Una piena affermazione è quella che arriva per Istituto Luce Cinecittà dai Nastri d’argento per il Documentario 2019, i riconoscimenti conferiti dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici – SNGCI ai migliori film documentari dell’anno. Un’annata che per il documentario italiano è stata ricca di soddisfazioni in Italia e particolarmente all’estero, con premi e partecipazioni nei più importanti appuntamenti festivalieri. Un’annata in cui il cinema del reale italiano si conferma forse il genere più vitale e sofisticato del nostro cinema.
Il primo riconoscimento dei giornalisti cinematografici a un titolo con il marchio di Luce-Cinecittà, e forse quello più suggestivo, è il Nastro alla carriera a Silvano Agosti, nell’anno che ha visto il suo ritorno sul grande schermo con Ora e sempre riprendiamoci la vita, il film sul decennio 1968-1978 che ha conquistato la platea del Festival di Locarno e abbracciato tutta l’urgenza, la concreta utopia e la visionarietà nel quotidiano di un personaggio unico del nostro cinema: un autore, regista, scrittore, esercente, agitatore culturale e sociale instancabile. Un film che come in una ballata tocca una storia di oltre 50 anni di cinema, cui questo Nastro conferma felicemente che un altro cinema è possibile.
Il Nastro d’argento per il Miglior documentario sullo Spettacolo va a ‘’Sono Gassman!’’ Vittorio re della commedia di Fabrizio Corallo, giornalista che va tessendo da tempo degli speciali ritratti del nostro cinema, e che con il racconto irresistibile del Mattatore, cui il Luce ha contribuito con preziosi repertori d’archivio, racconta una creatura geniale e insieme un‘arte nel cuore e nella memoria del mondo.
Un Premio Speciale ‘per la ricerca storica’ va a Giovanna Gagliardo per il suo Il mare della nostra storia, che con un gesto di cinema sapiente e affascinante è riuscita a raccontare un secolo di storia recente del nostro Paese attraverso la vicenda di un paese che da sempre ci guarda e a cui guardiamo: la Libia. Racconto di impressionanti bellezze d’archivio, di testimonianze, di lucido sguardo sulla contemporaneità, il film di Gagliardo spiega bene come per comprendere noi stessi c’è bisogno di guardare fuori dai nostri abituali confini, e che non esiste comprensione accettabile del nostro tempo (e del nostro avvenire) senza Memoria.
Una Menzione Speciale va a un altro titolo di urgente memoria, 1938 – Quando scoprimmo di non essere più italiani, di Pietro Suber, che nell’anniversario delle vergognose Leggi razziali ha raccontato non solo il dramma delle vittime delle persecuzioni, ma la storia dei complici, dei delatori. E soprattutto di cosa accade quando l’indifferenza copre le discriminazioni e la negazione dei diritti.
Una Menzione speciale va al sorprendente Conversazioni atomiche di Felice Farina, documentario ‘on the road’ che ha saputo raccontare con umorismo, tanti incontri e un brillante uso dei materiali d’archivio Luce (in un tono che ha fatto richiamare al cinema di un documentarista geniale come Gregoretti) l’Italia della Scienza e degli scienziati, in un piccolo inno alla curiosità e all’importanza di non smettere di farsi domande.
Una menzione infine a Ho rubato la marmellata – Vita di un artista politicamente scorretto, che Gioia Magrini e Roberto Meddi hanno dedicato a Remo Remotti, alla sua arte espressiva e attoriale, alla sua filosofia e saggezza, al suo brutale, tenero, poetico irresistibile messaggio d’amore e di vita. Un film che resta per chi voglia iniziare a conoscere una storia unica dello spettacolo italiano.
Ciliegina sulla torta il riconoscimento conferito annualmente dai premi del documentario al ‘Protagonista dell’anno’ che meritatamente va a Rino Barillari, interprete dal vero di The King of Paparazzi (La vera storia) di Giancarlo Scarchilli e Massimo Spano. Storia travolgente di sessant’anni di costume, cinema, cronaca, scandali, pettegolezzi, cultura popolare, visti dalla lente ineguagliabile della macchina fotografica di Barillari, il ‘Re’ dei paparazzi. Un vero documentario, nel modo che ha di restituire volti, storie, protagonisti e figuranti di un’epoca e un’epopea, nel lampo degli occhi del suo protagonista.
Per questi premi, e soprattutto per la costante attenzione a tutto il cinema documentario nelle sue forme, tendenze e prospettive, Istituto Luce Cinecittà ringrazia il Sindacato Giornalisti Cinematografici, e condivide la festa di questi riconoscimenti con gli autori, i collaboratori, le produzioni dei film. È con loro che negli ultimi anni il Luce sta sviluppando un discorso che porta il suo immenso tesoro d’archivio a farsi materia di storie e invenzioni; a fare della memoria una mappa per comprendere il futuro; a fare di un nome storico il territorio di libertà di ricerca e sguardo. L’archivio Luce e Cinecittà sono aperti e al lavoro quotidianamente per far sì che il pubblico alla fine viva di un cinema che sa emozionare, con film come questi e gli altri che porta in sala, nei festival, nei palinsesti, e che questi Nastri rendono oggi un po’ più preziosi.