I COMBATTIMENTI
I nostri personaggi si muovono all’interno di un mondo selvaggio e faticoso. La lotta per la sopravvivenza è dura quanto quella per la conquista del potere.
Lo sforzo fisico è costante, lo scontro all’ordine del giorno e la devastazione l’attività più praticata: duelli fra singoli, lotte o vere e proprie battaglie. Nell’ VIII secolo avanti Cristo le strategie militari delle popolazioni italiche sono ancora poco raffinate, gli scontri sono prevalentemente uno a uno, corpo a corpo, pochi i cavalieri di solito di nobile rango.
Inizialmente la difesa delle comunità era affidata precisamente alle classi più ricche che possedevano un armamento individuale completo, composto sia di armi da difesa che da offesa. Successivamente si rese necessario armare anche le classi meno abbienti, equipaggiate in maniera più povera.
Le protezioni erano ridotte: i guerrieri più facoltosi possedevano in genere un elmo di bronzo, una piastra protettiva sul petto e uno scudo, mentre i più poveri solo pellami o protezioni di cuoio, raramente scudi di legno.
L’ascia era sicuramente una delle armi più in voga: non richiedeva nessun particolare addestramento, un’arma di tipo istintivo, quasi un naturale prolungamento del braccio.
Gli scontri erano violenti e ravvicinati, le armi da lancio venivano utilizzate più per la caccia che per il combattimento. Prima della fondazione di Roma l’aspetto che avevano i guerrieri è quindi molto lontano dalla classica iconografia romana o greca.
Forse più grezzi, sicuramente meno protetti, coperti di pelli e cuoio recuperate dalle prede che cacciavano nelle foreste del Lazio, combattevano in una maniera quasi animalesca, feroce e brutale. I nostri personaggi si muovono nei boschi e combattono istintivamente come branchi di lupi da cui sembrano aver mutuato le tattiche di attacco.