TUTTE LE CURIOSITA’ E DICHIARAZIONI REGISTA
Hunger (2008) è uno spaccato della vita nella prigione di Long Kesh – conosciuta come The Maze – nell’Irlanda del Nord, che offre un’interpretazione degli eventi – di grande impatto emotivo – che circondarono lo sciopero delle fame dei prigionieri dell’IRA, guidati da Bobby Sands, nel 1981. Con uno sguardo memorabile su ogni dettaglio, il film fornisce un’indagine puntuale su quello che accade quando il corpo e la mente vengono spinti verso i limiti estremi.
SINOSSI
Raymond Lohan svolge stancamente le sue mansioni quotidiane: è un uomo normale che lavora come agente penitenziario nel carcere di Long Kesh, soprannominato The Maze (il labirinto), nell’Irlanda del Nord, nel 1981. Lavorare tra le mura di uno dei famigerati H-Blocks, il braccio dove i detenuti repubblicani stanno effettuando la “protesta delle coperte” (Blanket Protest) e la “protesta dello sporco” (No-Wash o DirtyProtest), equivale a vivere in un inferno, sia per i prigionieri, sia per le guardie carcerarie.
Davey Gillen, un giovane detenuto appena arrivato, viene introdotto in questo ambiente per la prima volta. Benché terrorizzato, Davey rifiuta categoricamente di indossare l’uniforme carceraria. Non è un criminale comune. Di conseguenza, si unisce alla protesta delle coperte e divide una cella sudicia con un altro detenuto repubblicano dissidente, Gerry Campbell. Temprato dalla spaventosa realtà della vita tra le mura del Maze, Gerry guida Davey nella routine quotidiana, gli insegna a fare entrare di nascosto una serie di oggetti e a scambiare comunicazioni con il mondo esterno, passandole a Bobby Sands, leader del loro raggio, durante la messa domenicale.
I detenuti vengono convinti dalla direzione del carcere ad accettare l’offerta di abiti civili, una potenziale svolta nella loro lotta per riacquistare lo status speciale di prigionieri politici, ma si tratta di “indumenti da pagliacci” che sanno di derisione. Scoppia una sommossa. Nel caos, i prigionieri distruggono le celle pulite in cui sono stati trasferiti. La rivolta viene sedata nella violenza, con percosse e perquisizioni corporali. La violenza si estende oltre le mura del carcere: nessun agente penitenziario è al sicuro e Raymond viene ucciso.
Bobby Sands incontra Padre Dominic Moran. Dopo un iniziale scambio di battute scherzose, Bobby rivela al sacerdote che intende guidare un nuovo sciopero della fame in segno di protesta per l’abolizione dello stato giuridico speciale riservato ai detenuti repubblicani. La conversazione si fa subito intensa trasformandosi in una vera e propria guerra di parole che rende palese la determinazione dei prigionieri ad iniziare un nuovo sciopero della fame via via che il sacerdote mette in discussione le loro motivazioni e la loro etica. Bobby non cambia idea e darà il via allo sciopero.
Tempo dopo, Bobby Sands viene trasferito nel reparto ospedaliero del carcere a causa del deterioramento delle sue condizioni. Qui riceve la visita di un amico e dei suoi genitori. Bobby Sands è il primo di dieci detenuti a perdere la vita.
HUNGER ha vinto numerosi e importanti premi, tra i quali:
Caméra d’Or – Festival di Cannes 2008
Gucci Group Award – Mostra del Cinema di Venezia 2008
Discovery Award – Toronto International Film Festival 2008
Carl Foreman Award (premio per l’esordio più promettente) – BAFTA 2009
DICHIARAZIONE DEL REGISTA
Ho voluto mostrare quello che si vedeva, si ascoltava, si annusava e si toccava all’interno dell’H-block nel 1981. Ho voluto trasmettere qualcosa che non si può trovare nei libri o negli archivi: l’ordinarietà e la straordinarietà della vita nel carcere di Long Kesh. E tuttavia il film è anche un’astrazione del significato che ha morire per una causa.
Per me Hunger ha una risonanza contemporanea. Il corpo come luogo di lotta politica sta diventando un fenomeno sempre più famigliare. È l’atto estremo della disperazione: il corpo è l’ultima risorsa di cui si dispone per protestare. Si usa quello di cui si dispone, a torto o a ragione.
È importante per me che gli eventi siano visti attraverso gli occhi sia dei detenuti sia degli agenti penitenziari. All’interno del film deve esserci anche il tempo per riflettere. C’è una lunga conversazione tra Bobby Sands e un sacerdote cattolico in merito alla decisione di Sands di intraprendere lo sciopero della fame. Lo scambio diventa una partita a scacchi con una posta altissima. Devono discutere della natura del sacrificio. “La libertà significa tutto per me… Togliermi la vita non è solo l’unica cosa che posso fare, è anche la sola cosa giusta da fare”.
Alla fine ci ritroviamo soli con un uomo che trascorre i suoi ultimi giorni nel modo più estremo che esista, ma che è a un passo dalla scelta di arrendersi e vivere. Anche la più semplice azione fisica diventa un’odissea.
In Hunger non c’è un concetto semplicistico di ‘eroe’ o ‘martire’ o ‘vittima’. Il mio intento è provocare un dibattito nel pubblico e sfidare i nostri principi morali attraverso un film.
Steve McQueen – Maggio 2008
INTERVISTA A Steve McQueen
Perché ha scelto di fare un film su questo particolare periodo storico proprio ora?
Nel corso dei vari mesi che ho trascorso riflettendo intensamente sull’opportunità di realizzare un lungometraggio e registrando quanto stava accadendo attorno a me in quel periodo, ho sviluppato un grande interesse per Bobby Sands. Nel 1981 ero un ragazzino e all’età di undici/dodici anni tre cose hanno lasciato il segno su di me: la Rivolta di Brixton, il Tottenham che vince la FA Cup, un evento fantastico, e Bobby Sands. La sua immagine appariva sullo schermo della televisione praticamente ogni sera, con un sottotitolo che indicava un numero, e mi è rimasta impressa quella determinazione appassionata e il livello di quello scontro alzato fino alla morte a seguito di uno sciopero della fame. Quel ricordo e quella opportunità mi hanno spinto a voler scoprire di più su di lui e ho pensato che la sua figura avrebbe dato vita a un film molto forte.
Nella mia testa c’è l’immagine di un bambino che rifiuta di mangiare. La madre gli dice che non può alzarsi da tavola finché non mangia. In quel momento, per quel bambino, in un mondo governato dai suoi genitori, rifiutarsi di mangiare è l’unico modo che ha per opporsi.
Quando Jan Younghusband di Channel 4 mi ha contattato all’inizio del 2003 non era ancora scoppiata la Guerra d’Iraq, nulla si sapeva del campo di detenzione di Guantánamo o della prigione di Abu Graib, ma con il passare del tempo le corrispondenze sono diventate evidenti. La storia si ripete, molta gente ha la memoria corta e noi abbiamo bisogno di ricordare che questo genere ci cose è accaduto in Gran Bretagna.
Come si è documentato e come ha lavorato con Enda Walsh per creare la sceneggiatura?
Non avevo mai scritto un copione prima di allora, quindi volevo trovare un autore con cui lavorare. Ma non volevo uno sceneggiatore, non mi sembrava la figura giusta in qualche modo. L’intesa con Enda Walsh è stata immediata: siamo sulla stessa lunghezza d’onda, tra noi c’è un’affinità elettiva. È un drammaturgo naturalmente, ma è anche un artista.
Prima di andare in Irlanda del Nord abbiamo letto molto e ci siamo documentati. Sul piano emotivo, l’incontro con gli ex-detenuti e gli ex-agenti penitenziari del Maze, con i sacerdoti che si recavano in visita da loro, è stato probabilmente l’esperienza più dura della mia vita. Rientrati a Londra, non ci siamo parlati per un paio di settimane credo: avevamo bisogno di riprenderci da quella esperienza.
Quello che volevo fare era sapere che cosa si provava a vivere tra le mura di quel carcere in quegli anni, cogliere quello che non è descritto sui libri di storia. Volevo che per gli spettatori la prima parte fosse come entrare in una stanza, spegnere la luce e dover procedere a tentoni, imparando al tatto l’architettura, la geografia… Originariamente non volevo alcun dialogo. Spesso le parole hanno l’unico scopo di riempire gli spazi e dopo un po’ diventano solo rumore che ha il potere di distrarre da quanto sta realmente accadendo. Io invece volevo concentrarmi sull’esperienza sensoriale che si provava là dentro in quel periodo, sull’aria che si respirava. Sono aspetti che non vengono documentati e io volevo e io volevo usare una lente d’ingrandimento per metterli in qualche modo in primo piano per produrre un effetto simile a quello della fotografia in bianco e nero che a volte consente di vedere meglio la struttura, la forma delle cose. Poi ho iniziato a pensare di inserire, dopo una parte di assenza di dialogo, una valanga di parole, un confronto, un dibattito… simile al movimento avanti e indietro di una finale di doppio di tennis a Wimbledon tra Jimmy Connors e John McEnroe o a un incontro tra Joe Frazer e Muhammad Ali. Non sai per chi parteggiare, non c’è un vincitore netto. In Hunger, è la scena tra Bobby Sands e il sacerdote. Alcuni pensano che Bobby avesse torto e fosse un terrorista, altri pensano che avesse ragione e fosse un martire e io volevo guardare a sinistra e a destra di questo dualismo. Quando due pietre si scontrano, creano scintille e danno origine al fuoco. E io desideravo sospendere quell’istante per spingere le persone a riflettere.
Sapevo di volere la fase del riscaldamento: Bobby e il sacerdote si annusano e si misurano. Poi sale un po’ la competizione, fino all’intromissione dell’annuncio dello sciopero della fame. Si può dire che l’intera conversazione sia sulla falsa riga di una partita di tennis o di un incontro di pugilato. Se qualcuno ti colpisce, come risparmi l’energia? Come ti riprendi? L’avversario è in vantaggio e poi passi in vantaggio tu. È tutta una questione di tattica.
Ho detto tutto questo a Enda che nella sua genialità lo ha scritto e poi ha avuto l’idea della storia del puledro. È un po’ come il jazz: scrivi la musica e poi, se le lasci andare, le persone possono improvvisare all’interno del modulo che hai tracciato.
E le riprese nell’Irlanda del Nord?
All’inizio volevamo filmare all’interno dell’H-Block, ma non è stato possibile. Tuttavia, era fondamentale che le riprese avvenissero nell’Irlanda del Nord con l’ausilio di una troupe e di un cast nordirlandesi. Abbiamo ben presto scoperto che molte persone sono state toccate dalla storia di Bobby Sands ed è stato straordinario constatare che tutti ricordano dov’erano e cosa facevano quando lui morì e durante lo sciopero della fame, ognuno sembra avere una forma di legame con gli eventi di quegli anni. Tra gli attori e i tecnici c’erano anche molti giovani cresciuti ascoltando le storie dei loro genitori o dei loro zii e che si sono trovati a incarnare i ruoli o a ricreare le scene che i membri delle loro famiglie (agenti penitenziari, visitatori che passavano comunicazioni, detenuti nell’H-Block) avevano realmente vissuto. Realizzando questo film, si è creato un avvicinamento generazionale.
Come ha lavorato con gli attori?
Non avevo mai lavorato con degli attori prima di allora e ho ritenuto meglio essere sincero con loro e credo che ne siano rimasti piuttosto scioccati. Ma sono convinto che se dimostri che ti stai assumendo dei rischi, chi ti sta attorno sarà disposto a compiere uno sforzo in più. È stata un’esperienza davvero grandiosa.
Liam Cunningham e Michael Fassbender sono un po’ come Keith Richards e Mick Jagger. Si sono incontrati per la prima volta a Belfast, ma sono diventati inseparabili. Credo che all’inizio, durante le prove, mi abbiano sottoposto a un esame: ero un regista al primo film! Ma quando siamo arrivati al punto centrale della loro scena, della conversazione, mi sono sorpreso da solo perché in certe situazioni posso diventare piuttosto aggressivo, ma in quel caso sono rimasto molto concentrato e attento a quello che poteva potenzialmente succedere. Abbiamo provato per diversi giorni, iniziando a prenderci molto gusto, ma al tempo stesso dovevamo restare fermi sulla pista perché non volevamo decollare prima dell’inizio delle riprese.
Su un set l’atmosfera può diventare molto intensa, come abbiamo sperimentato filmando la sequenza della conversazione. Prima che la macchina da presa iniziasse a girare, mi sono detto che forse quella era l’unica occasione della mia carriera di realizzare un piano sequenza di 22 minuti. Era una posta altissima sotto il profilo delle riprese e per la natura stessa della scena e mancavano pochi istanti al ciak. Un momento molto esaltante, che mi auguro di vivere ancora spesso, perché è il luogo dove si verificano le magie.
A un certo punto, ho fatto allontanare tutti, eccetto Liam e Michael. A loro ho detto di “essere Dio” poiché sentivo che avevano la capacità di trasfigurarsi, che come attori avevano la forza di fare delle cose giuste, qualunque cosa avessero fatto. Erano riusciti a creare quell’universo ed erano come una sfera che, ovunque rotoli, non fa mai un movimento sbagliato e così ho detto loro “voi siete qui, voi siete questo” e forse così li ho aiutati a sentirsi in diritto di creare senza averne consapevolezza, senza riflettere. La troupe è rientrata e abbiamo girato immediatamente.
Nel film violenza e bellezza si mescolano…
Quando guardi un dipinto di Velázquez o di Goya, la composizione dell’immagine ti trattiene lo sguardo: i loro quadri hanno la capacità di attrarre e di interrogare chi li guarda e quello che ti attrae può anche disgustarti. Hunger è girato in pellicola 35mm a doppia perforazione, in formato 2,35:1. Quando usi il Cinemascope consenti di stabilire una relazione con numerosi dettagli dell’inquadratura e questo crea una struttura narrativa.
Il pubblico non resta in sala se fai un brutto lavoro, ma se fai un buon lavoro non si alzerà dalla sedia.
Come artista è abituato a lavorare in un modo molto diverso. Come si è trovato a lavorare con una squadra di persone?
All’inizio è stato difficile e mi irritavo, ma era quello che volevo fare e credo di avere spirito di squadra. Naturalmente una squadra ha bisogno di un capo, ma non è questo che mi interessa. È stato fantastico perché ogni “giocatore” era molto esperto nel suo ruolo. Era davvero meraviglioso fare una domanda al produttore e avere subito una risposta e un attimo dopo chiedere una cosa allo scenografo e ottenerla immediatamente! Il compito di una troupe è aiutare un regista a realizzare il suo film, ma ad un certo momento il film non è più solo del regista, diventa anche il film dei tecnici e degli attori e inizia a diffondersi un’emozione stupenda perché senti che tutti sono partecipi. È molto diverso dal mio modo abituale di lavorare, ma è un tipo di situazione dove adoro stare e voglio continuare a trovarmici.
Che reazioni si aspetta da parte del pubblico?
Sono ancora tante le situazioni di conflitto nel mondo oggi: in Iraq, in Afghanistan, in Sudan, ecc. Ma io ho voluto concentrarmi sul mio paese, sulla Gran Bretagna, su quello che è successo a casa nostra. Ho realizzato vari film in Congo, sono stato artista di guerra in Iraq, ma qui si tratta di quello che c’è sotto il nostro tappeto. Abbiamo fatto un film sulla riflessione, sulle nostre scelte e sul nostro passato, su come consideriamo noi stessi in quanto nazione e su quello che abbiamo fatto. Quindi mi auguro che il dibattito che seguirà alla visione del film sarà incentrato sulla nostra identità: voglio che lo schermo si trasformi in un gigantesco specchio e che guardandolo ognuno guardi se stesso. Penso che, al di là dell’intrattenimento, il cinema abbia una forza. Spero che, pur non essendo una commedia, il film sia avvincente e, per certi aspetti, edificante. Di sicuro non è intrattenimento fine a se stesso.
Io realizzo film partendo dall’idea che non ho nulla da perdere e quindi posso correre dei rischi. Nella vita è importante compiere uno sforzo e prendere delle decisioni, con l’auspicio che siano quelle giuste.
Se questo film disarma lo spettatore e, per una frazione di tempo, rimuove le sue barriere, abbiamo centrato l’obiettivo e attraverso questa esperienza il film può avere una sua forza, un suo significato e può, si spera, fare la differenza. Se attraverso l’intrattenimento si riesce a catturare l’attenzione della gente, è meraviglioso.
NOTE DI PRODUZIONE
la genesi di Hunger
Jan Younghusband, Produttrice esecutiva e Responsabile sviluppo progetti artistici di Channel 4
Conoscevo Steve McQueen attraverso il Turner Prize e ammiravo da tempo le sue opere. Quando venne a trovarmi per parlarmi del suo desiderio di realizzare un primo lungometraggio, mi parve un’evoluzione naturale del suo lavoro. A Channel 4 avevamo deciso di sostenere la comunità della arti facendo qualcosa di più della consueta copertura di eventi in televisione, ossia commissionare nuove opere di grande interesse televisivo e di considerevole importanza al di là del piccolo schermo e fornire un appoggio concreto alla comunità artistica nella sua totalità. Da quel momento abbiamo realizzato numerose “opere prime” cinematografiche di artisti, tra cui il pluripremiato DV8 The Cost of Living di Lloyd Newson e il film vincitore del premio Oscar di Suzi Templeton Peter and the Wolf. Commissioniamo anche su base regolare nuove opere liriche e coreografie per il cinema, aiutiamo a crescere i nuovi talenti delle arti dello spettacolo e delle arti creative (OPERATUNITY, MUSICALITY, PICTURE THIS) e a realizzare nuove opere d’arte pubbliche e sculture nelle comunità (l’iniziativa THE BIG ART e WASTE MAN di Antony Gormley).
lA nascita dell’idea alla base di Hunger
Jan Younghusband
Steve ha avviato una collaborazione con Robin Gutch della Blast! Films e, per un periodo di tempo, abbiamo discusso insieme di una serie di idee, ma nessuna sembrava quella giusta. Poi un giorno, durante una riunione con Robin e me, Steve ha nuovamente raccontato la storia di Bobby Sands e delle sue ultime settimane nella prigione Maze e, all’improvviso, ho capito che era l’idea giusta per lui. Come si può vedere in tante sue opere, Steve ha una capacità unica di esprimere il quadro psicologico più profondo di una situazione semplicemente attraverso lo sguardo. Ho sentito che sarebbe stato in grado di mostrarci la vicenda umana di quel giovane che stava morendo per quello in cui credeva e di tutte le persone che lo circondavano, brutalizzate da una situazione intollerabile. Ho sentito che Steve avrebbe avuto la capacità di rivisitare quel momento cruciale della storia inglese e irlandese, a dieci anni di distanza dall’Accordo del Venerdì Santo e di mostrarci, nel suo modo unico e caratteristico, le tematiche umanitarie e universali contenute in quella vicenda, che hanno risonanze continue per noi oggi in molte altre situazioni.
Era evidente che il progetto avesse delle autentiche ambizioni cinematografiche e dunque avesse bisogno di partner in tutto il mondo per poter essere realizzato. I primi interlocutori naturali sono stati i miei colleghi di Film4, la divisione cinematografica di Channel 4. Per me era anche essenziale che il film si sviluppasse in una modalità consona al consueto metodo di lavoro di Steve come artista e dunque non sempre in linea con la normale pratica di realizzazione cinematografica. Motivo per cui ho iniziato a collaborare con Peter Carlton di Film4, con cui mi ero confrontata a lungo sul lavoro con gli artisti. Sapevo che, attraverso Film4, Peter e io avremmo potuto lavorare insieme e sostenere il film in un modo particolare.
Peter Carlton, Produttore esecutivo e Responsabile sviluppo progetti – Film4
Il marchio distintivo di Film4 è lavorare nel cinema con autori particolari e questo generalmente significa registi di formazione più tradizionale, quali Shane Meadows, Kevin Macdonald, Sarah Gavron. Ma la nostra unicità sta anche nell’incoraggiare nuovi talenti, come Duane Hopkins e Miranda July, ad aprirsi il loro percorso nel cinema. Uno dei vantaggi del fatto che Film4 è parte integrante di un’emittente sta nella nostra capacità di attrarre talenti da altri ambiti e di collaborare con altre divisioni della nostra organizzazione, come abbiamo fatto, per esempio, con l’ufficio storico per il film documentario Deep Water – La folle regata, o con ildrama department per The Road to Guantanamo di Michael Winterbottom e per Death of a President (Morte di un presidente) di Gabriel Range.
Jan e io avevamo parlato spesso e diffusamente di averie ipotesi di collaborazione e Hunger era l’opportunità perfetta per sviluppare uno straordinario progetto insieme e, attraverso Film4, per contribuire a consegnarlo a un pubblico cinematografico internazionale più vasto. Unendo le forze in questo modo abbiamo ampliato i confini tra arte e cinema rendendo unico il canale.
Robin Gutch, Produttore
Dopo l’incontro iniziale con Jan Younghusband, sia Steve che io abbiamo ritenuto essenziale incontrare persone che avessero vissuto in prima persona l’esperienza della prigione Maze e degli scioperi della fame. Anni prima, quando lavoravo come Responsabile sviluppo progetti per Channel 4, avevo collaborato con alcuni produttori dell’Irlanda del Nord. Quindi li ho ricontattati e sono riuscito a farmi aiutare a presentare Steve ad alcune persone molto vicine a Bobby Sands e agli eventi del 1981. Era un passo essenziale per consentire a Steve di andare oltre l’idea di un film e di determinare con maggiore sicurezza che genere di film voleva realizzare. Oltre ad avere incontrato queste persone, siamo andati a visitare il penitenziario stesso. Nessuno può entrare in quel luogo, che all’epoca comprendeva le vecchie gabbie di Long Kesh e i numerosi raggi del Maze vero e proprio, senza sentirsi sopraffatto dal senso della storia. L’ala dell’ospedale, in cui tutti i detenuti in sciopero della fame trascorsero gli ultimi giorni della loro vita, era ancora aperta, agghiacciante e memorabile. Credo che durante quella visita il desiderio appassionato di Steve di fare questo film si sia trasformato in una forza inarrestabile.
Enda Walsh si unisce a Steve McQueen per dare vita alla sceneggiatura di Hunger
Robin Gutch
Steve e io siamo tornati dal nostro primo viaggio di approfondimento in Irlanda del Nord rincuorati e stimolati nella convinzione che fosse un film importante e opportuno da realizzare. Ma anche convinti che avremmo avuto bisogno di un grande autore che collaborasse con Steve alla sceneggiatura e che era fondamentale che fosse irlandese. Nei mesi successivi leggemmo molti lavori teatrali e molte sceneggiature e concordammo sul fatto che un autore emergeva sugli altri. Enda Walsh era già una stella nascente del teatro, ma aveva anche adattato con successo la sua pièce Disco Pigs per il cinema, sceneggiando l’omonimo film diretto da Kirsten Sheridan. La sua scrittura è un insieme di intransigente originalità di visione, di straordinario orecchio per il dialogo e di gusto nello spingere il linguaggio verso una sorta di poesia drammatica. La mia unica riserva riguardava la possibilità che due artisti genuinamente originali riuscissero a trovare un modo per collaborare ad una sola opera. Ma quel timore svanì cinque minuti dopo l’incontro tra Steve e Enda, quando fu evidente che si erano subito trovati, una circostanza che i produttori sognano, ma che raramente vivono.
Enda Walsh, sceneggiatore
Conoscevo piuttosto bene le opere di Steve e ho percepito la direzione in cui sarebbe potuto andare il progetto solo leggendo che lui ne era coinvolto, quindi ero ovviamente entusiasta. Pur non lavorando con una struttura narrativa in senso classico, Steve ha sempre raccontato storie molto umane e, a mio parere, ha un vero istinto nel tratteggiare i personaggi e gli universi. Nei miei lavori teatrali sono particolarmente interessato a osservare gli effetti dell’ambiente sui personaggi e come questi incidono sulla struttura di una storia. Quindi si può dire che ci siamo trovati! Ero entusiasta, ma anche molto nervoso. Volevo farmi onore, ma naturalmente volevo anche cercare di raccontare con efficacia una storia per un pubblico, descrivendo, in questo caso, un ambiente davvero estremo, in un modo che desideravo fosse nuovo per gli spettatori. Un modo diverso di vedere come può funzionare una storia.
l’impatto delle ricerche sulla scrittura
Enda Walsh
Oltre a leggere le trascrizioni delle cronache e vari libri, abbiamo avuto l’opportunità di incontrare alcuni ex-detenuti della prigione Maze di quel periodo e dei colleghi dei dieci uomini morti. Quegli incontri mi hanno molto ispirato. A prescindere dal fatto che condividessi la loro causa, ho ammirato come sono riusciti a sopravvivere in quel carcere, il loro senso di reciproca lealtà e i loro profondi convincimenti. Ma è stato il loro modo di parlare ad avermi davvero colpito: si sono espressi tutti in modo estremamente chiaro ed eloquente, con un’ottima padronanza della lingua. E questo ha influenzato non solo la lunga scena centrale nel film tra Bobby Sands e il sacerdote, ma l’intera sceneggiatura, per quanto riguarda i dettagli e l’analisi.
il cambiamento radicale tra la prima e la seconda stesura della sceneggiatura
Enda Walsh
La prima stesura è stata un tentativo di raccontare la storia come è accaduta, quindi era piuttosto conservatrice nella sua struttura narrativa e solo a tratti arrivava all’essenza di quello che volevamo. Abbiamo capito che dovevamo estrarre quello che ci interessava, abbandonando ogni velleità di raccontare tutto e cercando di raccontare l’essenziale per tentare di ricavarne un film che avesse un impatto emotivo diverso rispetto a un film tradizionale. La nuova struttura è stata una rivelazione ed è stata interamente suggerita da Steve. Così abbiamo trovato la chiave per narrare la storia.
dagli ultimi ritocchi al copione alle riprese
Enda Walsh
Il filo narrativo era piuttosto insidioso: molto è detto senza parole e non è stato semplice arrivare a raccontarlo. Ogni qualvolta dicevamo troppo sbagliavamo, ma dovevamo portare avanti il film. La struttura narrativa è visibile, ma non sommerge l’intera opera. Inoltre, volevo mantenere un distacco e trattenere tutte le emozioni. Spesso questo genere di film è molto manipolatorio a livello emotivo e tende a scivolare nel romanticismo e a noi non sembrava affatto giusto. Abbiamo solo concesso al protagonista alcune paure e alcune emozioni autentiche quando ci è sembrato importante e spero che il film sia più forte grazie a questo.
l’importanza dell’impegno di Channel 4 e di Film4
Robin Gutch
Non ho assolutamente alcun dubbio che Channel 4 e Film4 siano stati gli unici finanziatori in Gran Bretagna, e due dei pochissimi al mondo, disposti a sostenere un film di questa complessità e potenziale controversia diretto da un artista che non si era mai cimentato nel cinema narrativo, sia in termini di sostegno economico allo sviluppo del progetto, sia in termini di stanziamento della quota più grande dell’intero budget. Senza di loro, questo film non sarebbe mai stato realizzato, è molto semplice. Ma siamo anche stati rincuorati dal livello di sostegno che abbiamo ricevuto dall’Irlanda del Nord e dalla Repubblica d’Irlanda. Nel corso del nostro primo viaggio a Belfast, Steve e io abbiamo avuto una riunione preliminare con Andrew Reid, il responsabile delle produzioni della Northern Ireland Screen, e il suo incoraggiamento è stato prezioso in una fase così precoce. Idealmente, volevamo che il film fosse co-finanziato da capitali inglesi e irlandesi e per fortuna questo desiderio è stato esaudito a Cannes nel 2007.
la raccolta fondi dopo l’impegno finanziario assunto da Channel4
Laura Hastings-Smith, Produttrice
Robin Gutch mi ha contattata come produttrice nel novembre 2006. Sono rimasta sbalordita nel leggere un copione così audace e così cinematografico che rivisitava un capitolo della storia con tanta forza e tanta umanità. Mi sono considerata fortunata ad essere stata invitata a unirmi a un progetto sviluppato con così tanto talento, passione e integrità! Ho incontrato Steve che ha espresso la sua felicità nell’avermi in squadra e a quel punto abbiamo riesaminato il budget e il piano di lavorazione e dato il via alla raccolta fondi per finanziare il resto della produzione.
la scelta del cast di Hunger
Robin Gutch
Inevitabilmente la scelta dell’attore che avrebbe interpretato Bobby Sands ha suscitato grande dibattito mentre continuavamo a sviluppare il progetto. Varie volte siamo stati tentati di provare a interessare una star’ che avrebbe potuto essere attirata dal ruolo per via delle difficoltà fisiche che comportava e per l’opportunità di incarnare un personaggio che probabilmente ha modificato il corso della storia irlandese e inglese. Ma più ci pensavamo e più ci sembrava una scelta sbagliata, oltre ad essere poco funzionale visto che ci avrebbe costretti ad interrompere il piano delle riprese per consentire all’attore di digiunare per diversi mesi. Poi abbiamo ingaggiato Gary Davy come direttore del casting e ricordo che si presentò alla prima riunione con me e Steve con una foto di un carismatico attore irlandese emergente di nome Michael Fassbender, dicendo “questo è il vostro uomo”. Eravamo intrigati, ma ovviamente abbiamo sentito il bisogno di provinare una serie di attori di grande talento adatti al ruolo. Tuttavia Michael si è semplicemente distinto su tutti gli altri e così gli abbiamo offerto la parte.
Laura Hastings-Smith
All’inizio del 2007, Steve, il direttore del casting Gary Davy e io pranzammo con Michael Fassbender e quell’occasione servì a suggellare la convinzione di ognuno di noi che Michael avesse il giusto spessore e il necessario impegno come attore per incarnare Bobby Sands. Ricordo che gli descrissi in dettaglio il percorso fisico che avrebbe dovuto affrontare per la perdita di peso, in tutta sicurezza, ma drastica, che la parte esigeva. Lui non si tirò indietro: aveva già ragionato e meditato su tutti gli aspetti che l’accettazione di quel ruolo comportava.
Poi incontrammo Liam Cunningham per la parte di Padre Dominic Moran. Avevamo bisogno di un attore in grado di competere alla pari nella lunghissima conversazione a due (28 pagine di dialogo) tra il sacerdote e Bobby al centro del film. Come attore, Liam è in grado di esprimere sullo schermo un affascinante insieme di forza e vulnerabilità. Come con Michael, alla fine siamo stati fortunati nel riuscire a conciliare le nostre date con i suoi altri impegni.
Tutto il resto dell’eccezionale cast del film è stato selezionato in Irlanda del Nord. Steve, Gary e io abbiamo incontrato gli attori a Belfast e siamo rimasti sbalorditi dalla passione e dalla generosità che hanno mostrato verso la sceneggiatura e la visione del film di Steve. Era un buon segno per la produzione e al tempo stesso ha ricordato a noi le sensibilità e le responsabilità necessarie per realizzare questa pellicola.
la troupe e le riprese nell’irlanda del nord
Laura Hastings-Smith
Il nostro piano delle riprese in Irlanda del Nord coincideva con numerose altre produzioni, ma siamo riusciti ad attrarre molti professionisti locali eccellenti, incluso Tom McCullagh, lo scenografo che ha ricreato per noi il set del Maze in due luoghi, uno a Belfast e l’altro appena fuori dalla città. Avevamo sperato di avere accesso alla vera prigione per le riprese e quando ci è stato negato la tensione per un enorme aumento del budget ci ha logorato i nervi. Hunger è ambientato nei primi anni ’80 e i costumi, realizzati da Anushia Nieradzik, e il trucco e le acconciature di Jacqueline Fowler hanno richiesto un grande lavoro, poiché eravamo tutti molto consapevoli dell’importanza di creare un universo il più possibile convincente. Sean Bobbitt, il direttore della fotografia, aveva lavorato con Steve a molte delle sue opere artistiche degli ultimi anni, quindi tra loro c’era una collaborazione creativa già ben rodata. Mettere insieme il giusto cast e la giusta troupe per un film è una specie di alchimia e per Hunger abbiamo avuto una combinazione magica di grandissimi talenti, sostegno, collaborazione e condivisione dell’obiettivo.
Le riprese si sono svolte nell’Irlanda del Nord in due momenti: abbiamo girato i primi due terzi del film nell’autunno del 2007 e l’ultimo terzo, che corrisponde agli ultimi giorni della vita di Bobby Sands in sciopero della fame, nel gennaio 2008, consentendo a Michael il tempo di perdere peso nel novembre e dicembre 2007. Spezzare il calendario delle riprese era una necessità e tuttavia alla fine l’abbiamo vissuta come un enorme vantaggio per il film, perché ci ha concesso un lungo intervallo di tempo per riflettere sul materiale girato e montato e per concentrarci sulla preparazione dell’ultima parte delle riprese.
l’attualità del Film oggi
Jan Younghusband
Credo sia il momento giusto per rivisitare e riconsiderare gli ideali di quei giovani che si sono messi in gioco in prima persona e insieme ad altri perché convinti di poter rendere il loro mondo un luogo migliore. Ritengo anche che Steve, come ogni artista da centinaia di anni, abbia una prospettiva unica per mostrarci un momento cruciale della nostra storia, consentendoci di riflettere nuovamente sulle ragioni per cui quegli eventi sono accaduti e sui risultati che hanno prodotto. Il film è impressionista: non è una disamina di fatti o un dibattimento su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ma piuttosto una meditazione su un periodo nel tempo. Oggi sono in corso altre lotte per rendere migliore il mondo, dettate da altri convincimenti specifici e sono battaglie che continuano a incidere sulle vite umane.
Enda Walsh
Molto semplicemente mi ha spinto a chiedermi in che cosa credo nel mondo. Riconosco e rispetto gli ideali di quelle persone. Questo dovrebbe avere un valore universale.
Robin Gutch
Tornando da Belfast la prima volta, forse Steve e io abbiamo sentito che Hunger poteva essere un film che ritraeva uno degli episodi più oscuri e più significativi della recente storia inglese e irlandese. Ma nel corso dello sviluppo del progetto, via via che Steve ed Enda scavavano sempre più a fondo negli aspetti universali della vicenda, il film ha assunto un’eco molto più contemporanea nell’era post 11 settembre ed è anche diventato un’indimenticabile opera cinematografica sui limiti estremi dell’esperienza umana. Sono sicuro che Hunger offrirà moltissime chiavi di lettura.
cronologia dei PRINCIPALI eventi STORICI
1963: Il Primo Ministro nordirlandese, Terence O’Neill, abbozza un tentativo di impegno per colmare le disuguaglianze economiche, sociali e politiche tra le comunità cattoliche e protestanti dell’Irlanda del Nord.
Maggio – giugno 1966: Tumulti e sommosse seguono le celebrazioni concomitanti del 50° anniversario della Battaglia della Somme e della Rivolta di Pasqua (Easter Rising), eventi storici di riferimento per le comunità protestante e cattolica rispettivamente. Due cattolici e un protestante vengono uccisi. L’organizzazione ‘lealista’ Ulster Volunteer Force (UVF) viene bandita.
5 ottobre 1968: Scontri tra la Northern Ireland Civil Rights Association (NICRA) e la Royal Ulster Constabulary (RUC), la polizia dell’Ulster, a Derry durante le marce per i diritti civili.
9 ottobre 1968: Dopo una manifestazione studentesca a Belfast, si costituisce l’organizzazione People’s Democracy. A Derry, i cinque gruppi di protesta esistenti confluiscono nel Citizens’ Action Committee, guidato da Ivan Cooper e John Hume.
Marzo – aprile 1969: Attentatori lealisti prendono di mira gli impianti municipali locali, compresi acquedotti e centrali elettriche. Per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale, il governo britannico invia in Irlanda del Nord numerose truppe di rinforzo all’esercito.
Luglio 1969: Il sessantasettenne Frances McClusky viene ucciso da un agente della RUC. Molti considerano questa morte la prima dei Troubles, il Conflitto nordirlandese.
Agosto 1969: Violenti tumulti scoppiano nel quartiere Bogside di Derry, la cosiddetta ‘battaglia del Bogside’. Dopo due giorni di incessanti scontri, le truppe britanniche vengono spiegate a Belfast e a Derry. Dal 14 al 17 agosto, esplodono disordini a Belfast e in altre località. Sette persone vengono uccise e centinaia di case distrutte. Ancora una volta viene fatto intervenire l’esercito britannico per ristabilire l’ordine.
19 agosto 1969: La Dichiarazione di Downing Street concordata tra il Primo Ministro nordirlandese James Chichester Clark e il Primo Ministro britannico Harold Wilson riafferma l’intenzione di trovare una soluzione alle problematiche relative alla parità dei diritti e al rispetto della legge e dell’ordine nell’Irlanda del Nord e sancisce che l’Irlanda del Nord non cesserà di far parte del Regno Unito senza il consenso della popolazione.
Dicembre 1969: Si crea una scissione nel Sinn Féin e nell’Irish Republican Army (IRA) che dà origine a quello che diventerà il Partito dei Lavoratori, il Sinn Féin, l’Official IRA (l’Esercito Repubblicano Irlandese Ufficiale) e la Provisional IRA (la frangia estremista dell’IRA).
9 agosto 1971: Nell’Irlanda del Nord viene introdotto l’internamento, ossia la detenzione senza processo di indiziati.
Settembre 1971: All’Ulster Volunteer Force (UVF) si affianca un’altra organizzazione paramilitare lealista, la Ulster Defense Association (UDA).
30 gennaio 1972: Bloody Sunday. L’esercito britannico ricorre al Reggimento Paracadutisti per sedare i disordini nel corso di una marcia per i diritti civili a Derry. I paracadutisti sparano sulla folla uccidendo tredici manifestanti. La quattordicesima vittima morirà in seguito a causa delle ferite riportate.
Febbraio 1972: Con l’attentato alla Caserma di Aldershot in Inghilterra, che causa la morte di sette persone, la campagna terroristica si estende al Regno Unito.
Marzo 1972: Il governo di Stormont (il parlamento nordirlandese) viene sciolto e viene introdotto il governo diretto: l’Irlanda del Nord sarà governata direttamente da Westminster, dalla Gran Bretagna.
Maggio 1972: L’Official IRA annuncia un cessate il fuoco che segna la fine della sua campagna militare. La Provisional IRA continua la sua campagna (che si protrarrà fino al cessate il fuoco del 1997).
21 Luglio 1972: Bloody Friday. L’IRA fa esplodere molteplici bombe provocando la morte di nove civili e il ferimento di altri 130.
Dicembre 1972: Due persone rimangono uccise e altre 127 ferite da un attentato lealista a Dublino, nella Repubblica d’Irlanda. Nel corso dei Troubles ci sono stati altri attentati nell’ Éire.
Giugno 1973: elezione dell’Assemblea dell’Irlanda del Nord.
Dicembre 1973: Viene firmato l’Accordo di Sunningdale, un tentativo di porre fine al conflitto nordirlandese costringendo unionisti e nazionalisti a spartirsi il potere.
Dicembre 73 – maggio 1974: Continua l’opposizione alla condivisione del governo, in un’escalation di violenza e intimidazione, con tumulti e carenze derivanti da uno sciopero generale nel maggio ’74.
28 maggio 1974: L’ Assemblea dell’Irlanda del Nord crolla. Viene reintrodotto il governo diretto da Westminster, che durerà altri 25 anni.
Dicembre 1975: Abolizione della detenzione senza processo.
Marzo 1976: Abolizione dello Special Category Status, lo stato giuridico speciale concesso ai detenuti condannati per reati di terrorismo. Dal 1972, i prigionieri militanti di organizzazioni paramilitari avevano goduto di alcuni dei diritti riconosciuti ai prigionieri di guerra. Considerati ora come criminali comuni, devono essere detenuti nel carcere di Long Kesh, vicino a Belfast, ribattezzato TheMaze, nel nuovo settore inaugurato il 1° marzo, i famigerati H-Blocks,i Blocchi H, così chiamati per la caratteristica forma dei raggi.
Settembre 1976: Nella prigione Maze inizia la blanket protest, la protesta delle coperte, contro l’abolizione dello status di prigionieri politici. I detenuti avanzano cinque richieste: il diritto di non indossare l’uniforme carceraria, il diritto di non svolgere i lavori carcerari, il diritto alla libera associazione con gli altri prigionieri, il diritto a una visita, una lettera e un pacco alla settimana, il diritto alla riduzione della pena.
La definizione blanket protest deriva dal rifiuto dei contestatori di indossare l’uniforme carceraria e dalla conseguente scelta di indossare soltanto una coperta. A questa seguì la no wash protest o dirty protest, la protesta dello sporco.
Ottobre 1980: I prigionieri repubblicani iniziano uno sciopero della fame in segno di protesta contro l’abolizione dello status speciale.
Dicembre 1980: Lo sciopero della fame viene revocato quando i detenuti credono, erroneamente, che siano state garantite loro alcune concessioni.
Gennaio 1981: Dal 1969, 2.187 sono state uccise nel corso dei Troubles.
1 marzo 1981: Riprende lo sciopero della fame guidato da Bobby Sands.
Aprile 1981: Bobby Sands viene eletto membro del parlamento britannico per Fermanagh e South Tyrone. Poco dopo, il governo britannico modifica la legge per impedire ai detenuti di candidarsi alle elezioni.
5 maggio 1981: Bobby Sands muore nel Maze nel 66* giorno di digiuno, all’età di 27 anni.
3 ottobre 1981: Si conclude lo sciopero della fame, ma solo dopo la morte di altri nove prigionieri repubblicani. Nei giorni e mesi seguenti, il governo inglese di fatto soddisfa tutte le richieste dei detenuti, senza tuttavia concedere loro formalmente lo status di prigionieri politici.
IL Cast ARTISTICO
Michael Fassbender – Bobby Sands
Per il ruolo di Bobby Sands in HUNGER Fassbender ha vinto diversi premi: BIFA (British Independent Award) e IFTA (Irish Film and Television Award), un London Film Critics Award e ancora diversi riconoscimenti ai festival del cinema di Stoccolma e Chicago 2008. L’anno dopo, è stato nuovamente premiato al festival del cinema di Chicago come miglior attore non protagonista per il suo ruolo nel film di Andrea Arnold’s FISH TANK, che gli è valso anche due candidature al BIFA e all’IFTA, e il suo secondo London Film Critics Circle Award. E’ stato anche candidato all’IFTA per il suo ruolo nella miniserie The Devil’s Whore.
Tra i film che ha interpretato di recente, ricordiamo il prequel X-MEN – L’INIZIO di Matthew Vaughn, nel ruolo di Erik Lehnsherr, meglio noto come Magneto; A DANGEROUS METHOD, di David Cronenberg in cui veste i panni di Carl Jung; KNOCKOUT – RESA DEI CONTI di Steven Soderbergh, con Ewan McGregor e Antonio Banderas; e la sua seconda collaborazione con Steve McQueen, SHAME. La sua interpretazione del protagonista Brandon gli è valsa la Coppa Volpi per la Migliore interpretazione maschile alla Mostra del Cinema di Venezia 2011.
Nato in Germania e cresciuto in Irlanda, Michael si è diplomato alla prestigiosa Drama School di Londra. E’ diventato famoso interpretando il ruolo del sergente Burton “Pat” Christenson nella leggendaria miniserie Band of Brothers. Dopo l’esordio cinematografico nel film campione d’incassi 300 di Zack Snyder, ha interpretato fra gli altri EDEN LAKE di James Watkins; JONAH HEX di Jimmy Hayward; ANGEL: LA VITA, IL ROMANZO di François Ozon, con Romola Garai; CENTURION e JANE EYRE di Neil Marshall per Focus Features.
Prossimamente lo vedremo accanto a Noomi Rapace e Charlize Theron in PROMETHEUS, il nuovo film di Ridley Scott (attualmente in fase di post-produzione), che dovrebbe uscire in Italia in autunno. E ancora in THE COUNSELOR, sempre di Ridley Scott, le riprese dovrebbe iniziare a giugno.
Liam Cunningham – Padre Dominic Moran
Tra i film interpretati dall’attore irlandese Liam Cunningham prima di Hunger ricordiamo: La mummia: la tomba dell’imperatore Dragone (2008) e il pluripremiato Il vento che accarezza l’erba, diretto da Ken Loach, vincitore della Palma d’oro al Festival di Cannes nel 2006. In passato Liam ha anche lavorato con registi molto stimati come Neil Jordan (Breakfast on Pluto), Michael Winterbottom (Jude) e Alfonso Cuaron (La piccola principessa). Liam ha esordito nel cinema con un piccolo ruolo nell’incantevole fantasy irlandese di Mike Newell Tir-na-nog (È vietato portare i cavalli in città) (1993).
In teatro, nel corso del tempo ha lavorato con la compagnia teatrale Passion Machine, il Royal Court Theatre di Londra e la Royal Shakespeare Company. Vanta numerosi crediti televisivi in varie serie per la ITV, la BBC, la RTE, la HBO e la CBS, tra cui ruoli da guest star per serial inglesi quali Cracker,Messiah, Prime Suspect e Murphy’s Law.
Stuart Graham – Raymond Lohan
Stuart è un affermato attore teatrale, cinematografico e televisivo da oltre vent’anni. La prima parte della sua carriera è stata dominata dai suoi ruoli sul palcoscenico e ha debuttato al Lyric Theatre di Belfast. In seguito ha lavorato con le principali compagnie teatrali irlandesi e in particolare con l’Irish National Theatre. Inoltre, ha diretto alcune produzioni per il Belfast Theatre Festival e il Lyric Theatre. Dopo un lungo periodo si assenza dalle scene, è recentemente tornato all’Abbey Theatre in una produzione acclamata dalla critica di A Number di Caryl Churchill.
Stuart ha lavorato principalmente per il cinema e la televisione. Da Silent Witness a Waking The Dead, ha interpretato molte delle serie televisive inglesi più amate ed è stato anche protagonista di serial quali Steel River Blues e The Clinic. Il suo ritratto di Howard Carter nella serie della BBC Egypt gli è valso le lodi della critica. I suoi crediti cinematografici comprendono Michael Collins, Il garzone del macellaio, Omagh, As The Beast Sleeps, Un uomo un eroe, Misery Harbour e Goldfish Memory.
Brian Milligan – Davey Gillenv
La carriera attoriale di Brian Milligan si estende su un arco di una quindicina d’anni. La sua prima apparizione televisiva risale a quando aveva 13 anni nella serie drammatica della BBC Safe and Sound (1996). In seguito, ha interpretato nei panni di Ned, The Boxer di Jim Sheridan (1998), al fianco di Daniel Day Lewis con cui ha di nuovo recitato al Kennedy Centre di Washington (1999).
Brian ha frequentato la Bretton Hall University di Leeds dove ha studiato recitazione. A Leeds ha interpretato il ruolo di Mario nella commedia di Dario Fo Non si paga, non si paga! (2001). Dopo essere tornato a Belfast, sua città natale, Brian si è dedicato prevalentemente al teatro, portando in tournée in Irlanda e nel Regno Unito Ar An Phluid, una pièce di “physical theatre” che ha scritto e interpretato e che ha vinto numerosi premi in svariati festival (2006/2007).
Liam McMahon – Gerry Campbell
Quando ottiene il ruolo di Gerry Campbell in Hunger, l’attore irlandese Liam McMahon è da poco rientrato in Irlanda dopo aver lavorato con la compagnia teatrale di Tim Robbins Actors’ Gang a Los Angeles. Liam recita da quando aveva 12 anni e ha fatto parte della premiata produzione dell’Ulster Youth Theatre del 1996. Dopo aver scelto di studiare cinema alla Stirling University, invece di frequentare un’accademia teatrale, esordisce sul grande schermo con il film Snatch – lo strappo (2000) e in seguito ottiene ruoli da protagonista in produzioni inglesi indipendenti come Living in Hope (2001) e Past Present Future, Imperfect(2004). Più recentemente, è stato visto in L’abbazia di Northanger (2007), nella miniserie televisiva I Tudor (2007) e nella serie di RTE The Clinic (2007). Tra le varie interpretazioni teatrali, si è guadagnato gli elogi della critica in particolare per i suoi ruoli da protagonista in The Wrong Man di Danny Morrison, nei panni di Heathcliff in Cime tempestose e di Ricky Roma in Glengarry Glen Ross. Attualmente Liam vive a Dublino.
IL cast tecnico
Steve McQueen – Regista e sceneggiatore
Il videoartista inglese Steve McQueen si è affermato lavorando in diversi settori del mondo dell’arte e dello spettacolo. Dopo gl inizi come cineasta, ha esteso i suoi interessi alla scultura e alla fotografia. Ha studiato alla Chelsea School of Art e al Goldsmith College di Londra, dove ha realizzato i suoi primi film, quasi esclusivamente muti e in bianco e nero. Tra questi ricordiamo Bear (1993), che raccontava un breve e insolito incontro tra due uomini nudi; Deadpan (1997), in cui un signore stava in piedi al centro di un edificio che gli crollava intorno; e Drumroll (1998), per cui il regista ha montato una cinepresa su un barile, e lo ha fatto rotolare per le strade di Manhattan.
HUNGER (2008) è il suo primo lungometraggio.
Nel 2011 ha realizzato SHAME (presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia), per il quale Michael Fassbender ha vinto la Coppa Volpi.
Attualmente sta lavorando al suo nuovo progetto, TWELVE YEARS A SLAVE, con Brad Pitt.
Enda Walsh – Sceneggiatore
Enda Walsh è un drammaturgo, commediografo e sceneggiatore, insignito di numerosi premi, tra cui i prestigiosi George Devine e Stewart Parker. Dopo aver riscosso un enorme successo al Festival di Edimburgo, la sua commedia The Walworth Farce è stata elogiata da critica e pubblico anche a New York. Ha adattato per il grande schermo la sua pièce Chatroom, andata in scena al National Theatre, scrivendo la sceneggiatura del film I segreti della mente diretto da Hideo Nakata e presentato al Festival di Cannes nel 2010.
Ha curato anche la trasposizione cinematografica dell’opera che ha segnato una svolta nella sua carriera, in Irlanda e a livello internazionale: la pluripremiata Disco Pigs. Enda ha scritto la sceneggiatura dell’omonimo film diretto da Kirsten Sheridan e interpretato da Eileen Cassidy e Cillian Murphy, selezionato alla Berlinale nel 2001.
Walsh scrive profusamente per letteratura, teatro e cinema e ha anche partecipato a una serie di iniziative teatrali per i giovani. Tra i suoi primi adattamenti ricordiamo un’interpretazione radicale di Canto di Natale diCharles Dickens che, insieme a The Ginger Ale Boy e Sucking Dublin, gli è valsa le lodi sperticate della critica.
Laura Hastings-Smith – Produttore
Come produttrice indipendente, Laura Hastings-Smith ha prodotto Hunger, film di apertura di Un Certain Regard al Festival di Cannes nel 2008, insieme a Robin Gutch. Prima di fondare la Dazed Film & TV con l’editore Jefferson Hack e il fotografo Rankin, Laura era un’affermata documentarista e produttrice. Tra il 2000 e il 2005, ha prodotto numerosi progetti per piattaforme televisive, internet, cellulari, cinematografiche e concerti dal vivo, che vanno dal cortometraggio Perfect e dal progetto filmico multi-piattaforma Stop For A Minute per Film4, a un documentario parodistico interpretato dalla band musicale di fumettisti Gorillaz e dai loro creatori Damon Albarn e Jamie Hewlett. Nel 2005, Laura ha prodotto il pluripremiato lungometraggio The Lives of the Saints, scritto da Tony Grisoni, diretto da Rankin e Chris Cottam, il suo ultimo progetto con la Dazed Film & TV.
Laura sta seguendo un progetto per il lungometraggio This Charming Man con lo sceneggiatore-regista Meloni Poole e il co-sceneggiatore Phil Nodding per EM Media e la sceneggiatura The Fall scritta da Tony Grisoni. Tra gli altri progetti This Little Piggy, un film Warp X e Say You Love Satan per Warp Films.
Robin Gutch – Produttore
Robin Gutch è il Joint Managing Director di Warp X, uno ‘studio’ digitale start-up che realizza lungometraggi a basso budget finanziato dal UK Film Council, da Film4, EM Media e Screen Yorkshire. I primi due film distribuiti sono stati Donkey Punch di Olly Blackburn e A Complete History of My Sexual Failures di Chris Waite, presentati entrambi in anteprima al Sundance Film Festival nel gennaio 2008.
Insieme a Laura Hastings-Smith, Robin ha anche co-prodotto il film di esordio dell’artista, vincitore del Turner Prize, Steve McQueen Hunger per Blast! Films, che ha inaugurato la sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes nel 2008. Tra il 2003 e il 2005 ha diretto la divisione film e serie televisive drammatiche per la Blast! Films. Nel 1999, Robin è stato il fondatore e il dirigente di FilmFour Lab, la divisione di FilmFour dedicata ai nuovi talenti cinematografici. Prima di unirsi a FilmFour, Robin era responsabile delle acquisizioni di film e video indipendenti a Channel 4, dove era entrato nel 1994 come vice-responsabile delle acquisizioni, avendo lavorato alla BBC come produttore e regista nei dieci anni precedenti.
Jan Younghusband – Produttrice esecutiva
Jan ha una formazione nella musica classica e ha iniziato la sua carriera nella gestione della produzione a Glyndebourne prima di unirsi al National Theatre come assistente produttrice, lavorando principalmente con Peter Hall e poi con Richard Eyre. Prima di approdare a Channel 4, nel luglio 1999, Jan ha lavorato per nove anni come produttrice e sceneggiatrice indipendente, creando e producendo programmi di esecuzioni musicali e operistiche per la BBC e Channel 4. In quel periodo ha anche curato tre pubblicazioni, in particolare “A Genius in the Family”, sulla violoncellista Jacqueline Du Pré, che diventerà il film candidato all’Oscar Hilary and Jackie.
Tra i suoi altri progetti, ricordiamo: Exodus di Penny Woolcock, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, la serie televisiva con Matt Collings This is Civilisation, Ballet Changed My Life: Ballet Hoo!, Anthony Gormley: Making Space, la pluripremiata serie televisiva di Howard Goodall, How Music Works, War Oratorio di Dominic Muldowney per More4, Peter and the Wolf, vincitore del premio Oscar, nuova arte per spazi pubblici con il Big Art project, Derek, il film di Isaac Julien su Derek Jarman e Hunger, film di esordio di Steve McQueen.
Peter Carlton – Produttore esecutivo
Peter Carlton è Responsabile dello sviluppo progetti a Film4, la divisione dedicata ai lungometraggi cinematografici di Channel 4 Television. La sua passione per gli stili cinematografici innovativi e per i nuovi talenti ha prodotto molti frutti nella serie costante di opere incisive e uniche che costituisce il cuore dell’impegno di Film4′s per ampliare i confini del cinema popolare.
A Film4, Carlton ha curato film come Me & You & Everyone We Know di Miranda July (vincitore della Camera d’Or e del Grand Prix della Semaine de la Critique al Festival di Cannes nel 2005), This Is England di Shane Meadows (Miglior film inglese ai BAFTA 2008), Il futuro non è scritto – Joe Strummer di Julien Temple, Hallam Foe di David Macenzie, Garage di Lenny Abrahamson (Prix Art et Essai al Festival di Cannes 2007), oltre al lungometraggio di esordio di Steve McQueen Hunger. Inoltre, Carlton è uno degli artefici di Warp X, il mini-studio digitale co-fondato da Film4, le cui prime due produzioni A Complete History of My Sexual Failures e Donkey Punch sono state presentate al Sundance Film Festival nel 2008.
Linda James – Produttrice esecutiva
Linda è la pluripremiata produttrice indipendente di più di 20 serie televisive drammatiche, 5 film per la televisione e numerosi lungometraggi. Co-fondatrice di Red Rooster Film and Television Entertainment (che ha venduto a Chrysalis Plc) e Alibi Communications, oggi possiede e dirige, insieme al regista/produttore Stephen Bayly, la Sly Fox Films ed è uno dei direttori non creativi di Coolabi Plc.
Linda è manager e consulente, oltre che membro del consiglio di amministrazione, del Wales Creative IP Fund che offre investimenti azionari per lungometraggi, produzioni televisive e progetti musicali e per i nuovi media.
Linda è nei consigli di amministrazione dell’agenzia cinematografica regionale del UK Film Council, di Screen South e del South East Media Network (SEMN) per la SEEDA (South East Economic Development Agency), l’Agenzia per lo sviluppo economico del sud est.
Linda siede anche nel Consiglio dei BAFTA e preside il Comitato dei bambini del BAFTA, nonché la Childrens Film and Television Foundation (CFTF). È stata presidente onorario del Festival internazionale della televisione di Edimburgo, governatore del British Film Institute (BFI), governatore e amministratore fiduciario della National Film and Television School (NFTS), membro del British Screen Advisory Council (BSAC) e dell’Independent Production Training Fund (IPTF) per PACT.
Edmund Coulthard – Produttore esecutivo
Nel 1995 Edmund ha fondato la Blast! Films con I’ll Be Your Mirror, vincitore del premio per il Miglior Documentario ai Festival di Montreal e di Melbourne e candidato al Prix Italia. Da molti anni Edmund è il produttore esecutivo della maggior parte delle produzioni della Blast! Films e continua a dirigere lui stesso molti programmi. Ha vinto un premio BAFTA come Miglior nuovo regista (Fiction) per la miniserie Tales from Pleasure Beach, che è stata anche candidata ai BAFTA come Miglior serie drammatica, e un premio BAFTA come Miglior regista per il film drammatico della BBC 2, Soundproof.
La Blast! Films è una pluripremiata società di produzione indipendente e gode di grande reputazione nel panorama televisivo inglese per la produzione di serie drammatiche uniche, innovative e di alto profilo e di documentari drammatici e non. La Blast! vanta grande professionalità nelle proprie produzioni incentrate sullo stile degli autori e la capacità di realizzare documentari drammatici e drammi documentaristici. Tra i molti programmi pluripremiati, citiamo le produzioni candidate ai premi BAFTA & RTS Tina Goes Shopping e The Death of Klinghoffer, versione cinematografica dell’opera di John Adams vincitrice del Prix Italia nel 2004.
Iain Canning – Produttore esecutivo
Iain Canning, prima di lavorare come produttore esecutivo di HUNGER, è stato anche produttore esecutivo di CONTROL, di Anton Corbijn (2007), il film, che è la storia del cantante dei Joy Division – Ian Curtis, ha ricevuto una Menzione speciale al Festival di Cannes e ha vinto il BAFTA Carl Foreman.
Nel 2008 Iain Canning ha fondato la casa di produzione See-Saw Films con con il produttore australiano Emile Sherman. Da allora Canning con la See-Saw ha prodotto il film premio premio Oscar IL DISCORSO DEL RE, diretto da Tom Hooper e con Colin Firth, Geoffrey Rush e Helena Bonham Carter; ORANGES AND SUNSHINE di Jim Loach, con Emily Watson e SHAME, secondo film di Steve McQueen.
Sean Bobbitt BSC – Direttore della fotografia
All’inizio degli anni ’80 Sean ha cominciato la sua carriera come operatore di telegiornale per i network americani, coprendo le principali zone calde del globo. In seguito è passato a girare documentari per registi quali Angus McQueen, Nick Read e Jonathan Miller e società come la Brook Lapping.
Alla fine degli anni ’90 Sean ha iniziato a girare produzioni drammatiche sia per il cinema sia per la televisione e nel 1999 ha lavorato con Michael Winterbottom a Wonderland. I suoi numerosi crediti cinematografici comprendono The Situation, diretto da Philip Haas e interpretato da Damian Lewis e Connie Neilson, The Baker, diretto da Gareth Lewis e interpretato da Damian Lewis, e Mrs Ratcliffe’s Revolution, diretto da Billie Eltringham e interpretato da Iain Glenn e Catherine Tate.
Tra i suoi crediti televisivi citiamo serie televisive drammatiche pluripremiate come Sense and Sensibility, The Long Firm (per cui ha ottenuto una candidatura al premio BAFTA per la Miglior fotografia) e Canterbury Tales (per cui ha vinto un premio RTS Award per la Miglior fotografia).
Nell’agosto 2006 Sean è stato invitato a far parte della prestigiosa British Society of Cinematographers.
Tom McCullagh – Scenografie
Prima di Hunger, Tom McCullagh ha curato la scenografia di numerosi filmtra cui Closing the Ring di Richard Attenborough (2007), Wilderness (2006) e The Boys from County Clare (2003). I suoi crediti televisivi includono la serie The Invisibles per la BBC (2008), Fairy Tales (2008) e il tv movie Sharpe’s Challenge (2006).
Tom si laurea in Disegno tridimensionale all’Art College di Belfast e inizia la sua carriera di scenografo alla BBC di Belfast, lavorando a varie serie di produzione locale con registi quali Alan Clarke per Elephant, Danny Boyle per The Henhouse e Pat O’Connor per Force of Duty. Nel 1994, Tom lascia la BBC per lavorare come scenografo freelance su una serie di progetti per la televisione e il cinema. Vivendo e lavorando a Belfast, Tom ha partecipato a molti progetti che hanno riguardato i Troubles, quando il periodo del conflitto nordirlandese ha suscitato l’interesse dei mezzi di comunicazione.
Joe Walker – Montaggio
Negli Ealing Studios della BBC, Joe ha inizialmente lavorato come assistente al montaggio cinematografico e in seguito, per cinque anni, come montatore del suono. Sempre per la BBC, è poi passato al montaggio di documentari musicali, tra cui Tallis Fantasy di Vaughan Williams.
La produttrice Laura Mackie ha offerto a Joe la svolta nell’ambito del montaggio televisivo, ingaggiandolo per montare la serie drammatica di Julian Farino Out of The Blue. Nel 1998, Joe ha lasciato la BBC per dedicarsi al montaggio di prodotti televisivi: la serie The Lakes, i tv-movie Sword of Honour e Fields of Gold diretti da Bill Anderson e la miniserie The Secret World of Michael Fry diretta da Marc Munden.
Joe ha montato il suo primo lungometraggio nel 2001, Tabloid, per il regista David Blair. In seguito ha avviato la sua collaborazione con il regista italiano Giacomo Campiotti montando Zivago, prodotto dalla ITV.
Mentre costruiva la sua carriera nel montaggio di serie televisive, Joe ha continuato a coltivare il suo interesse per la composizione musicale, scrivendo numerosi documentari e progetti per bambini. Nel 2004, ha realizzato un’ambizione compositiva che coltivava da tempo, scrivendo la partitura per orchestra del film drammatico per la BBC/HBO Dirty War diretto da Dan Percival.
Nel 2007, per il cinema, ha montato il lungometraggio Grow Your Own, scritto da Frank Cottrell-Boyce, e Prison Escape, diretto da Rupert Wyatt e interpretato da Joseph Fiennes e Brian Cox.
Anushia Nieradzik – Costumi
Anushia nasce in Polonia da padre polacco e madre scozzese. Studia al College of Art di Newcastle e alla Central School of Art and Design di Londra, vincendo il premio dell’Arts Council of Great Britain. Distaccata al National Theatre, disegna scene e costumi per diverse produzioni, tra cui Giorni felici e Finale di partita di Beckett.
Passando alla televisione, lavora a progetti come la miniserie Middlemarch e il tv movie Madame Bovary per la BBC, ricevendo per i costumi di entrambi una candidatura ai premi BAFTA e RTS.
Tra i suoi crediti televisivi, ricordiamo anche il film Sex Traffic, diretto da David Yates, per cui Anushia ha vinto un Gemini Award e una candidatura ai premi BAFTA e RTS.
Per il cinema, ha disegnato, tra gli altri, i costumi dei film Amiche, L’agente segreto, Wondrous Oblivion e Irina Palm.
Anushia ha uno studio nell’East London dove lavora a dipinti e installazioni.
Jacqueline Fowler – Trucco e acconciature
Jacqueline realizza trucco e acconciature per il cinema e la televisione da oltre dieci anni. Prima di intraprendere questa carriera, ha fatto la parrucchiera per venticinque anni, acquisendo un’impareggiabile conoscenza nell’arte del trucco e dell’acconciatura. È famosa per la sua estrema versatilità e abilità nel trucco dei personaggi più disparati, in grado di esaltare bellezza, vecchiaia, tratti distintivi oltre che nel truccare personaggi storici e lavorare con le protesi.
Alla Fantastic Fest Competition di Austin, in Texas, Jacqueline ha vinto il premio per il Miglior trucco per il suo lavoro al film di Simon Rumley The Living and the Dead. Tra i suoi altri crediti cinematografici, ricordiamo The Cottage di Paul Andrew Williams, Gallowwalker, un western sui morti viventi interpretato da Wesley Snipes, Mutant Chronicles di Simon Hunters, in cui è stata la truccatrice personale di John Malkovich, a cui ha applicato la maschera di un anziano sfigurato, oltre a Hollywood Confidential, La casa della peste, The Descent – Discesa nelle tenebre, Doomsday – Il giorno del giudizio, Hallam Foe e Cold and Dark.
David Holmes con Leo Abrahams – Musiche originali
David Holmes è un compositore molto stimato nel cinema e i suoi crediti comprendono Ocean’s Eleven – Fate il vostro gioco, Ocean’s Twelve e Ocean’s Thirteen, Codice 46 di Michael Winterbottom, Five Minutes of Heaven, diretto da Oliver Hirschbiegel (La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler) e interpretato da Liam Neeson, e, più recentemente, Knockout – Resa dei conti, ancora una volta con Steven Soderberg.
David è un rinomato deejay e ha pubblicato numerosi album, di cui il suo primo come solista è stato “This Film’s Crap, Let’s Slash the Seats” (1995). Molti suoi brani sono stati acquisiti per le colonne sonore di vari film, tra cui Pi Greco – Il teorema del delirio, The Game – Nessuna regola e Un cuore grande. La prima colonna sonora che David ha firmato è stata per Resurrection Man (1996), un cupo thriller urbano diretto da Marc Evans. Il suo album successivo, “Let’s Get Killed” è frutto dei molti incontri che ha fatto per le strade di New York dopo le tre del mattino, esperienza che lo porterà a scrivere e comporre la colonna sonora di Out of Sight – Gli opposti si attraggono di Steven Soderberg (1998), a cui sono seguiti altri film, tra cui Buffalo Soldiers, interpretato da Joaquin Phoenix ed Ed Harris. David continua a lavorare nella musica e nel cinema, con molti degli artisti più creativi di entrambi i campi.
Nato a Belfast, David è l’ultimo di dieci figli. Durante tutta l’adolescenza ha collezionato dischi in vinile e a 15 anni è diventato deejay in un locale. Ha anche lavorato come scrittore di fanzine e promotore di concerti, prima di iniziare a viaggiare in tutto il mondo per le sue registrazioni e la sua attività di deejay.
Paul Davies – Suono
Nel corso degli anni, Paul Davies ha lavorato a svariati lungometraggi e serie televisive in veste di supervisore al montaggio del suono e di designer del suono, lavorando con molti dei più importanti registi inglesi, tra cui Stephen Frears, Lynne Ramsay, Mike Radford, John Maybury, Julian Jarrold e Stephen Poliakoff. Tra i suoi crediti cinematografici, vanta La regina, Love is the Devil, Ratcatcher – Acchiappatopi, Morvern Callar, Il mercante di Venezia, Lady Henderson presenta, Kinky Boots e La proposta.
Dal 2001, Paul dirige la PDSoundDesign, una società di postproduzione del suono con sede a Londra.
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