“#SocialMente pericolosa”dal 25 al 28 gennaio 2018 al teatro Petrolini

Torna in scena per 4 sere, dal 25 al 28 gennaio 2018 al teatro Petrolini di via Rubattino 5, il divertente e attualissimo “#SocialMente pericolosa”.

Ne è protagonista Salomè da Silva, una figlia d’arte a tutto tondo, destinata dalla nascita ad emergere: il padre è il calciatore brasiliano João Batista da Silva; la madre è l’ex attrice, scrittrice, regista e sceneggiatrice Francesca Berger, moglie da 24 anni di Helmut Berger.

Salomè e Francesca hanno scritto insieme il testo, di cui la Berger cura la regia, i costumi e alcuni video che accompagnano lo show. Lo spettacolo, che prende di mira con lucida ironia il mondo dei social network, Instagram, Twitter, Facebook, Whats App, è una vera chicca. Salomè, che si trasforma in vari personaggi, donne “social addict” o meglio “social victims”, in un vero e proprio “one woman show”. Nelle due ore on stage, Salomè, come una Fregoli in gonnella, cambia continuamente abito (passa dalla soubrette anni ’90 alla donna delle pulizie toscana, dalla borgatara fake alla ragazza pugliese, dalla scatenata influencer emiliana alla fatale francesina, per poi trasformarsi in Suor Celestina, in una leggerissima Ofelia, una divertentissima Poppea, per finire ballando sulle note di “Alejandro” di Lady Gaga). Cambia ovviamente anche accento per ogni personaggio (dal pugliese al bolognese, dal romanaccio al francese). Ad accompagnare Salomè sul palco, giusto per i cambi d’abito, due cantanti ventenni, Lorenzo Angelone (baritono) e Matteo Di Nunzio (tenore), che riempiono il tempo necessario ad entrare e uscire dai personaggi che sono un assemblage di caratteri femminili stravaganti e paradossali. Quasi fossero due youtubers, i due entrano in questo spazio temporale illusorio, tra reale e virtuale, con dei brevissimi interventi live legati all’uso spasmodico che nel quotidiano si fa degli allegri post, meme e aforismi su Facebook; interventi che aiutano a narrare un mondo apparentemente semplice, ma in realtà denso di contenuti e complesso, quasi la musica sopravvivendo all’algido tecnologico resti l’unico collante di due universi estremi.
Insomma, lo spettacolo mette alla berlina i tic e le manie dell’era digitale, dove si vive con lo Smartphone in mano ma non si colloquia più, dove ci si sente amati solo a colpi di “like”, dove ci si piazza davanti a una tastiera per non sentirsi soli. Ma dove si può diventare anche dei feroci “haters”, pieni di livore e cattiveria. Personaggi che, come con un telecomando, cambiano velocemente luogo e tempo, come sta accadendo nella società, dove ormai connettendosi alla rete si accede ad un universo senza tempo e privo di uno spazio definito che usa il linguaggio di comunicazione globale dei social network. “La nostra è una farsa sul sociale, il cui tessuto si snoda in un mondo esasperato che dilaga, ma che di reale apparentemente non ha nulla, eppure esiste con aspetti fuorvianti. Sempre sorridendo, con grande ironia, abbiamo voluto spiegare con estrema leggerezza le direzioni che si intraprendono con l’uso smodato dei social e le annesse dipendenze da disconnessione; mettendo in evidenza l’insorgenza di una serie di atteggiamenti e comportamenti atipici di chi ormai confonde la realtà con quella virtuale”, spiega Francesca Berger. Che ha voluto infarcire lo spettacolo con l’irruzione di alcuni cortometraggi da lei diretti, realizzati con la sua troupe di videomaking, Gabino Curtidor e Stefano Ricco, con l’intento di offrire delle alternative ai nativi virtuali.

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