Quando facciamo un film ci buttiamo come fosse un salto ad occhi bendati. Senza pensare a quello che abbiamo fatto prima né alle conseguenze. Scegliamo una storia con l’istinto e ci saltiamo dentro. Spesso l’istinto ci porta in strade poco percorse, senza tracce da seguire, e quindi non ci resta che lavorare con la fantasia. Questa incoscienza è stato il motore che ci ha portato fino ad “Ammore e malavita”. Se un killer della camorra deve uccidere una donna e riconosce in lei l’amore della sua adolescenza parliamo d’amore o di malavita? Ecco siamo partiti di qui e poi la storia ci è venuta dietro, quasi da sola. Le canzoni accompagnano i momenti fondamentali ed emotivamente più forti della storia: si canta quando due personaggi stanno per baciarsi, ma anche durante una sparatoria. Il musical ci ha permesso di andare sopra le righe affrontando temi profondi ed importanti, come l’amore e la morte, mantenendo un tono leggero e spettacolare. Non puntiamo al realismo, ma alla verosimiglianza. Per credere in quello che raccontiamo ci piace prendere dei personaggi veri, che abbiamo incontrato nella vita reale, per incastonarli nella cornice fantasiosa di una storia esagerata. La città di Napoli è stata la nostra ispirazione e una personale rivisitazione della sua forma artistica più densa e popolare, la sceneggiata, il risultato. Però, sia chiaro, il messaggio del film non è: “a Napoli succede questo”. Quello che succede, succede solo nella nostra storia. La nostra Napoli non è solamente la città cupa e disperata che si racconta ultimamente al cinema o in tv, ma anche una Napoli che, malgrado tutti i problemi, stimola con il suo fermento culturale e ispira con la sua carica di umanità. Ogni volta che ci torniamo ci è inevitabile sorridere. Quale che sia il nostro stato d’animo. Un potere ineguagliabile.
Manetti bros.