The post di Steven Spielberg. Da Milano Paolo Calcagno

“Sono cresciuto credendo nel l’incontrovertibile verità che i giornalisti della stampa libera siano i veri guardiani della democrazia ”, firmato Steven Spielberg. Il regista americano, quattro volte vincitore dell’Oscar e autore di film di grande successo (da “Indiana Jones” a “E.T.”, da “Jurassic Park” a ”Sc h in deler List” ), ieri, assieme ai protagonisti Tom Hanks e Meryl Streep, ha presentato a Milano il suo nuovo film “The Post” in difesa della libertà di stampa, aggiungendo che “ Oggi, gli eroi moderni sono i giornalisti. Indiana Jones si trova in redazione”.

“The Post”, che sarà nelle sale dal primo febbraio, distribuito da Rai 01, è un appassionato racconto sulla lotta per affermare il diritto a pubblicare le proprie notizie da parte dei grandi giornali americani, in questo caso il “Washington Post”, e sul ruolo della donna nella società moderna. Un racconto ricco di fascino e di emozioni, come accade spesso quando si rievocano le grandi cronache degli anni Settanta, i più straordinari guardando ai cambiamenti radicali che hanno determinato e alla irripetibile partecipazion e pubblica che li ha sostenuti . “The Post” è ambientato nel 1971 , quando il presidente Nixon si oppone alla pubblicazione del rapporto “Pentagon Papers”, uno studio di 7000 pagine sulle distorsione e gli abusi della guerra in Vietnam autorizzati con l’assenso di ben quattro presidenti che l’aveva no preceduto alla Casa Bianca. Spielberg ha sottolineato quanto “The Post” (“il mio film più politico”) sia di stretta attualità: “Nixon ha portato in tribunale la stampa e ha cercato di nega re il suo diritto di cronaca : è stato necessariol’intervento della Corte Suprema per an nullare il provvedimento di un’altra Corte che aveva già bloccato il “ New York Times ”. N on era mai accaduto dai tempi della guerra civile. Durante le ultime elezioni politiche per la presidenza in Usa ho notato gli attacchi continui scagliati contro la stampa e mi sono detto: “Mio Dio, siamo davvero in pericolo”. Così, ho deciso di realizzare questo film per contribuire a non far passare inosservato quello che sta accedendo. Oggi , che la libertà di stampa è sotto attacco, che i giornali ogni giorno assistono allo spettacolo di veder etichettate come “fake news” tutto quello che non piace al Presidente Trump, il nostro film è stato accolto molto bene , con un sostegno incredibile da parte della gente” .

Fra i pennacchi di fumo delle sigarette che caratterizza no le riunioni di redazione dell’epoca, il ticchet t io ansioso ed esaltante delle macchine da sc rivere, le linotype che incidono sul piombo, nonché il glamour raffinato dei party e degli incontri al ristorante , il film di Spielberg mette in risalto soprattutto le figure di Ben Bradlee , combattente di razza e direttore del “Washington Post”, eccellentemente rappresentato da un Tom Hanks in gran forma, e quella dell’editrice del quotidiano della capitale Usa,Katharine Kay Graham , cui dà sma rrimenti e fiere risolutezze un’ ispirataMeryl Streep . “La Graham è stata la prima donna a misurarsi in un ruolo così del icato e cruciale, nel mondo giornalistico e industriale completamente dominato dagli uomini – ha ricordato Spielberg -. Fu lei a dare l’ordine “si stampa” quando a mezzanotte inoltrata, con le rotative già in azione, fu necessaria una decisione definitiva: pubblicare i Pentagon Papers e inimicarsi il Presidente Nixon e l’intera Casa Bianca, oppure abbassare la testa di fronte all’arroganza del potere ” .

Insediata nel cda del giornale per successioni familiari, prima figlia poi consorte dell’ad, Katharine Kay Gr aham appare dapprima confusa epreda dell’influenza di amici e collaboratori maschi che la sollecitano ad abbandonare l’idea di pubblicare lo scottante rapporto Pentagon Papers per non compromettere azienda e dipendenti. Ma ogni successivo passaggio del drammatico dilemma segna un avanzamento della sua crescita di donna e di dirigente, fino a trovare la sua voce e a determinare in prima persona la decisione finale di non rinunciare al diritto essenziale che caratterizza il ruolo di critica e di controllo della missione del giornale che guida come editrice.

“Era un tempo in cui nelle redazioni c’erano solo giornalisti maschi e qualche segretaria – ha sottolineato Meryl Streep , tre volte vincitrice dell’Oscar -. La Graham era una persona educata a essere una gradevole compagnia di cene e party, non a prendere decisioni gravi e solenni in azienda. In campagna elettorale, con la probabilissima vittoria di una donna per la carica di Presidente, si guardava con nostalgia ai passi avanti compiuti dalle donne. Poi, tutto è cambiato grazie anche agli attacchi contro la stampa e all’ostilità espressa contro quella figura femminile. Che cosa c’insegna la figura della Graham rispetto alle battaglie delle donne per il rispetto e la parità? Certo, è una riflessione su quanta strada c’è ancora da fare ”.

Meryl Streep ha anche manifestato la sua opinione sul tardivo lancio della campagna “Time ’ s Up” (di cui è fra le firmatarie) a favore delle donne vittime di abusi e persecuzioni a carattere sessuale. “ Non so dire perché, forse la ragione è che l’essere umano impara lentamente, ma questa non è una battaglia nuova: è tanto tempo che in vari ambienti di lavoro, nei ristoranti, nelle case di riposo, nelle aziende agricole, negliospedali le d onne lottano contro le molestie – ha osservato la grande attrice -. Ma p er qualche motivo, adesso, l’aria è cambiata , non solo a Hollywood, anche negli ambienti militari, nel Congresso. Le persone si sono sentite incoraggiate da queste giovani donne di Hollywood e dal fatto che fossero s tati coinvolti nomi così grossi. S ono molto ottimista: stiamo vivendo tempi eccezionali”.

Tom Hanks è Ben Bradlee, i l direttore del “Post”. “Era un uomo molto competitivo – ha commentato l’attore che ha vinto due volte l’Oscar -. U na bestia con una determinazione incredibile: non voleva che sul suo giornale ci fosse una storia, ma la storia. Il fatto che gli altri quotidiani avessero delle notizie che lui non aveva lo teneva svegli la notte”. Bradlee è stato un direttore d’altri tempi (l’anno dopo, nel 1972, scatenò i suoi cronisti Bob Woodward e Carl Bernstein nell’inchiesta sul Watergate che provocò le dimissioni del Presidente Nixon ). Direttori d’altri tempi, alla guida di giornali d’altri tempi, destinati, forse, a un pubblico d’altri tempi.

 

Paolo Calcagno

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