Siamo tutti Alberto Sordi? un documentario di Fabrizio Corallo in onda su LA7 giovedì 11 giugno alle ore 21,15 in prima visione in chiaro

Nel centenario della sua nascita, giovedì 11 giugno alle 21,15 La7 celebra
Alberto Sordi con una serata evento dal titolo 100 Auguri Alberto. Un
appuntamento speciale introdotto da Andrea Purgatori che presenterà – in
prima tv in chiaro – il docufilm di Fabrizio Corallo “Siamo tutti Alberto
Sordi?”.

“Siamo tutti Alberto Sordi?” è un documentario di Fabrizio Corallo
prodotto da Surf Film e Dean Film in collaborazione con LA7, Istituto
Luce Cinecittà Sky Arte e 3D Produzioni che aspira a celebrare il talento
unico e la personalità segreta del grande attore e regista romano scomparso
17 anni fa mettendone in rilievo non solo la leggendaria vicenda artistica
ma soprattutto le sue doti spesso profetiche di interprete/autore capace di
raccontare come nessun altro la commedia umana degli italiani del secolo
scorso.
Sordi viene raccontato nell’arco della sua formazione e del consolidarsi
della sua carriera attraverso le sequenze di alcuni tra i più significativi dei
187 film da lui interpretati; filmati tratti dalle sue tante apparizioni
televisive e pubbliche e interviste appositamente realizzate a compagni di
lavoro, esponenti di punta del cinema recente, storici e critici, tutti
chiamati a raccontarne i vari aspetti della poliedrica personalità tra
riflessioni, aneddoti, ricordi e curiosità.
Tra gli intervistati gli attori Carlo Verdone, Giovanna Ralli, Pierfrancesco
Favino, Claudio Amendola, Anna Foglietta, Valeria Marini, Riccardo
Rossi; i critici Goffredo Fofi, Valerio Caprara e Masolino D’Amico;
esperti osservatori del costume nazionale come Renzo Arbore, Paolo
Mieli, Michele Serra, Pietrangelo Buttafuoco, Vincenzo Mollica, Maurizio
Costanzo e Filippo Ceccarelli; amici e collaboratori come il presidente
onorario della Fondazione Museo Alberto Sordi, Walter Veltroni; il
consulente artistico Fondazione Museo Alberto Sordi, Luca Verdone; lo
sceneggiatore Enrico Vanzina; il presidente Anica ed ex sindaco di Roma,
Francesco Rutelli; il regista Marco Risi; le scrittrici Gigliola Scola e
Chiara Rapaccini; la giornalista Gloria Satta;
Note di regia di Fabrizio Corallo
Dagli anni ’50 in poi e sino alla fine dei suoi giorni Alberto Sordi
esprimendosi quasi sempre in felice sintonia con registi e sceneggiatori
come lui in stato di grazia ha mostrato con le sue denunce in forma di

satira del malcostume italiano quello che siamo e che forse avremmo
preferito non essere.
Conservatore, moderato e cattolico convinto ma anche osservatore
implacabile di vizi e storture e profondo conoscitore dei meccanismi
psicologici ha dato vita nelle sue commedie a tanti ruoli di uomini
immaturi, opportunisti, servili e incapaci di solidarietà e altruismo. Nel suo
cinema riecheggiano certe costanti nazionali come la furbizia, il cinismo,
il familismo amorale, la mancanza di senso civico, considerati troppo
spesso dagli italiani quasi come una dote, un patrimonio, un’autodifesa
allarmata e gelosa del proprio “particulare”. Al di là degli occasionali e
divertìti autocompiacimenti i suoi personaggi “scomodi” sono però
rappresentati sempre criticamente ed esortano lo spettatore a riflettere su
difetti e colpe di un’umanità priva di coscienza etica.
Sordi ha portato in scena tanti “mostri” del suo tempo nei loro aspetti
divertenti con l’intento esplicito di condannarli e fustigarli anche se troppo
spesso il suo pubblico ha finito con l’identificarsi in lui senza farsi troppe
domande, nutrendosi passivamente degli splendori e delle miserie
rappresentate nel glorioso genere della commedia all’italiana. Però secondo
Ettore Scola – che prima di dirigerlo in film memorabili lo aveva
conosciuto bene nei primi anni 50 come autore dei suoi programmi
radiofonici e sceneggiatore di tante commedie – “il pubblico di Alberto
non è mai stato “ricattato” dalla sua simpatia e dalla sua bontà, piuttosto è
stato ammaliato e colpito dalla sua grandezza come attore e come uomo. Il
suo merito principale è stato quello di non aver camuffato le bassezze con
un’ipocrita rispettabilità: non era un ritrattista ma un inventore di caratteri.
Era soprattutto un disturbatore ed un dissacratore, è andato sempre contro i
luoghi comuni, contro le convenienze”.
Secondo il critico Maurizio Liverani “Sordi con il suo umorismo sarcastico
e beffardo non ha rappresentato soltanto l’arrivismo e la faciloneria: la sua
più che una storia degli italiani è una loro imitazione allucinata e
iperrealista che diventa disturbante”.

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