La sua intesa, in scena, con Paola Cortellesi è evidente.
“C’è stato un naturale sviluppo che nasce dalla nostra esperienza precedente, un accordo più immediato e naturale: sembriamo una coppia affiatata che recita insieme da decenni, credo che abbiamo centrato pienamente quello che volevamo raccontare e cioè due mondi diversi che si possono ritrovare, rinforzare e di conseguenza aiutare con un arricchimento reciproco”.
E con Milani com’è andata?
“La sua ambizione è portare al cinema il nostro Paese e lo fa benissimo. Sa raccontare la realtà e questo è molto interessante, da un punto di vista drammaturgico. Noi tutti siamo figli di un genere, la commedia all’italiana, che ha raccontato in modo egregio il presente. Paolo Villaggio, che reputo un genio, con il suo “Fantozzi” ha raccontato il nostro Paese in profondità, se lo si analizza con attenzione antropologica racconta un personaggio e un contesto mostruosamente drammatico…”.
Che tipo di film è secondo lei “Come un gatto in tangenziale”?
“Nel nostro film aleggia una sana leggerezza comica perché non c’è niente di più efficace dell’ironia per indebolire un malessere o un certo tipo di malaffare. Temi che, descritti con tono documentaristico, a volte creano un effetto controproducente. Nella mia carriera ho avuto la fortunata opportunità di spaziare tanto, diretto da autori come Gianni Amelio o Francesca Archibugi. Il semplice disimpegno, fine a sé stesso è riduttivo, mentre la commedia è una mia passione. Cerco di raccontare in questo modo la realtà anche nei miei spettacoli, nel mio ultimo libro “Lenticchie alla julienne” – una satira sulla mania per l’alta cucina – e nel mio prossimo film “Contromano”, che sarà in sala a marzo”.
Ha qualche ricordo particolare dei momenti della lavorazione?
“Ricordo con grande emozione il rapporto forte e speciale che si è creato durante le riprese con gli abitanti di Bastogi, che si sono resi subito disponibili perché hanno captato e capito il nostro impegno e il nostro desiderio di rappresentare il loro contesto sociale con rispetto. Dopo l’esperienza già condivisa sul set di “Mamma o papà?” ho ritrovato una troupe di tecnici molto professionali che ispirano fiducia e ti danno sicurezza, sono stati fortunato a condividere il set con intensità e leggerezza con un gruppo di persone tutte impegnate e animate da belle intenzioni verso il film, è nata una bella famiglia allargata”.
“Che cosa l’ha spinta a ricreare il sodalizio artistico con Riccardo Milani e Paola Cortellesi dopo la vostra recente commedia “Mamma o papà?”
“La mia idea era di replicare quella felice esperienza in cui avevo rivisto con grande piacere Riccardo e avevo incontrato per la prima volta su un set Paola, un’attrice dal talento più che versatile, che ho sempre apprezzato. La comicità è fatta di ritmi, colori, sguardi e conoscenze e noi abbiamo avuto l’ambizione di creare nuove combinazioni per offrire al pubblico qualcosa di nuovo ed interessante. L’ambizione sta nel fatto di raccontare la realtà del Paese in un film che fa anche molto ridere”.
Chi è Giovanni, il suo personaggio?
“Giovanni vive nel centro di Roma dove dirige un cosiddetto “think tank” dove un gruppo di persone che lavora per migliorare la vita nelle periferie studia e cerca di risolvere vecchie e nuove problematiche. La sua unica figlia si innamora di un ragazzino che vive nell’estrema periferia romana, figlio di una donna che si arrangia con lavori precari (Paola Cortellesi) e di un mezzo criminale piuttosto rude (Claudio Amendola). Giovanni dovrà allora forzatamente e faticosamente iniziare a frequentare da vicino quelle periferie che fino ad allora aveva solo teorizzato senza averle mai vissute e forse nemmeno mai osservate da vicino. Scoprirà, così, che sono luoghi molto diversi dall’immagine stereotipata. Grazie al forzato ma necessario scambio reciproco di conoscenza con una donna schietta e verace come Monica si ritroverà così a disposizione una sorta di sapere in più che gli permetterà di trovare idee e soluzioni e soprattutto di umanizzarsi. L’incontro/scontro con Monica si concluderà con un arricchimento reciproco: quando gli estremi opposti si incrociano possano portare ad una combinazione salvifica e positiva e a raggiungere un’intesa di buon senso, inaspettata e impensabile, romantica e vera”.