomination agli Academy Award® per Miglior Sceneggiatura non Originale.
Fin dall’uscita, nel novembre del 2006, “Borat” ha ottenuto diversi onori e riconoscimenti. Il film è stato nominato come uno dei Ten Most Outstanding Motion Pictures dell’anno dall’AFI. Individualmente, Baron Cohen ha ricevuto il Writer of the Year ai British Writers Guild Awards del 2007 e fu nominato per un WGA Award nella categoria Sceneggiatura Non Originale. Baron Cohen ha ricevuto premi come Miglior Attore dalla Los Angeles Films Critics Association, dalla Utah Film Critics, dal San Francisco Films Critics Circle, dalla Toronto Film Critics Association e dall’Online Film Critics.
I suoi progetti cinematografici includono la commedia di successo, “Ricky Bobby: La storia di un uomo che sapeva contare fino a uno” con Will Ferrell e John C. Reilly. E’ stato la voce del personaggio “Re Julien” nel film animato della DreamWorks Animation, “Madagascar”, che ha incassato oltre 500 milioni di dollari nel mondo. Nel 2008, Baron Cohen ha dato nuovamente la voce a “Re Julien” nel sequel “Madagascar 2”, che è arrivato ad incassare 594 milioni di dollari nel mondo. Nel 2007, Baron Cohen si è unito a Johnny Depp nell’adattamento cinematografico di Tim Burton del classico musical di Sondheim, “Sweeney Todd: il diabolico barbiere di Fleet Street”. In questo film, premiato con l’Academy Award®, Baron Cohen era il ‘Signor Adolfo Pirelly’, il rivale di Todd (Depp) nel mondo del taglio dei capelli.
Nel 2009, Baron Cohen è tornato sugli schermi con “Brüno”, l’altro suo personaggio alter ego del “Da Ali G Show”. Nuovamente in coppia con il suo collaboratore in “Borat”, Jay Roach, Baron Cohen ha prodotto e sceneggiato “Brüno”. Questo film della Universal Pictures ha raggiunto i 138 milioni di dollari nel mondo e ha ottenuto un Peter Sellers Award come Comedy.
Baron Cohen più recentemente ha collaborato con il celebre regista Martin Scorsese nel film “Hugo Cabret”. Ad unirsi a loro, in veste di produttore, il protagonista di “Sweeny Todd: Il diabolico barbiere di Fleet Street”, Johnny Depp. Questo mistero, ambientato negli anni ’30, narra di un orfano che vive all’interno delle mura di una stazione di Parigi, e che viene coinvolto in un mistero che riguarda suo padre (interpretato da Jude Law) e l’enigmatico Pappa Georges. Il film, uscito nel dicembre del 2011, ha ottenuto cinque Academy Awards®.
Senza dubbio Baron Cohen ha catturato il pubblico con i suoi personaggi “Brüno” e “Ali G”; tuttavia tutto il suo talento emergerà, ancor di più, nel prossimo biopic su Freddie Mercury, la cui uscita è prevista nel 2013. Baron Cohen sarà il protagonista, nel ruolo di “Freddie Mercury” in questo attesissimo film che racconta la storia degli anni che portano all’apparizione dei Queen al concerto Live Aid del 1985. Sceneggiatore del film è il nominato agli Academy Award®, Peter Morgan, e produttore del film è, il Premio Oscar®, Robert De Niro.
Baron Cohen risiede tra Los Angeles e Londra con sua moglie, l’attrice Isla Fisher, e le loro due figlie.
ANNA FARIS (Zoey) sta attualmente girando “I Give It a Year”, accanto a Rose Bryne e Simon Baker per la Working Title. Faris è stata vista, l’ultima volta, in “Sexlist”, una commedia romantica della 20th Century FOX, accanto a Chris Evans. Era anche produttrice esecutiva del film diretto da Mark Mylod.
Precedentemente la Faris ha prodotto e interpretato il film di successo “La coniglietta di casa”, nel ruolo della protagonista ‘Shelley Darlington’, una coniglietta di Playboy cacciata dalla famosa Playboy Mansion, che dovrà adattarsi alla vita esterna. Il progetto è nato da un’idea originale di Faris e ha collaborato con gli sceneggiatori de “La Rivincita delle Bionde” per la stesura della sceneggiatura. Nel film era produttrice, insieme alla Happy Madison Productions per la Sony Pictures.
Faris era co-protagonista nel nominato agli Oscar®, “Lost in Translation”, accanto a Bill Murray e Scarlett Johansson per la regia di Sofia Coppola, questo ruolo le valse critiche entusiastiche. Altri credits cinematografici di Faris includono: “Observe & Report”, “Brokeback Mountain” (del regista Ang Lee), “Smiley Face” (del regista Gregg Araki), “L’OrsoYogi”, “Piovono Polpette”, “Alvin Superstar 2”, “Take Me Home Tonight”, “Mama’s Boy”, “Just Friends-Solo Amici”, “Waiting…”, “Frequently Asked Questions About Time Travel”, e “Scary Movie”, “Scary Movie 2”, “Scary Movie 3”, e “Scary Movie 4”. Questi quattro ultimi film sono, ad oggi, la franchise di maggior successo della Dimension Films.
In televisione, Faris ha interpretato memorabili e ricorrenti ruoli in “Entourage” nel ruolo di se stessa, e nella stagione finale di “Friends”, interpretava la madre surrogata del bambino adottato da ‘Monica’ e ‘Chandler’.
Originaria di Seattle, la Faris ha iniziato a recitare a teatro fin da giovane. Attualmente vive a Los Angeles.
Dopo aver ottenuto un Academy Award®, 2 Golden Globes e 2 BAFTA Awards per il suo avvincente ritratto del leader indiano Mahatma Gandhi, SIR BEN KINGSLEY (Tamir) continua ad apportare sfumature e dettagli ineguagliabili in ogni suo personaggio. Nel 1984, Kingsley è stato premiato con il Padma Sri da Indira Gandhi e dal governo dell’India. Kingsley ha ottenuto inoltre altre tre nominations agli Oscar®, per “Bugsy” (1991), “Sexy Beast” (2000) e “La casa di sabbia e nebbia” (2003). I suoi ruoli sono da sempre diversificati e sfaccettati tanto quanto il suo talento, dal robusto vice presidente in “Dave-Presidente per un giorno” all’intrigante Fagin di “Oliver Twist”. Fin dalla sua investitura come Cavaliere della Regina Elisabetta II, nel capodanno del 2001, Kingsley ha continuato a ricevere onori da stella internazionale.
Kingsley è stato recentemente visto nel film di Martin Scorsese, “Hugo Cabret” accanto a Sacha Baron Cohen e Chloë Moretz; uscito nel 2011, il film ha ottenuto cinque Academy Awards®. Kingsley era anche in un altro film di Martin Scorsese, il dramma ambientato negli anni ’50, “Shutter Island”, con Leonardo DiCaprio, Mark Ruffalo e Michelle Williams, oltre che nel film di Jerry Bruckheimer, “Prince of Persia: Le sabbie del tempo”, con Jake Gyllenhaal e Gemma Arterton.
Recentemente è stato protagonista del sensuale “Lezioni d’amore” accanto a Penelope Cruz e diretto da Isabel Coixet, per il cui ruolo è stato nominato come British Actor of the Year dalla London Critics Circle Film Awards. Era in due film dell’edizione 2008 del Sundance Film Festival, donando così un ulteriore punto di vista del suo lavoro: nel vincitore del Premio del Pubblico e del nominato al Premio della Giuria, “Fa la cosa sbagliata”, in cui interpreta uno psichiatra drogato accanto a Josh Peck, Famke Janssen, Olivia Thirlby e Mary-Kate Olsen; e nel thriller “Transsiberian”, nel ruolo di un misterioso viaggiatore accanto a Woody Harrelson. Ha inoltre recitato in “50 Dead Men”, un thriller ambientato nella pericolosa Irlanda degli anni ’80, e nella più spensierata commedia, “War, Inc.” accanto a John Cusack.
Immerso nel teatro inglese, Kingsley ha dato il via alla sua carriera con l’ingresso nella Royal Shakespeare Company nel 1967. Dai ruoli in “A Midsummer Night’s Dream”, “The Tempest”, Bruto in “Julius Caesar” e i ruoli protagonista in “Othello” e “Hamlet”, tra gli altri, i suoi ruoli più recenti e diversificati comprendono quelli in “The Country Wife”, “The Cherry Orchard”, “A Betrothal” e “Waiting for Godot”.
La carriera cinematografica di Kingsley è iniziata nel 1972 con il thriller “Gli ultimi sei minuti”, ma il suo primo ruolo da protagonista arrivò un decennio dopo, nell’epico “Gandhi”, diretto da Richard Attenborough. In seguito a questa interpretazione, premiata con Oscar® si è cimentato in film come “Tradimenti”, “Tartaruga ti amerò”, “Harem”, “L’isola diPascali”, “Senza indizio” (nel ruolo di Dr. Watson accanto a Michael Caine, Sherlock Holmes) e “Ragazzi” con Kim Novak. Durante gli anni ’90, Kingsley si è distinto attraverso i suoi personaggi in “Bugsy”, “I signori della truffa”, “Sotto Scacco” e “Dave – Presidente per un giorno”. Nel 1994 è stato nominato ad un BAFTA Award per il suo memorabile ruolo di ‘Itzhak Stern’ nel film di Steven Spielberg, premiato con sette Oscar®, “Schindler’s List”.
Durante l’ultimo decennio, Ben Kingsley è rimasto uno dei talenti più ambiti e onnipresenti. A partire da film come “Regole d’onore”, “Da che pianeta vieni?” e “Sexy Beast”, per cui ottenne una nomination agli Oscar® per la sua interpretazione di un brutale gangster; nel 2004 ha ricevuto la sua più recente nomination agli Oscar®, per il suo ritratto dell’orgoglioso emigrante iraniano nell’acclamato, “La casa di sabbia e nebbia”. Tra i suoi film più recenti, annoveriamo, “Oliver Twist” di Roman Polanski, il dramma “Slevin- Patto criminale”, “You Kill Me” di John Dahl, e la saga sull’Impero Romano, “L’ultima legione”.
JASON MANTZOUKAS (Nadal) ha recentemente iniziato la produzione della seconda stagione di “Enlightened” per la HBO. È anche apparso nel ruolo di Rafi in “The League” di FX, ed è stato guest-star in “Parks and Recreation”, “Life and Times of Tim” e “NTSF”.
I suoi credits cinematografici includono “Please Give” e “Baby Mama”.
Come scrittore, Mantzoukas ha creato il pilot di “Off Duty”, interpretato da Bradley Whitford sulla NBC, e recentemente ha sviluppato “Ambulance Chasers” per FX. Sta attualmente scrivendo una sceneggiatura originale come componente dell’Imagine Writer’s Lab e ha inoltre scritto, più recententemente, “Ride Along”, interpretato da Ice Cube per la New Line.
È stato inoltre autore e consulente delle ultime due stagioni di “Children’s Hospital”, andato in onda su Adult Swim, ed è stato consulente in “Portlandia” per la IFC.
L’anno scorso Mantzoukas, insieme a Paul Scheer e June Diane Raphael, ha creato il podcast “How Did This Get Made”, nel quale ogni settimana si discute e si cerca di dare un senso a quei film notoriamente brutti. La serie è stata nominata, da iTunes, come “Best New Comedy Podcasts” del 2011.
I Filmmakers
LARRY CHARLES (Regista) è il premiato sceneggiatore, produttore e/o regista di classici della commedia come i “Seinfeld”, “Curb Your Enthusiasm”, ”Entourage”, “Borat”, “Brüno”, “Religulous” e “Il Dittatore”.
SACHA BARON COHEN (Sceneggiatore/Produttore) – Vedere “Il Cast”
ALEC BERG, DAVID MANDEL e JEFF SCHAFFER (Sceneggiatori/Produttori) hanno iniziato insieme la carriera di scrittori, al college, come editori di The Harvard Lampoon. Nel 1991, hanno ottenuto il primo loro credit, con Comedy Central per “MTV Give Me Back My Life”. Dopo una separazione (Berg e Schaffer al “Late Night with Conan O’Brien” e Mandel al “Saturday Night Live”), si sono riuniti per “Seinfeld”. Lì ottennero numerose nominations agli Emmy e hanno contribuito al successo dello show fino alla sua cancellazione da parte della NBC.
Dopo essere usciti dal business della televisione, hanno iniziato a concentrarsi sul cinema, scrivendo diverse sceneggiature originali e attuando numerose riscritture per Mike Myers, Will Smith, Jim Carrey, Robert Zemeckis, Jay Roach, Ron Howard e Brian Grazer. Nel 2004, hanno co-scritto e co-diretto la commedia culto per teenager, “Viaggio in Europa-Eurotrip”.
Negli ultimi anni sono tornati in TV per scrivere, dirigere e produrre per la HBO, “Curb Your Enthusiasm”, con Larry David, per cui hanno, ancora una volta, ricevuto numerose nominations agli Emmy.
Sulla scia del lavoro svolto insieme su “Borat” e “Brüno”, il trio ha ideato e co-scritto con Sacha Baron Cohen, la sceneggiatura che sarebbe diventata “Il Dittatore”. Sono, inoltre, produttori del film.
TODD SCHULMAN (Produttore) collabora con Sacha Baron Cohen dal 2003, anno della serie televisiva della HBO, “Da Ali G Show”. È stato supervisore sul set del nominato agli Oscar®, “Borat – Studio culturale sull’America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan” e ha co-prodotto “Brüno”.
Dal 2009 è vice presidente della produzione e dello sviluppo presso la casa di produzione di Sacha Baron Cohen, la Four By Two Films.
Negli anni ‘90, lo sceneggiatore nominato agli Academy Award®, ANT (ANTHONY) HINES (Produttore) ha lavorato in una serie di show comici e di successo inglesi per la BBC e Channel 4, tra le altre emittenti, che lo hanno portato a conoscere e a lavorare con Sacha Baron Cohen a Channel 4 per “The 11 O’Clock Show”. Seguito poi dall’enorme successo della serie “Da Ali G Show” per lo stesso canale, dopo cui la HBO commissionò due serie dallo stesso titolo, in cui Hines era il capo autore, ottenendo due nominations agli Emmy. Hines ha continuato a collaborare con Baron Cohen come co-scrittore nel film “Borat – Studio culturale sull’America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan”, che gli valse una nomination agli Academy Award®. Ha poi co-scritto e prodotto esecutivamente “Brüno” per la Universal Pictures ed è inoltre un produttore de “Il Dittatore”. Attualmente, Hines sta co-sceneggiando per la Sony, il film “Church Wars”, e sta sviluppando una serie Tv con episodi di mezz’ora per la HBO.
I film di SCOTT RUDIN (Produttore) includono: “Millennium-Uomini Che Odiano Le Donne”, “Moltoforte, incredibilmente vicino”, “L’arte di vincere”, “Moonrise Kingdom“; “The Social Network”; “Il grinta”, “Lo stravagante mondo di Greenberg”, “È complicato”, “Fantastic Mr.Fox”; “Julie &Julia”; “Il Dubbio”, “Non è un paese per vecchi”, “Il petroliere”, “Reprise”, “The Queen– La regina”, “Il matrimonio dimia sorella”, “Diario di unoscandalo”, “Venus”; “Closer”; “Team America: World Police”; “I Heart Huckabees – Le strane coincidenze della vita”, “School ofRock”; “TheHours”, “Iris- un amore vero”, “I Tenenbaums”, “Zoolander”; “Il Mistero diSleepyHollow”, “Al di là della vita”, “South Park:il film – Più grosso, più lungo & tutto intero”, “The Truman Show”; “In & Out”; “Ransom – Il riscatto”, “Il club delle primemogli”, “Ragazze a Beverly Hills”, “Lavita a modo mio”,“Il socio”, “In cerca diBobby Fischer2, “Sister Act- Una svitata in abito da suora” e “La famiglia Addams”.
I suoi credits teatrali comprendono: Passion; Hamlet; Seven Guitars; A Funny Thing Happened On TheWay to The Forum; Skylight; The Chairs; The Blue Room; Closer; Amy’s View; Copenhagen; The Designated Mourner; The Goat, or Who is Sylvia?; Caroline, orChange; The Normal Heart; Who’s Afraid of Virginia Woolf?; Doubt; Faith Healer; TheHistory Boys; Shining City; Stuff Happens; The Vertical Hour; The Year of MagicalThinking; Gypsy; God of Carnage; Fences; The House of Blue Leaves; Jerusalem; TheMotherf**ker with the Hat; The Book of Mormon.
In televisione, “The Newsroom” per la HBO.
MARI JO WINKLEY-IOFFREDA (Produttrice esecutiva) – è stata produttrice esecutiva in “Premium Rush”, diretto da David Loepp e interpretato da Joseph Gordon Levitt; “Fair Game: Caccia Alla Spia”, diretto da Doug Liman e interpretato da Naomi Watts e Sean Penn; “American Life”, diretto da Sam Mendes e interpretato da John Kransinski e Maya Rudolf; e in “L’Amore Secondo Dan”, diretto da Peter Hedges e interpretato da Steve Carell e Juliet Binoche. Prima del suo ruolo di produttrice esecutiva, è stata co-produttrice di “Sapori e Dissapori”, diretto da Scott Hicks, con Catherine Zeta Jones, Aaron Eckhart e Abigail Breslin; in tutti e due i film di Curtis Hanson, “Le Regole del Gioco” con Erica Bana e Drew Barrymore, e “In her Shoes: Se Fossi Lei”, con Cameron Diaz, Toni Collette e Shirley MacLaine. Ha inoltre co-prodotto il remake del successo giapponese “Shall we Dance?”, diretto da Peter Chelsom, interpretato da Richard Gere e Jennifer Lopez.
Winkler ha iniziato la sua carriera attraverso le fila della produzione, ed è stata direttore di produzione per un decennio, in film come “The Shipping News- Ombre dal Profondo”, “Ritorno a Cold Mountain”, “Segreti”, “La Seduzione Del Male” e “L’Oggetto Del Mio Desiderio”.
È un’ambientalista convinta ed è presidente della PGA National Green Committee. Vive a New York con suo marito e la loro figlia.
ADAM McKAY (Produttore Esecutivo) è uno sceneggiatore, regista e produttore, i cui credits cinematografici includono “Anchorman- La leggenda di Ron Burgundy”, “Ricky Bobby: La Storia di in uomo che sapeva contare fino a uno”, “Fratellastri a 40 anni” e, più recentemente, “I poliziotti di riserva”. È un autore capo del “Saturday Night Live” e uno dei membri fondatori della Upright Citizens Brigade. Altro suo recente credit è la scrittura per Michael Moore di “The Awful Truth” e ha co-fondato il sito web comico “Funny or Die” con Will Ferrell. Adam inoltre è produttore la serie di successo della HBO, “Eastbound and Down”, ora alla terza stagione, attraverso la società di Ferrell, la Gary Sanchez Productions. Nel 2009 ha fatto irruzione nel teatro, dirigendo lo show di Broadway, nominato ai Tony, “You’re Welcome America: A Final Night with George W. Bush”.
PETER BAYNHAM (Produttore Esecutivo) – è un acclamato autore televisivo e sceneggiatore cinematografico oltre che produttore, nei suoi credits troviamo la commedia di successo “Borat – Studio culturale sull’America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan”, per cui ottenne una nomination agli Oscar® e ai Writers Guild Award per Miglior Sceneggiatura non Originale. Il film fu inoltre nominato ai Golden Globe nella categoria Best Musical or Comedy, e fu inserito nella classifica dei migliori film del 2006, secondo l’American Film Institute. Baynham ha anche scritto la storia per “Brüno”. Ha creato per la Sony Pictures/Aardman Animation, il successo dell’animazione, “Il Figlio di Babbo Natale 3D”, scritto insieme alla regista Sarah Smith. Il film, nominato ai Golden Globe, ai BAFTA, e agli Annie Awards, ha ricevuto ottime critiche; per il sito Rotten Tomatoes è il miglior film d’animazione del 2012.
I credits televisivi di Baynham comprendono la scrittura di due stagioni della popolarissima serie della BBC “I’m Alan Partridge”, con Steve Coogan. La serie ha vinto un British Comedy award e Baynham ha ricevuto un BAFTA per Miglior Serie. Ha inoltre ricevuto un’altra nomination ai BAFTA come co-scrittore della serie della BBC 2, “The Day Today”. In aggiunta Baynham ha co-scritto per Channel 4, la controversa serie comica, “Brass Eye and Jam”.
Baynham è anche un performer, e tra i suoi credits troviamo il personaggio di Peter nella serie della BBC, “Fist of Fun” e la co-presentazione della serie satirica, “Friday Night Armistice”. Beynham ha inoltre scritto e diretto la sua acclamata serie animata, per la BBC, “I’m not an Animal”.
Un prossimo progetto in sviluppo, lo vede impegnato accanto a Sacha Baron Cohen, nella commedia “Accidentes”.
Il percorso della carriera di Baynham è stato a dir poco tortuoso. Cresciuto nel Galles, è scappato per mare all’eta di 16 anni. Tuttavia il suo incontro con il romanticismo del lavorare in alto mare è stato un disastro, quando in seguito ad una quasi collisione, gli è stato chiesto di lasciare la Marina Mercantile. Baynham si è allora trasferito a Londra per coltivare la sua carriera di scrittore. Rimane comunque un pessimo navigatore.
DAN MAZER (Produttore Esecutivo) è uno sceneggiatore britannico, produttore televisivo e cinematografico, regista e comico. È meglio conosciuto come partner nella scrittura e nella produzione, di Sacha Baron Cohen e ha collaborato con lui a personaggi come “Ali G” e “Borat.” Mazer ha co-scritto e co-prodotto i film “Ali G” (2002), “Borat – Studio culturale sull’America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan” (2006) e “Brüno” (2009).
Mazer ha frequentato la Haberdashers’ Aske’s Boys’ School, dove ha incontrato Baron Cohen. Ha continuato studiando giurisprudenza alla Peterhouse, Cambridge University. È stato un membro attivo del Cambridge Footlights mentre era all’università e ne ha ricoperto il ruolo di vice-presidente dal 1993 al 1994. I suoi primi lavori, includono lavori di produzione in “The Word”, “The Big Breakfast” e “The 11 O’Clock Show”. Più recentemente, ha creato, scritto e diretto, “Dog Bites Man” per Comedy Central.
Nel 2007, è stato nominato agli Academy Award® per Best Adapted Screenplay per aver co-scritto “Borat – Studio culturale sull’America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan” insieme a Sacha Baron Cohen, Ant Hines, Peter Baynham e Todd Phillips.
Oltre a lavorare su diversi lungometraggi, è attualmente in produzione di “I Give It a Year”, una commedia anti-romantica interpretata da Rose Byrne, Anna Faris, Rafe Spall e Simon Baker per la Working Title Films e Studio Canal, che segna il suo debutto come regista.
“Il Dittatore” segna la prima collaborazione tra VICTOR KEMPSTER (Scenografo) e Sacha Baron Cohen. Precedentemente, Kempster ha collaborato con Tom Hanks in tre film: in “La Guerra DiCharlie Wilson” di Mike Nichols, e in entrambi i film diretti da Hanks, “Music Graffiti!” e “L’amore all’improvviso”, co-interpretato da Julia Roberts.
Kempster ha iniziato come cordinatore di location prima di scoprire la sua vocazione per il reparto artistico. È stato direttore artistico nel Premio Oscar®, “A spasso con Daisy”, prima di intraprendere un lungo e fruttuoso rapporto professionale con Oliver Stone. Per il suo lavoro in “Nato Il Quattro Luglio”, ottenne di essere lo scenografo nell’affresco “JFK- un Caso ancora aperto”. Kempster ha coltivato la sua abilità nell’utilizzare un’ampia tavolozza di stili visivi, durante le sue esperienze al fianco dell’influente regista, e il loro sodalizio artistico si ritrova in film come “Tra cielo e terra”, “Natural Born Killers”, “Gli intrighi del potere- Nixon”, “U Turn- inversione di marcia” e “Ogni Maledetta Domenica”.
Altri suoi risultati degni di nota, includono la versione cinematografica di Michael Mann di “Miami Vice” e la mini-serie Tv “Chiefs”, che fece ottenere a Kempster la sua prima nomination agli Emmy per Outstanding Art Direction. Altri credits cinematografici includono “L’invidia del mio migliore amico” di Barry Levinson, “Bandits”, con Bruce Willis e Cate Blanchett; e “Bamboozled” di Spike Lee.
GREG HAYDEN (Montaggio) Ha curato film come “Vi presento i nostri”, “Tropic Thunder” di Ben Stiller, per il quale ha ricevuto una nomination agli American Cinema Editors (ACE) e agli Eddie Award per Best Edited Comedy/Musical; “Bridget Jones: L’Età della Ragione”; “Duplex” di Danny DeVito(credit condiviso);“Zoolander” di Ben Stiller; e “Austin Powers in Goldmember “ di Jay Roach (credit condiviso).
I suoi credits come montatore aggiunto o co-montatore includono “Blades of Glory”; “Ti presento i miei”; “Mystery, Alaska”; “Austin Powers: La Spia Che Ci Provava; e “Forever Young”.
ERIC KISSACK (Montaggio) ha iniziato come montatore televisivo a New York, ma presto si rese conto di quanto odiasse il freddo. Ha lavorato, negli ultimi anni, come montatore di film a Los Angeles. I suoi credits includono “Role Models”, “Brüno”, “Benvenuti aCedar Rapids” e “A Very Harold & Kumar Christmas”. Indossa ancora oggi maglioni, anche con le temperature caldissime di Los Angeles.
JEFFREY KURLAND (Costumista) ha iniziato la sua carriera da costumista a New York City. Dopo la laurea presso la Northwestern University con un master in design, si è trasferito sulla East Cost per disegnare per il teatro. Jeffrey presto approda al cinema disegnando i costumi per gli stilosi film del regista Woody Allen.
Kurland ha la peculiarità unica di essere il costumista di 15 films di Woody Allen, dagli ultimi anni ’70 alla metà degli anni ’90. Ha realizzato i costumi per oltre 40 films e ha collaborato con rinomati registi quali Milos Forman, Neil Jordan, Steven Soderbergh, Michael Mann e Christopher Nolan.
Durante la sua carriera, Jeffrey ha vestito una serie di attori protagonisti. Ha creato i look per attori come George Clooney, Brad Pitt, Tom Cruise, Matt Damon, Jamie Foxx, Robert Downey, Jr., Michael Caine, Viggo Mortensen e Leonardo DiCaprio. E creato costumi per attrici come Julia Roberts, Marion Cotillard, Cameron Diaz, Annette Bening, Diane Keaton, Gena Rowlands e Ellen Page. Ha ricevuto un BAFTA Award, il più alto riconoscimento britannico del mondo del cinema, per i suoi costumi in “Radio Days” ed è stato nominato pur un Academy Award® per il suo lavoro in “Pallottole Su Broadway”. Jeffrey è stato premiato con il Costume Designers Guild award per il lavoro svolto nel film “Erin Brockovich” e ha ricevuto una nomination anche per “Ocean’s 11”. Il suo impegno è stato anche onorato con il The Hamilton Timeless Style Award.
Jeffrey Kurland fa parte del Board of Governors of the Academy of Motion Picture Arts and Sciences. Ha co-curato la mostra “50 Designers/50 Costumes: Concept to Character for the Academy”, e i suoi schizzi e bozzetti sono stati esposti in varie mostre in giro per il mondo. Ha tenuto conferenze sul disegno dei costumi in numerosi simposi della Directors Guild of America, dell’American Film Institute, dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences e della UCLA, dove ha anche insegnato. I lavori di Jeffrey sono stati inseriti nelle pubblicazioni “Screencraft: Costume Design”, “50 Designers/50 Costumes: Concept to Character” e “Dressed: A Century of Hollywood Costume Design”. I suoi lavori saranno inoltre esposti nella mostra “Style and Seduction: The Art of Motion Picture Design” presso il Victoria and Albert Museum di Londra, il prossimo ottobre 2012.
ERRAN BARON COHEN (Musica) ha composto musiche per una miriade di eclettici progetti, compresi opere d’orchestra, pubblicità, balletti d’avanguardia oltre a diversi temi sia per la Tv che per il cinema. È forse più conosciuto per il suo premiato lavoro del 2007, nei blockbuster mondiali, “Borat – Studio culturale sull’America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan” e “Brüno” (2009).
In seguito all’uscita di “Borat”, La filarmonica Kazaka ha commissionato a Baron Cohen una sinfonia. Compose dunque, “Zere”, eseguita in oltre 70 spettacoli d’orchestra, rappresentata a Londra e in Kazakhstan ed è stata anche registrata presso i leggendari studi Abbey Road.
Baron Cohen è anche membro fondatore dei ‘World Fusion Beat Scientists’ Zohar, che lo ha visto girare il mondo con la sua band e anche come Dj da club. L’ultimo album degli Zohar, “Do You Have Any Faith”, è uscito nel 2007 (su etichetta Miles Copeland CIA) e il debutto della band, acclamato dalla critica è del 2001, con l’album “one.three.seven” (etichetta Universal/Ark21).
Nel 2008 Baron Cohen ha realizzato il suo primo album da solista, “Songs in the Key of Hanukkah” (New Line Records), che vede la partecipazione di artisti di altissima classe. L’album contiene canzoni originali, interpretate dalle star israeliane Idan Raichel & Yasmin Levy, e dal rapper newyorkese Y-Love, per citarne alcuni, i quali hanno co-scritto le tracce insieme a Baron Cohen. Uscito nel dicembre del 2008, l’album ha ricevuto totale copertura mediatica negli Stati Uniti. “Dreidel” un estratto dell’album, è stata presentata dal vivo al “Late Night with Conan O’Brien”.