TITANIC 3D - LA CONVERSIONE IN 3D E TUTTE LE CURIOSITA’ !!!
“Il Titanic era chiamato la nave dei sogni. E lo era. Lo era davvero…”
LA CONVERSIONE IN 3D Per James Cameron portare il successo cinematografico di TITANIC nel regno del 3D non è stato un puro espediente tecnico. Al contrario, Cameron è in prima linea nella tecnologia 3D da oltre un decennio ed è considerato un pioniere visionario nella narrazione multi-dimensionale. In questo senso, la conversione di TITANIC è semplicemente un passo avanti nella sua esplorazione del 3D e rappresenta un elogio a un film che il regista ha sempre voluto che fosse l’esperienza più fluidamente coinvolgente possibile. Cameron ha iniziato lo studio dell’uso creativo del 3D nel 2001, con il primo di una serie di acclamati documentari in 3D, “Ghosts of the Abyss”. In seguito, si è audacemente calato nel nuovo territorio di “Avatar”, un film che per molti aspetti ha rivoluzionato l’esperienza cinematografica. Nel frattempo, il regista ha messo a punto i sistemi e le tecniche che avrebbero permesso al 3D di manifestare tutto il suo potenziale. Nel 2011 Cameron ha fondato il Cameron-Pace Group con Vince Pace, allo scopo di accelerare la diffusione internazionale del 3D in tutte le piattaforme del mondo dello spettacolo. Il loro Fusion Camera System è diventato il principale sistema stereoscopico di macchine da prese del mondo. “Ho sempre pensato che le tecnologie che si stavano affacciando all’orizzonte avrebbero aperto al 3D un futuro straordinario”, spiega Cameron. “Ho creduto che il miglior uso del 3D consistesse nel coinvolgere maggiormente lo spettatore, catturandolo attraverso lo schermo e portandolo a partecipare alla storia accanto ai personaggi”. Questo è stato il suo proposito nel processo di conversione di TITANIC: portare gli spettatori a un livello più profondo di partecipazione a una vicenda che mescola catastrofe epica e amore mitico. Il fatto che Cameron sia riuscito a fare ciò in concomitanza con il centenario del tragico naufragio del transatlantico è particolarmente significativo. “Ho sempre sentito che TITANIC appartiene al grande schermo e la conversione è un modo per riportarlo lì, evocando la vita della nave con maggiore forza emotiva”, commenta Cameron. E aggiunge: “TITANIC è la mia creatura, quindi avevo voglia di tirarmi su le maniche e partecipare a ogni fase della conversione. Offrire il film in questa nuova veste in occasione del centenario dell’affondamento aveva per me un profondo significato, e trovava corrispondenza nella maturità raggiunta dal processo di conversione in 3D. Sono emozionato che il film torni nuovamente al cinema, dove tutti quei sentimenti d’amore e perdita e altro possono essere condivisi dal pubblico”. Cameron è da tempo un grande appassionato non solo di cinema, ma anche di scienza ed esplorazioni. Questi temi appartengono al suo retaggio e sono ricorrenti nella sua carriera, e hanno rappresentato una parte importante della produzione originaria di TITANIC. La conversione in 3D è un’estensione di ciò che il regista aveva deciso di fare per il film fin dall’inizio: utilizzare la migliore tecnologia disponibile per rendere le immagini proiettate le più palpabili e reali possibili. Avendo preso questa decisione, Cameron si è focalizzato su un altro puzzle da risolvere: come fare perché un film girato in 2D desse l’idea di essere stato ideato per il 3D fin dall’inizio. Si è unito nuovamente al produttore Jon Landau per assumere un compito che si è dimostrato al tempo stesso creativo e tecnico. Landau ricorda che lui e Cameron hanno iniziato a parlare di TITANTIC 3D molti anni fa. “Quando abbiamo iniziato ad appassionarci al 3D, abbiamo quasi subito pensato di rivisitare un giorno TITANIC”, ricorda il produttore. “Abbiamo pensato alla nuova generazione che non ha mai avuto l’opportunità di vedere il film sul grande schermo”. Cameron e Landau erano convinti che TITANIC fosse pronto per il 3D, e il dubbio era piuttosto se il 3D fosse pronto per essere applicato al mix distintivo di spettacolo e intimità di TITANIC. Le verifiche iniziali effettuate con la Stereo D hanno suggerito che le forti speranze e aspettative di Cameron potevano potenzialmente trovare un riscontro. “Volevo essere sicuro che la conversione potesse essere realizzata in modo convincente e senza compromessi”, dichiara Cameron. “Volevo che TITANIC desse l’idea di essere stato girato fin dall’inizio con le macchine da presa stereo. Doveva essere all’altezza delle aspettative. Abbiamo effettuato dei test con le grandi scene con la folla che corre lungo la nave per vedere se era possibile realizzare quella complessità. Sapevamo che TITANIC era adatto al 3D; bisognava capire se il 3D era maturato fino al suo livello”. Era chiaro che la vastità della nave, il tumulto della collisione con l’iceberg e la lotta epica dei passeggeri mentre la nave affonda nelle acque gelide sarebbero diventati più ricchi di vita e suspense con l’utilizzo del 3D. Ma Cameron era interessato al modo in cui il 3D poteva migliorare qualcos’altro: l’ineffabile passione della storia. Se esiste un filo conduttore che accomuna tutti i film di Cameron – da “Aliens – Scontro finale” a “Terminator” (The Terminator) fino ad “Avatar” – non è solo l’audacia visiva e la propensione all’esplorazione di nuove frontiere, ma anche una sorta di bramosia romantica. “Anche se i miei film sono pieni di azione ed energia, al cuore di ognuno di essi c’è una storia d’amore”, osserva il regista riguardo al lavoro realizzato fino ad oggi. Il miglior esempio della passione di Cameron per l’amore è stato TITANIC, quindi per lui era essenziale che la conversione contribuisse tanto ai momenti più intimi del film quanto alle scene d’azione. Per il regista era anche un’opportunità per analizzare la possibilità di utilizzare il 3D non solo per rappresentare un mondo irreale, ma anche per scavare più in profondità sotto la pelle umana. “Il 3D potenzia gli ambienti spettacolari e l’azione, ma migliora anche le interazioni umane”, sottolinea il regista. “I momenti intimi sono più incisivi perché il pubblico ha la sensazione di trovarsi proprio lì con il personaggio e la sua passione, paura o speranza. Penso che questo sia qualcosa che Hollywood ha largamente trascurato. Il 3D è spesso percepito come un sottile strato di smalto adatto ai film d’azione e d’animazione. Ma il 3D ha anche la capacità di dare una carica di energia alle emozioni”. Aggiunge Landau: “Il 3D è effettivamente perfetto per le molte scene di TITANIC che non sono d’azione. Cattura il pubblico e rende la visione un’esperienza molto intima. La mia speranza è che la conversione di TITANIC faccia capire ai registi che il 3D è adatto ai film drammatici tanto quanto il colore. Dalla percezione di trovarsi a cena al tavolo con Kate e Leo all’ebbrezza di volare con loro sulla prua della nave, gli spettatori saranno sorpresi dalla sensazione di essere avviluppati nella storia in un modo ancora più profondo”. Il processo di conversione è iniziato con la scansione di un master digitale di 4K dal negativo originale di 35mm, che ha permesso di raschiare via tutte le imperfezioni visive. Già questo è stato emozionante per i realizzatori. “Se guardi il master in 2D, secondo me sembra già più sorprendente del film distribuito nel 1997”, osserva Cameron. Questa copia cristallina ha poi iniziato un processo lungo un anno, durante il quale circa trecento esperti hanno impiegato più di 750.000 ore-uomo per “scolpire” la fotografia originale in informazioni digitali tridimensionali piene di profondità e respiro. “La conversione di un film in 3D non è come agitare una bacchetta magica”, spiega Cameron. “Non esiste un’applicazione che sa come trasformare le immagini in 3D quando non esistono informazioni in 3D risalenti al momento originario in cui sono state riprese. Abbiamo dovuto creare tutto. Centinaia di artisti hanno lavorato instancabilmente per sagomare ogni oggetto nell’inquadratura, fino al volto di ogni personaggio”. Cameron ha lavorato a stretto contatto con il fondatore della Stereo D, William Sherak, per ispirare il team a raggiungere un traguardo di eccellenza. Sherak ha compreso la sua missione. “Era molto semplice: fissare un parametro aureo di eccellenza con la migliore conversione in 3D mai realizzata”, egli riassume. “La tecnologia è arrivata a un punto tale che eravamo in grado di creare ciò che James Cameron voleva con un livello di qualità che lo soddisfacesse. Lui voleva che il pubblico avesse la sensazione di fare parte del film e non soltanto di trovarsi di fronte ad esso”. Questo voleva dire che non ci si poteva accontentare di nulla che fosse soltanto abbastanza buono. “Credo che questa sia la conversione più accurata mai realizzata”, afferma Sherak. “Avevamo circa 295.000 fotogrammi su cui lavorare, ognuno con lo stesso grado di complessità e profondità“. Il processo ha richiesto tempo, ma più di tutto ha richiesto ispirazione e capacità artistica. “Ci vogliono degli artisti veri per fare questo lavoro”, spiega Sherak. “Ogni fotogramma deve essere osservato come un oggetto d’arte e ci vuole una visione creativa per capire cosa fare per aggiungere profondità”. Lungo tutto il lavoro di conversione, il team è stato motivato da Cameron alla guida del processo. “Non è stato molto diverso dal vederlo dirigere il film per la prima volta”, osserva Sherak. “Sapeva esattamente ciò che voleva ed era pieno di entusiasmo; questo ha fatto sì che i nostri artisti volessero dare il meglio per lui. Cameron è bravissimo a fare questo con le persone”. Sherak prosegue: “Cameron utilizza il 3D come un vero strumento. Non usa trucchi, perché quando hai una storia così straordinaria non ne hai bisogno. Io penso che i suoi film siano così adatti alla conversione perché lui, come regista, percepisce la profondità meglio di quasi chiunque altro. Anche in 2D i suoi film danno la sensazione di avere profondità. Mi ricordo quando ho visto TITANIC la prima volta e l’ampia ripresa della nave sembrava vera. Quello è il punto in cui la tecnologia gli ha permesso di arrivare allora e questo è il punto in cui la tecnologia gli permette di andare oggi”. In trincea con Cameron e Sherak vi erano i due supervisori degli effetti visivi — Mike Hedayati e Yoichiro Aoki – che hanno coordinato i numerosi team di artisti impegnati nelle varie attività. “È stato straordinario lavorare con Jim”, afferma Hedayati, “è sempre stato molto onesto su ciò che avremmo potuto fare meglio. Ci ha spinti veramente. In passato ci è capitato di lavorare su un fotogramma per un paio di giorni, ma con TITANIC 3D, ogni artista impiegava dalle due alle tre settimane su ogni singolo fotogramma per migliorarlo fin dove possibile”. Aoki dichiara che il team è rimasto impressionato da subito dal master digitale. “Prima di iniziare, eravamo così nervosi, ma poi abbiamo visto il master digitale e il colore e l’illuminazione erano stupefacenti”, egli aggiunge. “Questo ci ha aiutati nella conversione in 3D perché avevamo un’infinità di spunti dal 2D”. Presto la preoccupazione di Aoki è stata sostituita da una profonda soddisfazione. “Credo che la versione 3D di TITANIC faccia provare delle emozioni che non sarebbe stato possibile suscitare in nessun altro modo”, egli conclude. “Questo film ha fatto la storia e ora penso che farà nuovamente la storia”. Una delle cose essenziali per Cameron durante la produzione originaria è rimasta fondamentale ai fini della conversione: la sensazione della vita sulla nave, esemplificata al meglio dalle ampie panoramiche sul transatlantico a mare. “È un mondo in sé e, proprio come in “Avatar”, il pubblico è immerso in quel mondo per tutta la durata del film”, afferma Cameron. “Ho sempre desiderato portare in vita la nave in tutta la sua maestosità, ma con la sensazione di un’ombra oscura incombente. È una metafora di come la tecnologia possa creare le cose più meravigliose e, al tempo stesso, abbandonarci quando non vediamo i pericoli che si profilano”. Lavorare con ampie panoramiche della nave, tuttavia, è stato molto complesso per il team. “Normalmente, avremmo dato a quelle inquadrature una particolare profondità, ma questo ha l’effetto collaterale di miniaturizzare leggermente la scena”, spiega Hedayati. “Jim era molto sensibile riguardo a questo punto e ci ha frenati, perché voleva rendere la scena più naturale e vicina alla realtà“. Al tempo stesso, gli artisti si sono focalizzati sulle scene a due. “Siamo stati molto attenti con i primi piani”, commenta Sherak. “Uno dei fattori distintivi della Stereo D è la capacità di scolpire i volti in modo che appaiano reali. Ovviamente, più ti avvicini ai volti, più li devi scolpire”. Yoichiro Aoki osserva: “Il 3D si percepisce perfino di più nelle scene intime e, se la conversione non è buona, è lì che si nota”. Per Cameron forse l’emozione maggiore della conversione 3D è stata la possibilità di dare alla sua creazione una seconda vita. Il regista è consapevole che il film avrà un significato diverso per il pubblico cinematografico quando uscirà nelle sale nel 2012 rispetto a quanto avvenne nel 1997 e questo fatto lo stimola. “TITANIC avrà un significato molto differente oggi per qualcuno che lo ha visto quindici anni fa. Forse quella persona si è sposata, forse ha avuto dei figli e probabilmente guarderà alla vita e all’amore con un occhio diverso”, egli medita. “Per quella persona il cuore della storia potrebbe essere non tanto la storia d’amore quanto il senso del dovere o il senso della vita. Ma se sei un bambino di otto anni e vedi il film per la prima volta, allora l’attenzione sarà tutta per la grandiosità della nave e la corsa per la sopravvivenza; e se sei un adolescente alle prese con le prime emozioni amorose, ti sembrerà che il film parli di te. Il punto è che TITANIC, ora come allora, ha qualcosa per gli spettatori di tutte le età”
Fatti riguardanti la R.M.S. Titanic • R.M.S. è la sigla di Royal Mail Steamer. • Il Titanic era il secondo di tre super-transatlantici costruiti dalla White Star Line per attraversare l’Atlantico. • Il Titanic misurava 268 metri, era più lungo del più alto grattacielo di New York di quell’epoca. • Il solo timone, di oltre 101 tonnellate, era più pesante della Santa Maria di Cristoforo Colombo. • Vi erano circa 45.000 chili di carne a bordo del Titanic. • Vi erano giubbotti salvagente sufficienti per appena la metà dei passeggeri del Titanic. • La velocità massima del Titanic era di 23 nodi. • Il prezzo del biglietto per la lussuosissima prima classe del Titanic era di $3.100, mentre il prezzo del biglietto di terza classe era di $32. • Per costruire il Titanic nel 1912 vennero spesi circa $7,5 milioni. • Poco dopo la partenza il 10 aprile 1912, il Titanic quasi si scontrò con il transatlantico New York mentre si allontanava dal molo, suscitando preoccupazione circa la sicurezza e la manovrabilità della nave. • Il progetto del salone della prima classe si ispirava alla reggia di Versailles. • Il Titanic ricevette numerosi messaggi da altre navi che segnalavano la presenza di iceberg lungo la rotta. • Il Titanic aveva sedici compartimenti stagni per ridurre il rischio di affondamento. L’iceberg ne ruppe cinque, abbastanza da far affondare la nave nelle acque gelide. • Le donne e i bambini della prima e seconda classe ebbero la precedenza nelle scialuppe. • La prima scialuppa ad essere calata aveva una capacità di 64 posti ma trasportava solo 28 persone. • Mentre il Titanic affondava, l’orchestra continuò a suonare sul ponte, nel tentativo di calmare i passeggeri in attesa dei soccorsi. • L’equipaggio bloccò le uscite dall’area della terza classe, per impedire alle persone di raggiungere il ponte. • Delle scialuppe calate prima dell’affondamento, solo una tornò indietro per caricare altri passeggeri. • Il Titanic si spezzò in due poco prima di affondare nell’Atlantico. • Anche quando la nave stava affondando, molti passeggeri rifiutarono di credere che lo scafo potesse colare a picco. • Dopo che il Titanic colpì l’iceberg, molte persone uscirono sul ponte per giocare con il ghiaccio. • Fu segnalata la presenza di una nave misteriosa non lontana dal Titanic, che non rispose mai alle richieste di aiuto e si allontanò nella notte. • Il transatlantico Carpathia, rispondendo subito agli appelli del Titanic, arrivò quasi due ore dopo che la nave era affondata. • Il 60%, pari a 199, dei passeggeri della prima classe furono salvati, mentre solo il 25%, pari a 174, dei passeggeri di terza classe sopravvisse. Solo il 32% di tutti i passeggeri del Titanic si salvò.
Nel 1997 TITANIC di James Cameron ha sciolto gli ormeggi nelle sale cinematografiche ed una delle storie d’amore più travolgenti e indimenticabili della storia ha preso il largo. Il viaggio narrato nel film è diventato un fenomeno internazionale, imponente quanto il nome della nave, e ha raccolto un numero record di candidature agli Academy Award®, vincendone undici e incassando oltre $1,8 miliardi a livello globale. Il 6 aprile 2012, esattamente un secolo dopo il naufragio della nave e a quindici anni dall’uscita del film nella sale, TITANIC torna al cinema nel nuovissimo formato 3D. All’epoca, TITANIC fu acclamato per il modo in cui riusciva a trasportare gli spettatori indietro nel tempo, proprio all’interno della gloriosa R.M.S. Titanic e nel cuore di un amore proibito, accompagnandoli verso la tragica collisione della nave contro l’arroganza umana, la natura e il destino. Ora la tecnologia all’avanguardia del 3D ha permesso al regista vincitore dell’Oscar® James Cameron di offrire al pubblico l’esperienza cinematografica più viscerale e dinamica mai immaginata. Il processo artistico della trasformazione di TITANIC in tre dimensioni è stato supervisionato interamente dallo stesso Cameron, insieme al socio di vecchia data Jon Landau. Insieme, i due hanno portato la Stereo D, la società che ha realizzato la conversione della pellicola, a raggiungere un livello di eccellenza visiva senza precedenti. Cameron ha guidato la Stereo D nell’utilizzo degli strumenti visivi più innovativi, non solo per intensificare le tragiche scene della corsa alla sopravvivenza, ma anche per mostrare la forza del 3D nel rendere le emozioni e i sentimenti dei personaggi ancora più penetranti. “Il 3D arricchisce tutti i momenti più avvincenti del film – e anche quelli più commoventi”, riassume Cameron. “Si prova più che mai la sensazione di essere proprio accanto a Jack e Rose e di vivere con loro tutte le difficoltà che affrontano. Il 3D eleva l’esperienza a un altro livello”. Mentre il richiamo universale dei temi trattati in TITANIC – la nobiltà umana, le radici del disastro e il modo in cui l’amore trascende il pregiudizio, la società e il tempo – resta lo stesso, i realizzatori credono che la conversione in 3D parlerà con voce nuova a un gran numero di spettatori, inclusa la generazione nata negli anni 2000, che non ha mai avuto modo di vedere il film sul grande schermo. “I temi di TITANIC sono altrettanto rilevanti oggi di quanto lo fossero quindici anni fa”, osserva Landau. “Penso che coloro che hanno visto il film si sentiranno trasportati in un modo nuovo; ma saranno molti quelli che scopriranno il film per la prima volta, non essendo neanche nati quando fu distribuito nel 1997. Gli spettatori, sia giovani sia anziani, riceveranno tutti qualcosa dal film”. E aggiunge: “Se avessimo girato TITANIC oggi, sono certo che avremmo usato il 3D. Ovviamente, non possiamo tornare indietro nel tempo. Ma le nuove tecnologie ci hanno permesso di portare il film alla sua più completa incarnazione, cosa che non avremmo mai potuto immaginare nel 1997, e sia per Jim sia per me questo è stato molto gratificante“. Subito dopo la sua uscita, TITANIC è diventato un fenomeno culturale, ha battuto tutti i record al box office (mantenuti finché “Avatar” sempre di Cameron li ha superati) e le sue scene più significative sono rimaste per sempre scolpite nell’immaginario popolare. Forse è stato per il modo in cui la nave sembrava essere un microcosmo umano –- un luogo in cui il conflitto e il pericolo non finiscono mai, come non vengono mai meno l’ingegno, il coraggio e la speranza. Forse è stata la fine bellezza del legame tra Jack e Rose, un legame che né le convenzioni sociali né il feroce potere della natura potevano distruggere. Forse sono stati i dettagli puntigliosi e sbalorditivi della produzione a trascinare gli spettatori in un altro mondo, mai visto prima ma, al tempo stesso, profondamente reale. Qualunque sia l’origine della sua forza, TITANIC ha assunto una vita propria. I promettenti giovani attori che hanno interpretato gli sfortunati amanti – Leonardo DiCaprio e Kate Winslet – hanno entrambi conquistato la celebrità e la loro carriera di stelle hollywoodiane è stata costellata di riconoscimenti. Nel frattempo, Cameron ha continuato a puntare sempre più in alto, fino a realizzare il pionieristico blockbuster “Avatar” che, per la prima volta, ha spalancato le porte sul discusso potenziale del 3D, rivelando la simultanea capacità di creare nuovi mondi e di catturare gli spettatori nel tessuto stesso di una storia drammatica. Essendo l’unico regista ad avere realizzato tanto con il 3D, sembra del tutto naturale che Cameron si riavvicini al più leggendario di tutti i suoi grandi successi, ora che il 3D è finalmente arrivato a maturità. Ma ciò che sorprende è che lo scopo originario dei realizzatori – forgiare un’esperienza tragicamente vera per il pubblico – non sia cambiato; solo gli strumenti di lavoro sono diversi. In effetti, le parole pronunciate da Cameron nel 1997 sono altrettanto attuali oggi per la versione in 3D del 2012: “Il mio scopo nel realizzare il film era di mostrare non solo la fine drammatica di questa nave tristemente famosa, ma anche la sua vita breve e gloriosa. Era di catturare la bellezza, l’esuberanza, l’ottimismo e la speranza del Titanic, dei passeggeri e dell’equipaggio e, mettendo a nudo il lato oscuro dell’umanità che è alla base della tragedia, celebrare il potenziale illimitato dello spirito umano. Perché la storia del Titanic non rappresenta solo un ammonimento, un mito, una parabola, una metafora dei mali dell’umanità. È anche una storia di fede, di coraggio, di sacrificio e, sopra ogni cosa, di amore”. La Paramount Pictures e la Twentieth Century Fox presentano una produzione della Lightstorm Entertainment, TITANIC, di James Cameron, interpretato da Leonardo DiCaprio, Kate Winslet, Billy Zane, Kathy Bates, Frances Fisher, Bernard Hill, Jonathan Hyde, Danny Nucci, David Warner e Bill Paxton. Scritto e diretto da James Cameron, il film è stato prodotto da Cameron e Jon Landau, mentre Rae Sanchini ne ha curato la produzione esecutiva.
LA STORIA
Il viaggio avventuroso di TITANIC si svolge in occasione dello sfortunato viaggio inaugurale del R.M.S. Titanic, forse la nave più famosa della storia. Nel 1912 il Titanic era la struttura mobile più grande mai costruita, motivo di orgoglio e gioia per la compagnia di navigazione White Star Line. Avrebbe dovuto essere il piroscafo più lussuoso e innovativo di quell’epoca – una vera e propria “nave dei sogni” per attraversare i mari prima dell’era dell’aviazione – ma finì per portare alla morte oltre 1.500 persone nelle acque gelide del Nord Atlantico il 15 aprile di cento anni fa. Il viaggio cinematografico del Titanic inizia nei fondali su cui giace la nave, a quasi 4.000 metri di profondità nell’oceano Atlantico. Qui un ambizioso cacciatore di tesori (Bill Paxton) è venuto a cercare i tesori di quello che era stato un imponente transatlantico, ma ciò che riporta in superficie è solo una storia fino a quel momento taciuta. I tragici resti dello scafo si dissolvono rivelando la struttura della nave nel momento in cui si prepara a salpare dall’Inghilterra per il viaggio inaugurale. Tra le migliaia di persone affacciate ai ponti, il destino ha chiamato due giovani anime, sfidandole ad avere il coraggio di abbandonarsi a una passione che cambierà per sempre le loro vite. Rose DeWitt Bukater (la vincitrice di un Academy Award® Kate Winslet) è una diciassettenne americana di buona famiglia, soffocata dalle rigide aspettative della società edoardiana, che s’innamora di un giovane passeggero anticonformista di terza classe di nome Jack Dawson (il vincitore di un Golden Globe e candidato agli Academy Award® Leonardo DiCaprio). Quando lui le apre gli occhi sul mondo che esiste fuori dalla sua gabbia dorata, inizia l’amore proibito tra Rose e Jack, accompagnato da un mistero che riecheggerà negli anni fino ai giorni nostri. Nulla al mondo può frapporsi tra loro – neanche qualcosa di così inimmaginabile come l’affondamento del Titanic.
IL FILM ORIGINALE
Ispirazione
All’inizio del 1900 il fascino di un fantastico mezzo di navigazione chiamato Titanic riunì su di sé una grande fetta di umanità. Ognuno aveva le proprie ragioni per partecipare al viaggio inaugurale. Tanto per i capitani d’industria quanto per gli speranzosi emigranti, il Titanic si stagliava come un simbolo del progresso umano verso l’era moderna. Dichiarata “inaffondabile”, la nave, con il suo prezioso carico di oltre 2.220 persone, iniziò il viaggio da Southampton in Inghilterra verso New York con un senso di aspettativa, ammirazione e ottimismo… soltanto per concluderlo in una catastrofe tragica e incancellabile. Attorno al Titanic iniziarono a nascere leggende su comportamenti di eccezionale coraggio e su atti di indicibile codardia, alimentati dal proliferare di racconti storici, poesie, musica, film e romanzi. Dopo un decennio di ricerche, il relitto del Titanic fu ritrovato da una spedizione guidata dal Dottor Robert Ballard nel 1985, in due grandi spezzoni a quasi 4.000 metri di profondità. La scoperta alimentò polemiche e controversie sconfinate, ma anche il fascino della nave e della sua storia che continua anche ai giorni nostri. È stato questo enorme spettro sottomarino a ispirare l’immaginazione di James Cameron – e la sua visione di una storia d’amore si è intrecciata con il destino della nave. Il regista ha immaginato due persone provenienti da mondi diversi che si incrociano su una nave progettata per impedire loro d’incontrarsi. Quando il passeggero di terza classe Jack Dawson e la passeggera di prima classe Rose DeWitt Bukater si trovano insieme, i due decidono di correre il rischio maggiore: sfidare le rigide convenzioni del loro tempo e innamorarsi. “La tragedia del Titanic ha assunto una qualità quasi mitica nel nostro immaginario collettivo”, ha detto Cameron nel 1997. “Ma il passare del tempo l’ha privata del suo volto umano e della vitalità. Spero che la relazione di Rose e Jack rappresenti una sorta di catalizzatore emotivo e che gli spettatori ci mettano la mente e il cuore per far rivivere ancora la storia”.
Autenticità storica
I realizzatori di TITANIC hanno trascorso più di cinque anni prima dell’inizio della produzione effettuando ricerche sulla nave – sia prima sia dopo l’affondamento – per accertarsi che, all’interno del dramma, fossero in grado di rappresentare al pubblico tutti gli incantevoli dettagli, grandi e piccoli, che hanno contribuito alla gloria e alla perdita del piroscafo. “Volevamo narrare una storia immaginaria in un quadro storico rigoroso e accurato”, ha spiegato Cameron nel 1997. “Se sappiamo che qualcosa è accaduto, non lo violiamo. Allo stesso modo, non vi è nulla di ciò che mostriamo che non sarebbe potuto accadere. I nostri personaggi immaginari sono talmente ben intrecciati lungo la struttura della storia che sarebbero potuti essere lì. Tutta l’accuratezza e gli effetti visivi sono destinati a un unico scopo: collocare gli spettatori sul Titanic. Dovevano sentirsi proprio come a bordo della nave”. La loro determinazione a creare una storia ben definita di quell’evento storico è esemplificata dal coinvolgimento precoce dell’esperto Don Lynch e del celebre artista Ken Marschall, autori del libro Titanic: An Illustrated History (Titanic – La storia illustrata), coinvolti dalla produzione come consulenti del film. “Jim è rimasto estremamente colpito dalla capacità artistica di Ken e voleva rappresentarla sullo schermo”, afferma Lynch. “Abbiamo analizzato il trattamento di Jim pagina per pagina per verificarne l’accuratezza fisica e storica. Jim voleva sapere se, ad esempio, un personaggio poteva trovarsi sul campo di racquetball in un certo momento e accanto alla piscina l’attimo successivo. Voleva che tutta l’azione fosse veritiera, anche se solo i più irriducibili appassionati del Titanic lo avrebbero saputo”. Marschall e Lynch avevano trascorso anni a studiare gli archivi e le fotografie, e hanno potuto mettere a disposizione campioni e foto del mobilio e dei tessuti provenienti dalla nave gemella del Titanic, l’Olympic. Dopo avere visto per la prima volta il set ultimato della nave, Marschall si è sentito travolto dall’emozione. “Era come compiere un passo indietro nel tempo”, ha dichiarato. “Vedere il molo della White Star così come appariva ad aprile del 1912 è stato entusiasmante quanto la visione della nave stessa: le file di oblò illuminati, la sala da pranzo sul ponte lungo la fiancata. Vedere il Titanic per la prima volta ricostruito in tre dimensioni mi ha lasciato senza parole. Ho trascorso la vita cercando d’immaginare come sarebbe stato camminare lungo i suoi ponti. E all’improvviso lo potevo fare. Non avevo parole”.
Immersioni profonde
La ricerca di autenticità ha anche portato Cameron e il suo team nelle profondità oceaniche là dove giace il relitto, che Cameron ha voluto a tutti i costi riprendere in una serie di immersioni tecnologicamente complesse. I realizzatori hanno noleggiato un’imbarcazione scientifica russa, il Keldysh, dotata di due degli unici cinque sommergibili in grado di ospitare un equipaggio (Mir 1 e Mir 2) e di raggiungere la profondità necessaria. Prima di effettuare le dodici immersioni verso il relitto della nave, è stato necessario risolvere una serie di problemi tecnici e logistici. Anche se erano già stati compiuti tentativi per filmare il relitto, le macchine da presa utilizzate avevano portata e mobilità limitata. Quindi, la prima sfida consisteva nell’ideare la tecnologia necessaria per liberare la macchina da presa, spostandola al di fuori del sommergibile, in un ambiente proibitivo con temperature polari e una pressione di oltre 400 kg per cm2. “Nessuno aveva mai portato una macchina da presa a quelle profondità”, ha dichiarato Cameron. “La forza esercitata dell’acqua avrebbe fatto implodere qualunque contenitore per la macchina da presa. Volevo che si trovasse fuori, in acqua, collegata al sommergibile, che fosse capace di fare una panoramica e di inclinarsi naturalmente, e che fosse dotata di grandangolo in modo da trarre il massimo dalle riprese. Così abbiamo dovuto creare un nuovo sistema di macchine da presa”. Michael Cameron ha avuto un ruolo chiave nella progettazione tecnica. Lavorando con la Panavision e diverse società di tecnologie sottomarine, ha modificato una macchina da presa 35mm per fare in modo che si adattasse a un alloggiamento in titanio costruito appositamente e collocato su una piattaforma manovrata a distanza capace di inclinarsi e di effettuare panoramiche. Sotto la supervisione di Michael Cameron sono stati costruiti anche un sistema d’illuminazione speciale e un “ROV” (veicolo operato a distanza) da guidare intorno al relitto. Dato il volume limitato della custodia in titanio, la macchina da presa poteva contenere soltanto una pellicola di 150 metri, e caricare una nuova pellicola era ovviamente fuori discussione. Ogni equipaggio di tre uomini del sommergibile doveva compiere un pericoloso viaggio di due ore e mezzo (ogni tratta) accalcato in una sfera del diametro di circa due metri. L’efficienza era un fattore fondamentale. Utilizzando un modello del relitto realizzato con un mosaico di fotografie messe a disposizione dalle precedenti spedizioni sul Titanic, Cameron e il suo team hanno tenuto diverse sessioni di pianificazione a bordo della Keldysh per mettere a punto la strategia ottimale per catturare le immagini migliori. “Avevamo allestito una minuscola area di pre-visualizzazione dove abbiamo portato una piccola video camera”, ha spiegato Cameron, “che abbiamo montato su un sommergibile miniaturizzato dotato di luci in fibra ottica corrispondenti alla luce effettiva che avremmo usato. Abbiamo effettuato delle prove all’asciutto della riprese, facendo esercitare i piloti russi a muovere il sommergibile giocattolo nel modo in cui avrebbero dovuto fare con i veicoli reali, così che fossero loro chiare la scena e la ripresa”. L’esperienza è stata preziosa, sia per l’impatto emotivo sia per i dettagli che ha rivelato. Cameron ricorda: “Sono andato lì in veste di regista, quindi quando abbiamo effettuato la prima immersione, ho iniziato a dirigere ‘Scena uno, scena due, scena tre’. Avevamo un programma da rispettare. Soltanto alla terza o quarta immersione ho lasciato che la situazione mi colpisse emotivamente – la soggezione e il mistero di trovarsi sul fondo dell’Atlantico a 4.000 metri di profondità, e di vedere le malinconiche rovine della grande nave”. “Siamo tornati con questo ricco bottino di immagini e video”, prosegue Cameron. “Abbiamo spedito i nostri veicoli guidati a distanza in esplorazione all’interno della nave. Abbiamo visto cose che nessun altro aveva più visto dal 1912, da quando la nave è colata a picco. Abbiamo integrato le immagini nel tessuto del film e quella realtà ha un profondo impatto sulla forza emotiva della vicenda”. Dopo le immersioni sul relitto del Titanic, Cameron ha portato le pellicole al reparto artistico per iniziare la costruzione dei modelli da utilizzare nel film. Il regista ha chiesto allo scenografo Peter Lamont di ricreare diversi punti specifici che aveva osservato all’interno della nave, tra cui un camino in bronzo fotografato in una suite spettrale, riportato alla sua gloriosa bellezza del 1912. A luglio 1996 è iniziata la seconda fase del viaggio del film a Escondido, in California. È qui, in un bacino per le riprese, che Cameron ha filmato gli interni che erano stati ricreati per il film, pieni di cornici di finestre autentiche, di telai di porte, di lampadari, perfino una targhetta in ottone che aveva visto nel salone della prima classe, con la scritta “PULL”. “Quando vedete gli interni e gli esterni del Titanic in questo film”, ha detto Cameron, “è la cosa più vicina a un viaggio con la macchina del tempo fino a trovarsi nuovamente a bordo della nave”.
La nave
Tra i momenti più emozionanti in TITANIC spiccano le transizioni dal presente al passato, quando Rose Calvert, che ha raggiunto i 101 anni, racconta la sua straordinaria vicenda. Sui monitor alle spalle di Rose vediamo le immagini del relitto, mentre la donna descrive i momenti di quella giornata di aprile del 1912. Lentamente, i resti del Titanic vengono in modo spettacolare riportati all’originaria gloriosa regalità a Southampton. La creazione della nave è stata una delle imprese più complesse nella storia del cinema moderno. La magia ha avuto luogo a Rosarito Beach, in Baja California, dove gli sforzi congiunti di un team numerosissimo di artisti, artigiani e tecnici ha realizzato il set lungo 236 metri per le riprese dell’esterno del Titanic, oltre a un bacino su una superficie di circa tre ettari, contenente oltre 77 milioni di litri d’acqua marina, in cui la nave è stata fatta affondare. La decisione di costruire il più grande bacino del mondo ad uso cinematografico a Rosarito è stata presa dopo una ricerca a livello internazionale. “Nessun sito esistente poteva contenere la vastità della nostra produzione e degli impianti e strutture ausiliarie necessari per filmare le scene che Jim Cameron aveva immaginato”, ha affermato Jon Landau. “Per realizzare la grandiosità del film e rendere disponibile tutto ciò che occorreva alla produzione, sia per gli interni sia per gli esterni, è risultato più efficiente costruire tutto da zero in un unico luogo”. La costruzione dei Fox Baja Studios è iniziata il 30 maggio 1996 su un appezzamento di sedici ettari di fronte alla spiaggia. Il complesso comprendeva un bacino esterno da oltre 77 milioni di litri d’acqua, un bacino interno da quasi 23 milioni in cui si trovavano un set insonorizzato di circa 3.000 metri quadrati per le riprese in presa diretta e tre teatri di posa tradizionali. Poco meno di cento giorni più tardi sono iniziate le riprese. Ed ecco apparire maestoso lungo la stupefacente linea costiera messicana il set del Titanic, alto quasi 14 metri dalla linea di galleggiamento al ponte, con i suoi quattro fumaioli distintivi, alti più di 16 metri sullo sfondo di un orizzonte senza tempo.
Il naufragio
Rose DeWitt Bukater e Jack Dawson potrebbero mantenere vivo il loro amore a dispetto delle convenzioni sociali che li separano, ma neanche la loro devozione può fermare l’inevitabile destino della nave. Ricreare il terrificante naufragio del Titanic è stato il momento fisicamente più faticoso dell’epica produzione – specie perché Cameron aveva un unico obiettivo fondamentale: filmare le sequenze come se si trovasse veramente lì sul luogo dell’assurdo incidente. “Il Titanic non si è limitato ad ‘affondare’”, ha spiegato il produttore esecutivo Rae Sanchini. “Si è letteralmente spezzato in due, con la poppa di oltre 75 metri che è fuoriuscita dall’acqua fino a mettersi in posizione verticale rispetto alla superficie dell’oceano. Il viaggio d’inaugurazione della ‘nave dei sogni’ si è concluso in un incubo che va al di là della comprensione… In un certo senso, l’evento ha segnato la fine dell’età dell’innocenza, ha distrutto la fiducia nel progresso e nella tecnologia e ha sfidato l’accettazione passiva dell’appartenenza alle classi sociali come diritto acquisito per nascita”. Per catturare tutto ciò, Cameron ricorda che il team della produzione ha dovuto “costruire un certo numero di set ad angoli diversi perché la nave cambiava posizione continuamente. Per prepararci, abbiamo organizzato una serie di grandi sessioni di pre-visualizzazione per circa un mese e mezzo. Abbiamo costruito un modello di studio della nave e ci abbiamo girato intorno con una video camera. Abbiamo imparato la geografia del Titanic e quali angoli lo facevano apparire più imponente e splendido”. Lavorando secondo rigide specifiche tecniche e di sicurezza, le ultime ore del Titanic sono state riprese negli enormi bacini. La sala da pranzo della prima classe e la grande scalinata di tre piani sono state costruite su una piattaforma idraulica nel bacino profondo più di nove metri del teatro 2, in modo da poter essere inclinate e allagate con quasi 23 milioni di litri d’acqua di mare filtrata. Lo scenografo Peter Lamont, che ha vinto l’Academy Award® con TITANIC, ha intrapreso questo incarico monumentale come una sfida irresistibile per la sua brillante carriera. All’inizio, è riuscito a procurarsi presso i cantieri Harland & Wolff le copie del progetto originale del Titanic e anche il taccuino con le note di Thomas Andrews sulle caratteristiche progettuali della nave. È stata la prima volta in cui questo materiale è stato reso disponibile dopo l’affondamento del Titanic. Durante le sue ricerche, Lamont ha scoperto che il produttore della moquette della sala da pranzo e del salone sul ponte D esisteva ancora. La società, l’inglese BMK Stoddard, aveva ancora in archivio il modello e poteva riprodurre i colori. La moquette è stata subito ordinata e così è stato aggiunto un altro elemento di realtà alla produzione. Le scenografie erano molto più che immense. “Per quasi un anno”, ricorda Lamont, “ci siamo fatti costruire fondali e mobilio a Città del Messico, Los Angeles e Londra, da spedire in una struttura che ancora non era stata costruita. La quantità di oggetti che abbiamo riprodotto fedelmente – sedie a sdraio, lampade da tavolo, finestre a piombo, servizi di porcellana e bicchieri con il logo White Star, valigie, giubbotti salvagente, accessori marittimi – raggiungeva letteralmente le migliaia di pezzi, perché parte dell’obiettivo della direzione artistica era di ricreare tutto nelle giuste dimensioni: titaniche. La costruzione del set dell’esterno della nave, lungo 236 metri, è stata complessa quasi quanto la costruzione della nave vera, ma impiegando solo un decimo del tempo”. Poiché si trattava del primo viaggio del Titanic, vi erano molte poche fotografie dei suoi interni. Tuttavia, attraverso ricerche approfondite e con l’aiuto dei consulenti Don Lynch e Ken Marschall, il reparto di Lamont è riuscito a ricreare accuratamente l’opulenza della celebre sala da pranzo della prima classe, il salone, la sala per fumatori, la promenade, il Palm Court Cafe, la palestra e diverse cabine di lusso (inclusa la suite in stile Impero di Cal e Rose) sulla base delle fotografie scattate sulla nave gemella del Titanic, l’Olympic, e delle poche foto esistenti degli interni del Titanic. È stata dedicata molta attenzione anche a ricreare il mondo più spartano al di sotto dei ponti della prima classe, incluse le cuccette e la stanza comune della terza classe, la stanza del radiotelegrafista, la cavernosa sala macchine e caldaie, e la stiva merci, dove erano custoditi i capricci dei ricchi (tra cui una bellissima Renault nuova bordeaux e bianca). Nel complesso, il set della nave era solo il 10% più piccolo del Titanic vero e proprio, e ciò ha suscitato un senso di soggezione in tutte le persone coinvolte. “C’è voluto molto tempo per capire realmente quanto fosse grande il Titanic”, ha dichiarato Cameron. “Era immenso, lungo poco meno di 270 metri. Il peso era di 48.000 tonnellate di dislocamento, ma considerando il peso fisico dell’acciaio, la cifra era più prossima alle 60.000 tonnellate. Era un gigante”. Per assecondare l’illusione che il Titanic fosse a mare, il set della nave e il bacino sono stati costruiti strategicamente lungo l’orizzonte infinito della linea costiera. Data la dimensione torreggiante del piroscafo, Cameron si è avvalso frequentemente dell’Akela Crane, una delle gru per macchina da presa più grandi del mondo, con una portata di 25 metri, che ha riassemblato grazie alla sua esperienza tecnica. “Abbiamo costruito questa enorme gru a torre con una portata di più di 60 metri”, ha spiegato Cameron, “e abbiamo collocato il binario lungo la fiancata della nave nel bacino. Potevamo raggiungere la cima dei fumaioli e spostarci in qualunque punto della nave, da un’estremità all’altra, nel giro di cinque minuti”. Lo stesso Cameron si è spesso trovato sospeso in alto al di sopra della nave, con una macchina da presa stabilizzata da un giroscopio montata sul cestello della gru. In questo modo, Cameron e il direttore della fotografia Russell Carpenter – anch’egli vincitore dell’Academy Award® per TITANIC – avevano una maggiore flessibilità. “Potevamo stabilizzare l’immagine in modo soddisfacente”, ha spiegato il regista, “e usarla per le riprese degli effetti speciali e per le riprese più grandi e stupefacenti. La gru è diventata uno strumento molto importante”. Durante la pausa natalizia di tre settimane, il set è stato riposizionato a un angolo del 6% attraverso un processo alquanto complesso, per simulare il progredire dell’affondamento. Per le ultime fasi del disastro, la nave è stata separata in due tronconi, e quello anteriore è stato affondato in dodici metri d’acqua attraverso un potente sistema idraulico. Uno dei fatti più agghiaccianti riguardo all’affondamento vero è che vi erano giubbotti di salvataggio sufficienti appena per la metà dei passeggeri, e l’incapacità dell’equipaggio di riempire le scialuppe fino alla capienza massima ha fatto sì che solo un terzo dei passeggeri si sia salvato. Il team della produzione è riuscito ad applicare un velo di realismo a questa sequenza tecnicamente complessa e straziante. Le gruette delle scialuppe – il sistema di bracci e carrucole necessari per calare in acqua le barche – sono state costruite dalla stessa fabbrica che ha prodotto quelle del vero Titanic. “La Wellan Davit Company”, ha spiegato Cameron, “ha costruito le gruette secondo gli schemi originari. Siamo così riusciti ad avere gli stessi macchinari utilizzati sul Titanic per calare le scialuppe”. Nelle prime ore del 15 aprile 1912 la prua allagata del Titanic sollevò la poppa fino a raggiungere la posizione verticale, dove oscillò per alcuni minuti prima di tuffarsi come un ascensore nel mare buio. Per ricreare questa scena, la sezione più a poppa della nave, il “cassero”, è stata riposizionata su una speciale piattaforma inclinabile, in sostanza un’enorme altalena costruita sulla sponda del bacino. Durante tutta la produzione, i realizzatori si sono dovuti confrontare più volte con la forza immensa dell’acqua. “Ogni volta che avevamo a che fare con l’acqua, eravamo sempre frustrati dal suo peso e dalla potenza”, ha dichiarato Cameron. “Questa è una delle cose singolari riguardo al disastro del Titanic. Pensavano di essere i signori del mare. Pensavano di avere dominato la natura. Ma la natura non sarà mai schiacciata. Dobbiamo viaggiare accanto ad essa, ma non potremo mai superarla. Pensavano di poter spianare le strade del mondo e guidare impunemente le loro grandi navi di metallo attraverso l’oceano. Avevano torto”.
Rappresentazione dell’epoca
Il realismo di TITANIC si è esteso all’interno della nave, dove i realizzatori hanno profuso gli stessi sforzi per accertare che l’abbigliamento e i modi degli attori fossero fedeli all’epoca quanto l’ambientazione. Un team internazionale di addetti al guardaroba, alle acconciature e al trucco, alloggiato in un edificio grande quanto un campo di football, ha curato l’aspetto di più di 1.000 comparse, oltre al cast principale. Il compito di rappresentare le mode dell’era vittoriana all’alba di un cambiamento verso un’epoca più libertaria è stato assegnato all’ideatrice dei costumi Deborah Lynn Scott, che ha vinto l’Oscar® con TITANIC ed è tornata a lavorare con Cameron in “Avatar”. La Scott si è dedicata alla ricerca di un periodo storico in cui il guardaroba, forse più che mai, rifletteva lo stato sociale di una persona. “Era un’epoca di grande formalismo”, ha dichiarato la Scott nel 1997. “Le persone ricche cambiavano abito quattro-cinque volte al giorno. I loro vestiti erano così elaborati da rendere assolutamente indispensabili la cameriera o il valletto personale… Sebbene portassero ancora il corsetto, il rigido look vittoriano era già superato e la silhouette delle donne era più morbida e giovanile”. La responsabile del reparto trucco Tina Earnshaw ha completato il guardaroba della Scott con una palette di colori adatta all’epoca. “Dopo l’era vittoriana, in cui il trucco era bandito, l’élite del periodo edoardiano era emozionata all’idea di truccarsi. Un trucco molto lieve: un po’ di cipria, un leggero kohl intorno agli occhi, colore per labbra prodotto con frutti di bosco e un tocco di rosso”, ella ha commentato. La ricerca condotta dalla Earnshaw è andata oltre, spingendosi fino agli effetti del freddo estremo che, come ha imparato, congela le lacrime e trasforma i capelli bagnati in ghiaccioli. Anche il responsabile delle acconciature Simon Thompson ha effettuato varie ricerche e, alla fine, ha acquistato 450 parrucche e centinaia di parrucchini e toupet per il numeroso cast. Durante le sue ricerche, Thompson ha anche trovato un pettine in tartaruga di fattura squisita, oggetto che suscita in Rose Calvert i vividi ricordi del passato. La dialect coach Susan Hegarty ha lavorato a stretto contatto con il cast per correggere gli accenti sia dell’alta società sia degli emigranti. La coreografa ed etiquette coach Lynne Hockney ha curato i modi e le usanze dell’epoca. “Il periodo edoardiano ha prodotto centinaia di manuali sull’etichetta”, ha osservato la Hockney. “Dai vestiti al linguaggio del corpo alle conversazioni, vi erano rigide regole da seguire”. Per Leonardo DiCaprio è stato un netto cambio di ritmo. Mentre studiava i comportamenti di un gentiluomo su dettagli come il modo corretto di tenere una forchetta, DiCaprio ha optato per un compromesso più realistico con un’interpretazione senza tempo. “Mentre lavoravo con l’etiquette coach, mi sono reso conto che, per rendere Jack il personaggio che è, bisognava che ignorasse questo genere di minuzie… La comunicazione tra uomini e donne era differente allora. Jack non si cura di tutto ciò ed ecco perché Rose s’interessa a lui”. Un altro elemento che contribuisce a definire lo spirito libero di Jack è il suo stile nel disegno, come emerge nello schizzo di Rose che lui completa la notte in cui il Titanic affonda e che viene poi ritrovato tra il materiale recuperato. Come spiega Cameron: “Quando il reparto artistico non è riuscito a trovare un disegnatore in grado di realizzare lo schizzo così come lo avevo in mente, ho deciso di farlo da me prendendo spunto da alcune fotografie di Kate”.
La colonna sonora
Un altro elemento che ha contribuito al successo clamoroso di TITANIC è stato la musica di James Horner che, con le sue espressive composizioni, ha vinto l’Oscar® per la migliore colonna sonora, mentre l’album con le musiche del film ha rapidamente scalato le classifiche, diventando uno dei maggiori successi di tutti i tempi. Inoltre, la canzone My Heart Will Go On, eseguita dalla grande Celine Dion e scritta da Horner e Will Jennings, ha vinto l’Oscar® per la migliore canzone ed è rimasta nella memoria strettamente legata ad alcuni episodi del film. Horner ha lavorato a stretto contatto con Cameron per ideare qualcosa che sfuggisse alle convenzioni, ma che riuscisse a catturare i cambiamenti dell’epoca, la forza della storia d’amore e i temi dell’arroganza umana e del coraggio eccezionale. Con un mix di sintetizzatore, coro e orchestra, Horner ha creato un legame emotivo non solo tra Rose e Jack, ma anche tra la loro storia e gli spettatori in tutto il mondo. “Ho saputo fin dai primi accordi che James ha suonato al pianoforte che avremmo avuto una colonna sonora straordinaria”, ha affermato Cameron nel 2012. “Gli ho detto che volevo due grandi temi, e lui ha iniziato a guardare giornalieri, giornalieri e ancora giornalieri, finché è arrivato al cuore del film. Se ne è andato e non l’ho più sentito per un mese circa… poi mi ha invitato nel suo studio di registrazione e mi ha suonato i temi. Pensavo che sarei scoppiato a piangere, per la bellezza della musica e per come catturava perfettamente i sentimenti di TITANIC”. E Cameron aggiunge: “Ha suonato il primo brano mentre la nave lascia Southampton, piena di ottimismo, e dopo il tema tragico e romantico di Rose, poi ha suonato un terzo brano, che è quello che sarebbe diventato la canzone di Celine Dion. Quando ha finito di suonare quei tre temi – il che avrà preso forse quindici minuti – ho detto: ‘Non so se questo sarà un buon film, ma so che sarà una colonna sonora grandiosa’. C’era ancora molto da fare – adattare la musica alla fotografia, modulare tutti gli stati d’animo e le emozioni – ma, da quel momento in poi, James e io abbiamo lavorato sempre più a stretto contatto, in una collaborazione che è stata veramente appagante per entrambi”. Cameron ricorda di essere stato inizialmente scettico riguardo all’utilizzo di una canzone per i titoli di coda. Poi ha sentito Celine Dion cantare My Heart Will Go On. “Alla seconda strofa, ero molto commosso dalla forza della sua voce e per le corde che riusciva a toccare”, egli ricorda. “Non sapevo chi fosse Celine Dion ma mi piaceva il brano. In seguito, la canzone ha avuto una vita propria. Dopo avere visto il film, chiunque la senta mentre fa la spesa o guida l’auto avrà nuovamente in mente tutte le emozioni del film”. Jon Landau riassume così: “La colonna sonora di TITANIC è inestricabilmente legata al successo del film e rappresenta il suo battito emotivo”.
UN FASCINO INTRAMONTABILE
Con TITANIC 3D la nave appassiona il mondo per la terza volta nella storia. La prima è stata nel 1912, quando è stata costruita a Belfast e lanciata con una campagna pubblicitaria internazionale senza precedenti. Il Titanic lasciò il molo di Southampton a mezzogiorno di mercoledì 10 aprile 1912, si fermò a Cherbourg, in Francia, dove la “inaffondabile” Molly Brown e John Jacob Astor, i suoi passeggeri più ricchi, salirono a bordo, e fece l’ultima sosta a Queenstown sulla costa meridionale dell’Irlanda. Da Queenstown, con circa 2.220 passeggeri a bordo, la nave si diresse a tutta velocità verso New York. Nonostante le ripetute segnalazioni di ghiaccio lungo la rotta, la nave ebbe una collisione con un iceberg alle 23.40 del 14 aprile. Alle 2.30 del mattino del 15 aprile giaceva spezzata in due sul fondo del Nord Atlantico. Come per la maggioranza dei disastri epici, oggi sappiamo che non vi fu un’unica causa, ma che si sommarono l’uno all’altro diversi errori umani: disattenzione nella navigazione, vuoti di comunicazione, mancanza di procedure d’emergenza e di giubbotti salvagente, privilegi per i passeggeri più ricchi, il freddo glaciale, la notte senza luna, la pura e semplice fisica, l’incredulità e la negazione, tutto contribuì alla morte di 1.500 tra uomini, donne e bambini. Un secolo dopo, il suo fascino non è svanito per nulla, anzi si è perfino accentuato, e la tragedia del Titanic è come un ammonimento per la nostra epoca di grandi progressi tecnologici e pericoli perfino maggiori. Cameron afferma che la nave ha in sé un fascino senza tempo. “Il Titanic è stato il primo campanello d’allarme del XX secolo”, conclude il regista. “La tecnologia aveva prodotto una serie di miracoli nel corso di due decenni: le automobili, la registrazione del suono, le comunicazioni via radio, l’aeroplano, il cinema. Era tutta un’esplosione di possibilità, tutto sarebbe stato grandioso e stupendo nell’infinita spirale in ascesa del progresso. E poi, boom – 1.500 persone muoiono in quella che era stata reclamizzata come la nave migliore, più sicura e più lussuosa mai costruita. Il nostro cosiddetto controllo sulla natura veniva completamente negato e annullato per sempre”.
Il casting Avendo un’immagine così chiara di chi Jack e Rose fossero come persone, Cameron si è dedicato alla ricerca di due attori in grado di dare vita a questi dinamici personaggi. Alla fine la sua scelta è caduta su due giovani astri nascenti, entrambi candidati agli Oscar® prima di avere compiuto ventuno anni – Leonardo DiCaprio e Kate Winslet – che sarebbero poi diventati gli attori più importanti della loro generazione. Da allora, DiCaprio è stato candidato agli Oscar® altre due volte e ha vinto un Golden Globe con “The Aviator” di Martin Scorsese. La Winslet è stata candidata per la seconda volta agli Oscar® con TITANIC, ha in seguito ricevuto numerose altre candidature e ha vinto un Academy Award® per il ruolo interpretato in “The Reader – A voce alta”. Ha vinto anche alcuni Emmy e Golden Globe, il più recente per “Mildred Pierce” della HBO. “La fortuna ha avuto il suo ruolo nella scelta di Leo”, disse allora Cameron. “Sentivo che il pubblico lo avrebbe preso in simpatia. Leo ha un’incredibile vitalità sullo schermo, dà l’idea di essere un tipo dalla scorza dura e spavalda, capace di cavarsela in tutte le situazioni. Quanto a Kate, aveva una luminosità nel volto, nella voce e negli occhi e ho capito che gli spettatori l’avrebbero seguita fino in fondo, il che era fondamentale perché il viaggio è lungo e lei è la persona con la quale il pubblico lo compie”. Oggi, nel 2012, Cameron è estremamente gratificato dalle scelte fatte allora. “Kate e Leo non erano delle vere e proprie stelle quando li abbiamo scelti”, dichiara il regista. “Stavamo correndo un rischio. Ma il film ha avuto successo in parte perché gli spettatori credevano veramente in loro e avevano a cuore la loro sorte. Kate e Leo hanno recitato con profonda intensità l’uno accanto all’altra e io me ne sono accorto fin dall’inizio”. Nel 1997 la Winslet ha spiegato così la sua attrazione per Rose. “È una ragazza vivace. Ha molto da dare e un cuore aperto. Vuole esplorare il mondo ma sa che ciò non avverrà. Quando la incontriamo per la prima volta, Rose trasmette un senso di rassegnazione e disperazione. Poi incontra Jack Dawson e nasce un amore appassionato, basato interamente sulla fiducia e sulla comunicazione”. Quando s’imbarca sul Titanic, Rose pensa di essere diretta verso un destino fatto di partite di polo, balli e altre attività tipiche della classe sociale cui appartiene, ma poi tutte le differenze sociali si dissolvono quando si rende conto che Jack la capisce meglio di chiunque altro lei abbia mai conosciuto. “Jack è la prima persona, di certo il primo uomo, a mostrare interesse per i suoi sogni e aspirazioni”, dichiara la Winslet. “La storia porta gli spettatori a desiderare di fare qualunque cosa pur di evitare il naufragio e permettere loro di stare insieme”. DiCaprio ha provato un’analoga affinità con Jack Dawson, un giovane artista che fatica ad affermarsi e che vince il biglietto di terza classe sul Titanic in una fortunata partita a poker. “Jack è una specie di vagabondo”, ha detto allora Leonardo DiCaprio, “che coglie le opportunità che la vita gli offre. Nonostante la giovane età, credo sia consapevole che la vita è breve e questo è un fatto importante nel caratterizzarlo come persona”. Sedotta dall’animo artistico di Jack, Rose sulle prime non trova il coraggio di sciogliersi dal fidanzamento con il ricco Caledon Hockley, interpretato da Billy Zane. L’attore è stato attratto dalla rappresentazione di un’epoca in grande fermento. “Il mondo del 1912 era sull’orlo di un precipizio”, osserva Zane. “C’è la nascita di una nuova era, incarnata da Jack, che ci ricorda lo spirito di frontiera. Cal rappresenta una sensibilità più imperiosa, piena di difetti e prossima al collasso, ed è il ragazzo da odiare. La sua relazione con Rose si basa sulle apparenze. Lei è una sua proprietà – un gingillo – ed è lì che è radicato il problema”. A interpretare il pirata moderno Brock Lovett, che vaga tra i detriti del Titanic, c’è Bill Paxton, che in passato ha lavorato con Cameron in “Aliens – Scontro finale”, “Terminator” (The Terminator) e “True Lies”. “Lovett è il personaggio che porta il pubblico all’interno della storia”, descrive Paxton. “Lui conosce tutti i dettagli tecnici che causarono il disastro della nave ma non si è mai relazionato veramente con la tragedia umana che si compì quella notte”. Il cuore emotivo del dramma prende vita attraverso l’interpretazione della defunta Gloria Stuart, che rappresenta l’anziana Rose nel film. “Jim ha strutturato la storia in modo da portare gli spettatori sul Titanic attraverso il suo personaggio”, ha spiegato Paxton. “Ha intervistato varie attrici per il ruolo, ma Gloria ha qualcosa di malizioso e la sua irriverenza la avvicina al personaggio di Rose”. La Stuart, deceduta nel 2010, aveva all’epoca ottantasette anni. Aveva iniziato la sua carriera artistica negli anni ’30 e ha recitato finché, allo scoppio della seconda Guerra mondiale, si è ritirata dalle scene. È stato solo alla metà degli anni ’80 che è tornata sul grande schermo, esibendosi con Peter O’Toole nelle scene iniziali de “L’ospite d’onore” (My Favorite Year). Poi è stata la volta di TITANIC. Come ha detto l’attrice all’epoca: “Dopo tutti questi anni e i film realizzati, questo è per me la ciliegina sulla torta”. La Stuart ha ricordato che Cameron ha tratto l’ispirazione per il personaggio di Rose dopo avere incontrato la celebre artista Beatrice Wood, nota per la vivace personalità. Fu Paxton a suggerire a Cameron di intervistare la Wood, che all’epoca aveva centodue anni. La Stuart trovò che i paralleli tra il suo personaggio e la Wood rappresentassero una buona fonte d’ispirazione. “Lei lavorava ancora ed era molto esuberante”, ha dichiarato la Stuart nel 1997. “Molto colorita. Come Beatrice, Rose è una sopravvissuta. Sapeva ciò che voleva fin da giovane. Non desiderava il tipo di vita che sua madre aveva in mente per lei”. Per la Stuart, Rose offriva un profondo messaggio sullo schermo. “La lezione più importante è che bisogna vivere una vita soddisfacente e produttiva”, ha dichiarato la Stuart. “Bisogna essere generosi e aperti. Le cose materiali alla lunga non rendono. Ciò che conta in ultima analisi è la ricchezza delle relazioni con le altre persone. Solo la vita non ha prezzo”
IL CAST
“Mi sposto di luogo in luogo lavorando. Prediligo le navi da carico o carrette simili. Ma il biglietto per il Titanic l’ho vinto con una mano fortunata a poker”– Jack Dawson
LEONARDO DICAPRIO (Jack Dawson) è un premiato attore candidato tre volte agli Academy Award®. Più di recente, ha interpretato il ruolo del protagonista in “J. Edgar” per la regia di Clint Eastwood. È stato candidato ai Golden Globe, ai Critics’ Choice e agli Screen Actors Guild (SAG) Award® per il lavoro realizzato nel film. In precedenza, ha recitato nel blockbuster di Christopher Nolan “Inception” e nel thriller drammatico “Shutter Island”, sua quarta collaborazione con il regista Martin Scorsese. L’attore è attualmente impegnato nelle riprese di “The Great Gatsby” per la regia di Baz Luhrmann.
DiCaprio ha ottenuto la sua ultima candidatura agli Oscar® nel 2007 con il film drammatico di Edward Zwick “Blood Diamond – Diamanti di sangue”, che gli è valso anche le candidature ai Golden Globe, ai Critics’ Choice e ai SAG Award®. Lo stesso anno è stato candidato ai Golden Globe, ai BAFTA, ai Critics’ Choice Award e ai SAG Award® per il ruolo in “The Departed – Il bene e il male” di Scorsese, vincitore dell’Oscar® per il miglior film. Per lo stesso film ha anche condiviso una candidatura ai SAG Award® per la migliore interpretazione corale.
Prima di ciò, l’attore è stato candidato agli Academy Award® per il ruolo interpretato nell’acclamato film del 2004 di Scorsese “The Aviator”. Con il ritratto di Howard Hughes ha vinto il Golden Globe come miglior attore in un film drammatico ed è stato candidato ai Critics’ Choice Award e ai BAFTA. Ha anche ricevuto due candidature ai SAG Award®, una come miglior attore e l’altra per la migliore interpretazione corale.
Oltre al lavoro di attore, DiCaprio ha avviato la sua società di produzioni, la Appian Way. Sotto questo marchio ha scritto, prodotto e narrato l’acclamato documentario sull’ambiente “The 11th Hour”. Tra le altre produzioni della Appian Way figurano i già citati “Shutter Island” e “The Aviator”, oltre a “Le idi di marzo” (The Ides of March), “Cappuccetto rosso sangue” (Red Riding Hood), “Orphan” e “Nemico pubblico” (Public Enemies).
Nato a Hollywood, in California, DiCaprio ha iniziato a recitare a quattordici anni. Il film con cui si è affermato è l’adattamento per il grande schermo del dramma autobiografico di Tobias Wolff “Voglia di ricominciare” (This Boy’s Life), curato dal regista Michael Caton-Jones nel 1993. Quello stesso anno ha preso parte al film di Lasse Hallström “Buon compleanno Mr. Grape” (What’s Eating Gilbert Grape), con cui ha ottenuto le prime candidature agli Oscar® e ai Golden Globe per il ruolo di un giovane mentalmente disabile. Con il suo ruolo ha anche vinto il National Board of Review Award per il miglior attore non protagonista e il Los Angeles Film Critics Association Award per il miglior giovane attore.
Nel 1995 DiCaprio ha preso parte a tre film molto diversi tra loro: il western di Sam Raimi “Pronti a morire” (The Quick and the Dead), il tormentato dramma di Jim Carroll “Ritorno dal nulla” (The Basketball Diaries), in cui interpreta un drogato, e “Total Eclipse” di Agnieszka Holland, in cui veste i panni del poeta Arthur Rimbaud. L’anno seguente ha preso parte all’adattamento contemporaneo curato da Baz Luhrmann “Romeo + Giulietta di William Shakespeare” (William Shakespeare’s Romeo + Juliet), con cui ha vinto il premio come miglior attore al Festival Internazionale del cinema di Berlino. Si è anche unito al cast de “La stanza di Marvin” (Marvin’s Room), condividendo con gli altri attori una candidatura ai SAG Award® per la migliore interpretazione corale.
Nel 1997 l’attore ha recitato al fianco di Kate Winslet in “Titanic”, grazie al quale ha ottenuto una candidatura ai Golden Globe. Il film ha battuto tutti i record di incassi e si è aggiudicato undici Oscar®, tra cui quello per il miglior film. In seguito, ha interpretato un ruolo doppio ne “La maschera di ferro” (The Man in the Iron Mask) e ha recitato in “The Beach”, “Celebrity” di Woody Allen, “Prova a prendermi” (Catch Me If You Can) di Steven Spielberg (ricevendo una candidature ai Golden Globe), “Gangs of New York” (il suo primo film con Martin Scorsese), “Nessuna verità” (Body of Lies) di Ridley Scott e “Revolutionary Road” di Sam Mendes, in cui è tornato a lavorare con la Winslet e che gli è valso la settima candidatura ai Golden Globe.
DiCaprio è noto per le sue iniziative su scala globale a favore dell’ambiente: ha prodotto alcuni progetti creativi come il documentario “The 11th Hour”, ha guidato numerose campagne pubbliche e ha lanciato la Leonardo DiCaprio Foundation. L’attore è membro dei consigli di amministrazione del World Wildlife Fund, del Natural Resources Defense Council e dell’International Fund for Animal Welfare.
“Mi sentivo sempre come sull’orlo di un precipizio e non c’era nessuno a trattenermi…”
– Rose DeWitt Bukater
La vincitrice di un Academy Award® KATE WINSLET (Rose DeWitt Bukater) ha dato vita ad alcuni dei ruoli più affascinanti e memorabili degli ultimi anni. Nel suo curriculum figurano film acclamati dalla critica e dal pubblico, nonché una varietà di premi e riconoscimenti che attestano il suo talento e consolidano la sua posizione nella storia del cinema. La Winslet ha vinto il suo primo Academy Award® con il ruolo di Hanna Schmitz nel film del 2008 di Stephen Daldry “The Reader – A voce alta”. Tratto dal bestseller dell’autore tedesco Bernhard Schlink, il film mette in luce lo straordinario talento dell’attrice. Per il ruolo ha vinto anche un Golden Globe, un SAG Award, un BAFTA, un Critics’ Choice Award e altri premi. L’attrice ha recitato nel film del 2009 della Paramount Vantage “Revolutionary Road”, in cui è tornata a lavorare con il co-interprete di “Titanic” Leonardo DiCaprio. Il film, tratto dall’acclamato racconto di Richard Yates, è stato diretto da Sam Mendes. Per il ritratto di April Wheeler ha vinto un Golden Globe e ha ricevuto numerose candidature. In seguito, è stata candidata ancora una volta ai Golden Globe per il ruolo interpretato nel film di Roman Polanski “Carnage” (God of Carnage), tratto dalla premiata commedia, in cui ha lavorato al fianco di Jodie Foster, Christoph Waltz e John C. Reilly.
La Winslet ha di recente ricevuto il suo primo Emmy Award e ha vinto il Golden Globe per il lavoro realizzato in “Mildred Pierce” del regista Todd Haynes per la HBO. “Mildred Pierce” è una storia epica, ispirata al romanzo di James M. Cain, di un’orgogliosa madre single che combatte per ottenere l’amore della figlia durante la grande depressione a Los Angeles.
Il suo prossimo film sarà “Labor Day” al fianco di Josh Brolin per la regia di Josh Reitman. È la storia di una madre single che s’innamora di uno sconosciuto dal passato pericoloso nel corso del weekend del Labor Day. Il film è tratto dal romanzo di Joyce Maynard.
La Winslet è cresciuta in una famiglia di attori e ha iniziato a recitare per la televisione britannica quando aveva tredici anni. A diciassette anni si è affermata a livello internazionale nel film di Peter Jackson “Creature del cielo” (Heavenly Creatures). Nel 1995 ha interpretato Marianne Dashwood in “Ragione e sentimento” (Sense and Sensibility) di Ang Lee. Con questo ruolo ha ottenuto la sua prima candidatura agli Academy Award® ed è anche stata candidata ai Golden Globe. In seguito, sempre per questo ruolo, ha vinto il BAFTA e lo Screen Actors Guild Award.
In seguito, ha recitato con Christopher Eccleston nel film di Michael Winterbottom “Jude” ed è poi stata Ofelia in “Hamlet” di Kenneth Branagh. Dopo di ciò, è apparsa nel sorprendente ruolo di Rose in “Titanic”. A ventidue anni ha ricevuto la sua seconda candidatura agli Academy Award® per questo ruolo, ed è così diventata l’attrice più giovane ad avere due candidature agli Academy Award®.
Nel 1997 la Winslet ha interpretato Julia in “Hideous Kinky – Un treno per Marrakesh” per la regia di Gillies McKinnon e nel 1998 ha recitato insieme a Harvey Keitel nel film drammatico di Jane Campion “Holy Smoke – Fuoco sacro”. Ha anche preso parte al dramma in costume di Philip Kaufman “Quills – La penna dello scandalo” insieme a Geoffrey Rush, Joaquin Phoenix e Michael Caine.
L’attrice ha partecipato al film di Richard Eyre “Iris – Un amore vero” nel 2001 e, per il ritratto della giovane Iris Murdoch, ha ricevuto una candidatura ai Golden Globe e agli Oscar®. In seguito, ha recitato in “Enigma” di Michael Apteds, un film drammatico di spionaggio ambientato durante la seconda Guerra mondiale, e in “The Life of David Gale” con Kevin Spacey. Dopo di ciò, è andata a New York e si è tinta i capelli di blu e arancio per interpretare lo straordinario ritratto della stravagante Clementine in “Se mi lasci ti cancello” (Eternal Sunshine of the Spotless Mind), che le è valso una candidatura agli Academy Award®, ai Golden Globe e ai BAFTA come migliore attrice. Ha poi recitato al fianco di Johnny Depp in “Neverland – Un sogno per la vita” (Finding Neverland), nominato miglior film del 2004 dal National Board of Review.
Nel 2006 ha preso parte a “Tutti gli uomini del Re” (All The King’s Men) insieme a Jude Law e Sean Penn, per la regia di Steven Zaillian. Ha anche prestato la sua voce al film d’animazione “Giù per il tubo” (Flushed Away). L’anno si è concluso con la commedia romantica “L’amore non va in vacanza” (The Holiday) con Cameron Diaz, Jude Law e Jack Black e con “Little Children” di Todd Field, al fianco di Jennifer Connelly. La Winslet ha ricevuto la sua quinta candidatura come migliore attrice agli Academy Award® per il ritratto di Sarah Pierce in “Little Children”. Con questa candidatura l’attrice è diventata la più giovane attrice ad essersi aggiudicata cinque candidature.
“Non c’è nulla che io ti negherei se tu non negassi me. Aprimi il tuo cuore, Rose”
– Cal Hockley
BILLY ZANE (Cal Hockley) ha iniziato la sua carriera quando è stato scelto come membro della banda di Biff nel film “Ritorno al futuro” (Back To The Future). Dopo questa sua fresca interpretazione, ha preso parte al film di Phillip Noyce “Ore 10: calma piatta” (Dead Calm) al fianco di Sam Neill e Nicole Kidman. In seguito, è stata la volta dei due film drammatici di ambientazione militare, “Memphis Belle” e “One shot one kill” (Sniper), del dramma in costume “Orlando” con Tilda Swinton, e di “Tombstone”, insieme a uno straordinario cast che comprendeva Kurt Russell, Val Kilmer, Sam Elliott e Bill Paxton. Oltre al ruolo di protagonista nel film della Paramount “The Phantom”, l’altro ruolo per il quale è maggiormente noto è quello di Cal Hockley in “Titanic”. Con la sua interpretazione l’attore ha vinto il Blockbuster Entertainment Award per il miglior attore non protagonista.
Zane ha avuto un ruolo importante nel promuovere la produzione dell’acclamato film “The Believer”. Il film, in cui recita al fianco di Ryan Gosling, ha vinto il Premio della giuria al Sundance nel 2001. Lo stesso anno, ha anche interpretato un ruolo cameo (se stesso) nella celebre commedia “Zoolander”.
Di recente, l’attore ha recitato nel film della Screen Gems “The Roommate – Il terrore ti dorme accanto” insieme a Leighton Meester, Minka Kelly e Cam Gigandet. Infine, lo vedremo prossimamente in “Two Jacks” con Sienna Miller e “The Mule” con Sharon Stone.
“Beh, stai per entrare nella fossa dei serpenti. Cosa hai intenzione di indossare?”
– Margaret “Molly” Brown
KATHY BATES (Molly Brown) ha ottenuto numerosi riconoscimenti per il lavoro realizzato sulle scene teatrali, al cinema e in televisione. Ha vinto un Academy Award® e un Golden Globe per il ritratto della fan ossessiva Annie Wilkes nel film di Rob Reiner del 1990 “Misery non deve morire” (Misery), tratto dal romanzo di Stephen King. Nel 1999 è stata candidata agli Oscar®, ai Golden Globe e ai BAFTA, vincendo uno Screen Actors Guild (SAG) Award® e un Critics Choice Award per il ruolo interpretato ne “I colori della vittoria” (Primary Colors) di Mike Nichols. Più di recente, l’attrice ha ottenuto la terza candidatura agli Oscar® per il ruolo nel film di Alexander Payne “A proposito di Schmidt” (About Schmidt), che le è valso anche le candidature ai Golden Globe e ai SAG Award, e le ha fatto vincere un National Board of Review Award come migliore attrice non protagonista. Grazie alle sue interpretazioni, ha anche ottenuto le candidature ai Golden Globe e ai BAFTA Award per il film di Jon Avnet “Pomodori verdi fritti alla fermata del treno” (Fried Green Tomatoes), e ha condiviso una candidatura ai SAG Award® con gli altri membri del cast di “Titanic”.
La Bates ha interpretato Harriet ‘Harry’ Korn nella serie televisiva della NBC “Harry’s Law”, scritta da David E. Kelley, che ne ha anche curato la produzione esecutiva. Recentemente, è apparsa in “Midnight In Paris” di Woody Allen e in alcuni altri progetti, quali “Il mio angolo di Paradiso” (A Little Bit of Heaven) e “Wedlocked”. Oltre a ciò, ha preso parte a “Appuntamento con l’amore” (Valentine’s Day), “The Blind Side”, il dramma in costume di Stephen Frears “Cheri”, in cui ha recitato insieme a Michelle Pfeiffer, l’acclamato film drammatico di Sam Mendes “Revolutionary Road”, che l’ha rivista al fianco di Leonardo DiCaprio e Kate Winslet, il remake del film di fantascienza “Ultimatum alla Terra” (The Day the Earth Stood Still) che ha esordito nelle sale al primo posto al box office, infine il film drammatico indipendente “Personal Effects” con la Pfeiffer e Ashton Kutcher.
La ricca filmografia della Bates comprende molti altri titoli: “P.S. I Love You”, “Fred Claus – Un fratello sotto l’albero”, “A casa con i suoi” (Failure to Launch), “Tutte le ex del mio ragazzo” (Little Black Book), “Il segno della libellula – Dragonfly”, “Gli ultimi fuorilegge” (American Outlaws), “The Waterboy”, “Conflitti di famiglia” (The War at Home), “L’ultima eclissi” (Dolores Claiborne), “Una casa tutta per noi” (A Home of Our Own), “Doppia anima” (Prelude to a Kiss), “Ombre e nebbia” (Shadows and Fog), “Giocando nei campi del Signore” (At Play in the Fields of the Lord), “Dick Tracy”, “Gli uomini della mia vita” (Men Don’t Leave), “Jimmy Dean, Jimmy Dean” (Come Back to the Five and Dime, Jimmy Dean, Jimmy Dean), “Vigilato speciale” (Straight Time) e “Taking Off”. L’attrice ha dato voce ai film d’animazione “Bee Movie” di Jerry Seinfeld, “La tela di Carlotta” ( Charlotte’s Web) e “La bussola d’oro” (The Golden Compass).
In televisione, oltre ai progetti attualmente in corso, è apparsa nella miniserie “Alice”, nel ruolo della Regina di cuori, che le è valso una candidatura agli Emmy Award. Ha vinto un Golden Globe e un SAG Award®, ed è stata candidata agli Emmy Award, per il film del 1996 della HBO “The Late Shift”; è stata candidata agli Emmy, ai Golden Globe e ai SAG Award® per il ruolo nel musical “Annie”; ha ricevuto un’altra candidature ai SAG Award® per il ruolo nel telefilm “My Sister’s Keeper”; altre quattro candidature agli Emmy Award le sono state tributate per i progetti “Una famiglia del terzo tipo” (3rd Rock from the Sun), “Six Feet Under”, “Warm Springs” e “Ambulance Girl”, di cui è stata anche regista.
La Bates ha lavorato dietro la macchina da presa come regista. Ha diretto il telefilm della A&E “Dash and Lilly”, interpretato da Sam Shepard e Judy Davis, che ha ottenuto nove candidature agli Emmy, inclusa quella a lei per la migliore regia. Ha poi diretto cinque episodi dell’acclamata serie della HBO “Six Feet Under”, vincendo un Directors Guild of America Award per l’episodio intitolato “Twilight”. Come regista, ha anche diretto alcuni episodi delle serie “Oz”, “N.Y.P.D.” (NYPD Blue) e “Homicide: Life on the Street”.
L’attrice si è inizialmente affermata tra i critici e il pubblico sulle scene teatrali newyorkesi. È stata candidata ai Tony Award per il ritratto della figlia incline al suicidio nell’allestimento originale a Broadway della commedia di Marsha Norman, vincitrice del premio Pulitzer, “`night, Mother”. Ha vinto l’Obie Award per il ruolo di Frankie nell’allestimento originale nell’off-Broadway di “Frankie and Johnny in the Clair de Lune”, oltre che per quello di Elsa Barlow in “The Road to Mecca” di Athol Fugard, prendendo in seguito parte anche alla versione cinematografica.
Nata a Memphis, in Tennessee, la Bates si è laureata nel 1970 alla Southern Methodist University, che le ha conferito un dottorato onorario nel 2002.
“Questo significa, se sua nonna è chi veramente sostiene di essere, che indossava il diamante il giorno in cui affondò il Titanic” — Brock Lovett
Fra i personaggi maggiormente di spicco a Hollywood, BILL PAXTON (Brock Lovett) continua a realizzare film di qualità sia davanti sia dietro la macchina da presa. Recentemente, ha preso parte alla quinta e ultima stagione dell’acclamata serie della HBO “Big Love”. Per il lavoro realizzato in questa serie, Paxton ha ottenuto tre candidature ai Golden Globe®. Il suo personaggio, Bill Henrickson, è un padre amorevole e marito di tre donne, interpretate da Jeanne Tripplehorn, Chloë Sevigny e Ginnifer Goodwin.
Sul grande schermo la sua più recente apparizione è nel thriller di Stephen Soderbergh “Knockout – Resa dei conti” (Haywire), al fianco di Ewan McGregor, Michael Douglas e Antonio Banderas. Al momento è impegnato nella produzione esecutiva, insieme a Tom Hanks e Gary Goetzman, di una miniserie per la HBO, per commemorare il 50° anniversario dell’assassinio del Presidente John F. Kennedy.
Dopo essersi imposto all’attenzione della critica nella commedia di John Hughes “La donna esplosiva” (Weird Science) e nel film di fantascienza di James Cameron “Aliens – Scontro finale”, Paxton si è affermato nel ruolo dello sceriffo di una piccola città nel film di Carl Franklin “Qualcuno sta per morire” (One False Move). In seguito, ha recitato in una serie di blockbuster, tra cui “Tombstone”, “True Lies”, “Apollo 13”, “Twister”, ”Il grande Joe” (Mighty Joe Young), “Titanic”, “U-571” e “Vertical Limit”.
Nel 1998 Roger Ebert ha definito Paxton il suo attore preferito per il ritratto di Hank Mitchell nel film di Sam Raimi “Soldi sporchi” (A Simple Plan). Inoltre, lo stesso anno ha ricevuto una candidatura ai Golden Globe® per il ruolo del Colonnello John Paul Vann ne “La guerra dei bugiardi” (A Bright Shining Lie) della HBO.
Dopo di ciò l’attore ha iniziato a dedicarsi alla regia cinematografica. Nel 2001 ha diretto il thriller “Frailty – Nessuno è al sicuro”, in cui ha anche recitato insieme a Matthew McConaughey, e, nel 2005, ha diretto il drammatico “Il più bel gioco della mia vita” (The Greatest Game Ever Played) con Shia LaBeouf. Entrambi i film sono considerati dei classici nei rispettivi generi, e “Frailty – Nessuno è al sicuro” ha ricevuto una menzione speciale per la regia dal National Board of Review nel 2002. Oltre a ciò, Paxton è stato produttore dei film “The Good Life” e “Svolta pericolosa” (Traveller), in cui ha recitato insieme a Mark Wahlberg e Julianna Margulies.
L’artista ha iniziato la sua carriera come arredatore nel film di Roger Corman “FBI e la banda degli angeli” (Big Bad Mama) alla metà degli anni ‘70. Dopo avere lavorato nel reparto artistico di vari film, si è trasferito a New York per studiare recitazione con Stella Adler. Di ritorno a Los Angeles nel 1980, ha incontrato James Cameron mentre lavorava come arredatore nel film di fantascienza a basso costo “Il pianeta del terrore” (Galaxy Of Terror). In seguito, ha iniziato a ottenere dei piccoli ruoli in alcuni film, ad esempio “Obitorio” (Mortuary) e “Night Warning”. Si è ritagliato un proprio spazio in questo genere cinematografico, partecipando a “Il buio si avvicina” (Near Dark), “Boxing Helena”, “Destino trasversale” (The Dark Backwards) e “Vacanze di sangue” (Club Dread) della Broken Lizard. La sua filmografia comprende anche “I trasgressori” (Trespass), “Ritorno a Tamakwa” (Indian Summer). “Conflitti del cuore” (The Evening Star), “Strade di fuoco” (Streets Of Fire), “Frank And Jesse”, “Navy Seals – Pagati per morire”, “Predator 2”, “Il cannibale metropolitano” (The Vagrant) e “Assalto al network” (Pass The Ammo).
Oltre ai riconoscimenti ottenuti come attore e come regista, Paxton ha avuto il privilegio di essere l’unico attore a visitare il luogo in cui giace il relitto del Titanic insieme a James Cameron per il documentario “Ghosts of the Abyss”. È sceso quattro volte con il sommergibile a una profondità di 4.000 metri nel Nord Atlantico.
Originario di Ft. Worth, in Texas, Paxton vive ora con la moglie e i figli in California.
“Una donna è un profondo oceano di segreti” — Rose Dawson Calvert
Nata il 4 luglio l910, GLORIA STUART (Rose) è deceduta a settembre 2010 a cento anni. Ha dovuto sopportare due ore di trucco che la invecchiasse per interpretare Rose Calvert, la donna di centouno anni che sostiene di essere una sopravvissuta del Titanic. La Stuart ha recitato in dozzine di film dagli anni ‘30 fino alla seconda Guerra mondiale, quando si è ritirata dalle scene. Tra questi ricordiamo “L’aeroporto del deserto” (Air Mail) e “Il prigioniero dell’isola degli squali” (The Prisoner of Shark Island) di John Ford, “Marinai all’erta” (Here Comes the Navy) con James Cagney, “Una povera bimba milionaria” (Poor Little Rich Girl) con Shirley Temple, “Donne di lusso 1935” (Gold Diggers of 1935) di Busby Berkeley, “Il museo degli scandali” (Roman Scandals) con Eddie Cantor, “D’Artagnan e i tre moschettieri” (The Three Musketeers) con i fratelli Ritz e due film con il regista inglese di film horror James Whale, “Il bacio davanti allo specchio” (The Kiss Before the Mirror) e il classico “Il castello maledetto” (The Old Dark House), co-interpretato da Charles Laughton, Melvyn Douglas, Raymond Massey e Boris Karloff.
L’attrice è stata candidata a un Academy Award® per il ruolo interpretato in “Titanic” e, a 87 anni, è diventata la più anziana candidata al premio.
Ha condotto un’esistenza molto produttiva come pittrice, artista di collage, esperta di bonsai, moglie, madre, nonna e viaggiatrice. Nel 1999 ha pubblicato la sua biografia, I Just Kept Hoping.
“Tu e Hockley siete una coppia perfetta. Questo assicurerà la nostra sopravvivenza”
– Ruth DeWitt Bukater
FRANCES FISHER (Ruth DeWitt Bukater) ha avuto una carriera eterogenea, che spazia dai film indipendenti ai blockbuster fino ai grandi vincitori di Academy Award: “I duri non ballano” (Tough Guys Don’t Dance), “Can She Bake A Cherry Pie?”, “Babyfever”, “Patty – La vera storia di Patricia Hearst” (Patty Hearst), “Perversioni femminili” (Female Perversions), il vincitore dell’Oscar “Gli spietati” (Unforgiven), “Fino a prova contraria” (True Crime), “The Big Tease”, “The Rising Place”, “Blue Car”, “Mrs. Harris”, “La casa di sabbia e nebbia” (House of Sand & Fog), “Matrimonio in appello” (Laws of Attraction), “The Kingdom”, “Nella valle di Elah” (In The Valley Of Elah), “Jolene” (il primo film di Jessica Chastain), “The Perfect Game”, “Golf in the Kingdom” e “The Lincoln Lawyer”. La Fisher è forse più nota per il ruolo memorabile della madre di Kate Winslet in “Titanic”, che le ha fatto ottenere una candidatura agli Screen Actors Guild per il miglior cast corale.
L’attrice ha recitato in oltre trenta allestimenti teatrali, tra cui “Fool For Love”, “Desire Under the Elms”, “La gatta sul tetto che scotta” (Cat on a Hot Tin Roof), “La discesa di Orfeo” (Orpheus Descending), “Sogno di una notte di mezza estate” (A Midsummer Night’s Dream), “1984” e “Three More Sleepless Nights”. La sua ultima apparizione teatrale è stata al The Taper ne “Il giardino dei ciliegi” (The Cherry Orchard) con Annette Bening e Alfred Molina, e al fianco di Paul Ben Victor in “Sexy Laundry”. Alcuni suoi recenti staged reading comprendono “I monologhi della vagina” (The Vagina Monologues) di Eve Ensler e la lettura in occasione dell’11 settembre 2011 di “My Child – Mothers of War”. Dopo il successo riscosso in occasione della giornata del ricordo dell’Olocausto il 26 dicembre 2011 presso il Museo della tolleranza con la lettura di “In Their Own Words”, l’attrice è al momento impegnata nella co-produzione con Zane Buzby, in occasione di un evento destinato alla raccolta di fondi presso il Museo della tolleranza, di “In Their Own Words”, che sarà letto da dieci attori i cui nomi non sono ancora stati annunciati.
Oltre alla sua prospera carriera teatrale e cinematografica, la Fisher ha interpretato vari ruoli televisivi in “Lucy & Desi: Before the Laughter”, “The Audrey Hepburn Story” e “Jackie Bouvier Kennedy Onassis”, oltre ad alcuni ruoli occasionali in “Becker”, “The Lyon’s Den”, “Titus”, “The Shield”, “Eureka” e “Torchwood”. Altre apparizioni come guest star comprendono “The Mentalist”, “ER – Medici in prima linea”, “Due uomini e mezzo” (2 and a Half Men), “Sons of Anarchy”, “Private Practice”, “CSI” e, da ultimo, “A Gifted Man” a New York. L’attrice è ricordata dai fan nel ruolo di Deborah Saxon in “Ai confini della notte” (The Edge of Night) e di Suzette Saxon in “Sentieri” (The Guiding Light). La sua interpretazione in “Law & Order” è stata molto apprezzata dal pubblico.
La Fisher affianca spesso dei giovani talenti interpretando ruoli materni: in “The Roommate – Il terrore ti dorme accanto” è la madre di Leighton Meester; in “The Lincoln Lawyer” è la madre di Ryan Philippe; in “Janie Jones” di David Rosenthal, co-interpretato da Abigail Breslin, è la madre di Alessandro Nivola. Tra i suoi prossimi lavori troviamo “Any Day Now” di Travis Fine, “The Silent Thief” (madre di Scout Taylor-Compton), “Franny” di Ash Christian (madre di Annaleigh Ashford e dell’esordiente Jen Ponton), “The “M” Word” di Henry Jaglom (madre di Tanna Frederick), “Juke Box Hero” (madre di Zelda Williams) e “Retribution” (madre di Cynthia Watros).
L’attrice recita anche in “Sedona – The Motion Picture” con Beth Grant (co-protagonista di “The Rising Place”), in gara allo Hollywood Film Festival 2011.
Quest’anno parteciperà su Adult Swim alla versione britannica della commedia di Rob Corddry “Children’s Hospital”, in cui interpreterà la versione inglese del personaggio di Megan Mullally, ‘The Head’. Al momento, è impegnata con Saoirse Ronan e William Hurt nella nuova serie di fantascienza di Stephenie Meyer “The Host”, scritta e diretta da Andrew Niccol.
“Dica a chiunque risponda che stiamo affondando e che occorrono soccorsi immediati”
– E.J. Smith, Comandante del R.M.S. Titanic
BERNARD HILL (Comandante E.J. Smith) ha una numerosa filmografia che comprende, oltre al ruolo del Comandante Edward John Smith in “Titanic”, il re Theoden nella trilogia de “Il Signore degli anelli” (The Lord of the Rings) e il direttore della prigione di San Quintino nel film di Clint Eastwood “Fino a prova contraria” (True Crime). Sulle scene teatrali ha recitato in “A View From The Bridge” al Bristol Old Vic e “Il giardino dei ciliegi” (The Cherry Orchard) all’Aldwych Theatre, per la regia di Sam Mendes. In televisione ha preso parte a “The Canoe Man” e a “Great Expectations” .
“Questo viaggio inaugurale del Titanic deve finire in prima pagina!” — Bruce Ismay
JONATHAN HYDE (Bruce Ismay) ha recitato sul grande schermo in “Anaconda”, “Jumanji”, “Richie Rich – Il più ricco del mondo”, “Caravaggio” di Derek Jarman e, naturalmente “Titanic”. In televisione ha interpretato Edward Marshall Hall nella serie della BBC “Shadow of the Noose”. L’acclamato attore ha interpretato vari ruoli classici con il Royal National Theatre, la Royal Shakespeare Company e il Glasgow’s Citizens Theatre. Ha recitato in oltre quaranta allestimenti per queste e altre compagnie teatrali.
“Il Signor Hockley e la Signora DeWitt Bukater… mi hanno chiesto di darle questo
come segno della loro riconoscenza e di ricordarle che lei ha un biglietto di terza classe
e che la sua presenza non è più gradita” — Spicer Lovejoy
DAVID WARNER (Spicer Lovejoy) è un acclamato attore cinematografico, televisivo e teatrale. Sul grande schermo viene ricordato per i ruoli nei film “Cane di paglia” (Straw Dogs), “Il presagio” (The Omen), “I 39 scalini” (39 Steps), “Tom Jones”, “La donna del tenente francese” (The French Lieutenant’s Woman), “Titanic” e “Il pianeta delle scimmie” (Planet of the Apes). Il suo curriculum comprende anche “The League Of Gentlemen: Apocalypse”, “Ladies In Lavender”, “Kiss Of Life”, “Cortex”, “Shergar”, “The Leading Man”, “Il seme della follia” (In The Mouth Of Madness), “L’oeil qui ment” (Dark At Noon), “Star Trek V & VI”, “Hostile Takeover”, “Mr North”, “In compagnia del lupi” (The Company Of Wolves), “Ragtime Summer”, “Ho perso la testa per un cervello” (The Man With Two Brains), “I banditi del tempo” (Time Bandits), “Leslie Stevenson” (Time After Time), “Le ali della notte” (Nightwing), “Providence”, “La croce di ferro” (Cross Of Iron), “Unico indizio un anello di fumo” (The Disappearance), “Uomini d’argento” (Silver Bears), “Little Malcolm”, “A Dolls House”, “La ballata di Cable Hogue” (The Ballad Of Cable Hogue), “Colpo da 500 milioni alla National Bank” (Perfect Friday), “The Bofors Gun”, “L’uomo di Kiev” (The Fixer), “Sogno di una notte di mezza estate” (A Midsummer Night’s Dream), “Il gabbiano” (The Seagull), “Work Is A Four Letter Word”, “Chiamata per il morto” (Deadly Affair) e “Morgan matto da legare” (A Suitable Case For Treatment).
In televisione è apparso in “Mad Dogs”. Inoltre, ha preso parte a “Wallander”, “Albert’s Memorial”, “In Love with Barbara”, “Hogfather”, “Perfect Parents”, “Roma. Nascita e caduta di un Impero” (Rome: Rise and Fall of an Empire), “Sweeney Todd”, “Conviction” e “Sensitive Skin”, ed è noto per i ruoli iconici in “Signs and Wonders”, “The Choir”, “Cinderella”, “Dr Jekyll and Mr Hyde”, “Hearts of Gold” e “Hornblower – Il prezzo dell’amicizia”.
A teatro la sua più recente interpretazione è stata il ruolo di Falstaff nell’allestimento del RSC di “Enrico IV parte prima e parte seconda” (Henry IV Parts 1 and 2). Ha anche partecipato con il ruolo di protagonista a “Amleto”, “Riccardo II” e “Enrico VI”, sempre con la RSC, oltre a “Re Lear” (King Lear) a Chichester, a “Major Barbara” a Broadway e all’allestimento di Sir Peter Hall di “Where There’s A Will“ per il Theatre Royal di Bath.
“Mentre affonda a prua, l’acqua passerà sopra le paratie del ponte E arrivando fino a poppa,
e non c’è alcun modo d’impedirlo” — Thomas Andrews, costruttore della nave
VICTOR GARBER (Thomas Andrews) è uno degli attori di maggiore talento e più rispettati della sua generazione. Con sei candidature agli Emmy® e quattro ai Tony®, ha partecipato ad alcuni dei lavori più importanti visti al cinema, in televisione e a teatro. Recentemente, ha recitato in “Argo” di Ben Affleck. Ha anche vestito i panni del sindaco di San Francisco George Moscone nel film di Gus Van Sant candidato agli Academy Award® “Milk”. Oltre a ciò, ha recitato ne “Il club delle prime mogli” (The First Wives Club), “Insonnia d’amore” (Sleepless in Seattle), “La rivincita delle bionde” (Legally Blonde) e nel vincitore degli Academy Award® “Titanic”.
Per il lavoro televisivo Garber è stato candidato a sei Emmy® Award, di cui tre per il drammatico “Alias” sulla ABC, due per i ruoli brillanti di guest star in “Frasier” e “Will & Grace”, e uno per il ritratto di Sid Luft nel film per la televisione “Life with Judy Garland: Me and My Shadows”.
Come guest star ha recentemente recitato in “Nurse Jackie”, “Damages” e “Glee”, e ha avuto un ruolo in “Eli Stone” della ABC. La sua filmografia comprende poi “Justice” della Fox, “Laughter on the 23rd Floor”, “The Music Man”, la versione musicale sulla ABC di “Annie” e “Cenerentola di Rodgers & Hammerstein” (Rodgers and Hammerstein’s Cinderella). Garber è anche apparso nella miniserie “Dieppe” e nel film per la televisione “The First Circle”.
L’attore ha ottenuto quattro candidature ai Tony® per i ruoli recitati in “Damn Yankees”, “Lend Me a Tenor”, “Deathtrap” e “Little Me”. Ha partecipato al workshop di “Wiseguys” di Sondheim e alla commedia vincitrice di un Tony “Art”. Inoltre, sulle scene teatrali ha preso parte all’allestimento originale a Broadway di “Arcadia”, a “The Devil’s Disciple”, a “Noises Off” e a “Sweeney Todd”. Oltre a ciò, ha ottenuto recensioni entusiastiche per “Follies” di Sondheim per il City Center Encores! e per “Present Laughter” diretto da Nicholas Martin allo Huntington Theatre. Quest’ultimo allestimento si è trasferito a Broadway a gennaio 2010.
I RALIZZATORI
JAMES CAMERON (regista, autore, produttore e montatore) è nato a Kapuskasing, in Ontario (Canada), vicino a Niagara Falls. Nel 1971 si è trasferito a Brea, in California, dove ha studiato fisica presso il Fullerton Junior College, lavorando al tempo stesso come macchinista e più tardi come camionista. Nel 1978 ha lasciato questo lavoro e, dopo essersi dedicato alla raccolta di fondi da un consorzio locale di dentisti, ha realizzato un cortometraggio 35mm. Gli effetti visivi di questo cortometraggio gli hanno fatto ottenere un lavoro ne “I magnifici sette nello spazio” (Battle Beyond the Stars) di Roger Corman (1980), dove ha svolto varie mansioni: scenografo, pittore di fondali e direttore della fotografia degli effetti visivi.
Nel 1983 Cameron ha scritto tre sceneggiature: “Rambo II – la vendetta” (Rambo: First Blood Part 2), “Aliens – Scontro finale” e “Terminator” (The Terminator). Nel 1984 ha diretto “Terminator” con Arnold Schwarzenegger. Il film ha riscosso un inaspettato successo di cassetta e la rivista Time lo ha inserito nella lista dei migliori dieci film dell’anno.
Successivamente, ha diretto “Aliens – Scontro finale” (1986) e poi ha scritto e diretto “Abyss” (The Abyss – 1989). Dopo di ciò, ha scritto, prodotto e diretto “Terminator 2 – Il giorno del giudizio” (Terminator 2: Judgment Day – 1991), “True Lies” (1994), “Titanic” (1997) e “Avatar” (2009). Inoltre, ha collaborato alla sceneggiatura e ha prodotto “Point Break – Punto di rottura” (1991) e “Strange Days” (1994), oltre a “Solaris” (2003).
I suoi film hanno aperto nuove strade nel campo degli effetti visivi e stabilito numerosi primati sia negli Stati Uniti sia all’estero. “Avatar” detiene tuttora il record nazionale e mondiale al box office, avendo incassato globalmente più di $2,7 miliardi e battendo il record precedente, stabilito da “Titanic”, che lo ha mantenuto per dodici anni. I film di Cameron hanno ottenuto numerose candidature e molti riconoscimenti da un gran numero di organizzazioni, culminando nelle quattordici candidature agli Academy Award (un record) e negli undici Oscar vinti per “Titanic”, tra cui tre Oscar a Cameron per il miglior film, la migliore regia e il miglior montaggio.
“Avatar”, un’epopea di fantascienza in 3D ambientata in un ecosistema vergine su un pianeta lontano, ha richiesto oltre due anni di sviluppo della nuova tecnologia di produzione, incluso un nuovo sistema di performance capture delle espressioni del viso basato sulle immagini, una virtual camera in tempo reale per visualizzare le immagini CG e il sistema SIMULCAM, che permette di integrare in tempo reale i personaggi e gli ambienti CG con le sequenze live action. Queste tecniche, abbinante alla fotografia stereoscopica, hanno permesso di realizzare un film ibrido CG/live action. “Avatar” ha vinto il Golden Globe per il miglior regista e il miglior film, è stato candidato a nove Academy Award® e ne ha vinti tre.
Nel 1999 Cameron ha collaborato alla creazione della serie televisiva “Dark Angel”. Il programma è stato trasmesso per due stagioni su Fox Network, guadagnandosi un vasto seguito e un ragguardevole numero di candidature e premi, incluso il People’s Choice Award per la migliore nuova fiction televisiva. Il programma ha lanciato anche una nuova stella: Jessica Alba.
Cameron si è dedicato poi a un nuovo sistema di riprese digitali 3D, che ha sviluppato con il partner Vince Pace. L’obiettivo era di far vivere al pubblico l’esperienza dell’esplorazione delle profondità oceaniche con una nitidezza mai vista prima. Con questo nuovo sistema di riprese, Cameron ha iniziato a girare documentari subacquei con la sua società, la Earthship Productions. L’esplorazione compiuta dal suo team all’interno del Titanic è in seguito diventata il film IMAX 3D “Ghosts of the Abyss”. A maggio 2002 Cameron ha guidato le sue macchine da presa robotizzate all’interno del relitto della Bismarck, portando alla luce alcune importanti scoperte riguardo al naufragio della leggendaria nave da guerra tedesca, producendo poi il documentario per il Discovery Channel “La spedizione di James Cameron: Bismarck” (James Cameron’s Expedition: Bismarck). Il team di Cameron ha realizzato, nei due anni successivi, tre spedizioni presso alcune sorgenti idrotermali sottomarine nelle profondità dell’Atlantico, del Pacifico e del Mare di Cortez, che sono poi diventate il film-documentario “Aliens of the Deep”, un’incredibile avventura realizzata in formato IMAX 3D. In queste esplorazioni di ambienti estremi, è stato coadiuvato da un gruppo di giovani scienziati e biologi marini per studiare se le creature scoperte a quelle profondità non rappresentino una forma di vita che un giorno potremmo trovare su altri pianeti o lune nel nostro sistema solare. Più di recente, Cameron è tornato ancora sul Titanic per completare l’esplorazione interna della nave, trasmessa nel programma del Discovery Channel “Gli ultimi misteri del Titanic” (Last Mysteries of the Titanic).
Cameron ha continuato a collaborare con il partner Vince Pace per sviluppare sistemi e strumenti per le riprese 3D, il cinema, i documentari, gli eventi sportivi e di altro genere. Il Fusion Camera System da loro ideato è il sistema di riprese stereoscopiche più all’avanguardia che esista oggi ed è stato usato per realizzare, oltre ad “Avatar”, “Viaggio al centro della terra” (Journey to the Center of the Earth), “Hannah Montana & Miley Cyrus: Best of Both Worlds”, “U2:3D”, “Tron: Legacy” e “The Final Destination”, nonché numerosi progetti ed eventi speciali come l’NBA All Star Game.
Infine, Cameron sta sviluppando alcuni nuovi progetti di esplorazione oceanica e documentari su temi legati all’ambiente.
Vincitore di un Academy Award® e di due Golden Globe®, il produttore JON LANDAU ha ripetutamente dimostrato una particolare abilità nel supervisionare e portare a termine importanti produzioni cinematografiche. È stato lui a produrre i due film che hanno realizzato i maggiori incassi di tutti i tempi, “Avatar” e “Titanic”. L’approfondita comprensione delle più complesse e moderne tecnologie degli effetti visivi, abbinata alla capacità di lavorare al fianco dei più grossi talenti creativi e all’abilità di motivare le persone, lo hanno messo in condizione di avere un ruolo significativo in numerose fra le maggiori produzioni cinematografiche.
Durante la sua carriera, Landau ha avuto un ruolo chiave nella commercializzazione e cessione su licenza a livello internazionale dei film da lui prodotti attraverso tutte le tipologie di piattaforme esistenti, grazie al suo approccio competente e concreto e alla sua capacità innovativa.
Landau ha ricevuto nel 2010 il Mary Pickford Award della University of Southern California (da lui frequentata), come riconoscimento del contributo dato all’arte cinematografica. Il produttore è così entrato a far parte del ristretto gruppo di ex studenti premiati con questo riconoscimento, tra cui Robert Zemeckis, Ray Harryhausen e Brian Grazer. Con il marchio Lightstorm Entertainment, oltre ad “Avatar” e “Titanic”, Landau ha prodotto anche “Solaris” di Steven Soderbergh. In precedenza, ha co-prodotto “Dick Tracy” di Warren Beatty e la commedia di successo per la famiglia “Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi” (Honey, I Shrunk the Kids).
Durante gli anni ’90 è stato Executive Vice President della produzione cinematografica per la Twentieth Century Fox, supervisionando la produzione di tutti i principali film della Fox, tra cui “58 minuti per morire – Die harder” (Die Hard 2), “Mrs. Doubtfire – Mammo per sempre”, “True Lies”, “Power Rangers”, “Aliens 3”, “L’ultimo dei Mohicani” (Last Of The Mohicans) e molti altri.
Mai incline a riposare sugli allori, Landau lavora pro-attivamente con società e persone nel mondo dello spettacolo per promuovere le tecnologie a nuovi livelli che consentiranno di narrare storie con modalità molto più coinvolgenti e avvincenti.
RAE SANCHINI (produttore esecutivo) si è laureata con lode alla UCLA nel 1982 in Psicobiologia. Dopo avere lavorato un anno sul programma dello Space Shuttle, è tornata alla UCLA per conseguire un MBA. È membro del California State Bar.
Nel 1987 ha iniziato a lavorare con la Carolco Pictures Inc., all’epoca la maggiore società indipendente di produzioni cinematografiche, collaborando con l’allora Presidente e Amministratore Delegato. Nel corso dei successivi cinque anni si è occupata di tutti gli aspetti finanziari, di sviluppo, produzione e vendite estere, fino a diventare Senior Vice President e Direttore operativo della filiale che cura le produzioni e la distribuzione televisiva, la Orbis Communications di New York. La Sanchini fa parte del Consiglio direttivo della LIVE Entertainment, società di produzioni e distribuzione video, filiale della Carolco. È stato alla Carolco che la Sanchini ha conosciuto e lavorato con il regista James Cameron, che per la Carolco ha scritto e diretto nel 1991 “Terminator 2 – Il giorno del giudizio” (Terminator 2: Judgment Day).
Nel 1992 ha lasciato la Carolco per unirsi a Cameron nella creazione, il finanziamento e il lancio della società di effetti visivi Digital Domain. La Sanchini è riuscita ad ottenere dei finanziamenti dalla IBM (anche la Cox Communications ha finanziato la società in un momento successivo). È stata rappresentante insieme a Cameron del Comitato direttivo dal 1993 fino al 1998, quando Cameron si è dimesso dall’incarico.
Nel 1993 è stata nominata President della società di sviluppo e produzioni cinematografiche Lightstorm Entertainment, Inc. Nel nuovo incarico, ha guidato e prodotto tutti i progetti cinematografici e televisivi della Lightstorm, inclusi “Titanic”, “True Lies” e la serie televisiva “Dark Angel”. Ha mantenuto quel ruolo per tredici anni e tuttora ha il proprio ufficio presso la sede di Santa Monica della società, dove si occupa di progetti cinematografici sia indipendenti sia in associazione con la Lightstorm.
La Sanchini vive a Pacific Palisades con il marito e i tre figli. Al momento è membro del Consiglio della Park Century School ed è co-Chairman del Comitato finanziario. Negli ultimi dieci anni ha fatto parte del Consiglio di Amministrazione di From the Heart, un’organizzazione di beneficienza che aiuta le famiglie che vivono sotto la soglia di povertà nell’area metropolitana di Los Angeles.
Il direttore della fotografia RUSSELL CARPENTER, ASC è nato nella San Fernando Valley, nella California meridionale, nel 1950. Quando i suoi genitori hanno divorziato nel 1960, la madre si è trasferita con i figli nell’Orange County sulla costa. Insieme ai nuovi amici, Carpenter realizzava dei film 8mm, un’abitudine che non ha mai abbandonato nonostante i progressi tecnologici della fotografia. Si è iscritto alla San Diego State University per studiare regia televisiva, ma ha poi cambiato idea, preferendo lo studio dell’Inglese e la lettura di romanzi. Per pagarsi gli studi, ha lavorato in una nuova stazione radiofonica pubblica, la KPBS, dove ha imparato i rudimenti della regia di documentari.
Nel 1974 Carpenter è tornato nella Orange County, dove ha iniziato a realizzare film educativi e documentari insieme a un regista. Questi aveva convinto il proprietario di un negozio locale di mobili a finanziare un film dell’orrore. Carpenter è rimasto sbalordito quando il film è stato veramente distribuito, anche se la permanenza nelle sale è stata brevissima.
Pieno di false speranze, è partito per Los Angeles dove si è trovato in ristrettezze e difficoltà. La competizione era acerrima e lui spaventato. Ha fatto alcuni lavori al di fuori del mondo del cinema, come incollare a mano etichette su bottigliette di vitamine, distribuire campioni di sigarette nei supermercati, installare distributori di quotidiani la notte nel centro di Los Angeles, inciampando nei senzatetto che dormivano avvolti nei cartoni. Queste esperienze gli hanno insegnato a stare su col morale e a raddoppiare gli sforzi.
Attraverso una serie di contatti casuali, il nome di Carpenter è stato suggerito a James Cameron, che stava cercando un bravo direttore della fotografia non iscritto all’associazione per girare un film a basso costo. Il loro incontro è andato bene, ma del film non se ne fece più nulla per problemi legati ai diritti di paternità sul materiale. Un anno dopo, Carpenter stava lavorando a New Orleans con John Woo quando ricevette una telefonata dal produttore di Cameron: James aveva pensato a lui per un progetto imminente. All’epoca, l’unico film che veniva pubblicizzato era un film molto importante con Arnold Schwarzenegger, “True Lies”. Sebbene avesse difficoltà a credere che Cameron potesse scegliere un operatore relativamente sconosciuto come lui, di fatto è andata proprio così.
Alcuni anni più tardi, Carpenter ha lavorato nuovamente con Cameron in “Titanic” e ha ricevuto l’Academy Award® per la migliore fotografia.
Quando non è impegnato con qualche grande produzione, gli piace occuparsi di piccoli film indipendenti e spot pubblicitari. Negli ultimi anni ha girato alcune commedie romantiche con Robert Luketic. Il suo ultimo film, “Il mio angolo di Paradiso” (A Little Bit of Heaven), con Kate Hudson, è stato girato a New Orleans e diretto da Nicky Kassell. Al momento è impegnato nelle riprese di alcuni spot pubblicitari e, di recente, ha lavorato con il regista McG in “Una spia non basta” (This Means War) con Reese Witherspoon, Chris Pine e Tom Hardy.
Nel mondo della musica cinematografica, raramente si è vista una storia di successo così veloce e luminosa come quella di JAMES HORNER (compositore). Avendo composto le musiche per più di centotrenta film e programmi televisivi, inclusi molti dei più famosi film degli ultimi due decenni, Horner è tra i compositori più prolifici e celebrati del mondo. Ha vinto due Academy Award e due Golden Globe per le musiche del film “Titanic” di James Cameron (per la migliore colonna sonora e per la migliore canzone originale My Heart Will Go On), ha ottenuto otto candidature agli Academy Award, cinque ai Golden Globe e ha vinto sei Grammy Award, di cui uno per la canzone dell’anno sia nel 1987 (per Somewhere Out There) sia nel 1998 (per My Heart Will Go On). Ad aprile 1998 l’album con la colonna sonora di “Titanic”, distribuito dalla Sony Classical, ha stabilito un nuovo record, rimanendo per sedici settimane consecutive al primo posto nella classifica Billboard Top 200. L’album della colonna sonora di “Titanic” è fra quelli che hanno realizzato le maggiori vendite nella storia, con circa dieci milioni di copie negli Stati Uniti e più di ventotto milioni in tutto il mondo. Il successivo album, il multi-platino distribuito dalla Sony Classical Back to Titanic, conteneva altre musiche tratte dal film e varie nuove composizioni di Horner basate sui temi della colonna sonora originaria.
Conosciuto per la varietà stilistica, Horner ha contribuito ad arricchire con le sue musiche numerosi film, tra cui “Avatar”, “Apocalypto”, “Mistero in volo” (Flightplan), “Il mondo nuovo” (The New World), “La leggenda di Zorro” (The Legend of Zorro), “The Chumscrubber”, “The Forgotten”, “Troy”, “Il genio del golf” (Bobby Jones, Stroke of Genius), “La casa di sabbia e nebbia” (House of Sand and Fog), “The Missing”, “Amore senza confini” (Beyond Borders), “Le quattro piume” (The Four Feathers), “Radio”, “Windtalkers”, “Iris – Un amore vero”, “Il nemico alle porte” (Enemy at the Gates), “Il Grinch” (Dr. Seuss’ How the Grinch Stole Christmas), “La tempesta perfetta” (The Perfect Storm), “Freedom Song”, “L’uomo bicentenario” (Bicentennial Man), “Il grande Joe” (Mighty Joe Young), “La maschera di Zorro” (The Mask of Zorro), “Deep Impact”, “L’ombra del diavolo” (The Devil’s Own), “Il riscatto” (Ransom), “Il coraggio della verità” (Courage Under Fire), “A Gillian per il suo compleanno” (To Gillian on Her 37th Birthday), “La ragazza di Spitfire Grill” (The Spitfire Grill), “Braveheart – Cuore impavido”, “Apollo 13”, “Casper”, “Vento di passioni” (Legends of the Fall), “Sotto il segno del pericolo” (Clear and Present Danger), “L’avventura meravigliosa” (The Pagemaster), “Bopha!”, “Il rapporto Pelican” (The Pelican Brief), “L’Uomo senza volto” (The Man Without a Face), “Giochi di potere” (Patriot Games), “Cuore di tuono” (Thunderheart), “I signori della truffa” (Sneakers), “Le avventure di Rocketeer” (The Rocketeer), “Uomini di gloria” (Glory), “In Country”, “L’Uomo dei sogni” (Field of Dreams), “Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi” (Honey, I Shrunk the Kids), “Alla ricerca della valle incantata” (The Land Before Time), “Willow”, “Fievel sbarca in America” (An American Tail), “Il nome della rosa” (The Name of the Rose), “Cocoon”, “Gorky Park”, “Cocoon, il ritorno” (Cocoon: The Return), “48 ore” (48 Hrs.) e “Altre 48 ore” (Another 48 Hrs.), “Star Trek II” e “Star Trek III”.
Nato a Los Angeles nel 1953, Horner ha trascorso gli anni della formazione a Londra, dove ha frequentato la prestigiosa Royal Academy of Music. Il suo interesse iniziale era per la composizione di musica classica e all’avanguardia. Di ritorno nella nativa California, Horner ha proseguito la sua preparazione musicale alla University of Southern California, dove ha ricevuto un diploma in Composizione musicale. In seguito, è passato al programma Master della UCLA dove ha conseguito il dottorato in Teoria e Composizione musicale. Nel 1980 è stato avvicinato dall’American Film Institute che gli ha chiesto di comporre la colonna sonora per un cortometraggio intitolato “The Drought”. È stato così che ha scoperto la sua passione per la composizione di musiche cinematografiche.
Dopo avere realizzato le musiche per un certo numero di film per l’AFI, Horner ha lasciato il mondo accademico e ha iniziato a lavorare con Roger Corman alla New World Pictures. In questo ambiente di film horror a basso costo (“Brainstorm – Generazione elettronica”, “La regina dei barbari” – Battle Beyond The Stars) Horner ha sviluppato il suo stile e ha anche conosciuto un certo numero di giovani registi tra cui Ron Howard, per il quale ha in seguito realizzato le colonne sonore per i film “Willow”, “Cocoon” e “Apollo 13”. In questo periodo alla New World, ha conosciuto un giovane cameraman di nome James Cameron, con il quale ha poi collaborato nel sequel “Aliens – Scontro finale” e, ovviamente, “Titanic”. Negli anni seguenti, il musicista ha collaborato con molti dei registi più celebri e di successo, tra cui Ed Zwick, Joe Johnston, Phil Alden Robinson, Steven Spielberg, William Friedkin, Mel Gibson, Oliver Stone, Philip Noyce, Michael Apted, Lasse Hallstrom, Norman Jewison e Francis Ford Coppola.
Il versatile Horner, che conosce sia le ricche musiche orchestrali sia le tecniche elettroniche contemporanee, ha paragonato il suo approccio alla composizione a quello di un pittore, dove il film rappresenta la tela e il colore musicale è usato per descrivere e sostenere le dinamiche emotive del film. È noto anche per la sua capacità d’integrare strumenti etnici poco noti nelle tradizionali orchestrazioni strumentali, ottenendo delle sonorità piuttosto esotiche. Il musicista, che è anche un direttore d’orchestra, preferisce dirigere le colonne sonore orchestrali seguendo direttamente il film, senza utilizzare alcuno strumento per il tracciamento meccanico del tempo. Ha composto anche numerosi concerti, tra cui uno intitolato Spectral Shimmers, che è stato eseguito dalla Indianapolis Symphony Orchestra. Il concerto più recente di Horner è A Forest Passage, commissionato dalla Cleveland Orchestra per celebrare il 25° anniversario della Cuyahoga Valley National Recreational Area in Ohio.
RANDY GERSTON (supervisione musiche) risiede a Los Angeles, è un agente musicale della First Artists Management e rappresenta alcuni importanti compositori, tra cui Terence Blanchard (“Inside Man”, “Cadillac Records”, “Lei mi odia” – She Hate Me), Reinhold Heil (“Run Lola Run”, “Cloud Atlas”) e Mateo Messina (“Juno”, “Butter”, “Fairly Legal”). È stato President della Seehear Music Supervision e ha curato la supervisione delle musiche di dozzine di film, tra cui “True Lies”, “Strange Days” e il box office di James Cameron “Titanic”, il cui album con la colonna sonora ha venduto oltre ventotto milioni di copie a livello mondiale. Un album sequel, Back To Titanic, di cui Gerston ha prodotto diversi brani, ha venduto più di tre milioni di copie. In un numero recente di Daily Variety, Gerston è stato classificato al quinto posto tra i supervisori delle musiche di maggiore successo dell’ultimo decennio.
Il musicista ha curato la produzione esecutiva di molti album di colonne sonore, tra cui spiccano “The Blair Witch Project – Il mistero della strega di Blair”, “Soldi sporchi” (A Simple Plan), “Agente 007 – Il domani non muore mai” (Tomorrow Never Dies), “Michael Jordan: To The Max”, “La leggenda di Bagger Vance” (The Legend of Bagger Vance) e “Spy Kids”. Ha anche prodotto una serie di riedizioni di celebri colonne sonore, ad esempio “El Cid”, “Coma”, “La fuga di Logan” (Logan’s Run), “Grand Prix”, “Il mondo dei robot” (Westworld) e “Dove osano le aquile” (Where Eagles Dare). Molte delle sue composizioni originali, di cui ha curato anche la supervisione, hanno accompagnato film e programmi televisivi, ad esempio “Gli infiltrati” (The Mod Squad), “The Runner” e “Dark Angel”.
In precedenza, Gerston è stato Senior Vice President e responsabile del settore musicale della Rysher Entertainment, dove ha gestito tutti i progetti cinematografici e televisivi della società. All’epoca curava la supervisione delle musiche e veniva interpellato da celebri registi indipendenti, tra cui James Cameron, Roland Emmerich ed Edward Pressman. Prima di lavorare alla Rysher, è stato Vice President della Lightstorm Music di James Cameron, dove ha gestito un’etichetta musicale affiliata alla Sony Music, e ha curato la supervisione delle musiche di tutti i progetti televisivi e cinematografici della Lightstorm Entertainment negli anni 1992-2000.
Prima di lavorare con la Lightstorm, Gerston è stato dirigente del settore A&R della Arista Records, con mansioni che spaziavano dall’acquisizione di talenti al placement di canzoni agli artisti dell’etichetta. In questo periodo ha reclutato il gruppo dei Legal Reins, la band hard rock dei Babylon A.D. e soprattutto Roger McGuinn, membro fondatore e leader della leggendaria rock band degli anni ’60 The Byrds. McGuinn ha raggiunto il vertice delle classifiche rock con King of the Hill, un duetto eseguito insieme a Tom Petty. Oltre a ciò, ha lavorato con gli artisti dell’Arista, tra cui The Church, Stealin Horses, The Cruzados e Straitjacket Fits.
Prima dell’Arista, Gerston è stato musicista, responsabile della distribuzione musicale e, dal 1982 al 1986, direttore del Marketing per la catena di trentaquattro negozi di musica e video Licorice Pizza.
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