PESAROFF56 – OLIVER STONE INCONTRA IL PUBBLICO IN PIAZZA DEL POPOLO:“NONACCETTATE MAI UN NO COME RISPOSTA, CONTINUATE A INSEGUIRE LA LUCE”

COMUNICATO STAMPA

Il registra Premio Oscar Oliver Stone è sbarcato ieri alla 56° Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro calamitando l’attenzione e la curiosità non solo degli spettatori del festival, ma di tutta la città di Pesaro, come dimostra la calorosa accoglienza ricevuta tanto negli incontri con il pubblico quanto per le strade.

Stone è stato protagonista di due incontri, uno con la stampa nella bellissima cornice dei Musei Civici, e poi con il pubblico, sul palco di Piazza del Popolo, intervistato dal direttore della Mostra Pedro Armocida. Pesaro è la prima delle tappe marchigiane che porteranno il regista anche a Fano, Senigallia e Fermo per presentare la sua autobiografia Cercando la luce (edizioni La nave di Teseo). Un’occasione per guardarsi indietro e fare un bilancio dei primi 40 anni di vita (lasciando aperta la porta per una seconda parte…). Inevitabile quindi che si sia parlato soprattutto degli esordi alla regia, di come si sia formata la sua personalità e dei sacrifici fatti per arrivare alla fama (e tre Oscar) che gli hanno dato film come Platoon, Nato il 4 luglio, Wall Street, Assasini nati, Ogni maledetta domenica e tanti altri.

L’incontro in Piazza si è aperto con un richiamo quasi leopardiano, proprio nella regione del poeta recanatese, quando Stone si è fermato un attimo a contemplare il paesaggio, esprimendo la sua ammirazione per la vista della luna che sorgeva sopra Piazza del Popolo. Dopo aver ricevuto un omaggio dalla città di Pesaro direttamente dalle mani del sindaco Matteo Ricci, si è entrati subito nel vivo della conversazione e dei ricordi partendo proprio dal libro, nato dall’esigenza di “essere onesto con me stesso, come ho sempre fatto con i miei film”, attraverso il quale ha potuto “vivere una seconda vita” e ripercorrere gli anni formativi della sua esistenza riportando alla memoria episodi che lui stesso pensava di aver dimenticano.

Il comun denominatore trovato in questo lunga introspezione è quello di una corsa costante, che sia per raggiungere o per allontanarsi dalla luce del titolo che può essere quella cinematografica – disponibile solo per un tempo limitato e che il regista deve sfruttare al massimo – ma anche quella metaforica di un obiettivo da conseguire. Scrivere questo libro gli ha permesso finalmente di poter fermare questa corsa per passare idealmente il testimone alle nuove generazioni e continuare le sue lotte, soprattutto in un periodo dove la manipolazione dell’informazione è pervasiva e le voci contrarie hanno bisogno di farsi sentire in maniera forte.

Stone è tornato spesso sulla sua visione del mondo e sulla necessità di non accettare mai un no come risposta, dell’importanza della perseveranza soprattutto nella prima parte della propria vita, quando i rifiuti continuano ad accumularsi e una incrollabile forza di volontà è l’unica cosa che ci permette di continuare a inseguire i nostri sogni, chasing the light, come recita il titolo originale del libro. Questa luce per Stone è stata per molto tempo quella di poter fare un film di contestazione sulla guerra in Vietnam, rimasto nel cassetto per vent’anni perché nessuno voleva produrlo e che alla fi

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