Dolceroma, ne parlano il regista e il produttore

Note di Regia Fabio Resinaro

Il film che ho avuto il piacere di poter realizzare è, come scritto nei suoi titoli, “liberamente ispirato” al romanzo di Pino Corrias. E, devo dire che, mai come in questo caso, l’espressione è azzeccata. Sono stato lasciato davvero ‘libero’ di fare di quel preziosissimo materiale, da cui ho attinto a piene mani, quello che ritenevo fosse la cosa migliore per esprimere il mio punto di vista.
Il mio approccio non era quello di andare a descrivere la Roma dei salotti o di creare una satira di un mondo conosciuto solo dagli addetti ai lavori e pochi altri. La mia intenzione era di mettere sullo sfondo di una vicenda più personale, che riguardasse dei personaggi, un affresco di una città che diventa un contenitore metaforico di un “dolce veleno” che li intrappola in una spirale viziosa; che è però sempre funzionale alla tensione narrativa e serve per potenziare sia il Thriller che la Commedia e non ha nessuna intenzione di essere una critica.
La chiave per me è sempre l’intrattenimento. Credo che la possibilità di raccontare al grande pubblico una storia sia qualcosa da non dare mai per scontata. Se qualcuno decide di dedicare 100 minuti della sua attenzione a quello che ho da dire, annoiarlo o deluderlo forzando una visione soltanto personale, sarebbe un grande atto di arroganza.
Per questo ho da tempo cercato di concentrare il mio lavoro sulla ricerca di un linguaggio che possa essere il più universale possibile; una cifra stilistica che maneggia gli archetipi principali del grande cinema di genere, sempre in maniera facilmente leggibile, spostando però il punto di vista e proponendoli da una prospettiva che è il mio marchio più personale.
Facendo una metafora musicale, mi piace considerare “Dolceroma” come l’opera di remix che un DJ internazionale potrebbe fare di una canzonetta della tradizione Italiana.
Il mio obbiettivo per costruire una Action-Comedy-Thriller funzionante, con gli ingredienti che avevo a disposizione, era quello di alzare il ritmo della narrazione a livelli finora sconosciuti per il cinema italiano.
Ero fiducioso del fatto che gli elementi narrativi e visivi che stavo maneggiando avrebbero retto allo stress a cui li stavo sottoponendo. Perchè in realtà “il mondo del cinema”, per come viene trattato nel film, è solo un grande pretesto per andare a costruire dei rapporti tra alcuni personaggi, che traggono la loro forza dal loro essere ‘tipici’ (universali) e, allo stesso tempo, fortemente caratterizzati da un trattamento che voglio definire “di genere”.

NOTE DI PRODUZIONE Luca Barbareschi

Una scommessa dal punto di vista produttivo era quella di riuscire a non tradire la qualità e la forza visiva richiesta dal regista, facendogli realizzare il film che voleva, ma al tempo stesso realizzare un’opera produttivamente sostenibile. Per questo si è creata una squadra di tecnici in grado di supportare la sua visione, ma al contempo di realizzare il film in tempi concordati, con un occhio attento e capillare alle possibilità offerte dalla post produzione e dagli effetti digitali.
Inoltre si è molto lavorato anche alle scene d’azione, con maestri d’armi che addestravano gli attori e una lunga preparazione che permettesse poi di essere più efficaci e veloci in fase di riprese. Si è girato quattro settimane a Roma e due a Praga e si sono trovati tutti gli ambienti e le location capaci di restituire la ricchezza e il lusso in cui si muove Oscar Martello, produttore protagonista della storia

I commenti sono chiusi.