Questo progetto è stato un modo per tutta l’industria italiana di misurarsi con qualcosa di molto ambizioso ed estremamente complesso. Una scommessa difficile sin dalla costruzione del piano finanziario, circa nove milioni di euro, coperti in Italia solo in parte e integrati con risorse arrivate dalle co-produzioni, che hanno dato al progetto una dimensione internazionale, che pesa relativamente sul nostro paese.
Il nostro amore per il cinema italiano, per la sua storia, ci fa spesso ragionare cercando di chiederci quale sia il nostro compito oggi, quali debbano essere i nostri obiettivi e quali i progetti su cui concentrarci. Il senso che accomuna tutti questi sforzi resta però uno: il tentativo di realizzare pellicole non usa e getta, ma anzi prodotti strutturati, che restino negli anni.
La nostra idea per “Il Primo Re” era seguire la regia nell’impostazione di un film realistico, analogico, fatto di sequenze riprese con luce naturale ma anche tecnicamente complesse, con un uso limitato dei VFX. Le maestranze del nostro cinema si sono rivelate in questo straordinarie, non a torto riconosciute tra le migliori del mondo.
Le immagini (il film è girato in formato anamorfico con lenti Zeiss arrivate appositamente dal Belgio) sono figlie di un’impostazione estetica e scenografica coerente con il periodo raccontato: abbiamo lavorato con archeologi e storici, che insieme ai linguisti e ai semiologi hanno supportato il progetto con l’obiettivo comune di creare una narrazione moderna, composta però da elementi storicamente attendibili.
Le sequenze d’azione sono state coreografate e realizzate nei circa cinque mesi di preparazione dedicati alla pellicola: abbiamo cercato di trasformare i nostri protagonisti in veri e propri stunt, per aumentare la dose di realismo. Ad esempio, la scena iniziale dell’esondazione del Tevere ha impegnato oltre due settimane di riprese tra location e studio, con la costruzione di un bacino d’acqua lungo quarantacinque metri, contenente circa mezzo milione di litri e dotato di una piattaforma basculante alta venti metri, con plate girati tra Italia, Ungheria e Colombia.
Questo semplicemente per cercare di offrire allo spettatore, attraverso il tanto lavoro, quella che è la nostra idea di cinema: un cinema che va in sala e che speriamo torni ad essere più che mai vivo, coraggioso nell’affrontare sfide e desideroso di sorprendere il pubblico regalandogli nuovi mondi, emozioni, visioni.
Cerchiamo di approcciare i progetti produttivi portando innovazione, ma anche riflettendo sul fatto che spesso il limite siamo solo noi, e dobbiamo avere la voglia di guardare oltre.
Andrea Paris e Matteo Rovere