I costumi: uno splendido assortimento di tessuti, stoffe e colori ~
All’inizio della pre-produzione, il costumista candidato all’Oscar® Michael Wilkinson (American Hustle – L’Apparenza Inganna) si è seduto insieme ai filmmaker e ai membri dello studio per selezionare il guardaroba di ciascuno dei personaggi principali. Per tutte le persone coinvolte dietro le quinte, era importante che il vestiario riflettesse in modo fedele l’etnia dei personaggi e l’area geografica da cui provenivano. Per creare un mondo estremamente colorato e variopinto sullo schermo, Wilkinson ha esplorato svariate località dell’Africa, del Medio Oriente, della Turchia e del Pakistan alla ricerca di tessuti eleganti e dotati di colori meravigliosi.
Mentre la maggior parte delle donne di Agrabah indossa abiti tradizionali arabi (caratterizzati da stampe grandi e audaci e motivi floreali arabeschi), il guardaroba di Jasmine è ispirato all’Asia meridionale (seta, motivi cachemire, perline e ricami) per onorare la sua compianta madre, che proveniva dal regno confinante di Shehrabad. Naomi Scott è di origini sud-asiatiche e considera molto importante il legame tra il personaggio e il suo patrimonio culturale.
Wilkinson ha disegnato nove completi per la Principessa: ognuno di questi completi è caratterizzato da colori estremamente accesi per mettere in luce la personalità forte e la passione per la vita del personaggio. “Ha tutti gli abiti di cui ha bisogno e sono tutti bellissimi, ma lei vorrebbe soltanto uscire palazzo per conoscere gli abitanti”, spiega Naomi Scott. “Si sente rinchiusa in questi abiti estremamente eleganti e si tratta di una giustapposizione grandiosa: non è ciò che lei vuole, non la rispecchiano come persona. È una principessa e dunque ha dei doveri e degli obblighi, ma quando visita il mercato e incontra Aladdin preferisce indossare dei pantaloni o dei calzoni alla turca”.
Alcuni dei suoi completi più appariscenti comprendono un vestito formale arancione con un velo ricamato e delle maniche trasparenti, che indossa per accogliere il Principe Alì a palazzo. “Ha uno stile principalmente sud-asiatico, ma presenta influenze della cultura araba come il corsetto a vita alta e i gioielli”, afferma Wilkinson.
Quando viene presentata al Principe Anders a palazzo, Jasmine indossa un abito smanicato color magenta con sfumature turchesi e uno strascico di 3 metri, che mette in luce la formalità di questo incontro. La gonna, estremamente decorativa, è elegantemente guarnita con monetine e bellissimi gioielli splendenti e presenta uno spacco nella parte frontale. Viene indossata sopra a un paio di pantaloni turchesi di seta per creare un feeling leggermente più moderno.
L’abito turchese in due pezzi che Jasmine indossa quando balla con Aladdin (nei panni del Principe Alì) al Festival del Raccolto è ricamato a mano e abbellito con cristalli, decorazioni d’oro e pietre colorate. “Ha dei meravigliosi pantaloni turchesi a cavallo basso molto larghi con una piuma di pavone. Omaggia in modo diretto il costume indossato dal personaggio nel film d’animazione”, afferma Wilkinson.
Ideare i costumi per il personaggio del Genio ha rappresentato una sfida creativa piuttosto diversa per Wilkinson. In diverse sequenze del film si tratta di un personaggio creato in CG: Wilkinson voleva onorare Will Smith con un guardaroba adatto alla sua personalità, ma allo stesso tempo il personaggio doveva essere riconoscibile agli occhi del pubblico. “È stato molto divertente lavorare con Will: è una persona estremamente audace che riesce a indossare qualsiasi cosa”, afferma Wilkinson. “Abbiamo deciso che il suo personaggio avrebbe avuto un carattere piuttosto mutevole: ogni volta che lo vediamo, fa delle modifiche e dei piccoli aggiustamenti al suo completo”.
Wilkinson ha testato numerosi stili diversi prima di crearne uno tutto suo, che ha confezionato sovrapponendo tra loro centinaia di metri di bellissimi tessuti blu estremamente accesi. I suoi cappelli hanno dato vita al look principale del personaggio, che è sempre caratterizzato dal colore blu.
A causa della grandezza colossale della sequenza e del numero di attori e comparse coinvolti, il numero musicale de “Il Principe Alì” ha rappresentato un’impresa enorme per Wilkinson e il suo dipartimento, che hanno dovuto creare da zero oltre 200 costumi. Ogni comparsa aveva un look unico che comprendeva guardaroba, capelli e trucco.
Proprio come per le scenografie del film, anche i costumi mettono in luce il contrasto tra due mondi estremamente diversi: gli abiti indossati dagli abitanti di Agrabah e il mondo della famiglia reale, che vive una vita piena di lusso nel palazzo. Il costumista si è divertito molto a giocare con questi elementi.
La trasformazione vissuta da Aladdin è stata ugualmente divertente da creare. “Abbiamo l’opportunità di vedere la meravigliosa trasformazione di un povero ragazzo di strada che diventa un maestoso principe”, afferma Wilkinson. “Abbiamo sperimentato diverse silhouette e abbiamo deciso che i costumi del Principe Alì lo avrebbero dovuto leggermente sopraffare”.
Le amatissime musiche ~
Anche se il regista Guy Ritchie non aveva mai diretto un musical, i suoi film sono stati sempre molto influenzati dalla musica. “Questo film è un musical puro”, afferma, “e ho apprezzato la sfida. Non ho cercato di essere troppo ambizioso o reinventare il genere, ma volevo creare un film fresco che mantenesse comunque il tono originale del primo film”.
La colonna sonora e le canzoni scritte dal vincitore di otto Oscar® Alan Menken e dai parolieri premiati con l’Oscar® Howard Ashman e Tim Rice per il film del 1992 erano già perfette, ma Ritchie voleva renderle più contemporanee sia dal punto di vista della musica che da quello dei testi… un’idea che Menken ha abbracciato con tutto il cuore. Le canzoni del film d’animazione erano immerse nella musica del mondo arabo, con alcuni tocchi di jazz sparsi qua e là. I nuovi arrangiamenti di Menken incorporano alcuni elementi pop e mettono in luce i talenti musicali di Will Smith.
Il testo de “Il Principe Alì”, il numero di canto e ballo più grande del film, è stato modificato per adattarsi meglio alla personalità dell’attore. Smith afferma “Aladdin è una rara combinazione di strumenti cinematografici. Pochissimi film possono vantare canzoni, scene di danza, momenti drammatici, commedia, azione ed effetti speciali… noi abbiamo tutti questi elementi in un singolo film e spesso anche in una singola scena”.
“Guy voleva correre dei rischi con la musica ma allo stesso tempo era profondamente rispettoso delle canzoni originali”, prosegue Smith. “Conosceva bene il sound e l’atmosfera che voleva dare alle canzoni, ma mi ha dato la libertà di utilizzare il mio background hip-hop per fornire uno stile nuovo al brano”.
La colonna sonora di questo film live action è molto sinfonica e da svariati punti di vista ricorda l’età d’oro di Hollywood. “Nella maggior parte delle scene Guy voleva che tutto fosse molto sobrio, ma in alcuni momenti la colonna sonora esplode”, afferma Menken. “Ovviamente la colonna sonora orchestrale utilizza quasi esclusivamente i temi delle canzoni, ma possiede un approccio più adatto al live action sia nei toni sia nella struttura”.
Ora, “Le Notti d’Oriente” è un numero musicale completo che serve a introdurre la storia e l’ambientazione in cui essa si svolge. Menken ha lavorato con gli autori di canzoni premiati con l’Oscar® e il Tony Award® Benj Pasek e Justin Paul (La La Land, Dear Evan Hansen, The Greatest Showman) per creare dei nuovi testi. “Sostanzialmente il nostro lavoro consisteva nel seguire la macchina da presa mentre si librava attraverso Agrabah per presentare questo mondo al pubblico”, afferma Menken. “Abbiamo riscritto alcune parti del testo per accompagnare le scene immaginate da Guy, introdurre il personaggio di Jafar e gettare le basi per il resto del film. È un numero molto più grande e ambizioso rispetto al film originale”.
Per Pasek e Paul lavorare con il leggendario compositore era l’occasione di una vita. “Alan e Howard erano gli eroi della nostra infanzia… hanno scritto i brani che ci hanno spinto a voler diventare degli autori di canzoni”, afferma Pasek. “Siamo convinti che l’amore della nostra generazione nei confronti dei musical teatrali e la rinascita che sta avvenendo in questo periodo siano tutto merito di Howard e Alan. Siamo cresciuti amando i musical e la narrazione musicale grazie alle canzoni che queste due persone hanno scritto”.
“Quando abbiamo iniziato a inseguire questo lavoro e la gente ci chiedeva cosa volessimo fare e chi fossero i nostri ispiratori, noi rispondevamo sempre ‘Vogliamo essere come Alan Menken e Howard Ashman. Vogliamo scrivere le canzoni di un musical d’animazione Disney… questo è il nostro sogno’”, afferma Paul.
E l’ammirazione è reciproca. “In un certo senso Benj e Justin sono i miei discendenti”, afferma Menken. “Sono molto severo con gli autori, ma questi ragazzi sono davvero bravissimi. Volevo dare vita a una vera e propria collaborazione con Justin e Benj. Non volevo che la gente pensasse ‘Ecco Alan Menken e i suoi prossimi collaboratori’ o cose del genere. La canzone nasce da una collaborazione fra i nostri stili, proprio come dovrebbe essere”.
“La Mia Voce” è una nuova canzone originale scritta da Menken e Pasek e Paul ed eseguita da Jasmine che è finalmente pronta a far sentire la propria voce. “Inizia con un pianoforte solista molto intimo e poi mette in luce tutta l’anima di Jasmine”, spiega Menken. “E poi cresce sempre di più sia nell’arrangiamento che nell’intensità, e alla fine il cerchio si chiude con il ritorno del pianoforte solista che però è dominato dalla sua voce. Ha un arco molto bello ma possiede un sound orchestrale e pianistico”.
“Questa è la canzone in cui il personaggio di Jasmine raggiunge il proprio apice, decidendo di combattere per ciò in cui crede”, afferma il produttore esecutivo Marc Platt (Il Ritorno di Mary Poppins) che aveva già lavorato con Pasek e Paul in La La Land. “La canzone rispecchia il suo arco narrativo: viene cantata timidamente da Jasmine all’inizio del film ed eseguita nuovamente nel momento in cui il personaggio trova la propria forza. Jafar si è impossessato del regno e il padre di Jasmine non può fare nulla per fermarlo. Finalmente, Jasmine trova la propria forza e gli parla del futuro che vorrebbe”.
“Man mano che la sceneggiatura si sviluppava, diventava sempre più chiaro che il personaggio di Jasmine sarebbe stato più forte e schietto che mai. Dunque dovevamo darle un grande numero musicale”, afferma Paul. “Il suo personaggio era diventato una persona che aveva bisogno di un momento per esprimersi, come a dire ‘Anch’io una voce e non continuerò a stare in silenzio’”.
“Si tratta di una donna a cui viene detto continuamente come dovrebbe essere e come dovrebbe vivere, e che quindi è priva di una voce”, afferma Pasek. “Dunque per noi aveva molto senso che questa donna così forte, amata da tantissimi bambine e ragazze nel corso degli anni, cantasse una canzone incentrata sull’idea di riappropriarsi del proprio potere”.
Anche le coreografie ideate da Jamal Sims (Hairspray – Grasso È Bello, Step Up) sono state rese più contemporanee. Sia “Il Principe Alì” che “Un Amico Come Me” contengono mosse di break-dance, che forniscono alle canzoni un’atmosfera moderna e un senso di autenticità. “Si tratta di due grandi numeri musicali”, afferma Dan Lin. “In entrambe le canzoni il Genio è sotto ai riflettori: era l’opportunità perfetta per mettere in luce i molteplici talenti di Will, che doveva recitare, cantare e ballare in un numero musicale iconico”.
Nella canzone “La Mia Vera Storia”, eseguita da Aladdin mentre lui e Jasmine vengono inseguiti per le strade di Agrabah, le coreografie sono rapide, atletiche e più adatte a un film di Guy Ritchie. “Abbiamo deciso subito che Aladdin non avrebbe ballato in quella canzone”, afferma Sims. “È più che altro una sequenza d’azione stilizzata. Ci sono moltissimi movimenti, ma le mosse sono più simili a degli stunt”.
Il mondo è mio ~
Il produttore Jonathan Eirich ama il Classico d’animazione Disney Aladdin fin da quando era bambino e da molti anni accarezzava l’idea di realizzarne una nuova versione in chiave live action per il grande schermo. Eirich ha condiviso l’idea con Dan Lin, il fondatore e amministratore delegato di Rideback, la compagnia di cui Eirich è presidente, che come lui voleva cogliere l’opportunità di dare nuova vita al film originale del 1992.
“È una grande storia d’amore, ma è anche un grande film sull’amicizia pieno di momenti comici”, afferma Lin. “Quindi da un lato abbiamo una classica storia romantica tra Aladdin e Jasmine, dall’altro l’amicizia che si sviluppa tra il Genio e Aladdin”.
Liberamente ispirato a una fiaba popolare del Medio Oriente contenuta nella raccolta de “Le Mille e Una Notte”, Aladdin è una storia senza tempo e fortunatamente anche Disney desiderava realizzarne una nuova versione. “Era un film strutturato in modo meraviglioso e dotato di musiche incredibili, dunque non c’era nulla che volessimo cambiare”, afferma Eirich. “La sfida era riuscire a realizzare una versione fresca e originale di questa storia, fornendo al pubblico qualcosa di nuovo e riuscendo allo stesso tempo a dare agli spettatori tutti gli elementi che amavano del film originale”.
Aladdin è la storia di un uomo qualunque, dotata di una struttura narrativa classica e di temi universali capaci di conquistare persone di tutte le età: i produttori volevano guardare al passato e a ciò che era familiare, riuscendo allo stesso tempo a fare un passo in avanti verso il futuro e l’ignoto.
Lin e Eirich hanno immaginato questo film come un grande blockbuster ma sapevano anche di dover offrire un ritratto positivo della cultura mediorientale, basato su un contesto arabo autentico. “Il film originale del 1992 ci ha fornito una struttura fantastica che aveva già funzionato in passato”, afferma Lin, la cui filmografia come produttore comprende The Lego Movie e Sherlock Holmes. “Dovevamo soltanto riuscire ad arricchirlo e renderlo più contemporaneo”.
I produttori hanno trascorso svariati mesi a perfezionare la narrativa e capire quali elementi di questa particolare storia avrebbero attratto gli spettatori: in poco tempo, John August (Dark Shadows, Big Fish – Le Storie di una Vita Incredibile) ha scritto una sceneggiatura che proponeva una rivisitazione più moderna della storia. Dopo aver accettato la regia del film, Guy Ritchie ha aggiunto il suo personalissimo tocco alla sceneggiatura: a quel punto, il progetto era pronto a partire.
Il regista di film come Sherlock Holmes e Lock & Stock – Pazzi Scatenati ha uno stile unico e possiede una grande abilità nel creare scene d’azione viscerali e dal ritmo veloce, che era proprio ciò di cui il film aveva bisogno. Ritchie sapeva istintivamente come dare vita al personaggio di Aladdin. La maggior parte dei suoi film è incentrata sulla vita di strada e sulle canaglie ed essenzialmente il personaggio di Aladdin è un ladro che lotta per sopravvivere.
“Dal mio punto di vista è una storia incentrata sullo scontro tra due mondi. È la storia di un ragazzo di strada che deve fare i conti con le proprie insicurezze. L’ambientazione Disney mi ha fornito un nuovo spazio in cui scoprire e raffigurare in modo diverso un mondo che conoscevo bene”, afferma Ritchie. “Mi piace imbarcarmi in sfide creative sempre nuove e questo film rappresentava sicuramente una sfida per me”.
Oltre a essere una delle storie più rappresentative sulle canaglie che trovano la propria redenzione, Aladdin è anche un musical a tutti gli effetti e questo era molto interessante per Ritchie. “L’idea di girare un musical era molto interessante”, afferma. “Ho cinque figli e questo influenza molte delle mie decisioni: quando ho accettato di dirigere il film, il mondo Disney è sempre stato molto presente a casa mia”.
Gli effetti visivi ~
Per dare vita a questa storia sullo schermo, c’era bisogno di tecnologie allo stato dell’arte. I filmmaker si sono affidati al colosso degli effetti visivi Industrial Light & Magic e alla guida del visual effects supervisor Chas Jarrett (Poseidon, Troy). Per i filmmaker creare un’esperienza cinematografica completamente immersiva, basata su un mondo che esisteva soltanto in forma animata, è stata un’esperienza entusiasmante ma anche un’impresa laboriosa.
Nel film vengono utilizzati diversi tipi di effetti visivi, tra cui animazione dei personaggi, performance capture, estensioni scenografiche, ambientazioni digitali e simulazioni visive. Guy Ritchie ha dato una sola indicazione: ogni cosa doveva apparire estremamente realistica. “Guy è stato chiaro fin dall’inizio: il film doveva essere ambientato in un mondo reale dall’aspetto tangibile e autentico”, afferma Jarrett. “Anche se la storia possiede un lato fantasy molto pronunciato, il mondo del film doveva essere basato sulla realtà e i personaggi dovevano apparire plausibili: per questo, le nostre ambientazioni erano ispirate a luoghi reali e i personaggi tendevano alla naturalezza piuttosto che alla caricatura”.
Ritchie è sempre stato disposto a testare nuove metodologie tecniche nei suoi film e la squadra di Jarrett ha certamente allargato i confini degli effetti visivi in Aladdin, ma il regista preferisce lavorare su set pratici e in location reali. Quando c’era bisogno di creare set digitali ed estensioni scenografiche, la squadra di Jarrett ha utilizzato scansioni e tavole di location situate in Marocco e in Giordania per assicurarsi che ogni cosa fosse ispirata alla realtà.
Jarrett ama girare alla luce del sole in location reali e fortunatamente la produzione aveva l’opportunità di girare diverse scene per le strade di Agrabah, costruite dalla scenografa Gemma Jackson all’esterno dei teatri di posa di Longcross. Sfortunatamente a Londra il tempo è molto incostante anche in estate e, in caso di maltempo, le riprese non potevano avvenire.
Come risultato di ciò alcuni set sono stati costruiti anche all’interno dei teatri di posa per offrire una maggiore protezione dal maltempo. “In quei casi abbiamo dovuto creare estensioni digitali e cieli computerizzati per offrire una maggiore profondità alle inquadrature”, spiega Jarrett. “Come avvenuto per tutti gli effetti visivi di Aladdin, siamo stati molto attenti a utilizzare superfici e gamme cromatiche che fossero fedeli al set e ai design di Gemma”.
Le scene ambientate nella Caverna delle Meraviglie sono state create attraverso una combinazione di set pratici ed effetti visivi. I vasti interni della caverna sono stati costruiti nei teatri di posa dei Longcross Studios e comprendevano un’enorme testa di leone scolpita all’ingresso della caverna e alcune formazioni di roccia artificiali ricoperte di tesori vari. La set decorator Tina Jones ha acquistato numerosi gioielli in varie zone della regione, che sono ricche di gemme variopinte, scintillanti e brillanti. Alcuni gioielli sono stati riprodotti in gomma e posizionati sul pavimento per permettere al cast e alla crew di camminare con comodità.
La scena in cui Aladdin accompagna Jasmine in un magico viaggio sul tappeto volante nel numero musicale “Il Mondo È Mio” è uno dei momenti cruciali della storia. Aladdin sta offrendo a Jasmine l’opportunità di sentirsi libera per la prima volta dopo tanti anni e i filmmaker volevano facilitare il lavoro degli attori, facendoli sentire a loro agio e catturando questa sensazione nelle loro interpretazioni.
Il tappeto magico creato da Jarrett e la sua squadra è stato costruito su una piattaforma idraulica a sei assi controllata da un dispositivo di input operato a mano, che muoveva migliaia di connettori metallici su e giù e da un lato all’altro. La piattaforma è stata posizionata di fronte a un blue screen con fondali girati in precedenza, mentre la macchina da presa riprendeva la scena da una gru telescopica.
“Ironia della sorte, era piuttosto scomodo”, afferma Naomi Scott. “Eravamo inginocchiati su un materassino di schiuma pieno di dispositivi appuntiti, circondati da un blue screen. In più eravamo praticamente legati. Avrebbe dovuto essere un viaggio rilassante e tranquillo ma non lo era affatto. La magia proviene dalla musica e dalla sensazione che provi quando canti la canzone… è stato solo in quel momento che ogni cosa è andata al suo posto”.
Nel film appaiono svariati personaggi che sono stati realizzati completamente in CGI: il più importante era il Genio. I responsabili degli effetti visivi hanno lavorato a stretto contatto con il costumista Michael Wilkinson, dato che alcuni dei costumi creati per Will Smith avrebbero dovuto essere replicati all’interno di un mondo digitale per la versione computerizzata del personaggio.
C’erano anche altri personaggi creati completamente in digitale, come la scimmietta Abu (ispirata a una scimmia cappuccina), il Tappeto, il pappagallo Iago e la tigre Rajah: durante le riprese, erano presenti dei burattinai per fornire agli attori qualcosa con cui interagire. “Sostanzialmente, ho dovuto creare Abu da zero attraverso la mia immaginazione”, spiega Mena Massoud. “Ho lavorato con i burattinai per settimane, per capire il peso che Abu avrebbe avuto sulle mie spalle, il modo in cui l’avrei posato o preso in braccio, e in generale il modo in cui avrebbe interagito fisicamente con me. Ma durante le riprese ho dovuto utilizzare tutte le informazioni che avevo appreso per immaginare che Abu fosse lì con me”.