L’appuntamento mattutino al Teatro Petruzzelli ha visto il direttore del Bif&st Felice Laudadio presentare l’ultimo numero della storica rivista edita dal Centro Sperimentale di Cinematografia interamente dedicato a Bernardo Bertolucci. Un’occasione per ricordare il Maestro in compagnia di alcuni dei critici che hanno collaborato alla pubblicazione.
28 aprile 2018. La copia restaurata di “Ultimo Tango a Parigi” veniva proiettata in anteprima mondiale al Teatro Petruzzelli alla presenza di Bernardo Bertolucci e del curatore del restauro, il direttore della fotografia Vittorio Storaro. Sarebbe stata l’ultima apparizione pubblica del Maestro, poi scomparso a novembre. Un anno dopo il Direttore del Bif&st, Felice Laudadio, rivela un particolare inedito su quell’evento che è già parte della Storia della manifestazione pugliese: “Avevamo pensato, con il Centro Sperimentale di Cinematografia, di presentare il restauro del film al Festival di Cannes prima di una nuova uscita per la quale si erano già prenotate per maggio ben 158 sale solo in Italia. Quando lo annunciammo a Bertolucci era già marzo ma lui si oppose strenuamente poiché pensava che, con il movimento #MeToo da poco emerso, sarebbero sorte nuove polemiche attorno alla famosa scena del burro. ‘Sto già soffrendo tanto e non vorrei stare peggio’, disse. I tempi erano però davvero stretti e allora il suo Ufficio Stampa suggerì che l’anteprima mondiale avrebbe potuto svolgersi qui a Bari, al Teatro Petruzzelli. Bertolucci disse subito di sì e io naturalmente ne fui felice”.
La confessione del direttore Laudadio è avvenuta al termine di un incontro che si è svolto stamattina al Teatro Petruzzelli, in occasione della presentazione del n. 593 della storica rivista “Bianco e Nero”, edita dal Centro Sperimentale di Cinematografia diretto dallo stesso Laudadio e interamente dedicata a Bernardo Bertolucci. Nel volume, i saggi di alcuni critici cinematografici italiani e non, chiamati ciascuno a scrivere su un film del Maestro insieme alle testimonianze di alcuni scrittori coordinati da Paolo Di Paolo (tra gli altri Niccolò Ammaniti, Lidia Ravera, Edoardo Albinati, Dacia Maraini e Antonio Scurati), in omaggio agli esordi letterari di Bertolucci che nel 1962, ad appena 21 anni, vinse il Premio Viareggio con il suo primo volume di poesie.
Preceduto dalla proiezione di una rara intervista del 1971 a cura della scrittrice e regista Monica Maurer (presente in sala) e delle riprese della conferenza stampa di Bertolucci al Bif&st 2018 ad opera di Stefano Landini, la presentazione della rivista ha visto sul palco, insieme a Laudadio, alcuni degli autori dei saggi contenuti nella pubblicazione, i critici Alberto Crespi, Fabio Ferzetti, Adriano Aprà eJean Gili, quest’ultimo già protagonista, ieri al Teatro Margherita, di un dialogo con Serge Toubiana, che è stato direttore della Cinémathèque française di Parigi e dei Cahiers du cinéma.
Tutti i partecipanti all’incontro del Petruzzelli hanno avuto legami anche personali con Bernardo Bertolucci, rievocati nell’occasione. Il più antico è probabilmente quello di Adriano Aprà che lo conobbe nel 1957 a casa di Cesare Zavattini, dove il futuro regista di “Il conformista” e “L’ultimo imperatore” si era recato per mostrargli i suoi primi due cortometraggi, “La teleferica” e “La morte del maiale”. Entrambi i corti sono andati perduti e Aprà ha osservato come lui è stato tra i pochissimi ad averli visti. “Mi chiese un parere e io gli mossi alcune critiche. Lo trovavo un giovane piuttosto presuntuoso, al punto che mi rifiutai di vedere il suo primo lungometraggio, ‘La commare secca’. Ma quando poi vidi il suo secondo film, ‘Prima della rivoluzione’ ne fui sconvolto, era la prima volta che vedevo un film di un ‘fratello’ e non di un ‘padre’”.
“Prima della rivoluzione” folgorò anche un giovanissimo Martin Scorsese, autore di una toccante testimonianza riportata nel volume di “Bianco e Nero” dove il critico Jean Gili si è occupato di “La luna” e ha ricordato un suo incontro con Bertolucci prima dell’uscita del film in cui gli rivelò che “la visione onirica di una luna sovrapposta all’immagine di mia madre mi fece capire di essere comunista!”.