L’evoluzione è più faticosa della rivoluzione ma consente conquiste che difficilmente si possono dimenticare.
5 DOMANDE … FORTUNATO CERLINO - Serie, film, musica, libri….
- Quale serie tv consiglieresti di vedere, tra le tue preferite?
Ce ne sono molte di belle, tra le tante “Better Call Saul” (spin-off della serie Breaking Bad n.d.r.) con Bob Odenkirk e Jonathan Banks, una serie recitata benissimo.
Tra le mie preferite difficile non citare anche “True Detective” con Matthew McConaughey, Woody Harrelson e Michelle Monaghan amo i thriller ambientati in quell’America sperduta, quella provincia fondamentalmente dell’umanità. Quando luoghi e personaggi diventano universali come in quella serie non posso fare altro che alzarmi ed applaudire, senza contare l’interpretazione formidabile da parte degli attori.
- Quale musica o canzone sentiresti all’infinito?
“Stabat Mater” di Giovanni Battista Pergolesi che è qualcosa di struggente e meraviglioso, scritta per un amore impossibile per una donna, c’è dentro tutto quel pathos, quell’eleganza, quell’astrazione che io amo molto nelle opere.
Per quanto riguarda le canzoni voglio omaggiare Nino D’angelo. Non è quello che ascolto attualmente ma è un ricordo che mi appartiene anche per mia estrazione popolare, la musica neomelodica mi ha accompagnato per molti anni. Ho alcuni suoi dischi e tra le canzoni meravigliose c’è Forza campione che ascoltavo e cantavo come un dannato da ragazzino.
- Quale film non ti stanchi mai di rivedere?
Potrei dirti tanti titoli ma anche qui d’istinto voglio parlare di un regista che non c’è più: Abbas Kiarostami (morto il 4 luglio 2016 n.d.r.) di cui le sue opere mi turbano ancora. Non è mai andato via il ricordo di un film di cui ancora conservo l’emozione dentro: ”Il sapore della ciliegia”.
Anche se devo dirti che il mio regista di riferimento come essere umano prima cosa che come artista è Andrej Tarkovskij. Ogni suo film ha rappresentato per me un’esperienza, drammatica, formativa, poetica, ogni volta che rivedo i suoi film mi sembrano sempre completamente nuovi e attuali, contemporanei. Anche se oggi il cinema è legato alle leggi di mercato, Andrej Tarkovskij è un’artista che mi porto dentro con grande amore.
- Un libro che hai sempre amato?
Sono due i libri, Pinocchio e l’Amleto. In realtà sono lo stesso libro perché raccontano del processo di trasformazione, del processo di evoluzione. E in queste opere è scritto in maniera precisa e dettagliata come sia possibile trasformare sé stessi e far evolvere la propria persona per fare un salto di crescita. C’è la magia, c’è l’alchimia, c’è il racconto dello sforzo drammatico per evolvere. I miei maestri mi hanno insegnato che la parola rivoluzione è un po’ ingannevole mentre la parola evoluzione è più faticosa ma consente poi conquiste che difficilmente si possono dimenticare.
- Finita la “quarantena” che stiamo tutti vivendo, qual è la prima cosa che farai?
Guarderò sicuramente con occhio diverso alcune cose che prima facevamo senza nemmeno accorgercene tipo darsi la mano o abbracciarsi, tipo parlarsi e guardarsi negli occhi sono cose che adesso che non possiamo fare ci mancano, ci si accorge della ricchezza delle cose quando si perdono. Avere opportunità di incontrare altri essere umani e di comunicare con i corpi, sentire l’altra persona ad una distanza non usuale è una cosa che voglio regalare di nuovo a me stesso perché è un’esperienza meravigliosa. Sarà quello che mi gusterò con più attenzione.