Curiosità – JOKER – Scenografie / Location / Fotografia

Scenografie / Location / Fotografia

Al fine di valorizzare le lotte interne di Arthur con un senso di realismo, Phillips ha cercato di fondare il film stesso su un’estetica il più autentica possibile. “Le location e la scenografia sono importanti in questo film. Il suo ambiente mostra parecchio della vita di Arthur, quindi volevamo sfruttarlo al massimo”.

Ha lavorato a stretto contatto con lo scenografo Mark Friedberg che, come Phillips, è cresciuto a New York e conosceva molto bene la tavolozza dei colori ricercata dal regista. “Mark ha visionato delle vecchie foto di New York per trovare la giusta quantità di graffiti, di spazzatura e le auto desiderate. La sua attenzione ai dettagli è stata smisurata”, osserva.

“Quel che ho trovato toccante della Gotham immaginata da Todd e Scott, è che è un mondo che capisco, un mondo difficile, un mondo duro con persone per le quali la vita non è facile”, afferma Friedberg. “La disfunzionalità, il distaccamento dei poteri forti … questa è la New York della mia giovinezza. Era sporca, molte agenzie di servizi cittadini erano in sciopero a un certo punto, e quelle che non lo erano, erano corrotte. Questo è ciò che a mio avviso ha reso questo pezzo così sorprendente quando l’ho letto per la prima volta, ed è qui che è iniziata la nostra conversazione su questo mondo di “Joker”, una Gotham che non è New York ma è il suo tessuto urbano oscuro, grintoso e duro, con radici nel nostro passato collettivo”.

Phillips e il suo team creativo hanno ampiamente parlato di ciò che Gotham City ha significato per loro, sia dalla tradizione dei fumetti che da altre interpretazioni visive. Per aiutare nelle loro discussioni ed in seguito nella produzione pratica, riguardo a dove i viaggi giornalieri di Arthur lo portavano e come ci arrivava, Friedberg in realtà ha disegnato una mappa di Gotham City molto simile a quella pubblicata nei terminal della metropolitana di New York e, in effetti, la mappa del designer è apparsa così durante le riprese.

Sebbene si stesse evitando di incorporare troppi elementi canonici, quelli inclusi furono leggermente modificati per riflettere la città che stavano progettando. “E’ tutto un’improvvisazione”, dice sorridendo Friedberg.

Phillips spiega: “L’Arkham Asylum nel nostro film si chiama Arkham State Hospital, perché ci sembrava che lo avrebbero chiamato così”.

Il Metropolitan Hospital di Harlem ha rappresentato gli interni dell’ Arkham e quelli del reparto di un ospedale pediatrico, mentre gli esterni sono stati girati a Sunset Park, Brooklyn, e al Brooklyn Army Terminal, un esempio di architettura industriale di 100 anni.

 

Individuare tutte le location necessarie per un film con una Gotham City degli anni ’70 / ’80 è stata una sfida, afferma Friedberg, perché “il mondo che stavamo cercando di rappresentare non è quello di oggi, poiché abbiamo lentamente trasformato le nostre città in grattacieli di vetro e centri commerciali. Per trovare la versione della città di cui avevamo bisogno, alla fine siamo andati a Newark, dove abbiamo costruito Gotham Square, e a Jersey City, nel New Jersey e nei quartieri circostanti”.

Per aiutare a rivestire Gotham Square a Newark, è stato assunto un giovane artista locale, Malcolm A. Rolling, per dipingere murales sui lati degli edifici lungo le strade in cui i cineasti stavano girando in esterni. I murales riflettevano i temi rappresentati nel film, e alcuni erano lunghi quasi un isolato.

La produzione ha anche girato sequenze a Brooklyn presso il leggendario Kings Theatre. Il palazzo del cinema originariamente aperto nel 1929, è stato recentemente rinnovato e nel film rappresenta la Wayne Hall. I distretti popolari del Bronx di Highbridge e Kingsbridge hanno rappresentato il quartiere in cui Arthur vive in un appartamento con sua madre Penny e la vicina di cui è innamorato, Sophie.

Un’ambientazione nelle vicinanze del Bronx che appare più volte nel film, è una lunga scalinata che Arthur percorre più e più volte per andare a casa, che simboleggia la fatica al suo rientro. “L’idea di Todd era quella di collocare Arthur nel collinoso South Bronx, costringendolo ad arrampicarsi su scale pubbliche e vicoli, non in strade a griglia, confondendo il suo mondo in un modo che funziona davvero per questa storia”, afferma Friedberg. “Le persone non abbinano le colline a New York, la pensano in modo piatto, quindi qui abbiamo una topografia inaspettata e uno stile visivo specifico”. Questo stile visivo è stato delineato assieme al direttore della fotografia Lawrence Sher. “Larry è probabilmente il mio partner creativo più fidato, abbiamo girato il mondo insieme realizzando film”, afferma il regista.

Sher riferisce: “Todd ha delle competenze eccezionali che spaziano in vari campi: dalla sceneggiatura e le performance, all’aspetto visivo e al montaggio, ed è in grado di fondere tutti e quattro questi elementi senza soluzione di continuità e senza dare enfasi all’uno sull’altro. Capita spesso di fare coverage e grandangoli, e in ogni film che abbiamo realizzato insieme, ha fatto in modo che la performance brillasse su ogni cosa, nell’ambito di una coverage che conferisce portata al film, rendendolo realmente cinematografico. Todd ed io ci sfidiamo ogni giorno; lavorare con lui è un’esperienza davvero soddisfacente. È il classico tira e molla, quella ‘pressione che crea diamanti’. Non volevamo mai lasciare niente di insoluto dopo una giornata di riprese”.

Questo stretto rapporto di lavoro ha naturalmente creato delle scorciatoie utili ad una vera partnership. “Poiché questo è il nostro sesto film insieme, le discussioni che abbiamo sono molto più legate alle idee all’interno delle singole scene, che poi costruiscono e creano il quadro più ampio”, afferma Sher. “In questo film, a un certo punto ricordo che Todd mi ha parlato dell’idea dell’ombra di sé stessi, quella che rappresenta l’altro lato di noi, e di conseguenza la trasformazione di Arthur in Joker. Quei due termini – trasformazione e ombra – mi hanno fatto riflettere, dandomi una prima idea di quali temi avrebbe esplorato nel corso del film, in modo da poter determinare come esprimerli al meglio attraverso le immagini.

“Gran parte del nostro approccio”, continua, “è stato quello di raccontare visivamente un personaggio senza dipendere necessariamente dal dialogo; si potrebbe persino guardare il film in silenzio e avere lo stesso impatto emotivo, perché la performance di Joaquin è misurata e dice tanto senza dire una parola”.

Sher afferma che la scelta di utilizzare la 65 Alexa è stata la chiave in tal senso. “Una macchina da presa di grande formato come questa, offre dei vantaggi in caso di ridotta profondità di campo. Questo ci ha permesso di isolare Arthur nel suo mondo, rendendolo l’unico personaggio al suo interno e rafforzando l’idea di essere un emarginato, dato che talvolta si considera inesistente.

La telecamera ci ha aiutato a raccontare quel lato della sua storia, sia nell’intimità del suo appartamento che in scene più grandi, perché potevamo scorporarlo dal suo background”.

Molte delle scene più grandi si svolgono all’esterno. Sher afferma: “Todd, Mark ed io siamo cresciuti a Manhattan e nei dintorni, ed eravamo lì presenti al tempo in cui si svolge questo film, quindi lo ricordiamo vividamente ed abbiamo attinto quotidianamente alle nostre memorie. Dal fotogramma uno, volevamo che le persone venissero trasportate all’istante nella nostra versione di Gotham del 1981, senza mai pensare: “Oh, è a Newark.” Mark ha trovato location quasi intatte appartenenti ad un’epoca passata. Naturalmente ha aggiunto della spazzatura, ha cambiato la segnaletica e così via, per dare un senso del luogo e del tempo oltre a definire il tono della città di Gotham molto più sporca e infestata dai rifiuti, sull’orlo del collasso”.

“Dagli ampi scatti di Gotham Square, a un uomo seduto al suo posto su un autobus, o che cammina lungo Jerome Avenue sotto i binari sopraelevati, fino alla minuzia del suo appartamento, Larry era davvero interessato a mettere in contrasto questo uomo piccolo in un mondo grande, e poi questo piccolo mondo dentro quella persona”, osserva Friedberg. “Per me, ciò ha significato passare dalle configurazioni generali a specifiche texture, da una piccola pulce anonima che si muoveva per le grandi strade della nostra città, al minuscolo dettaglio di una sigaretta accesa. Ad esempio, se si cammina nelle vecchie case popolari del Bronx, ci sarà una texture estrema, si sentirà l’odore di una texture estrema e fotograficamente questo è bello. Todd mi ha dato la libertà di spingere quell’estremo contrasto con la texture, per rendere tutto molto reale”.

Uno di questi esempi è un bagno pubblico in cui Arthur si rifugia in una circostanza cruciale della storia, che si è rivelata essere un momento fondamentale per Sher e per il suo operatore della

‘A’ camera / Steadicam Geoff Haley. Sher spiega: “Secondo la filosofia di un Direttore della fotografia, e fondamentale per Todd, è stato illuminare l’ambiente e mettere in evidenza agli attori, per dar loro piena libertà di movimento. In questo film più che mai, la mia squadra interveniva in una scena senza sapere nulla di ciò che Joaquin avrebbe fatto. Todd e Joaquin ne avevano discusso, mentre il mio operatore ed io no, ed abbiamo dovuto impostare il tutto in modo di permettergli di fare ciò che voleva.

Tutto è iniziato con la scena del bagno – Todd ed io adoriamo i bagni sporchi: ci sono scene di bagni e ascensori in tutti e sei i film che abbiamo girato insieme. Abbiamo impostato delle luci miste, delle lampade al neon non corrette, e senza alcuna prova con la telecamera nel momento delle riprese ci siamo affidati a Joaquin.

“Joaquin era estremamente presente e concentrato in quel momento”, continua, “quindi, come DP o operatore, abbiamo dovuto connetterci a quel livello e vedere dove si andava. Il mio operatore ed io eravamo tutti con la telecamera, danzando attorno a Joaquin che interpretava la scena in tempo reale. Questo è stato un approccio che abbiamo adottato in molte scene, come quella nel suo appartamento quando Arthur si arrampica sul frigorifero: non era assolutamente pianificata. È stata un’esperienza elettrizzante girare un film in quel modo: precisione, in termini di riprese che sapevamo di voler ottenere, e completa improvvisazione in termini di performance”.

Aderendo alla loro regola di autenticità, Friedberg e Sher hanno lavorato insieme per costruire e illuminare un altro set chiave del film, lo spettacolo “Live with Murray Franklin”. “I progetti di Mark e tutto ciò che abbiamo usato per illuminare il set rispecchiavano quel periodo, non sono state utilizzate tecniche moderne di illuminazione”, afferma Sher.

“Sono un appassionato di cinema e nella vita ho cercato di evitare di fare televisione, eppure mi sono ritrovato diverse volte a progettare programmi televisivi che appaiono nei film in cui stavo lavorando”, dice Friedberg ridendo. “Uno dei set più significativi di questo film è quello per lo spettacolo di Murray Franklin. Non abbiamo copiato Carson di per sé, ma abbiamo seguito alcune sue linee: una scrivania, una sedia, un’altra sedia e un divano, un uomo che annuncia e si siede, posti per un pubblico dal vivo, una band … tutte quelle cose oltre ad una sala di controllo, e anche dei camerini. Ciò che è stato interessante per noi è stato costruire questo set “vecchio stile” che si è rivelato essere il primo set in assoluto su un palcoscenico nuovo di zecca presso gli Steiner Studios”.

La squadra di Friedberg per quelle scene ha reperito delle telecamere televisive autentiche d’epoca dal Museum of Broadcast Technology di Rhode Island. Dei monitor funzionali di vecchia generazione sono stati installati sulle telecamere in modo che vi fossero immagini sugli obiettivi mentre simulavano le riprese.

Durante la produzione sono stati utilizzati anche dei vagoni della metropolitana degli anni ‘70- ‘80, ottenuti dal New York City Transit Museum e gestiti da personale certificato della Metropolitan Transit Authority (MTA). Le riprese si sono svolte su tratte a Brooklyn e nel Bronx, in profondità nei tunnel, su binari sopraelevati e su piattaforme, molte delle quali erano aperte al pubblico, quindi gli attori si sono esibiti mentre i veri passeggeri scendevano e salivano a bordo dei vagoni.

Le scene in cui troviamo Arthur prima tra il pubblico, e poi impegnato nella sua esibizione comica, sono state girate nel famoso comedy club Dangerfield nell’Upper East Side di Manhattan. Così chiamato in onore del famoso comico Rodney Dangerfield, il club è stato inaugurato nel 1969 ed è il più antico locale funzionante del suo genere in città.

Scenografie / Location / Fotografia

 

Al fine di valorizzare le lotte interne di Arthur con un senso di realismo, Phillips ha cercato di fondare il film stesso su un’estetica il più autentica possibile. “Le location e la scenografia sono importanti in questo film. Il suo ambiente mostra parecchio della vita di Arthur, quindi volevamo sfruttarlo al massimo”.

Ha lavorato a stretto contatto con lo scenografo Mark Friedberg che, come Phillips, è cresciuto a New York e conosceva molto bene la tavolozza dei colori ricercata dal regista. “Mark ha visionato delle vecchie foto di New York per trovare la giusta quantità di graffiti, di spazzatura e le auto desiderate. La sua attenzione ai dettagli è stata smisurata”, osserva.

“Quel che ho trovato toccante della Gotham immaginata da Todd e Scott, è che è un mondo che capisco, un mondo difficile, un mondo duro con persone per le quali la vita non è facile”, afferma Friedberg. “La disfunzionalità, il distaccamento dei poteri forti … questa è la New York della mia giovinezza. Era sporca, molte agenzie di servizi cittadini erano in sciopero a un certo punto, e quelle che non lo erano, erano corrotte. Questo è ciò che a mio avviso ha reso questo pezzo così sorprendente quando l’ho letto per la prima volta, ed è qui che è iniziata la nostra conversazione su questo mondo di “Joker”, una Gotham che non è New York ma è il suo tessuto urbano oscuro, grintoso e duro, con radici nel nostro passato collettivo”.

Phillips e il suo team creativo hanno ampiamente parlato di ciò che Gotham City ha significato per loro, sia dalla tradizione dei fumetti che da altre interpretazioni visive. Per aiutare nelle loro discussioni ed in seguito nella produzione pratica, riguardo a dove i viaggi giornalieri di Arthur lo portavano e come ci arrivava, Friedberg in realtà ha disegnato una mappa di Gotham City molto simile a quella pubblicata nei terminal della metropolitana di New York e, in effetti, la mappa del designer è apparsa così durante le riprese.

Sebbene si stesse evitando di incorporare troppi elementi canonici, quelli inclusi furono leggermente modificati per riflettere la città che stavano progettando. “E’ tutto un’improvvisazione”, dice sorridendo Friedberg.

Phillips spiega: “L’Arkham Asylum nel nostro film si chiama Arkham State Hospital, perché ci sembrava che lo avrebbero chiamato così”.

Il Metropolitan Hospital di Harlem ha rappresentato gli interni dell’ Arkham e quelli del reparto di un ospedale pediatrico, mentre gli esterni sono stati girati a Sunset Park, Brooklyn, e al Brooklyn Army Terminal, un esempio di architettura industriale di 100 anni.

Individuare tutte le location necessarie per un film con una Gotham City degli anni ’70 / ’80 è stata una sfida, afferma Friedberg, perché “il mondo che stavamo cercando di rappresentare non è quello di oggi, poiché abbiamo lentamente trasformato le nostre città in grattacieli di vetro e centri commerciali. Per trovare la versione della città di cui avevamo bisogno, alla fine siamo andati a Newark, dove abbiamo costruito Gotham Square, e a Jersey City, nel New Jersey e nei quartieri circostanti”.

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