AVENGERS-MANIA …IN PILLOLE 5 – LA REALIZZAZIONE DI ENDGAME: PREPARARE IL PALCOSCENICO

LA REALIZZAZIONE DI ENDGAME: PREPARARE IL PALCOSCENICO

 

Anche se le riprese si sono parzialmente svolte in numerose location reali, la maggior parte del film è stata girata presso iPinewood Studios di Atlanta, che sono stati scelti anche come base della produzione.

“Considerando le dimensioni colossali di Infinity War ed Endgame, poter realizzare entrambi i film presso i Pinewood Studios di Atlanta è stata una straordinaria risorsa che ci ha permesso di girare il primo film mentre stavamo già preparando il secondo”, afferma Joe Russo. “Ci ha consentito di lavorare con la stessa squadra e muoverci con facilità da un set all’altro: in questo modo abbiamo avuto la possibilità di girare inquadrature che non eravamo riusciti a filmare o sequenze di cui abbiamo scoperto di aver bisogno soltanto in fase di montaggio. Avere i teatri di posa, le sale di montaggio, gli uffici della produzione e tutta la nostra squadra sotto lo stesso tetto era l’unico modo per girare due film come questi uno dopo l’altro. Non riesco a immaginare un altro modo per riuscirci. I Pinewood Studios di Atlanta sono una struttura fantastica e un partner grandioso per noi”.

Le prime scene di Avengers: Endgame sono state girate però nel Regno Unito nello stesso periodo in cui veniva girato Avengers: Infinity War. Dopo aver ripreso alcune sequenze di Avengers: Infinity War a Edimburgo, la produzione si è spostata a sud per realizzare alcune scene di Avengers: Endgame a St. Abbs, sulla costa meridionale della Scozia, e Durham, in Inghilterra, presso la Cattedrale di Durham.

“La Cattedrale di Durham è una delle cattedrali più spettacolari d’Europa”, afferma Joe Russo. “È meravigliosa. Siamo stati davvero fortunati di riuscire a girare lì perché fornisce alla scena una dimensione incredibile senza bisogno di utilizzare molta CGI: la maggior parte di quello che vedrete sullo schermo è la vera cattedrale. Essere in grado di camminare in una location di queste dimensioni per capire come eseguire e girare la scena è una risorsa inestimabile per un regista: rende il nostro lavoro molto più specifico e fornisce anche un realismo alle interpretazioni, perché gli attori non stavo lavorando di fronte a un green screen. È qualcosa di tangibile”.

Andrew Tremlett, decano della Cattedrale di Durham, parla della storia della cattedrale. “Ci vollero circa trenta o quarant’anni per costruirla: queste cose non accadevano in un giorno”, afferma Tremlett. “La caratteristica straordinaria di Durham è che la struttura principale della cattedrale che vedrete nel film è cambiata molto poco rispetto al periodo della costruzione: tutti i pilastri sono originali e realizzati a mano. Lo stile gotico dell’architettura conferisce alla cattedrale una qualità oscura e minacciosa ma al contempo molto luminosa. La produzione ha illuminato la cattedrale in un modo davvero potente. Tutte le persone che lavorano qui, e anche i nostri figli, hanno detto che aveva un aspetto magnifico”.

 

L’aspetto della cattedrale è stato arricchito dallo scenografo Charles Wood, che ha costruito muri e strutture all’interno dell’edificio per completare il look del set. “Ci voleva una persona talentuosa come Charles Wood per capire cosa potessimo utilizzare all’interno di uno spazio del genere”, afferma Anthony Russo. “È riuscito a capire quali dettagli architettonici sarebbero stati più fedeli alla mitologia e cosa aggiungere alla struttura già esistente. È un processo molto complicato”.

“Entrare nella cattedrale e cercare di capire come si sarebbe adattata alle esigenze del film è stato un po’ spaventoso”, afferma Wood. “Durham è una cattedrale piuttosto inusuale perché possiede un’atmosfera più monastica che ecclesiastica. Quindi abbiamo cercato di dividere le aree in cui avremmo potuto costruire delle estensioni per il set”.

Wood prosegue: “Le pareti della cattedrale hanno delle rifiniture molto sofisticate, dunque le nostre estensioni dovevano armonizzarsi perfettamente con le decorazioni già esistenti: altrimenti, in uno spazio storico come questo, gli spettatori avrebbero capito subito quali elementi erano stati aggiunti da noi. C’è voluto molto tempo per riuscirci. Volevamo semplicemente dare vita a un ambiente dall’aspetto significativo, scegliendo una gamma cromatica molto tenue. Non volevamo assolutamente rendere questo luogo troppo carico ed eccessivo. Anzi, in realtà stavamo cercando di attenuarlo un po’ dandogli una personalità piacevole. Penso sia una delle cattedrali più belle del mondo ed è stato un vero privilegio poter lavorare in un luogo come questo”.

Il lavoro svolto da Wood sul set era talmente dettagliato che persino le persone che lavoravano nella cattedrale non riuscivano a capire quali elementi fossero stati aggiunti dalla produzione. Wood e la sua squadra hanno svolto alcuni calchi delle pietre dell’edificio e poi si sono recati da un tagliapietre locale per capire quali tecniche venivano usate dai tagliapietre per restaurare la cattedrale. Dunque, quando hanno costituito il set, i calchi si armonizzavano perfettamente con le pietre reali.

“In termini di narrazione e dimensioni, lo scenografo Charles Wood aveva il ruolo più importante di tutti nella nostra squadra”, afferma Joe Russo. “Ha svolto un lavoro spettacolare unendo molteplici location, stili, toni e universi differenti all’interno di un insieme coerente. È riuscito a creare un look che non si era visto spesso in altri film, utilizzando uno straordinario numero di location completamente uniche. È fantastico. È davvero geniale”.

Lo scenografo Charles Wood e la sua squadra hanno trasformato anche un’altra location reale: una strada situata nel centro di Tokyo in cui è stato girato l’intenso ritorno in scena di Occhio di Falco. “Vestito da Ronin, Occhio di Falco sta scatenando il caos in Giappone con la scusa di mantenere l’ordine”, spiega Stephen McFeely.

“È una sequenza aggressiva e questo mi piace perché credo che catturerà l’attenzione del pubblico”, aggiunge Joe Russo. “Abbiamo capito che sarebbe stata una scena molto intensa soltanto dopo aver iniziato a girarla. Penso che la scena rappresenti in modo perfetto il dolore provato da Clint”.

 

L’intensità della scena è stata arricchita dal nuovo look di Occhio di Falco, che mette in evidenza il suo lato più oscuro. La costumista Judianna Makovsky descrive l’evoluzione di questo nuovo look. “Il costume di Ronin proviene indubbiamente dai fumetti”, afferma Makovsky. “Ho lavorato a stretto contatto con Ryan Meinerding per mantenermi fedele allo spirito originale di Ronin. Tuttavia, il costume originario di questo personaggio non era esattamente facile da indossare quindi è passato attraverso numerose variazioni. Ma il concetto dietro di esso non è mai cambiato, perché si tratta di un’immagine molto specifica che volevamo mantenere a tutti i costi”.

Makovsky aggiunge: “Fra tutti i personaggi del film, Occhio di Falco è quello che cambia maggiormente in termini di personalità e il suo costume riflette questo cambiamento. Diventa un costume molto più semplice con uno stile che ricorda quello di un ninja. Sbuca dal nulla e inizia a combattere, quindi il costume doveva essere molto comodo e riuscirci non è stato facile. La mia squadra è riuscita a costruire il costume in modo brillante”.

“Il lavoro di Judianna mi lascia a bocca aperta”, afferma Anthony Russo. “È una delle persone più talentuose e capaci che io e Joe abbiamo mai incontrato nelle nostre carriere. Questi costumi sono incredibilmente difficili da progettare e costruire. Riesce sempre a trovare il giusto equilibrio, riuscendo a far apparire i costumi fantastici e realistici al tempo stesso. Io e Joe amiamo questo equilibrio e ci sforziamo sempre di trovarlo in questi film. Il design dei costumi è un processo incredibilmente divertente e stimolante”.

L’energia della scena introduttiva di Ronin è stata ulteriormente amplificata dal lavoro di Charles Wood e della sua squadra, che sono riusciti a creare un Giappone dall’aspetto e dalle atmosfere post-apocalittiche. Quando è arrivato sul set per la prima volta il regista Joe Russo è rimasto a bocca aperta. “Charles Wood ha superato se stesso con il design del set, che ha contribuito ad amplificare l’intensità della scena”, afferma Joe Russo. “Il livello dei dettagli è sconvolgente. Non si tratta semplicemente di Tokyo. È la città di Tokyo dopo che la Terra è stata colpita da un gigantesco cataclisma. È una versione unica di Tokyo. È ispirata alla realtà ma si avventura anche nel regno della fantasia. Charles e la sua squadra sono riusciti a comunicare perfettamente quest’idea”.

La sequenza è stata arricchita anche dal casting dell’attore Hiroyuki Sanada, dotato di anni di esperienza nel campo delle arti marziali. “Avere a disposizione uno spadaccino abile come Hiro era un requisito fondamentale per la riuscita della sequenza”, afferma Joe Russo. “Sarebbe stato impossibile raccontare la storia in una sola inquadratura senza un attore in grado di tenere il passo di uno dei più grandi stuntman al mondo. Abbiamo girato per 10 volte la stessa sequenza, in cui Hiro combatteva sotto la pioggia nel bel mezzo della notte per più di un minuto utilizzando numerose coreografie complesse. E continuava a migliorare con ogni nuova ripresa”.

“Joe e io amiamo mettere in evidenza le abilità di ciascun performer”, afferma Anthony Russo. “Quindi anche se amiamo l’azione e trascorriamo parecchio tempo a ideare e costruire l’azione e le emozioni, vogliamo sempre sfruttare al massimo le abilità di ciascun performer. Il nostro lavoro è tirare fuori il meglio da ogni attore, sia per quanto riguarda le emozioni sia per l’azione. E quando arriviamo sul set cerchiamo di utilizzare le abilità degli attori per raccontare la storia, amplificare i conflitti ed emozionare il pubblico. È uno dei requisiti fondamentali per riuscire a girare una scena di questi film”.

 

Coordinare le calamitanti scene d’azione e le battaglie di Avengers: Endgame non era un’impresa semplice, soprattutto in una storia dotata di una posta in gioco così alta. Questa responsabilità è ricaduta sulle spalle dell’abile Monique Ganderton, che aveva già svolto il ruolo di assistant stunt coordinator in Avengers: Infinity War ed è stata promossa al ruolo di stunt coordinator in Avengers: Endgame dopo che l’abituale collaboratore dell’Universo Cinematografico Marvel, Sam Hargrave, è stato scelto per dirigere le sequenze d’azione di seconda unità del film.

Ganderton è stata incoraggiata dalla reazione dei suoi colleghi. “Sul set i miei colleghi, sia uomini che donne, venivano da me per dirmi che erano davvero felici che il lavoro fosse stato affidato a una donna. Mi hanno fatto sentire fiera di essere lì e poter potenzialmente aprire la strada a tante altre donne. Alcune colleghe mi hanno detto che forse un giorno anche le loro figlie avrebbero potuto svolgere lo stesso lavoro. Ma il fatto di essere una donna che lavora come stunt coordinator passa in secondo piano per me: sto semplicemente svolgendo il mio lavoro”.

“Il nostro rapporto con Monique si è evoluto nel corso di svariati film”, afferma Anthony Russo. “È l’unico modo per imparare a fidarsi dei propri collaboratori. Nel corso del tempo gli obiettivi, la sensibilità creativa e il modo di lavorare iniziano a coincidere. La nostra esperienza con Monique possiede la stessa profondità. È una stunt coordinator davvero brava: si tratta di un lavoro molto difficoltoso perché bisogna gestire tante esigenze diverse”.

Approfondendo, aggiunge: “Devi prendere in considerazione le esigenze del regista e capire come coordinare quelle esigenze con ciò che gli stuntman sono in grado di fare. È un equilibrio molto difficile da raggiungere, perché a volte noi registi tendiamo a immaginare cose impossibili da realizzare nel modo che desideriamo. Monique si mantiene sempre calma e concentrata: in questo modo riesce sempre a realizzare queste idee nel modo migliore”.

I commenti sono chiusi.