PEPPERMINT (21/3) – La vendicatrice Jennifer Garner racconta: “Non giravo una sequenza d’azione da oltre undici anni, ma sapevo di potercela fare”

21 marzo “Peppermint – L’angelo della Vendetta” di Pierre Morel con Jennifer Garner

 

“Mi piaceva l’idea che fosse una storia originale e un film d’azione con una donna al centro della storia” spiega Jennifer Garner, che era impaziente d’interpretare questa donna così coraggiosa.

La Garner “Non ho mai avuto la possibilità di esplorare il bisogno viscerale di difendere e di proteggere la mia famiglia in un film, ed era un tema col quale riuscivo a identificarmi”.

Si trattava di un ruolo estremamente fisico, ma la Garner ha potuto attingere dalla sua vasta esperienza di attrice di film d’azione. Dopo aver recitato per diversi anni nel ruolo della super-agente Sydney Bristow, nella popolare serie televisiva “Alias”, e in film di azione come Elektra e The Kingdom, con il personaggio di Riley la Garner ha dovuto sfidare sé stessa unendo la sua esperienza di attrice drammatica a quella di attrice di film d’azione, cosa che le è riuscita eccellentemente. “Non giravo una sequenza d’azione da oltre undici anni, ma sapevo di potercela fare”, spiega la Garner.

“La vendetta è uno stimolo oscuro che non ti ripaga mai e che non riporta mai indietro nessuno. Ma quello che Riley cerca è più che altro la giustizia, e non la vendetta. Lei mette in atto una forma di giustizia che la giustizia reale non è stata capace di offrire; dibattere se sia giusto o sbagliato è ciò che rende questo film appassionante”, sottolinea
Morel.

Quello che distingue Peppermint dai tipici film d’azione è il fatto che Riley metta in atto una vendetta mirata che genera dei danni collaterali minimi. Ha una lista di nomi e riversa la sua rabbia solo su coloro che sono su quella lista. Come spiega lo stesso Morel, “Riley non uccide per il gusto di uccidere. Lei vuole solo che sia fatta giustizia affinché una cosa del genere non debba capitare mai più. Fare del male a delle persone innocenti per lei non è neppure pensabile, vuole uccidere solamente le persone che le hanno fatto del male”.

Il piano di Riley di uccidere uno dopo l’altro i membri del potente cartello della droga, i poliziotti e i giudici corrotti essenzialmente è una missione suicida, che però lei accetta senza pensarci un istante. “Riley accetta il suo destino e non si aspetta di sopravvivere. Nella sua mente tornerà a unirsi con la sua famiglia sapendo che coloro che l’hanno distrutta non faranno più del male a nessun altro”, spiega Morel.

 

Morel è rimasto affascinato dai temi esplorati nella storia e dall’idea che un forte trauma emotivo possa essere un’esperienza in grado di cambiare la vita di una persona. “Riley non è la tipica eroina eroe dei film, in passato non è stata una spia o un militare. Lei è una donna normalissima, che poi si trasforma in qualcosa di completamente diverso a causa del trauma che vive. Volevo capire come possa reagire un essere umano normale a seguito di una situazione così brutale e drammatica”. Questa storia gli sembrava quasi una continuazione dei suoi film precedenti. “In un certo senso, sì, è un seguito ideale di Taken, ma con una protagonista femminile. Credo che fosse arrivato il momento di farlo”, sottolinea Morel.

Grazie alla sua protagonista, Peppermint gli offriva l’opportunità di mostrare una tipologia di protagonista femminile che in genere non si vede nei film d’azione.

 

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