Massimiliano Bruno parla di Non Ci Resta che il Crimine in sala da giovedì

 

Con Non Ci Resta che il Crimine Avevo proprio voglia di testare delle corde nuove, di avventurarmi in spazi che non avevo ancora sondato nei numerosi film che ho scritto o diretto per la IIF.

 

Mi piaceva l’idea di mescolare i generi e di legare la commedia all’action-movie e al fantasy. Volevo insomma divertirmi su quel terreno di gioco già sperimentato da Benigni e Troisi nell’indimenticabile “Non ci Resta che Piangere” e allo stesso tempo provare a respirare l’aria di “Ritorno al Futuro” e immergermi nelle tinte forti di “Romanzo Criminale”.

 

Per scrivere la sceneggiatura Andrea Bassi, Nicola Guaglianone, Menotti ed io abbiamo attinto ai film di genere ma con il puro piacere di abbandonarci alla commedia. Il nostro riferimento è quindi stata quella cultura di confine tra gli anni ’70 e gli anni ’80 da cui è nata la scelta di riproporre dei movimenti di macchina tipici dei poliziotteschi, come gli zoom sui primi piani o le riprese deformanti dal basso. E mi sono divertito a usare lo split-screen su molte scene per regalare al film una confezione che sembri realmente venuta dal passato.

Per lo stesso motivo ho chiesto al direttore della fotografia Federico Schlatter di dare al film una pasta che richiamasse quel cinema ma con una cifra più attuale. Lo stesso è avvenuto con la montatrice Luciana Pandolfelli con la quale abbiamo realizzato un vero e proprio omaggio a quel tipo di cinema senza però rinunciare a un ritmo più moderno e serrato che eliminasse i tempi morti di alcuni film di genere del passato. La colonna sonora, affidata anche quest’anno a Maurizio Filardo, è stata poi la ciliegina sulla torta che ha attribuito definitivamente a “Non Ci Resta che il Crimine” un carattere vintage e un sound autenticamente d’epoca.

 

E’ stato molto faticoso girare questa storia, non lo nascondo, e alcune scene, come quella della rapina, ci hanno portato via molti giorni di riprese. Anche dirigere gli attori è stato un po’ più complicato del solito visto che alcuni di loro affrontavano un ruolo per loro inedito.

Basti pensare ad Edoardo Leo, per la prima volta nei panni del cattivo, con cui abbiamo fatto un approfondito studio sul personaggio del nostro “Renatino” che doveva essere credibile nella malvagità ma contemporaneamente divertente. Abituato spesso a ruoli di simpatico e bello, Gassmann stavolta aveva un compito diverso e ha affrontato egregiamente l’ingenuo del gruppo. Giallini è stato perfettamente a suo agio nei panni del cialtrone navigato che pensa di conoscere tutto ma in fondo non conosce niente. Tognazzi ha reso in maniera credibile e originale un pusillanime che impara a tirare fuori il carattere e infine la Pastorelli è stata bravissima nell’insolito ruolo della paracula bomba sexy.

 

Gli altri personaggi della Banda della Magliana sono stati poi affidati ad attori davvero credibili nel ruolo dei criminali, perché volevo che facessero realmente paura. E così, per dare il sapore della verità, ho scelto Bevilacqua, Conidi, Locci, Galante e tutti gli altri.

 

Il cinema è un’arte in cui bisogna sperimentare continuamente, solo così riusciremo a trovare nuove strade.

 

 

 

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