La La Land – 6 premi Oscar – Tutte le curiosità sul film

SINOSSI

 

LA LA LAND è un sorprendente musical moderno che racconta un’intensa e burrascosa storia d’amore tra un’attrice e un musicista che si sono appena trasferiti a Los Angeles in cerca di fortuna.

 

Mia (Emma Stone) è un’aspirante attrice che, tra un provino e l’altro, serve cappuccini alle star del cinema.

Sebastian (Ryan Gosling) è un musicista jazz che sbarca il lunario suonando nei piano bar.

Dopo alcuni incontri casuali, fra Mia e Sebastian esplode una travolgente passione nutrita dalla condivisione di aspirazioni comuni, da sogni intrecciati e da una complicità fatta di incoraggiamento e sostegno reciproco.  Ma quando iniziano ad arrivare i primi successi , i due si dovranno confrontare con alcune scelte che metteranno in discussione il loro rapporto.

La minaccia più grande sarà rappresentata proprio dai sogni che condividono e dalle loro ambizioni professionali.

 

Dopo il successo di Whiplash, candidato agli Academy Awards come Miglior Film e Miglior Sceneggiatura non originale e vincitore di 3 Oscar (Miglior Montaggio, Miglior Sonoro e Miglior Attore Non Protagonista), il regista e sceneggiatore rivelazione Damien Chazelle ha scritto e diretto un film che è una lettera d’amore alla magia della vecchia Hollywood raccontata da un punto di vista giovane e contemporaneo.

 

 

 

LA PRODUZIONE

 

In La La Land un pianista jazz e un’aspirante attrice si incontrano e si innamorano nella città dove tutti sognano di diventare delle stelle, dando vita a una storia vivace ed emozionante ricca di musica, ballo e canzoni. Il film, un’ode al glamour e alle emozioni dei classici del cinema e una lettera d’amore a Los Angeles, è interpretato da Ryan Gosling e Emma Stone e diretto dallo scrittore/regista Damien Chazelle (premio Oscar® per Whiplash).

La storia inizia dove tutto inizia, a L.A.: sull’autostrada. È lì che Sebastian incontra Mia, in un ingorgo stradale assordante che rispecchia perfettamente il momento della vita che stanno affrontando. Tutti e due sono concentrati nel realizzare quelle quasi impossibili speranze che sono l’anima della città: Sebastian cerca di far appassionare la gente del XXI secolo al jazz tradizionale, Mia insegue un’audizione dopo l’altra. Ma nessuno dei due si aspetta che quel fatale incontro li porterà a compiere passi che non avrebbero mai fatto da soli.

E proprio i passi che compiono l’uno verso l’altra e, in modo conflittuale, per raggiungere i loro sogni artistici, sono il mondo di La La Land – un mondo di colori, luci, suoni, musica e parole che ci trascinano nell’estasi della felicità che tutti inseguiamo… e nell’angoscia delle passioni che ci tormentano.

La La Land permette a Chazelle di rendere omaggio alle leggende del cinema e nello stesso tempo di portare sullo schermo come universo incantato, ma anche reale e palpabile, il territorio umano più privato – il territorio delle relazioni intime, dei sogni più arditi e dei momenti in cui le decisioni che si prendono decidono un intero destino.

“Per me era importante realizzare un film su due sognatori, su due persone che hanno grandi sogni che li fanno avvicinare, ma che li portano anche a separarsi”, dice Chazelle.

La La Land è diverso da Whiplash sotto molti aspetti, ma tutti e due affrontano un argomento che sento molto: come mantenere l’equilibrio tra la vita e l’arte, come bilanciare la realtà e i sogni e, in particolare, come gestire in modo equo i tuoi rapporti con l’arte e quelli con le altre persone”, continua il regista. “Con La La Land ho voluto raccontare questa storia usando musica, canzoni e ballo. Penso che il musical sia un genere magnifico per esprimere quell’equilibrio tra sogni e realtà”.

 

Gli elementi del film possono essere considerati senza età, ma il produttore Marc Platt, un veterano dei musical sia teatrali che cinematografici che ha fatto squadra con i produttori Fred Berger e Jordan Horowitz, fa notare che l’approccio è innovativo. “Damien ha immesso nuova linfa nel genere, partendo dai classici, ma facendoli evolvere perché fossero adeguati alla vita della L.A. di oggi. Ha trasformato gli elementi caratteristici dei vecchi grandi film in qualcosa di affascinante per le nuove generazioni”, osserva Platt.

Per ottenere questo ibrido di idee innovative e forme classiche, Chazelle ha lavorato con un gruppo di collaboratori, ognuno dei quali ha messo in gioco tutta la propria inventiva. Oltre a Berger, Horowitz e Platt, il gruppo comprende il compositore Justin Hurwitz, che ha già collaborato in passato con Chazelle per i film Whiplash e Guy and Madeline on a Park Bench; i parolieri di Broadway candidati ai Tony® e agli Emmy® Benj Pasek e Justin Paul, gli eredi del XXI secolo di Rogers e Hammerstein; e la coreografa Mandy Moore, che ha reso popolare la danza contemporanea con So You Think You Can Dance, e questa volta ha l’occasione di creare numeri di danza per il grande schermo.

Hurwitz e Chazelle hanno cercato di imprimere un linguaggio contemporaneo – a livello musicale, visivo ed emotivo – a un genere che corre il rischio della nostalgia. “L’idea di realizzare non un semplice musical, ma un musical che parlasse della realtà dell’amore e dei sogni nella L.A. di oggi, ha dato entusiasmo ed energia a me e a Damien”, dice il compositore. “E poi ci piaceva molto l’idea di inserire il senso della vita di oggi in quel mondo”.

Per Moore, La La Land occupa un posto al confine tra l’epoca odierna e i classici senza età. “Il film mostra quanto sia importante a livello culturale una bella unione tra musica, recitazione, ballo e canto nel racconto di una storia”, conclude.

 

Il mondo di La La Land

La La Land inizia come un folle sogno. Damien Chazelle ha voluto misurarsi in un film che convogliasse la magia e l’energia dei più coinvolgenti e romantici musical francesi e americani dell’Età d’Oro nella nostra epoca, più complicata e stanca.

Per la straordinaria velocità con cui è cambiato il mondo negli ultimi cinquant’anni, siamo forse meno prigionieri dei capricci di incontri fortuiti o opportunità perdute, di sogni che si infrangono o di sogni che si realizzano, di conoscere l’amore puro e folle? Chazelle era curioso di sapere se un racconto con canzoni e balli potesse ancora divertire e affascinare il pubblico in un mondo in cui il cinema è sempre più dark e digitalizzato.

“Con La La Land ho voluto realizzare una storia d’amore e creare un musical come quelli che mi mandavano in estasi quando ero bambino, ma aggiornato, moderno. Volevo analizzare come usare il colore, i set, i costumi e tutti quegli elementi espressionisti della vecchia scuola per raccontare una storia che si svolge nella nostra epoca”, dice Chazelle.

“In La La Land c’è un’estetica molto attuale”, nota Marc Platt, “i movimenti di macchina sono molto fluidi e questo dà l’impressione di essere proprio lì in quel momento, ma ti riporta all’età dell’oro del cinema di Hollywood”.

L’estetica è legata all’amore per il cinema di Chazelle, ma tutto è iniziato con un incontro davanti a una tazza di caffé tra il regista e due produttori emergenti: Fred Berger, che ha iniziato la sua carriera lavorando con Sofia Coppola e ha prodotto Taking Chance e il thriller di fantascienza The Titan, presto in uscita, e Jordan Horowitz, famoso per l’insolito dramma famigliare candidato all’Oscar® nel 2010 I ragazzi stanno bene. È stato allora che Chazelle ha parlato per la prima volta di un musical romantico ambientato a Los Angeles. In quel momento i produttori non sapevano ancora quando o come sarebbe stato realizzato, ma l’idea li intrigava molto.

“Quando lo abbiamo incontrato, Damien ci ha impressionato con la sua competenza, anche se fino a quel momento aveva fatto solo un piccolo film. Da giovane timido lo abbiamo visto diventare un filmmaker di livello ed è stato davvero speciale”, dice Berger.

Dal canto suo, Berger ricorda: “Era così diverso e coraggioso. La novità che fosse ambientato nel nostro presente era importante per noi, perché ci permetteva di realizzare un musical romantico del tutto nuovo e fresco. E date le competenze enciclopediche di Damien, sentivamo che se c’era qualcuno che poteva fare questo film era proprio lui”.

“Damien possiede un’energia e una creatività contagiose che, quando ha detto ‘È questo che voglio fare’, noi ci siamo trovati pronti a iniziare con lui questo percorso, a ogni costo”, aggiunge Horowitz. “Ma la nostra sfida era trovare il modo migliore per aiutarlo a raccontare questa storia. L’idea ci era piaciuta tantissimo, ma poi è iniziato un lungo processo di sviluppo della sceneggiatura, dei personaggi e delle canzoni”.

Horowitz e Berger erano consapevoli dell’enormità dell’impresa, ma sapevano anche che c’era un unico modo per affrontarla: correndo rischi. “Abbiamo seguito un processo molto naturale, perché all’inizio non ci siamo imposti una data precisa, sapevamo che era necessario capire come realizzare questo film”, dice Horowitz.

A livello di influenze classiche, Chazelle si è ispirato solamente ai film di Jacques Demy, il regista della New Wave francese che interruppe la serie di film super impegnati degli anni ’60 con musical colorati e vivacissimi come Les Parapluies de Cherbourg, Josephine e A Room In Town. “Probabilmente Demy è l’unico che abbia influenzato non solo questo film, ma tutto ciò che ho realizzato o voluto fare. Per me non esiste un film più formativo di Les Parapluies de Cherbourg. Lo amo profondamente”, dice Chazelle.

Chazelle ha voluto fondere alcuni degli elementi che amava di più dei musical degli anni 40, 50 e 60 – la continuità della colonna sonora, i colori vivacissimi, l’energia che esprimevano – con la sua città preferita, Los Angeles, che in La La Land è diventata un personaggio romantico, come i due innamorati del film. Los Angeles è stata molte cose nel cinema – uno sfondo noir, un paradiso del lusso, una città preda di sfrenate ambizioni. Ma Chazelle ha considerato Los Angeles una musa, una tela su cui si avvicendano incontri fatali, un traffico pazzesco, dove ognuno insegue i propri sogni, a volte senza successo, a volte con successo.

La La Land parla di una città epica, una città da grande schermo”, osserva Chazelle. “Quindi ho pensato che sarebbe stato fantastico girarla in wide-screen, per farla apparire grande e spettacolare come un classico musical di Hollywood”.

Ha ambientato la prima scena musicale del film in un ingorgo sull’autostrada per motivi molto chiari. “A L.A. la maggior parte delle auto ospita una o due persone, fa parte di quello che rende la città un po’ solitaria, ma riflette anche il fatto che è un vero paradiso per i sognatori. Cosa fai quando stai in macchina? Ascolti musica e canticchi oppure sogni. Ognuno ha il suo sogno, ognuno canta la sua canzone. Sei nell’universo della tua bolla, quindi quale posto migliore per far incontrare due sognatori come Sebastian e Mia? Abbiamo usato le autoradio per creare un arazzo musicale cui a uno a uno si aggiungono tutti quelli che si trovano in autostrada in quel momento”.

La Los Angeles di Chazelle è anche una città di incredibili desideri – una L.A. di piccoli club di jazz, di sale d’aspetto per le audizioni, appartamenti e caffetterie dove si incontrano le persone famose e gli sconosciuti che vorrebbero diventare famosi; una L.A. dove feste, planetari e perfino parcheggi possono perdere la loro normalità e diventare un sogno in movimento accompagnato da tanta musica.

La La Land è una lettera d’amore per la città”, dice Platt. “Il modo in cui il film fa incontrare questi due personaggi con tutte le icone hollywoodiane è fantastico, riesci a percepire sia la fantasia romantica della città, sia il fatto che è radicata nella vita reale”.

L’elaborazione di La La Land è stata complessa, ma un musical su larga scala non è proprio una scelta ovvia per un cineasta emergente. Chazelle è diventato famoso nel 2014 con il drammatico Whiplash, la storia di un giovane percussionista jazz e del suo spietato insegnante, che ha colpito il pubblico con il suo ritmo ipnotico e l’ossessione per la perfezione e il successo. Il film ha ottenuto cinque candidature agli Academy Award®, compresa quella per il miglior film, e ha vinto tre Oscar®.

Ma prima che il film fosse realizzato, Chazelle aveva già esplorato il genere musicale. Il film con cui ha esordito, Guy and Madeline on a Park Bench, era una storia romantica in bianco e nero raccontata anche con musica e ballo, una sorta di rivisitazione dei musical MGM a basso budget che erano stati il tema della sua tesi di laurea ad Harvard nel 2009. Per Chazelle è stata un’altra opportunità per studiare la storia del cinema e andare avanti. “Sono arrivato tardi ai musical, più o meno alla fine del liceo, quando ho cominciato a interessarmi ai film d’avant-garde e ho visto la serie dei vecchi ‘Fred and Ginger’ come parte di quella tradizione”, spiega Chazelle. “I musical degli anni 30 erano davvero sperimentali e questo era eccitante”.

Guy and Madeline on a Park Bench ha inserito Chazelle tra i nuovi talenti più interessanti, ma lui aveva un grande sogno in technicolor che aspettava solo il momento giusto per realizzarsi. “Guy and Madeline grattava solo la superficie di quello che volevo fare con il genere”, dice Chazelle. “Così ho continuato a scrivere sceneggiature per trovare l’idea di un grande musical che si basasse sugli stessi principi, un musical sulla vita reale con la spettacolarità del Cinemascope e del Technicolor degli anni 50”.

Sono stati questi sogni che hanno portato a La La Land. Chazelle ha iniziato a lavorare alla storia con il compositore Hurwitz: “Il nostro rapporto è sempre stato legato alla musica – e ai film con grandi numeri musicali che ci hanno ispirato, che si trattasse di Les Parapluies de Cherbourg o di Cantando sotto la pioggia. Justin e io parliamo lo stesso linguaggio: lui ha scritto le musiche di Whiplash, ha scritto le musiche di La La Land, e spero che scriva le musiche di tutti i miei prossimi film”.

Hurwitz era eccitato nel vedere Chazelle creare Sebastian e Mia, due sognatori moderni, che rispecchiano le loro reali passioni: musica e cinema. Per Hurwitz, il brivido tra Sebastian e Mia – che li attira uno all’altra ma che nel contempo li separa perché ognuno ha i propri obiettivi artistici – è la forza motrice di ogni elemento creativo, compresa la sua colonna sonora.

“È un film molto romantico, ma c’è anche un senso di malinconia”, dice Hurwitz. “C’è l’emozione dell’innamoramento e c’è il dolore della separazione, che devono emergere nel loro intreccio”.

La sinergia creativa tra Chazelle e Hurwitz è stata molto produttiva. “Justin è stato al mio fianco in ogni fase del processo”, dice Chazelle. “Prima che scrivessi qualche dialogo, quando stavamo ancora elaborando la storia, Justin stava già lavorando al tema musicale. Anche durante il montaggio, io lavoravo in una stanza e lui in quella dall’altro lato del corridoio”.

“Justin è stato un elemento fondamentale del nostro team fin dal primo giorno”, dice Fred Berger. “Una delle grandi gioie del film è stato il fatto che la musica veniva composta seguendo lo sviluppo della sceneggiatura – e poiché Justin e Damien si conoscono da quando avevano 18 anni, hanno lavorato insieme come fratelli, stimolandosi l’un l’altro. Justin vive e respira letteralmente musica e non sacrificherebbe mai la qualità. Inviava dei demos di pianoforte a Damien, che ne selezionava venti, poi Jordan e io ne sceglievamo alcuni e da qui le canzoni si sviluppavano quasi come si sviluppa una sceneggiatura”.

“Justin Hurwitz è un talento davvero speciale, una persona tranquilla con una grande anima che mette tutto se stesso nella musica”, osserva Marc Platt. “In La La Land gli abbiamo chiesto di scrivere melodie che si accordassero con sentimenti diversi, attuali ma con un tocco di jazz. Ha scritto ogni singola nota del film – una voce musicale che riecheggia lo stile di Damien e ha una sua grammatica”.

Whiplash ha fatto conoscere il grande talento di Chazelle e ha quindi suscitato interesse intorno a La La Land. Chazelle ha presentato la sua visione del film alla Lionsgate, che ha voluto che il film fosse realizzato esattamente così come era stato concepito. “Abbiamo potuto fare proprio il film che Justin e io avevamo immaginato fin dal 2006”, afferma Chazelle. “Non ci sono stati compromessi. Realisticamente, penso che ci aspettassimo tutti che si dovesse arrivare a qualche compromesso perché quando mai la vita reale rispecchia la fantasia? E invece questo è stato un sogno che si è realizzato”.

Nel frattempo era entrato nel team anche Marc Platt, che ha iniziato la sua carriera in teatro e ha prodotto musical importanti come Into the Woods e Nine.

Platt dice di non aver resistito all’idea di lavorare con Chazelle. “Ammiro molto i musical – ma ammiro anche i nuovi filmmaker che hanno qualcosa da dire, e in particolare il modo in cui lo dicono. Sono stato colpito immediatamente dal modo in cui la visione di Damien trasporta il passato nel presente. Era pronto a girare le sequenze come avrebbero fatto i vecchi studi, dove non si tagliava via niente. Era interessato alla gamma dei colori vivaci di Demy e alle coreografie di Jerome Robbins e Bob Fosse. Ma, nello stesso tempo, ciò che rende così forte la sua sceneggiatura è il realismo emozionale dei due innamorati, due personaggi moderni e incantevoli”.

Eppure le produzioni musicali sono notoriamente quelle che si affermano con più difficoltà nel mondo del cinema di oggi, confessa Platt. “Ci sono un numero maggiore di variabili rispetto a un film drammatico”, spiega. “Per prima cosa c’è la musica – melodia, parole, orchestrazione e arrangiamento – poi ci sono gli attori che devono imparare canzoni e numeri di ballo, e per finire tutti gli aspetti visivi, il design, i costumi, la fotografia, le luci – tutto questo deve creare un mondo che non è quello reale, ma che ci si avvicina molto. La domanda era: possiamo unire tutto questo in un insieme che abbia un tono che lo faccia apparire contemporaneo?”.

Parte della risposta viene dalla scelta dei due attori. “L’idea è stata quella della vecchia Hollywood di creare una nuova coppia, una coppia iconica”, commenta Chazelle. “C’erano Fred e Ginger, Bogart e Bacall, Myrna Loy e Dick Powell, coppie incredibili che interpretavano ruoli diversi ma che erano sempre loro. È un’idea che ho trovato molto romantica, e ho pensato che Ryan Gosling e Emma Stone fossero quanto di più simile a quelle coppie. Nello stesso tempo ho sentito che potevano contribuire a rendere questo film sorprendente e a sconvolgere tutte le aspettative. Poi il film elimina tutta quella patina di glamour che in genere si associa a Ryan ed Emma quando sono insieme”.

Per quanto La La Land sia una storia romantica mozzafiato, è anche il racconto di quanto perdiamo per inseguire i nostri sogni. “Ironia della sorte, Sebastian e Mia devono separarsi per realizzare i loro sogni. Mi commuove l’idea che nella vita puoi incontrare qualcuno che ti trasforma e che ti aiuta a diventare la persona che hai sempre sognato di essere – ma che alla fine devi andare avanti da solo”, dice Chazelle. “Può nascere un amore che influenzerà tutta la tua vita, ma che non durerà tutta la vita. Lo trovo bello e commovente e ho voluto che il film parlasse proprio di questo”.

 

La storia di Seb/Ryan Gosling

Il pianista jazz Sebastian rischia di respingere l’amore più grande della sua vita. Appassionato di jazz retrò, non è disposto a mettere in gioco le sue convinzioni per niente e per nessuno, tanto che all’inizio respinge Mia, considerandola un’altra di quelle persone che non capiscono l’importanza dei suoi sogni, ma le cose non vanno come aveva pianificato.

Sebastian è interpretato dal candidato agli Academy Award® Ryan Gosling, in un ruolo piuttosto insolito per lui. Dall’esordio con Half Nelson, seguito da film come Lars e una ragazza tutta sua, Le Idi di marzo, Blue Valentine, Drive e La grande scommessa, Gosling è diventato famoso per una gamma di emozioni incostanti. Come combinare tutto questo con lo charme del protagonista di un musical?

Ma i realizzatori erano assolutamente sicuri della loro scelta. Il produttore Marc Platt aveva già lavorato con Gosling in Drive e sapeva che poteva offrire molto di più di quello che il pubblico aveva visto fino a quel momento. “Ryan è fantastico”, sostiene. “Per prima cosa è un attore meraviglioso e penso che possa interpretare qualsiasi ruolo, che sia in un film drammatico, comico, violento, romantico, che si tratti di cantare, suonare il pianoforte o ballare. Ma soprattutto Ryan è senza tempo, e questo lo rende perfetto per questo film e questo personaggio. Il ruolo richiedeva un attore che si sottoponesse a una preparazione molto intensa e sapevo che Ryan era la persona giusta”.

Il produttore Fred Berger nota che Gosling riesce davvero a capire i sentimenti e le idee del suo personaggio e quindi ciò che spinge Mia. “Ryan interpreta Sebastian come un uomo molto determinato”, dice Berger. “È questo aspetto che gli permette di resistere a L.A. e dire voglio restare qui e lavorare come performer jazz, ma alle mie condizioni. Non è caparbietà che deriva dall’egoismo, non è una caratteristica negativa. Deriva dalla sua passione profonda, dalle sue convinzioni, e Ryan infonde tutto questo magnificamente nel suo personaggio”.

Dal canto suo, Gosling ha sempre amato i musical e si è calato nel personaggio fin dal primo minuto. “Mi ha affascinato l’idea di Damien di realizzare un film nello stile dell’epoca di Fred e Ginger e Gene Kelly, perché sono i musical che ho amato di più”, sostiene Gosling. “Ho trovato fantastico che volesse recuperare quell’estetica e quello spirito giocoso, ed era un mio desiderio segreto fare un film del genere”.

Un altro elemento che ha attirato Gosling è stato quello di interpretare un uomo che adora una forma d’arte che sembra ormai dimenticata rispetto alla rampante cultura pop, in continuo cambiamento.

“Sebastian vuole diventare un grande pianista jazz e a questo ha dedicato tutta la sua vita, ma il mondo che lo circonda gli dice che quei tempi sono finiti. I suoi eroi erano nati 70 anni prima, e nella nostra epoca un grande pianista che suona vero jazz è destinato a lavorare in pianobar dove la gente non smette neppure di chiacchierare per ascoltarti”, continua l’attore. “Quindi a quanti compromessi devi sottostare per essere l’artista che vuoi essere?”.

La linea che separa le tue convinzioni dall’essere nessuno è sottilissima, riconosce Gosling. “Credo che Sebastian viva il conflitto tra l’essere un purista e l’essere uno snob”, dice. “Alla fine affronta un problema che molti creativi si trovano di fronte a un certo punto della loro vita: devo inseguire un lavoro che mi soddisfi o devo accettare l’idea che è solo un lavoro e che devo pagare le bollette?”.

Il problema si presenta in forme diverse quando Sebastian incontra Mia. Quasi immediatamente pensa che il destino della ragazza sia molto più promettente e vuole aiutarla a realizzare i suoi sogni. “Penso che per lui sia più facile occuparsi dei sogni di Mia che dei propri”, osserva Gosling. “È convinto che Mia debba crearsi nuove opportunità e smettere di aspettare che la gente le dia il permesso di fare quello che ama fare”.

Gosling dal canto suo ha dovuto prepararsi al ruolo di un bravo pianista jazz e dedicarsi per mesi a studiare pianoforte, oltre a prendere lezioni di danza moderna.

Il compositore Justin Hurwitz è stato colpito dalla determinazione di Gosling. “Il lavoro che ha fatto Ryan per imparare a suonare il pianoforte è straordinario, sono rimasto davvero sorpreso”, dice Hurwitz. “Il suo impegno al pianoforte – per non parlare di quello nella recitazione, nel canto e nella danza – è stato spettacolare. È stata una delle sorprese del film vedere il livello che è riuscito a raggiungere”.

“Infatti in tutto il film non c’è un solo primo piano delle mani di Sebastian che sia di una controfigura. È sempre Ryan. Il ruolo richiedeva un attore con quell’etica del lavoro che gli permettesse di diventare un performer, e Ryan era perfetto”, aggiunge Chazelle.

Dei progressi di Gosling al pianoforte, l’attore e celebre musicista John Legend dice: “Ero geloso, gente. Osservare lui che suonava, wow, era davvero bravo e aveva imparato tutto in qualche mese. Piuttosto sorprendente”.

Gosling ha affrontato il compito con grande energia – anche perché era una cosa che aveva sempre desiderato fare. “Ho sempre desiderato imparare a suonare il pianoforte e con questo film ho avuto l’opportunità di stare seduto davanti a un piano per tre mesi e suonare… È stata una delle preproduzioni più belle che abbia mai vissuto”, dice.

Quando Gosling non studiava pianoforte, lui e Emma Stone lavoravano piacevolmente con la coreografa Mandy Moore. “Mi sono accorta fin dal primo momento che Ryan aveva un talento particolare”, dice Moore. “Ha grande coordinazione e chiede anche molto a se stesso. Fin dal primo giorno ha iniziato a dire ‘Ahh, posso fare di meglio’. Ma dal mio punto di vista i progressi che faceva erano impressionanti. Ryan riflette su ciò che sta imparando e poi imprime il suo stile, una volta imparate le mosse, le trasforma in qualcosa di magnifico”.

Stone, che aveva già lavorato con Gosling nella commedia di grande successo Crazy, Stupid, Love ed era apparsa al suo fianco in Gangster Squad, non ha avuto difficoltà a rispondere al divertente, carismatico e conflittuale Sebastian di Gosling. “Ryan ha dato molto al suo personaggio: ha imparato a suonare il pianoforte ed è stato un magnifico compagno di ballo”, dice Stone. “Ma la cosa che mi ha sorpreso di più è quanto sia divertente in questo ruolo. Ho sempre saputo che Ryan era divertente, ma in questo film è davvero, davvero divertente”.

 

L’obiettivo di Mia/Emma Stone

L’aspirante attrice Mia sembra prigioniera di un loop infinito tra il lavoro di barista e le innumerevoli audizioni cui si presenta quando incontra lo scostante pianista a bordo di una decapottabile che interrompe l’incantesimo.

Mia è interpretata dalla candidata agli Academy Award® Emma Stone, che ricordiamo in ruoli che vanno da Superbad e Easy girl a The Help e Birdman. Stone ha affrontato la sfida di interpretare un personaggio che ha obiettivi e sentimenti molto reali, ma che nello stesso tempo è anche capace di scatenarsi in una fantasia musicale, unendo senza sbavature i due momenti. È stato d’aiuto non solo che Stone avesse già interpretato ruoli drammatici, ma anche il suo essere una veterana di Broadway, dove di recente è stata Sandy Bowles nel revival di Cabaret.

“Anche solo il livello della sua recitazione, del suo canto e della sua danza e il modo in cui esprime la gradazione delle emozioni è sorprendente”, dice di lei Damien Chazelle. “Credo che sia una delle migliori attrici di questi anni e puoi creare qualcosa anche senza dialogo, solamente attraverso il suo volto, il suo atteggiamento e il linguaggio del suo corpo. Era questa l’idea che inseguivo – narrazione pura, e costruire un personaggio attraverso il canto e la danza – ed Emma ha fatto in modo che questo si realizzasse creando una donna vera e reale”.

Ryan Gosling ha trovato Stone perfetta per il ruolo. “Non c’è nessuno come Emma. È diversa da tutte le altre e regala questa sua caratteristica a Mia. Provi simpatia per Mia, perché ti rendi conto di quanto sia speciale e unica. Ma vedi anche che è un po’ diversa da quello che cercano le persone del mondo dello spettacolo – molto spesso vogliono attrici che siano interscambiabili tra loro. E lei non è così”.

“È anche una ballerina fantastica e io mi sono appoggiato a lei tutto il tempo, letteralmente”, aggiunge Gosling.

I produttori hanno visto Stone aggiungere una nota di empatia a un personaggio che vive in quello che sembra un mondo rarefatto. “Emma aggiunge sensibilità e consapevolezza della realtà al personaggio – può sembrare una parola scontata, ma ha senso rispetto alla sua performance in questo film”, dice Jordan Horowitz. “Ha le qualità di una grande star del cinema, ma appare anche umana e autentica. È molto facile innamorarsi di lei e vivere le sue emozioni e questo è stato estremamente importante per il personaggio di Mia”.

“Non tutti sognano di entrare nel mondo dello spettacolo, ma il modo in cui Emma interpreta il desiderio di diventare attrice è fantastico”, aggiunge Marc Platt. “Senti che il sogno di Mia potrebbe essere quello di tutti, qualsiasi cosa si faccia, e lei è particolarmente efficace in questo”.

Il modo in cui Stone è riuscita a unire la complessità del mondo interiore del suo personaggio e la gioia e la leggerezza del ballo ha colpito i realizzatori. “Emma danza in modo naturale e apparentemente senza alcuno sforzo, anche se in realtà ha fatto un gran lavoro per arrivare a questo livello. Ha fatto il massimo per un personaggio che sembrava essere stato tagliato su misura per lei”, dice Horowitz.

La coreografa Moore è stata testimone del grande impegno di Stone. “Emma è una di quelle persone che si gettano a capofitto in un progetto e quando provavamo lei faceva ogni volta sempre meglio. È stato bello assistere al processo che l’ha portata a diventare una vera ballerina”.

All’inizio del progetto, Stone ha incontrato Chazelle, che ha scambiato con lei alcune idee su dei numeri musicali. “È stato bellissimo”, ricorda Stone. “L’idea di raccontare la storia molto moderna di due artisti che lottano per conquistare il successo nella Los Angeles di oggi – ma nello stile dei musical anni 50 – mi ha eccitato molto”.

Anche le aspirazioni di Mia le sono suonate familiari. “Mia è spinta da qualcosa che lei stessa non capisce bene”, dice Stone. “Vuole fare l’artista in una città dove tantissima gente nutre le sue stesse aspirazioni. Lei sa di avere dentro qualcosa di speciale, ma non sa cosa sia. Mi sento vicino a lei in quanto attrice che va alle audizioni ed è stato eccitante portarla nel mondo del musical, tra una canzone e un numero di ballo, una bella sfida”.

Pur avendo già lavorato in un musical a teatro, come Gosling, Stone ha dedicato parecchi mesi alla preparazione. “Abbiamo lavorato molto alla preparazione con Mandy Moore e per due mesi abbiamo provato ogni giorno”, spiega. “È stato molto divertente, perché avevo già fatto danza in passato, ma questa volta ho dovuto imparare il tip tap, e danza jazz e da sala – un linguaggio completamente nuovo”.

Stone sottolinea anche che l’obiettivo delle figure di ballo non era la perfezione. “I nostri personaggi sono artisti che lottano per emergere, nessuno gli chiede di essere cantanti o ballerini professionisti. Damien ha voluto fortemente che il nostro rapporto apparisse vivo e naturale quindi, anche se partecipiamo a incredibili numeri di ballo, sono stati ammessi piccoli difetti ed errori”, spiega.

Stone riflette su come Mia affronta il suo innamoramento. “Credo che Mia e Sebastian siano di ispirazione l’uno per l’altro in modi diversi”, dice. “Quando si incontrano si trovano entrambi in una situazione di stallo creativo, difficile da modificare. Ma la cosa bella che Sebastian fa per Mia è chiederle ‘perché non crei storie tutte tue da raccontare come attrice?’. Penso che lei avesse bisogno di questo stimolo, perché aveva dimenticato di esserne capace. Nello stesso tempo, Mia suggerisce a Sebastian di ampliare e perseguire la sua arte in modi cui non aveva mai pensato. Alla fine credo che così tutti e due riescano ad aprire nuovi mondi che avevano dentro, ma che non avevano mai avuto il coraggio di esplorare”.

Per Chazelle, la coppia Stone/Gosling è stata alchemica. “C’è comprensione immediata tra Ryan e Emma, non a livello personale, ma sullo schermo”, sintetizza. “In questo film hanno fatto cose molto difficili, cioè rendere reale il meno realistico dei generi. Ci sono voluti attori come Ryan e Emma per portare questa storia nella vita reale e renderla umana. Ci sono poche persone che riescono a essere così”.

Sapeva cosa voleva da loro, anche se era qualcosa di ineffabile: “Per me nel film doveva esserci un senso di giocosità, leggerezza. E doveva scattare qualcosa di frizzante, di effervescente quando sono insieme sullo schermo, come lo champagne”, conclude Chazelle.

 

Il primo ruolo importante di John Legend

Nel cast di La La Land c’è anche il cantautore John Legend, dieci volte premio GRAMMY® e premio Oscar per la Migliore Canzone (Glory da Selma – La Strada per la Libertà) , che interpreta Keith, il musicista che chiede a Sebastian di entrare nella sua band emergente, The Messengers, e lo allontana da Mia. Legend è anche coautore della canzone “Start A Fire”, che nel film porta al successo i Messengers.

Fred Berger dice che all’inizio avere nel cast Legend era pura fantasia. “Questo film è sempre esistito nel mondo dei sogni, quindi sognavamo chi potevamo avere per questo ruolo, e invece è successo”, dice il produttore. “Anche dal punto di vista della disponibilità, visti gli impegni di John, era difficile pensare di averlo con noi. E invece è stato possibile e lui si è inserito nel mix con passione ed emozione incredibili. È perfetto per il film, perché è una persona piacevolissima, un gran lavoratore e ha i piedi per terra”.

“Dal punto di vista musicale, sapevamo che sarebbe stato fantastico. Ma dal punto di vista della recitazione, doveva confrontarsi con Ryan – lui invece ci ha stupito con il suo talento naturale”, aggiunge Berger. “Credo che lo vedremo molto più spesso sul grande schermo, e non solo per cantare”.

Legend ha colto l’occasione di esplorare qualcosa di nuovo. “Ho pensato che sarebbe stata una magnifica opportunità poter recitare in un ruolo che mi è abbastanza familiare, perché faccio musica”, dice Legend. “Sono stato attirato dall’idea di interpretare un musicista in un film diretto da un regista così ricco di talento e con grandi star come Gosling e Stone”.

Legend è stato affascinato anche dal conflitto tra Keith e Sebastian, che analizza il problema di come adattarsi ai rapidi cambiamenti culturali. “Sono due persone di grande talento che amano il jazz”, osserva Legend. “Ma si scontrano perché la filosofia di Keith è: non dobbiamo cercare di preservare qualcosa che è successo 50 anni fa; usiamo quello che abbiamo imparato e facciamo qualcosa adatto alla nostra epoca. La filosofia di Sebastian è restare fedeli alla tradizione… ma Keith spera di poter imbrigliare la grande abilità di Sebastian senza dover affrontare gli aspetti più complicati e difficili del suo carattere”.

Per Legend, l’opportunità di lavorare faccia a faccia con Ryan Gosling è stata intrigante. “Ryan è uno dei migliori attori di oggi, quindi il mio approccio è stato di umiltà, e Ryan mi ha aiutato molto e mi ha supportato. Mi ha incoraggiato a pensare ‘OK, posso farcela’”.

Scrivere Start A Fire ha aiutato Legend ad approfondire la comprensione dei personaggi. “La cosa divertente è che abbiamo visto la canzone cambiare insieme a Sebastian e Keith quando discutono della musica che vogliono fare”, dice Legend. “C’è Sebastian incerto quale ‘pop’ è disponibile a fare e quanto è disposto ad allontanarsi dalla musica che ama suonare”.

La canzone è stata rivelatrice per Gosling. “Per John portare il suo tocco contemporaneo è stata dura. Dal punto di vista della sonorità e dell’energia avrebbe potuto scontrarsi con il tipo di musica che il film celebra”, sottolinea. “Invece quello che John ha portato è stato così importante che ha reso ancora più complicato il dilemma del mio personaggio”.

Insieme a Legend nel cast sono entrati tanti giovani in ruoli di supporto, come Sonoya Mizuno (Ex Machina), Jessica Rothe (Parallels), Callie Hernandez (Blair Witch), Finn Wittrock (Unbroken) e Rosemarie DeWitt (Rachel sta per sposarsi), oltre al premio Oscar® J.K. Simmons, tornato a lavorare con il regista del suo Whiplash, nel ruolo del boss di Sebastian.

 

 

 

Il cuore di La La Land: parole e musica

Al centro di La La Land ci sono le canzoni originali del film che fluiscono nel corso della storia come farebbero monologhi, dialoghi e conversazioni. Per le parole che dovevano accompagnare la musica di Hurwitz, Chazelle e Hurwitz hanno lavorato con i compositori Benj Pasek e Justin Paul, tra le cui produzioni ricordiamo Dear Evan Hansen, A Christmas Story, Dogfight, James and the Giant Peach e Edge. Questa era la loro prima occasione di creare le parole per le canzoni di un film.

Dopo un incontro per una pizza durante un viaggio a L.A., Pasek e Paul erano pronti a iniziare. “Siamo stati affascinati dall’energia di Damien e Justin e dal loro desiderio di rendere un tributo ai film musicali classici, creando nel frattempo qualcosa di importante per il giorno d’oggi”, dice Paul.

“E poi non sono molti a realizzare questo tipo di film musicali”, ammette Pasek, “ed è qualcosa che ho sempre desiderato fare”. Era destino, specialmente dopo la pizza, Pasek e Paul sono tornati a casa dell’amico che li ospitava e hanno trovato Chazelle e Hurwitz. “Abbiamo scoperto che Justin vive nello stesso edificio. E lui ci ha detto, ‘Ragazzi, siete degli stalker?”, ricorda Pasek.

Non era questione di stalking, ma di sincronia delle menti. Come Chazelle, Pasek e Paul erano emozionati dalla sfida di entrare nella zona di confine tra la realtà e la fantasia romantica. “Era un problema di equilibrio perché volevamo cogliere la vera difficoltà di vivere a L.A., ma anche cogliere la gioia di due persone che finalmente hanno la possibilità di realizzare i loro sogni”, spiega Paul. “Non è stato facile. Ci sono state tante stesure e tanto cibo take away”.

Un’altra sfida è stata quella di inserire Sebastian e Mia nelle loro canzoni. “Sebastian è un po’ fuori dagli schemi a livello culturale, quindi è stato divertente, mentre Mia è più seria e determinata”, dice Paul. La scelta di Gosling e Stone come protagonisti è stata un’altra bella fonte di ispirazione. “Con Emma e Ryan si è ottenuto quel fascino, quella profondità e quella chimica che ti stimolano davvero”, dice Pasek.

Paul e Pasek sono stati anche incoraggiati dalle musiche di Hurwitz. “Sono nuove ed emozionanti, ricche di melodia. Ha creato qualcosa che non sembra un pastiche, ma non sembra neppure del 2016, vive da qualche parte tra le due cose e questo è sempre il miglior tipo di musica, ci ha aiutato a concentrarci su quello che dovevamo fare per ottenere il massimo”, dice Paul.

Gosling si è innamorato delle canzoni e dice ridendo: “Ho suonato quelle musiche per pianoforte quattro ore al giorno per tre mesi, quindi tecnicamente non dovrei più volerle sentire. E invece ogni volta che le sento mi emoziono e continuo a pensare che sono molto, molto belle. Siamo stati davvero fortunati ad avere una colonna sonora così speciale”.

Due canzoni – Audition cantata da Emma Stone e City of Stars – sono state cantata dal vivo sul set per avere tutti gli attori insieme in quel momento. “È stata una sfida, ma volevo affrontarla a tutti i costi”, dice Stone. “Avevo appena fatto Cabaret e mi ero resa conto che la performance dal vivo aggiunge qualcosa, anche se la voce si incrina un po’ o sei un po’ stonato, qualcosa di insostituibile”.

 

 

Le coreografie di Mandy Moore

Le canzoni per La La Land hanno poi ispirato tutta una serie di numeri che sono stati inseriti con grande naturalezza nella struttura della storia. Damien Chazelle ha voluto che questi numeri riecheggiassero l’intelligenza, la fantasia e la libertà narrativa dei film musicali degli anni 50 – ma che possedessero quell’energia e quel ritmo che possono parlare anche a un pubblico cresciuto con iPhones e YouTube.

Per questo ha collaborato a stretto contatto con la coreografa due volte premio Emmy Mandy Moore, famosa per il lavoro innovativo fatto trasformando il ballo in un reality televisivo ricco di suspence con So You Think You Can Dance. Moore, che ha ideato numeri per il teatro e per molti video musicali, ha coreografato anche Silver Linings Playbook di David O. Russell.

Il produttore Marc Platt dice che coreografare per una macchina da presa è una forma d’arte con le sue specificità. “È diverso dal coreografare per il teatro, soprattutto quando la macchina da presa si muove con energia e fluidità come in La La Land”, dice Platt. “È necessario che il coreografo sappia intuire come devono muoversi i ballerini in relazione ai movimenti di macchina”.

Moore è rimasta estasiata da quanto, a differenza dal solito, fossero ambiziosi gli obiettivi dei numeri di danza per il film. “Io sono un’appassionata dello stile di ballo dei film musicali della MGM”, confessa Moore. “E la danza è la mia vita – quindi è stato bellissimo vedere quanto Damien voleva addentrarsi in questo mondo”.

È stata colpita anche dalla competenza di Chazelle, infatti hanno parlato per due ore della storia del ballo nel cinema. “Fin dal primo momento che l’ho incontrato, Damien ha citato come punto di riferimento scene di danza di tanti film diversi e io ho pensato ‘Non credo che ci siano altri registi che conoscono questo settore come lui’”.

Chazelle invece è stato colpito dal mix di influenze che caratterizzano Moore. “In realtà è una studiosa delle forme classiche della danza, e noi avevamo bisogno di questo, ma è anche un’artista in grado di creare un tipo di danza che non si è mai vista sullo schermo”, dice. “La cosa più importante era che le coreografie fossero legate sia al personaggio che ai movimenti del corpo. Secondo me è questo l’elemento che dona naturalezza al ballo. Ho detto a Mandy che in questo film il ballo, il canto e la recitazione sono una cosa sola – non ci sono separazioni tra loro. È stato di grande aiuto che Mandy fosse l’insegnante di Ryan e Emma e nel contempo la creatrice delle coreografie, perché la danza è legata a come si relazionano Ryan e Emma. Il ballo è un bellissimo modo per raccontare la storia di due persone che si innamorano, di esprimere le emozioni e i brividi di quando incontri qualcuno che ti colpisce al cuore”.

Chazelle e Moore hanno voluto costruire le coreografie del racconto in un modo ultramoderno – abbattendo quella quarta parete che può far diventare passivo lo spettatore, ma senza interrompere il fluire sognante della narrazione.

“Nei nostri primi incontri Damien e io parlavamo di quanto fosse importante per noi coinvolgere emotivamente il pubblico, volevamo che si trovasse immerso nei nostri numeri di ballo”, dice Moore. “Volevamo anche che Sebastian e Mia apparissero come persone reali che, solo per un momento, superano il confine della vita di ogni giorno”.

Ma la sfida è andata molto oltre. “Sapevo che Damien voleva girare vecchio stile. Niente montaggio. Ed è stato inflessibile. Poi è arrivato il momento in cui abbiamo pensato ‘oh mio Dio, come facciamo?’”, dice Moore ridendo. “E allora capisci che per creare qualcosa di magico devi fare qualcosa di folle, devi buttarti”.

Tutto questo ha richiesto però un’attenta pianificazione logistica, ma il cuore della questione, secondo Moore, era sempre “C’è sempre sentimento, c’è feeling?”.

Quel feeling doveva venire soprattutto da Gosling e Stone, che hanno dovuto imparare numeri di danza complicati, malgrado non fossero ballerini professionisti. Moore ha deciso di seguirli personalmente, nella sua palestra, per non separare gli aspetti creativi del film dalla preparazione. “Credo sia questa la fonte da cui scaturisce la magia che avvolge Ryan e Emma”, dice, “perché abbiamo creato i movimenti durante le ore di preparazione e quei movimenti sono diventati organici ai loro personaggi. Hanno lavorato tutti e due molto intensamente e sono rimasta colpita dalla loro energia. Sembravano felici di avere questa opportunità per ballare ed è stato bellissimo”.

Il numero iniziale, Traffic, in cui un ingorgo sull’autostrada di L.A. diventa un chorus line di automobili, ha presentato alcune grosse difficoltà. “È stato un gran lavoro”, dice Moore. “Il nostro ufficio era pieno di post-it con la marca di ogni automobile e chi c’era a bordo e quale vettura aveva bisogno di essere rinforzata. Un impegno notevole dal punto di vista logistico”.

Anche le riprese dovevano evitare qualsiasi sbavatura, perché il tempo che avevamo a disposizione per girare sull’autostrada era limitato… e questo ha significato prove, prove e ancora prove. “Tutto doveva funzionare perfettamente quando la macchina iniziava a girare, perché ogni momento perduto sarebbe stato assolutamente inaccettabile”, ricorda Ryan Gosling. “Ci siamo preparati per tre mesi e così abbiamo potuto offrire a Damien quello che voleva in una ripresa”.

Essere riusciti a fare quello che sembrava quasi impossibile, secondo Moore, è merito dei ballerini. “I ballerini di ‘Traffic’ sono gli eroi misconosciuti di questo film, perché hanno lavorato in condizioni davvero molto difficili – danzavano sulle auto in un’autostrada con una temperatura di 38 gradi! Il loro impegno e i loro sforzi hanno creato qualcosa di magico”, dice.

Un’altra sequenza complessa che ha messo Moore a dura prova è stata Someone In The Crowd, il numero che segue Mia che va a un party a L.A., da quando si prepara con le sue compagne di stanza, fino alla sofisticata casa che ospita la festa, e che si conclude con un tuffo in piscina. “Abbiamo girato quel numero in una notte di follia”, riflette Moore. “Mi auguro che la gente possa vedere tutto quello che c’è. Ero stravolta, ma quando ho visto i giornalieri mi sono resa conto che era assolutamente stupefacente: i colori, la macchina da presa, i costumi e il ballo, tutto funzionava perfettamente insieme”.

Chazelle aveva concepito la scena per raccontare i dilemmi che si pongono i giovani artisti di Hollywood su come gestire la loro vita dal punto di vista sociale e del lavoro. “È un problema semplice, che coinvolge molti aspiranti artisti: vado a questo party oppure resto a casa a studiare e a prepararmi? Ma può anche significare molto di più: cosa sei disposto a fare per realizzare i tuoi sogni? A quali compromessi puoi scendere? Vuoi cambiare chi sei? Someone in the Crowd si riferisce proprio a questo e mostra il disagio di Mia in quella situazione”.

Per Moore, il cuore del film è il numero del planetario, un valzer che ha creato per Gosling e Stone e che definisce “a gravità zero”. “Volevamo che il pubblico sentisse che Sebastian e Mia si concedono questo bel valzer perché non hanno altra scelta in quel momento”, dice. “La macchina da presa ha fatto un lavoro magnifico in questa sequenza e c’è tanto sentimento”.

Uno dei momenti preferiti di Emma Stone è Duet, che inizia come la ricerca di una macchina parcheggiata e finisce sulle colline che circondano la città. “È il momento in cui i nostri due personaggi si aprono l’uno all’altro per la prima volta”, dice Stone. “È una scena importante e abbiamo discusso a lungo con Damien, Ryan e Emma su come farla al meglio. Dura circa sei minuti ed era importante che emergesse tutta la gioia che provano”, aggiunge Moore.

Il numero finale del film, Epilogue, è anche il più grande e va da Los Angeles a Parigi e ritorno. Epilogue è una bella fantasia e il dipartimento artistico ha fatto un lavoro magnifico con i set”, dice Moore. “Avevamo 30 ballerini e al centro Ryan e Emma nel loro ultimo, grande momento insieme, è stato davvero emozionante”.

 

Luci, colori, azione: Linus Sandgren e la fotografia della Città delle Stelle

Il look di La La Land all’inizio è quello dei grandi musical del passato, in cinemascope anamorfico e colori brillanti che sembra quasi di poter toccare. Poi arriva il vero divertimento, quando tutto viene trasformato con la sensibilità e le attrezzature del XXI secolo. Damien Chazelle aveva chiaro in mente il look che voleva, ma sapeva anche che avrebbe colto di sorpresa la gente.

Whiplash era montaggio, rifletteva il tempo e il ritmo delle percussioni, La La Land è l’opposto. Whiplash è un film di angoli retti, La La Land di curve”, spiega Chazelle. “Il regista cui mi sono ispirato è Max Ophuls, un maestro dei movimenti di macchina nella storia del cinema. Tutti noi vorremmo poter muovere la nostra macchina da presa come Ophuls, e ovviamente Ophuls l’ha fatto prima della Steadicam, ma l’idea è quella di avere una macchina che senta la melodia, che diventi parte della coreografia”.

È stato influenzato anche dal lavoro di macchina espressionista di Toro scatenato di Martin Scorsese. “Toro scatenato pone una domanda: cosa succede se metti la macchina da presa all’interno di un ring? E io ho voluto mettere la macchina all’interno del ballo, e dare così l’impressione che tutto si svolga intorno a chi guarda”, dice.

Per fare questo, Chazelle ha lavorato a stretto contatto con il direttore della fotografia Linus Sandgren, conosciuto per il suo lavoro con David O. Russell in American Hustle e Joy. Anche se Sandgren ha utilizzato lenti anamorfiche e pellicola 35mm per creare un legame con il passato, ha però portato la cinematografia nell’era della tecnologia odierna.

“La macchina da presa deve avere un’energia particolare in questo film, una grande energia, e tutti noi sapevamo che Linus aveva le capacità e le competenze giuste”, dice Jordan Horowitz.

“Non ho mai visto qualcuno più motivato di Linus quando deve raggiungere qualcosa che ai più sembra impossibile”, dice Fred Berger. “Ma più erano difficili le riprese, più Linus otteneva il meglio”.

Il rapporto creativo tra Chazelle e Sandgren ha colpito tutti. “Damien e Linus erano una coppia perfetta”, dice Berger. “Si dicevano continuamente: come posso portare avanti il più possibile questa idea? E in questo modo sono arrivati a livelli che credevamo impossibili”.

“Linus era il direttore della fotografia perfetto per il nostro film, perché non solo ama andare oltre, ma va oltre anche le nostre aspettative più ardite. Ha quell’energia inesauribile dei bambini che trovo fantastica, quando deve esplorare le possibilità della fotografia sembra proprio un bambino in un negozio di caramelle”, dice Chazelle di Sandgren.

Sandgren è stato attirato dalla precisione della visione di Chazelle, che aveva già completato gli storyboard prima ancora che iniziasse la preproduzione. “Quando Damien ha parlato di come voleva girare il film, sono rimasto affascinato”, dice Sandgren. “Voleva realizzare un film old-fashion in un modo molto moderno, con movimenti di macchina fluidi. Un’idea estetica bellissima, solo più tardi ho pensato a quanto sarebbe stato complesso realizzarla a livello tecnico”.

E le difficoltà sono state una costante per tutto il corso delle riprese. Per dirne una, girare con pellicola 4-perf anamorphic 35mm ha voluto dire che la pellicola doveva essere ricaricata ogni dieci minuti. E poi Chazelle ha voluto anche girare le scene più grandi con un’unica ripresa, per ottenere quella che Sandgren chiama “realtà senza interruzioni”.

“Questo rappresenta sempre una sfida, soprattutto se vuoi avere la luce perfetta”, spiega Sandgren. “Damien non voleva aggiungere gli effetti dopo, voleva che tutto avvenisse davanti alla macchina da presa. La magia in questo film non è mai falsa – avviene tutto davvero. Ma io penso sempre che le cose si possono ottenere, bisogna solo trovare la soluzione, in questo caso è stata necessaria tanta, tanta pianificazione”.

Anche l’inquadratura ha presentato delle difficoltà. “Damien voleva che il film fosse davvero anamorfico. Oggi i film sono girati da 2.40 a 1”, dice Sandgren. “Ma stavamo pensando che sarebbe stato interessante girare da 2.52 a 1 per dare a La La Land l’extra scope dei vecchi film. Ne ho parlato con Panavision e loro hanno modificato alcune lenti perché andassero bene, poi hanno dovuto costruire nuove lenti proprio per noi e credo che questo sia stato importante per il film”.

Sandgren ha giocato con una quantità di luci colorate per accentuare la gamma dei blu, dei verdi e dei rosa del film. Chazelle è stato molto preciso quando ha detto che voleva che le scene notturne fossero illuminate con il loro cielo stellato. E quando davanti alla macchina da presa sono arrivate le scene di ballo, Sandgren ha tirato fuori il coreografo che è in lui. “Era importante che la macchina sembrasse danzare anche lei”, dice. “Nello stesso tempo la gente non se ne deve accorgere, quindi deve muoversi in linea con la coreografia. Ogni numero ha presentato dei problemi e qualche volta abbiamo pensato che non ce l’avremmo fatta, ma tutto è filato liscio”.

La L.A. di La La Land: le scenografie

La La Land non è solo una storia d’amore, è anche un’ode alla città di Los Angeles e ai tanti rischi artistici che portano all’infarto che porta ad altri rischi artistici. Era questo l’ambiente di cui dovevano occuparsi le scenografie nei 40 giorni della produzione.

Il cast e la troupe hanno sostato in location leggendarie come il Griffith Park Observatory, ma anche in gemme nascoste come lo storico Lighthouse Cafè a Redondo Beach, un club in cui si ascolta jazz dal 1949. Tutto è stato controllato dal team dello scenografo David Wasco e dell’arredatrice Sandy Reynolds-Wasco, tra i cui film ricordiamo Le iene, Pulp Fiction, Rushmore-A scuola di sogni, I Tenenbaums, Kill Bill Vol. 1 e 2, Collateral e Bastardi senza gloria.

“Abbiamo avuto l’opportunità di mostrare le luci e le ombre della città”, dice David Wasco, “ma anche di guardarla attraverso la maestria di un regista di grande visualità e di scoprire luoghi che non si sono mai visti al cinema prima”. “Abbiamo amato molto l’idea che questo film fosse la prima vera visione musicale di Los Angeles da decenni”, aggiunge Sandy Reynolds-Wasco.

Per restare fedeli al tono del film, le location oscillano dai siti più moderni a quelli del passato. “È una caratteristica tipica di questa città”, afferma David Wasco. “Volgi lo sguardo in una direzione e ti senti nella Hollywood degli anni 40, poi guardi da un’altra parte e ti ritrovi di colpo nel 2016. E l’idea di Damien è stata quella di sfruttare questo aspetto”.

Chazelle ha voluto trasmettere al film l’atmosfera della città. “L.A. è un altro personaggio perfetto per il film, perché è piena di ottimismo, ma anche di sogni infranti”, commenta Sandy Reynolds-Wasco.

Ma è anche la culla della storia della cultura pop, e lo vediamo quando Sebastian e Mia dopo aver visto Gioventù bruciata al Rialto Theatre vanno al Griffith Park Observatory dove si svolge l’azione di Gioventù rubata. È stato emozionante per tutti poter usare quelle location leggendarie – ma i Wasco sono andati oltre, usando non solo i veri esterni, ma ricreando gli interni del planetario come una fantasia Art Deco per il valzer di Sebastian e Mia attraverso il diorama.

Per quel set, hanno anche cercato il vecchio proiettore del planetario, ora sostituito da un macchinario più moderno. “Ne abbiamo trovato uno usato e lo abbiamo affittato”, dice David Wasco. “È stato un set interessante”.

Molto meno facile è stato l’incrocio tra l’autostrada 110 e la 105, che ha ospitato il numero di ballo iniziale. “Non è usuale fare un numero di ballo alla Busby Berkeley su un’autostrada di L.A.”, dice David. “Quindi abbiamo creato uno spazio sul retro dello studio e lo abbiamo riempito di corsie e automobili affinché Damien, Mandy e il cast potessero fare le prove. Poi la California Highway Patrol ha chiuso l’autostrada e ci ha concesso un breve lasso di tempo per girare una scena di ballo molto, molto complicata. Ma tutto è andato bene, come per magia”.

Sono stati i Wasco ad avere l’idea di far guidare a Sebastian una Buick Riviera convertibile del 1980 – una vettura che si riconosce tra mille e che è diventata subito un personaggio. Hanno poi circondato Sebastian con le fotografie di icone del jazz, mentre Mia vive tra le foto della sua eroina, Ingrid Bergman. Ci sono anche altri riferimenti che i cinefili potranno ritrovare nel corso del film, oltre all’influenza di pittori come Ed Ruscha e David Hockney, che hanno analizzato i miti di Los Angeles, e del pittore fauve francese Raoul Dufy.

I set sono diventati ancora più originali verso il climax del film, soprattutto nella sequenza chiamata Epilogue. “In quel caso, Damien ha voluto che LA e Parigi apparissero un mondo fantastico e tutto è stato preparato nello studio con sfondi dipinti, in modo molto, molto teatrale”, spiega David. “È una scena importante e vi abbiamo lavorato dall’inizio della preproduzione fino all’ultimo giorno di riprese”.

Anche se L.A. è la città dove sono nati tanti film, può non essere un luogo facile dal punto di vista cinematografico. Chazelle era eccitato all’idea di mostrare la città da una nuova prospettiva. “Abbiamo scoperto tanti luoghi che neppure io avevo mai visto prima”, dice il regista Chazelle. “Ho vissuto a L.A. per nove anni e una delle cose che adoro di questa città è che ci sono sempre posti nuovi da scoprire e questo aspetto appare nel film”.

 

I costumi di Mary Zophres

La costumista candidata agli Oscar® Mary Zophres – che ha lavorato in film come Non è un paese per vecchi e Interstellar – con La La Land ha avuto la possibilità di immergersi in uno degli ambienti che la ispira di più e ha lavorato a stretto contatto con Linus Sandgren e i Wascos per creare un mondo in cui i costumi e le scenografie fossero perfettamente armonizzati.

Per prima cosa, Zophres ha dovuto valutare la vastità dell’impegno che l’aspettava. “Solo Mia e Sebastian si cambiano cinquanta volte, e non è davvero poco”, dice Zophres. “Ma sono stata motivata dalla visione di Damien che mi ha fatto venire la pelle d’oca – e mi ha fatto andare avanti anche quando pensavo di non potercela fare”.

Zophres e Chazelle si sono concentrati sui colori che sono diventati un mezzo attraverso il quale esprimere le emozioni. “Fin dal primo giorno e poi per tutto il film, scena dopo scena, abbiamo sempre parlato della gamma dei colori”, dice. “Discutevamo di come una scena potesse apparire neutra con un tocco di giallo e di avere in un’altra gli uomini in scuro e le donne con dei colori. Abbiamo sempre cercato di imprimere un’aria senza tempo, ma con un tocco di contemporaneità”.

La loro fonte di ispirazione sono stati film come Les Parapluies de Cherbourg, Bandwagon e Swingtime, ma Zophres dice che non si è trattato di un processo di imitazione, ma di inserire forme e colori nel mondo in cui vivono Sebastian e Mia.

“È stato tutto basato sull’intuizione”, continua Zophres. “C’è l’uso di molto colore, come nei musical classici, ma legato a quello che per noi era giusto e adeguato ai personaggi. Ad esempio, ho visto Emma in abito giallo canarino sul tappeto rosso. Non sono molte le persone che possono indossare quel tipo di colore, ma lei era magnifica. E allora ho proposto a Damien: che ne diresti di un abito giallo per ‘Duet?’”

Per Zophres, Stone è stata una musa fantastica. “È bellissimo vestire Emma. Ci sono stati molti momenti ‘a-ha’ in sala prove”, dice la costumista. “L’idea per Mia era di iniziare con colori vivaci, perché ha gli atteggiamenti e lo spirito di una ragazza poi, quando diventa più matura e si concentra sul suo lavoro, i colori diventano meno saturi, fino al momento in cui, nel suo one-woman show è in bianco e nero. Poi la vediamo dopo cinque anni ed è la stessa ragazza – solo molto più raffinata”.

Molti abiti indossati da Mia hanno un’aria vintage, in armonia con il tono del film. “La sua camicetta da barista è ripresa da un fotogramma di Ingrid Bergman degli anni 40”, dice Zophres. “Ci sono anche degli screen test in cui Bergman ha un abito rosa accollato che lascia scoperte le spalle e Mia indossa qualcosa di molto simile che abbiamo trovato in un negozio vintage nella San Fernando Valley. È il tipo di vestito che si portava 50 anni fa, ma che va benissimo anche ora”.

Per il Sebastian di Ryan Gosling, Zophres ha sottolineato l’aspetto elegante e anche un po’ originale del personaggio e quasi tutti gli abiti sono stati confezionati su misura. “Il suo look non è necessariamente trendy, ma non è neppure quello di tutti gli altri uomini che vediamo per strada, si sente che è curato. Non è il tipo da maglietta, il suo è un aspetto che parla di rispetto per la tradizione e la forma”, spiega.

Anche per Sebastian il colore è stato un elemento chiave, dal completo color sabbia della scena iniziale alla giacca sportiva blu fino al completo nero quando è in tour con i Messengers. Inoltre indossa scarpe bicolori, un tocco che Zophres adora. “Erano scarpe molto popolari negli anni 40, ed esprimono un senso di leggerezza e di amore per la vita. Le amo molto e per Sebastian sono diventate una specie di segno distintivo, perché porta nel presente la sua passione per il passato. Sarebbe divertente vedere più uomini passeggiare con indosso scarpe bicolori”.

Gosling ha amato molto le creazioni di Zophres. “Se ci fosse un Mount Rushmore dei costumisti Mary Zophres ci sarebbe”, dice Gosling. “È realmente una delle costumiste più grandi di questi anni e i suoi costumi mi hanno aiutato a percorrere la linea tra la sensibilità degli anni 40 e quella contemporanea”.

Per le grandi scene di ballo, Zophres non si è concentrata solo sulla forma, ma anche sulla funzionalità, con abiti che fluttuavano e turbinavano durante le performance. “I costumi di Mary riecheggiano la sensibilità amplificata che permea ogni inquadratura”, dice Marc Platt. “E il modo in cui si muovono e ondeggiano accentuano la bellezza del film”.

Jordan Horowitz è stato gratificato da come tutti gli aspetti del film si siano amalgamati perfettamente fino a ottenere un musical moderno. “Ci sono state collaborazioni magnifiche in questo film e penso che il motivo stia nel fatto che tutti erano appassionati al loro lavoro, ma anche desiderosi di dare vita alla visione gioiosa di Damien”. “Ne è risultata un’esperienza viscerale, divertente, con personaggi autentici, uno spettacolo visivo entusiasmante dall’inizio alla fine”, aggiunge Fred Berger.

Per Platt, ogni elemento di La La Land – dal dialogo alle canzoni, dalle performances alla fotografia, fino ai minimi dettagli dei set e dei costumi – si sono amalgamati e sincronizzati perfettamente e hanno dato vita a qualcosa che sembra misteriosamente più della somma delle parti che la compongono.

La La Land è un’esperienza cinematografica in sé, è travolgente ma intima, è grande ma romantica, è allegra ma malinconica. Ci sono balli e canzoni ed è il ritratto di una Los Angeles che non si è mai vista prima. E c’è un tipo di feeling insolito in un film”, conclude Platt.

Chazelle spera che il film dimostri tutta la sua passione, perché è la passione alla base della sua complicata creazione. “La La Land è passione — passione per l’arte e passione per l’amore ed è con passione che ci siamo dedicati al film, che l’abbiamo scritto, abbiamo composto le musiche ed è con passione che ve lo presentiamo”.

 

 

IL CAST

 

Ryan Gosling

A partire dal controverso ruolo nel film The Believer, la carriera di RYAN GOSLING [Sebastian] è stata sfavillante. Dopo che la performance ha ottenuto recensioni entusiastiche e l’attenzione dell’industria, Gosling ha vinto il Gran premio della Giuria al SUNDANCE FILM FESTIVAL® del 2001 e ha ottenuto candidature come miglior attore agli Independent Spirit Awards e da parte del London Film Critics’ Circle.

Gosling ha ottenuto il plauso della critica sia per il film indipendente The Slaughter Rule, con David Morse, che per il thriller psicologico Murder By Numbers, con Sandra Bullock. La sua propensione per personaggi impegnativi e complessi lo ha portato a essere protagonista di Il delitto Fitzgerald, con Kevin Spacey e Don Cheadle. Poi ha lavorato nel film di successo Le pagine della nostra vita e nel thriller della New Line Il caso Thomas Crawford, con Anthony Hopkins. Nel 2004 è stato definito “la star maschile del futuro” da ShoWest.

Nel 2007 Gosling ha ottenuto una nomination agli Oscar come miglior attore per la sua interpretazione di Dan, un insegnante tossicodipendente, nel film Half Nelson, che gli ha portato anche candidature come miglior attore dalla Screen Actors Guild™, dalla Broadcast Film Critics Association, ai Film Independent Spirit Awards, dalla Chicago Film Critics Association, dalla Online Film Critics’ Society, dalla Toronto Film Critics Association e ai Satellite Awards. Ha ricevuto il premio per la miglior interpretazione maschile del National Board of Review e ha vinto il premio come miglior attore ai festival internazionali di Seattle e Stoccolma.

L’anno seguente Gosling ha ottenuto nomination ai Golden Globe® e ai SAG™ per Lars e una ragazza tutta sua e nel 2011 dall’HFPA per il film drammatico Blue Valentine, con Michelle Williams.

Nel 2011 Gosling ha lavorato con Steve Carell e Julianne Moore nella commedia sulla crisi coniugale Crazy, Stupid, Love. Lo stesso anno è apparso in Drive, un film d’azione diretto da Nicolas Winding Refn e in Le idi di marzo di George Clooney. Gosling è stato definito da Manolha Dargis, critica del New York Times, “uno degli attori più eccitanti della sua generazione”.

Nel 2012, Gosling ha lavorato con il regista Darek Cianfrance in Come un tuono insieme a Bradley Cooper ed Eva Mendes. Gosling ha interpretato anche Gangster Squad di Warner Bros, per la regia di Ruben Fleischer, con Emma Stone, Sean Penn e Josh Brolin. E’ tornato poi a lavorare con il regista Nicolas Winding Refn per Solo Dio perdona.

Gosling ha debuttato nella regia con Lost River, uscito nell’aprile del 2015. Quello stesso anno ha recitato con Christian Bale, Steve Carell e Brad Pitt nel film della Paramount La grande scommessa, scritto e diretto da Adam McKay, e in The Nice Guys, di Warner Bros, diretto da Shane Black, con Russell Crowe, premiato a Cannes quest’anno.

Presto lo vedremo in Weightless, di Terrence Malick. Attualmente è impegnato nella produzione di Blade Runner di Denis Villeneuve.

 

Emma Stone

Con la sua bellezza suggestiva e il suo grande talento, l’attrice candidata agli Oscar EMMA STONE [Mia] si è imposta come una delle attrici più richieste di Hollywood.

Stone è apparsa nel film della Fox Searchlight Birdman, che ha vinto il premio per la miglior performance di un cast ai SAG e di miglior film agli Independent Spirit Awards e agli Oscar. Deadline ha definito Stone “luminosa” e Rolling Stone ha scritto che “Emma Stone è cruda e rivelatrice”. La sua performance le ha garantito candidature come miglior attrice non protagonista agli Oscar, ai Golden Globe®, ai SAG e agli Independent Spirit.

Stone ha appena finito di girare Battle of the Sexes, dove interpreta Billie Jean King con Steve Carell nella parte di Bobby Riggs. Diretto da Jonathan Dayton e Valerie Faris, il film racconta la storia dell’ex campione di tennis Riggs che affronta King in un match super pubblicizzato. Battle of the Sexes uscirà nel 2017.

Fra i suoi film ricordiamo Irrational Man di Woody Allen, Sotto il cielo delle Hawaii di Cameron Crowe, ancora di Woody Allen Magic in the Moonlight, i primi due film della serie The Amazing Spiderman, il candidato agli OscarI Croods per Dreamworks Animation, il drammatico Gangster Squad, Easy Girl, per il quale ha ottenuto una nomination ai Golden Globe e un MTV Movie Award per la miglior performance comica, il drammatico The Help, la commedia romantica Crazy, Stupid, Love, Amici di letto, il dramma indipendente Paperman, il film d’animazione della Twentieth Century Fox Marmaduke, la commedia della Columbia Picture Benvenuti a Zombieland, la commedia romantica della Warner Brothers La rivolta delle ex, la commedia della Columbia Pictures/Happy Madison La coniglietta di casa, The Rocker di Twentieth Century Fox e la commedia di Judd Apatow Superbad.

Stone ha da poco interpretato a Broadway il ruolo di ‘Sally Bowles’ in Cabaret di Rob Marshall. Il New York Times ha scritto che “Emma Stone è scintillante nel suo irresistibile debutto a Broadway. La sua Sally è selvaggia, fiera e straziante – difficile da dimenticare. Offre un’ottima ragione per rivedere Cabaret”.

Quando non è impegnata sul set, Stone sostiene Stand Up To Cancer (SU2C), che promuove la ricerca sul cancro e la sperimentazione di nuove terapie. Stone è stata coinvolta in questa organizzazione da Laura Ziskin, produttrice di The Amazing Spiderman. Oltre a SU2C, Stone è ambasciatrice del Gilda’s Club New York City, chiamato così in onore dell’attrice Gilda Radner, che mette a disposizione un luogo dove i malati di cancro possono ritrovarsi per stringere rapporti sociali e supportarsi emotivamente. Stone è membra attiva del Gilda’s Club e si impegna nel dipartimento dedicato ai bambini e agli adolescenti.

Orginaria dell’Arizona, Emma vive a Los Angeles.

 

John Legend

JOHN LEGEND [Keith] é nato in Ohio ed un cantante e cantautore vincitore di numerosi premi.

Ha vinto infatti dieci Grammy, un Oscar, un Golden Globe, il BET Award come miglior nuovo artista e lo speciale Starlight Award dalla Songwriters Hall of Fame. Laureato alla University of Pennsylvania dove ha studiato letteratura inglese e afro americana, Legend ha partecipato a molte attività musicali mentre era al college. In quel periodo ha conosciuto Lauryn Hill che lo ha ingaggiato per suonare il pianoforte per il suo Everything Is Everything e subito dopo ha cominciato a sunare nella zona di Philadelphia, fino ad arrivare a New York, Boston, Atlanta e Washington D.C. Dopo gli studi, Legend ha conosciuto l’artista hip hop Kanye West, che lo ha subito introdotto alla G.O.O.D. Music e chiamato a cantare per alcune delle sue musiche. Legend ha poi collaborato con famosi artisti in successi come All of the Lights di West, Encore di Jay-Z e nel 2003 come vocalist di You Don’t Know My Name di Alicia Keys. L’album di esordio di Legend, Get Lifted, è stato realizato nel dicembre 2004 dalla Columbia Records. Quell’album di successo ha prodotto il suo primo singolo, Ordinary People, che nel 2006 ha fatto ottenere a Legend numerosi Grammy Awards, fra quali il Best R&B Album, il Best New Artist e il Best Male R&B Vocal Performance. Nel 2006 ha inciso il disco di platino Once Again, con il quale Legend ha ottenuto un altro GRAMMY®, Best Male R&B Performance, per il singolo Heaven, e collaborazioni con Kanye West, will.i.am e Raphael Saadiq.

Nel 2008 è uscito Evolver e il singolo Green Light con Andre 3000. Nel 2010 ha collaborato con the Roots per Wake Up, e un anno dopo ha vinto un Grammy per Best R&B Album. Il quarto e più famoso album di Legend Love In the Future, con All of Me, ha raggiunto il primo posto nella Billboard Hot 100 e si è imposto come numero 1 nella Mainstream Top 40. Recentemente Legend ha vinto il suo primo Oscar®, il primo Golden Globe®, un GRAMMY e un Critic’s Choice Award con la canzone Glory, che ha scritto e interpretato con Common per il film Selma.

Legend si è sempre impegnato nel sociale. Nel 2007 ha lanciato la Show Me Campaign (ShowMeCampaign.org), un’iniziativa che punta sull’educazione per spezzare la catena della povertà. L’impegno di Legend è stato premiato nel 2010 con il BET Humanitarian of the Year, nel 2009 con il CARE Humanitarian Award for Global Change e con il Bishop John T. Walker Distinguished Humanitarian Service Award from Africare e nel 2011 dall’Harvard Foundation Artist of the Year Award. John fa parte dell’Education Equality Project, Teach for America, Stand for Children e dell’Harlem Village Academies e partecipa all’Harlem Village Academies’ National Leadership Board. Legend aiuta anche l’LRNG, un movimento dedicato all’innovazione del processo di apprendimento di quello che riflette meglio il mondo in cui viviamo oggi. Nel 2015 Legend ha lanciato la campagna #freeAmerica, che analizza le politiche sbagliate del Paese e si batte per cambiare il sistema giudiziario.

Legend fa anche parte della Get Lifted Film Co., una compagnia di produzione cinematografica e televisiva di Los Angeles. La Get Lifted Film Co. ha venduto numerosi progetti a vari network come Showtime, NBC, HBO, USA, MTV, OWN e FOX. Inoltre la Get Lifted Film Co. collaborava con la Comcast/Universal e ora con Legendary Television. La Get Lifted Film Co. è produttore esecutivo per il documentario della HBO Southern Rites, per la docu-serie della Pop Network Sing it On, e “Underground”, premiato il 9 marzo 2016 al WGN. La Get Lifted Film Co. ha vari progetti in fase di sviluppo, fra i qualiThe Black Count (vincitore nel 2014 del Pulitzer) che sarà scritto e diretto da Cary Fukunaga (True Detective) per la Sony Pictures, e un progetto con il produttore Will Packer e la Universal Pictures.

 

I REALIZZATORI

 

Damien Chazelle

DAMIEN CHAZELLE [regista e sceneggiatore] ha recentemente scritto e diretto il film premio Oscar Whiplash. Realizzato nel 2014 dalla Sony Pictures Classics, Whiplash ha ottenuto 5 candidature agli Oscar e ha vinto tre premi, tra cui quello come miglior attore non protagonista per J.K. Simmons. Il suo corto del 2013, tratto dalla sceneggiatura di Whiplash, ha vinto il Short Film Jury Prize al Sundance, e l’anno seguente il film ha ottenuto il premio della Giuria e del Pubblico.

Chazelle ha scritto Il ricatto per Magnolia Picture, con Elijah Wood e John Cusack, e ha collaborato alla scrittura del thriller 10 Cloverfield Lane per Paramount, con John Goodman. Le sue sceneggiature di Whiplash e The Claim sono apparse su Blacklist.

Chazelle ha realizzato il suo primo film, Guy and Madeline on a Park Bench, quando ancora non era laureato alla Harvard University. Il musical è stato definito “la miglior opera prima del 2010” da L.A. Weekly e “il miglior primo film” da Time Out New York.

 

Fred Berger

FRED BERGER [produttore] ha prodotto il film che segna l’atteso esordio in lingua inglese di André Øvredal’s (Troll hunter) , The autopsy of Jane Doe, con Emile Hirsch e Brian Cox,  basato sulla sceneggiatura Black List, e che sarà presentato al Toronto Midnight Madness e poi a Fantastic Fest, Sitges, Beyond e infine in una serata di gala al London Film Festival.

Berger ha iniziato una collaborazione con il produttore Brian Kavanaugh-Jones (Midnight special, Loving) con la sua Automatik dopo aver lavorato insieme per produrre il film di fantascienza di Lennart Ruff The titan, con Sam Worthington, Taylor Schilling e Tom Wilkinson.

Tra i prossimi impegni di Berger il film di Chris Weitz Finale – che segue la caccia data dal Mossad a Adolph Eichmann – per MGM; il thriller di Rowan Athale (Wasteland) Strange but true, con Amy Ryan, Greg Kinnear, Nick Robinson e Imogen Poots; e un musical pop scritto e diretto da Max Minghella.

Berger ha iniziato la sua carriera lavorando con Sofia Coppola per Lost in translation e Marie Antoinette, subito dopo si è associato al produttore Ross Katz, candidato due volte agli Academy Award.

Berger ha prodotto l’esordio nella regia di Katz, Taking chance, per HBO Films, con Kevin Bacon. Il film, presentato al Sundance Film Festival, ha vinto premi ai Golden Globe, agli Emmy, ai SAG, ai WGA e ai DGA, ed è tra i film più visti di HBO Films. Il segretario della Difesa Robert Gates attribuisce al film il merito di aver influenzato la sua decisione di permettere l’accesso dei media al trasferimento dei caduti in servizio alla Dover Air Force Base.

Berger ha prodotto anche Road Movie, del cineasta indiano Dev Benegal, sviluppato all’Atelier de Cannes e presentato con grande successo a Toronto, Berlino, Tokyo e Doha e distribuito in tutto il mondo.

Berger ha scritto sceneggiature per molte compagnie di produzione importanti ed è membro del WGA.

 

Jordan Horowitz

JORDAN HOROWITZ [produttore] ha fondato con la moglie Julia Hart la compagnia di produzione cinematografica e televisiva Original Headquarters. E’ stato uno dei produttori di I ragazzi stanno bene di Lisa Cholodenko con Julianne Moore, Annette Bening, Marc Ruffalo, Mia Wasikowska e Josh Hutcherson. Nel 2011 il film ha ottenuto quattro candidature agli Oscar, tra cui quella per il miglior film, e ha vinto il Golden Globe® nella categoria miglior film, commedia o musical. Fra i suoi film più recenti ricordiamo Miss Stevens, scritto e diretto da Julia Hart, con Lily Rabe, Timothee Chalamet e Rob Huebel, che, presentato in concorso al SXSW del 2016, ha fatto vincere il premio speciale della giuria a Lily Rabe come miglior attrice, ed è stato poi distribuito da The Orchard; e The Master Cleanse, scritto e diretto da Bobby Miller con Johnny Galecki, Anna Friel, Anjelica Huston e Oliver Platt, presentato al SXSW del 2016. Per la TV è produttore esecutivo di Counterpart, una serie Starz creata da Justin Marks (The Jungle Book), interpretata dal premio Oscar J.K. Simmons e diretta dal candidato agli Oscar Morten Tyldum. Fra i suoi altri lavori ricordiamo The Keeping Room, scritto da Julia Hart e diretto da Daniel Barber (Harry Brown) con Brit Marling, Hailee Steinfeld e Sam Worthington; Are You Here, di Matthew Weiner (“Made Men”) con Owen Wilson, Zach Galifianakis e Amy Poehler; e Save the Date, in concorso nel 2012 al Sundance, per la regia di Michael Mohan.

 

 

Marc Platt

MARC PLATT [produttore] è fra quei pochi produttori che hanno ottenuto successi in teatro, al cinema e in televisione. Ha avuto 17 nomination agli Oscar, 18 ai Tony, 17 ai Golden Globe e 29 agli Emmy.

Fra i successi di Mr. Platt ricordiamo Il ponte delle spie, di Steven Spielberg, con Tom Hanks, che ha ottenuto 6 candidature agli Oscar, tra cui quella per il miglior film; il recente successo internazionale Into The Woods con Meryl Streep e Johnny Depp, diretto da Rob Marshall; Drive, con Ryan Gosling, che nel 2011 ha ottenuto a Cannes il premio per la miglior regia, Dove eravamo rimasti con Meryl Streep, diretto dal premio Oscar Jonathan Demme; il successo La rivincita delle bionde e il suo sequel, con Reese Witherspoon; Scott Pilgrim vs. The World, di Edgar Wright; Rachel sta per sposarsi, di Jonathan Demme con Anne Hathaway; il successo dell’estate 2008 Wanted con Angelina Jolie, James McAvoy e Morgan Freeman; il debutto come regista e scrittore di Ryan Gosling Lost River, con Christina Hendricks; il musical Nine di Rob Marshall, con Daniel Day-Lewis, Judi Dench, Nicole Kidman, Marion Cotillard, Penelope Cruz, Sophia Loren, Kate Hudson e Fergie; Cani sciolti con Denzel Washington e Mark Wahlberg; Poliziotti fuori- due sbirri a piede libero con Bruce Willis e Tracy Morgan; Winter’s Tale con Colin Farrell e Russell Crowe; Segui il tuo cuore con Zac Efron; Song One con Anne Hathaway; The Other Woman con Natalie Portman; Honey; Josie and the Pussycats; e The Perfect Man. Fra i prossimi progetti di Mr. Platt The Girl on the Train basato sull’omonimo best seller, diretto da Tate Taylor, con Emily Blunt; Billy Lynn’s Long Halftime Walk diretto dal premio Oscar Ang Lee; e Mary Poppins Returns con Emily Blunt e Lin-Manuel Miranda, per la regia di Rob Marshall.

Per il teatro, Marc Platt è il produttore del successo di Broadway Wicked, che recentemente il New York Times ha definito il “musical del decennio.” Wicked ha recentemente celebrato la sua 5000° replica a Broadway e sette compagnie lo stanno ora rappresentando del mondo, a Broadway, a Londra, in Brasile, in Giappone, in Nord America e a livello internazionale. Wicked è stato anche prodotto in Germania, Olanda, Australia, Corea e a Mexico City. Platt è produttore del recente debutto a Broadway del musical If/Then con Idina Menzel. Ha anche prodotto a Broadway Three Days of Rain, con Julia Roberts, Paul Rudd e Bradley Cooper, il balletto di Matthew Bourne Edward Scissorhands, con il quale ha vinto il suo secondo Drama Desk Award, e il revival di Pal Joey con Stockard Channing.

Per la televisione, Mr. Platt è stato produttore esecutivo del successo Grease Live!, che ha ottenuto 10 nomination agli Emmy Award (FOX). Ha anche vinto il Golden Globe Award per la miglior miniserie con Empire Falls (HBO) con Paul Newman, Joanne Woodward, Ed Harris, Helen Hunt e Philip Seymour Hoffman. Fra le sue altre produzioni televisive ricordiamo Once Upon A Mattress con Carol Burnett e Tracey Ullman (ABC); la miniserie vincitrice di Emmy The Path To 9/11 (ABC); e il successo di MTVTaking The Stage.

Prima di fondare la sua compagnia di produzione, Platt è stato il presidente di tre studios (Orion, TriStar e Universal). Platt è membro della Academy of Motion Picture Arts & Sciences, della Academy of Television Arts & Sciences e della Broadway League.

 

Justin Hurwitz

JUSTIN HURWITZ [compositore] si è laureato nel 2008 alla Harvard University, dove ha studiato composizione e orchestrazione. Nel 2010 ha composto le canzoni e la colonna sonora del debutto cinematografico di Damien Chazelle Guy and Madeline on a Park Bench. Nel 2014 ha composto la colonna sonora di Whiplash, con cui ha ottenuto una candidatura ai GRAMMY®.

Justin vive a Los Angeles.

 

Benj Pasek & Justin Paul

BENJ PASEK & JUSTIN PAUL [parolieri] sono gli autori candidati ai Tony® del musical di  Broadway di grande successo A Christmas Story-Una storia di Natale, The Musical (Lunt-Fontanne Theatre) inserito da Time Magazine tra i 10 Top Show del 2012, e definito da USA Today il miglior musical del 2012, che ha ricevuto candidature ai Tony, ai Drama Desk e agli Outer Critics Circle come miglior nuovo musical di Broadway.

Pasek e Paul sono anche gli autori del musical Off-Broadway Dogfight (Second StageTheatre), vincitore del Lucille Lortel Award come miglior nuovo musical, candidato ai Drama League, agli Outer Critics Circle Awards e agli Evening Standard Award del 2014 come miglior musical. Lo show è stato prodotto con successo anche a Londra, al Southwark Playhouse nell’estate del 2014.

Altri lavori teatrali sono James and The Giant Peach (Kennedy Center, Goodspeed Musicals, Children’s Theatre di Seattle) e Edges (Music Theatre International con centinaia di produzioni in tutto il mondo). In TV, le loro canzoni originali sono apparse nella seconda stagione di  “SMASH” di NBC e sono entrate nella iTunes Pop Charts. Hanno scritto canzoni anche per “Sesame Street” (PBS) e “Johnny & the Sprites” (Disney Channel). Pasek e Paul hanno anche creato la canzone “Unlimited” per il video virale di Old Navy.

Tra i loro prossimi progetti il musical teatrale Dear Evan Hansen, con lo scrittore Steven Levenson e il regista Michael Greif, & Greatest Showman on Earth con Michael Gracey, le canzoni per il film d’animazione di Warner Bros. Tom and Jerry Return to Oz, e un nuovo musical per Disney Theatricals con lo scrittore Rick Elice.

Tra i premi e i riconoscimenti raccolti da Pasek & Paul ricordiamo il Richard Rodgers Award for Musical Theatre dall’American Academy of Arts and Letters; il Sundance Institute Fellowship; l’ASCAP Richard Rodgers New Horizons Award; l’ASCAP Songwriters Fellowship Award; il Dramatists Guild Fellowship; il Jonathan Larson Award; il Billboard Magazine Top 5 Broadway Songwriters. Benj e Justin tengono master class nelle università di tutto il mondo, si sono entrambi laureati alla University of Michigan e sono membri della Dramatists Guild of America.

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