“40 Carati” in sala foto di scena
Sam Worthington, Elizabeth Banks, Jamie Bell, Anthony Mackie, Edward Burns, Kyra Sedgwick e Ed Harris
LA STORIA: IL SUO SVILUPPO
Sin da quando era il presidente della produzione della Warner Bros., il produttore Lorenzo di Bonaventura voleva fare della sceneggiatura di 40 carati un film. Tutto è iniziato dal titolo accattivante, “Man On a Ledge”, (L’uomo sul cornicione). “Questo titolo porta con sé un senso di incombente tragedia”, sostiene Di Bonaventura. Inoltre è una frase ben nota alla polizia.
Il produttore Mark Vahradian ci spiega che “uomo sul cornicione” è un termine che usano i poliziotti quando una persona è in cima ad un edificio e sta per buttarsi. Questo è un film dove gli eventi prendono una strana piega”.
Il film inizia con un uomo non identificato, vestito da uomo d’affari, che esce dalla metropolitana di New York e prende una stanza in un albergo di lusso in centro. Ordina un ricco pranzo, con champagne ed aragosta, scrive un biglietto e si piazza sul cornicione della sua camera. Lo spettatore è convinto che sia un uomo disperato, dove l’unica soluzione è quella di farla finita.
“C’è qualcosa di avvincente in un uomo su un cornicione”, dice di Bonaventura. Ci si chiede, si butterà? Non si butterà? Abbiamo parlato a molti poliziotti veterani e persone che si sono trovati nella stessa situazione e tutti asseriscono che circa il 50 percento delle persone che guardano da sotto sperano che la persona non si butti, ma l’altro 50 percento spera l’inverso. L’idea è davvero raccapricciante, ma immagino che questa sia la natura umana, e questo è l’elemento della sceneggiatura che ci ha attratto, l’interazione che, in una catastrofe di questo genere, intercorre tra quello che accade sul cornicione e ciò che avviene nell’ambiente circostante”.
David Ready, il produttore esecutivo, aggiunge: “La storia aveva anche un suo aspetto romantico, la redenzione di un uomo che mette in gioco tutto pur di riscattare la propria credibilità, per riprendersi la propria vita. In questa storia vengono toccati tutti i tasti, ed è quello che io, insieme alla troupe, abbiamo percepito.
Uno stacco, e siamo in una prigione dove di nuovo vediamo il nostro aspirante suicida Nick Cassidy (Sam Worthington), ex agente della polizia di New York attualmente detenuto e condannato a 25 anni per un crimine che non ha commesso. Cassidy ammette che l’idea di passare tanto tempo in prigione lo porta a pensare al suicidio ed è consapevole che non sarà in grado di gestire gli anni di reclusione per un crimine per il quale è stato incastrato.
Mentre è alle prese con un lavoro in nero, scortare un rarissimo e costosissimo brillante Monarch, la pietra viene rubata e l’uomo d’affari David Englander (Ed Harris) incastra Cassidy per la sua sparizione facendolo mettere dietro le sbarre per 25 anni, cosa che permette al magnate di incassare i soldi dell’assicurazione. Il motto di Englander è: “se qualcuno ti prende qualcosa tu riprenditi di più, perche questa è l’America”.
A Cassidy viene concesso un permesso per partecipare al funerale del padre durante il quale un piano di fuga e scene di inseguimento a ritmo frenetico ci riportano sul cornicione.
“Cassidy”, spiega di Bonaventura “ha in mente un piano per provare che è stato incastrato, ma lo spettatore tende a credere che il suo unico desiderio sia il suicidio”. Ready dice che è la storia di “una fuga dal carcere che si trasforma in una storia di rapina, che a sua volta diventa una storia d’amore”. Worthington è d’accordo: “Questo film ha qualcosa che lo distingue dagli altri film d’azione. In alcuni casi resto fermo e spesso riesco a recitare senza dover correre come un pazzo e gridare”.
Nasce una storia d’amore fra Cassidy e la psicologa, negoziatrice della polizia di New York, Lydia Mercer (Elizabeth Banks) che Cassidy specificamente chiama in causa. La Mercer è una figura controversa all’interno delle forze di polizia, avendo recentemente fallito il tentativo di aiutare un altro uomo che voleva suicidarsi, per giunta membro della polizia. Di Bonaventura spiega che “Cassidy sceglie la Mercer perchè è convinto che lei capirà quello che gli è capitato. E’ stato incastrato per qualcosa che non ha fatto, come è successo a lei, in una situazione che sfuggiva al suo controllo”.
40 carati era una sceneggiatura particolare, scritta da Pablo F. Fenjves, che Lorenzo di Bonaventura sperava di opzionare già mentre era presidente della Warner Bros. Più tardi l’ha acquistata sotto l’egida della di Bonaventura Pictures. Mark Vahradian racconta: “La sceneggiatura si era arenata lungo la strada alla MGM Studios, dove decisero di scartarla. Poi approdò alla Paramount dove fu accettata dalla Paramount Vantage. Tre mesi più tardi la Paramount Vantage fallì e così la sceneggiatura morì di nuovo”.
Ma di Bonaventura e Vahradian non si arresero. Avevano appena finito Red, con la Summit Entertainment, e mandarono la sceneggiatura agli studi che “se ne innamorarono” ricorda Vahradian.
Improvvisamente Sam Worthington mostrò un interesse per questo lavoro e la Summit lo scritturò quella stessa settimana. “Da quel momento in poi ha viaggiato molto velocemente”, ricorda Vahradian.
Al regista Asger Leth, con tantissimi documentari alle spalle, fu chiesto di dirigere 40 carati come suo primo lungometraggio. Questa decisione venne presa dai produttori perché volevano che Asger usasse le stesse qualità e la stessa tecnica che usa nel raccontare storie di vita reale. Vahradian spiega: “L’apporto di Asger è stato quello di dare attenzione ai dettagli, ciò che contraddistingue un regista di documentari. Devi scegliere ciò che è interessante in una gigantesca inquadratura della realtà e lavorare attorno a questo”.
Di Bonaventura descrive Leth come un uomo che ha fegato, una caratteristica che molto probabilmente viene richiesta ad un regista che deve girare un film ambientato su un cornicione di 35 centimetri a 78 metri sopra il centro di Manhattan. La temerarietà di Leth è stata subito evidente durante il suo primo incontro con di Bonaventura.
Solo una settimana dopo il loro primo incontro, Leth e di Bonaventura si sono incontrati con la Summit e Sam Worthington. “Worthington aveva un’agenda davvero serrata”, spiega Leth, “e così fu deciso che se questo film andava fatto bisognava iniziare immediatamente”.
40 CARATI: SAM WORTHINGTON E’ NICK CASSIDY
Il protagonista di Avatar e Scontro tra Titani, Sam Worthington, ha aiutato molto nel dare la spinta produttiva a 40 carati mostrando fin dall’inizio interesse per la sceneggiatura. Vahradian ci racconta dei suoi primi incontri con l’attore protagonista del più grande successo al botteghino di tutti i tempi. “In realtà non sapevamo cosa aspettarci da Sam, sapevamo solo che era una persona molto seria perché si è seduto con noi molte volte per parlare della sceneggiatura. Ed io ho davvero apprezzato la sua collaborazione e il suo coinvolgimento così discreto”.
L’elemento della sceneggiatura che ha maggiormente attratto Worthington era il fatto che fosse facilmente afferrabile, ma allo stesso tempo ingannevolmente complicata. “Il film parla di un uomo su un cornicione, come dice il titolo in inglese, ma quali sono gli ostacoli che quest’uomo si trova davanti? La domanda non è ‘Si butterà o non si butterà?’ bensì, ‘Riuscirà a provare la sua innocenza? Ed è davvero innocente?’ Il “viaggio” di questo uomo sarà coinvolgente ed eccitante per tutti gli spettatori”.
Worthington ammette che la sceneggiatura lo ha intrigato anche perché ha paura dell’altezza e la maggior parte delle scene sarebbero state girate proprio sul cornicione del Roosevelt Hotel, a circa 70 metri sopra la 45esima Strada, nel centro di Manhattan. Parlando del carattere di Worthington, Leth racconta: “Gli piace superare i limiti, proprio come a me, e per questa ragione lavoriamo molto bene insieme. Lui ha paura dell’altezza e questo è stato uno degli aspetti che lo ha convinto a fare questo film. E’ tipico da parte sua. Qui c’è qualcosa che per me è difficile ma la farò, mi spingerò oltre i miei limiti”.
Quando gli è stato chiesto come si è preparato a questo ruolo, Worthington ha risposto: “Impossibile prepararsi, devi solo uscire dalla finestra e farlo. E se esci dalla finestra di un albergo ti verrà detto di rientrare. Gli stuntman ti possono dire che effetto fa ma è come innamorarsi. Fino a quando non capita a te è difficile da immaginare”.
L’acrofobia di Worthington è stata una preoccupazione anche per la produzione, Vahradian ammette che spesso si sono chiesti “Ce la farà là fuori? Riuscirà a stare sul cornicione? Si sentirà a suo agio? Riuscirà a parlare? Riuscirà a recitare? Beh, ci è riuscito. I suoi occhi rispecchiavano quello che aveva dentro e questo è stato uno degli aspetti preziosi del girare sul posto. Si vedeva perfettamente cosa lui percepisse sopra quel cornicione a 70 metri sopra la strada. Era indispensabile trasmettere questa sensazione fin dai suoi primi momenti sul cornicione. Non l’aveva mai fatto prima e questo era evidentissimo nei suoi occhi. E per noi questo non aveva prezzo”.
Era importante che l’attore comunicasse lo stesso terrore dell’essere così in alto rispetto alla strada anche quando era sul cornicione del set, dove era solo un metro sopra il pavimento. Ma non c’è stato motivo di preoccupazione. Leth commenta: “Non sapevo se avrebbe trasportato la stessa sensazione dal cornicione vero al set, ma ho pensato che la nostra unica possibilità era di andare prima sul cornicione vero per provare il vero senso del vuoto, il verso senso del pericolo. Anche qui, però, non abbiamo avuto motivo di preoccuparci”. Leth continua “In seguito, quando Worthington è arrivato sul cornicione del set, è stato incredibile come la memoria neurologica abbia funzionato, la memoria muscolare, la memoria della mente. E’ come… è assolutamente… è stato stupefacente come ha trasportato la stessa sensazione sul set, come se fosse ancora al 21esimo piano. Quasi non ci credevo”.
Vahradian commenta che Worthington ha dato al personaggio tutto ciò che speravano e anche di più. “E’ molto sicuro di sé, talvolta anche troppo. Era addirittura diventato nostro compito frenarlo. Ma la sua abilità nel recitare bene, realizzare scene d’azione e tenerci incollati a quel cornicione è stata incredibile”.
Di Bonaventura aggiunge: “Una cosa che mi ha stupito è il suo senso dell’umorismo. Nei suoi lavori precedenti ha sempre fatto il tipo duro, silenzioso, un uomo che si tiene dentro le sue emozioni. Ma qui il personaggio esterna le sue emozioni, ammette di volersi suicidare e lo fa con un umorismo macabro, un personaggio di spessore. Dal momento che Sam è forte, la sua vulnerabilità non ci sembra una debolezza ma semplicemente vulnerabilità”, continua di Bonaventura, “a volte dopo aver scelto un attore giusto, ci si compiace. Beh, non solo è successo questo, ma il bagaglio di talento che Worthington ha apportato è andato oltre le nostre aspettative”.
IL CAST: TUTTO E’ ANDATO AL POSTO GIUSTO
La produzione si è sentita ancora più tranquilla dopo il casting di Worthington, con l’aggiunta di Elizabeth Banks, Kyra Sedgwick, Anthony Mackie, Edward Burns, Jamie Bell, Titus Welliver, Genesis Rodriguez e Ed Harris. “Veramente fantastico”, commenta di Bonaventura, “un magnifico equilibrio. Con tutti questi bravi attori, eravamo in buone mani”.
“Il cast di questo film è un vero sogno”, aggiunge Ready, “sia per il loro spessore professionale che per quello umano. Siamo stati davvero fortunati”.
Elizabeth Banks si è rivelata una scelta eccellente ed inaspettata nella sua interpretazione di Lydia Mercer, la disincantata e sfiduciata negoziatrice della polizia di New York. “Elizabeth è stata una scelta interessante per noi”, spiega Mark Vahradian. “Mi piaceva il fatto che avesse un tono roco, quasi di sangue blu, mentre Sam è di estrazione più semplice. Allo stesso tempo, abbiamo pensato che il suo talento comico, per il quale è conosciuta, avrebbe alleggerito un’aria altrimenti pesante”.
La Banks descrive Lydia in questo modo: “Non riesce neanche a far quadrare la propria vita, figuriamoci quella degli altri. Perciò, secondo me, l’aspetto più interessante del film è quello di diventare una doppia storia di redenzione. Il protagonista, Nick Cassidy, interpretato da Sam Worthington, ha una forte necessità di riscatto e la cosa fantastica è che dà la possibilità a Lydia di riscattarsi a sua volta”.
Anthony Mackie era molto attratto dal ruolo di Mike, ma soprattutto ben impressionato dal regista Asger Leth. “Ho visto il suo documentario e mi ha assolutamente rapito”, racconta Mackie. “Sono rimasto sorpreso dalla sua abilità nel raccontare una storia senza dare giudizi. Ci siamo incontrati per parlare del ruolo di Mike, un personaggio che per me aveva qualcosa di molto oscuro e misterioso. C’era qualcosa di molto cerebrale, ma allo stesso tempo né aggressivo né pericoloso”.
Mackie continua, “La storia comunica sempre molta energia e questa è la cosa che mi è piaciuta di più e che mi ha intrigato: quest’uomo su un cornicione. Una volta che una persona si trova sopra un cornicione rimane lì, perciò è difficile farne una storia interessante. Come si fa a dare spessore ai personaggi e renderli tridimensionali per tutta la durata del film? Sono sempre stato attratto da questo genere di sfide, mi piace prendere personaggi noiosi e mono-dimensionali e dare loro una particolare personalità, renderli interessanti”.
Di Bonaventura racconta che aveva sempre voluto lavorare con Mackie. “Ci sono arrivato vicino un paio di volte. E’ un attore che ha un talento talmente disinvolto che non ti rendi neanche conto che sta recitando, lo fa con estrema naturalezza”.
Quanto a Jamie Bell, di Bonaventura asserisce che lavorare con la star di “Billy Elliot” è stata una vera gioia. “Jamie è divertente, una stella in ascesa, un attore di talento e veloce nel far suo il personaggio. Abbiamo scoperto che lui e Sam hanno una vera chimica fraterna, un modo molto naturale di interagire. A volte è estroso, ma glielo abbiamo concesso, abbiamo lasciato che si divertisse”.
Vahradian aggiunge: “Bisogna ammettere che lui e Sam addirittura si assomigliano, potrebbero essere parenti. Volevamo una qualità da tuta blu, proprio come ha Sam. Questi due uomini con l’aria irlandese che vengono da Long Island, rappresentano un certo tipo di famiglia americana, ed i loro accenti sono divertenti”. Bell viene dall’Inghilterra e Worthington dall’Australia.
Bell spiega che “La direzione della storia cambia costantemente con l’avvento di fatti nuovi, e con essa cambia anche la direzione di alcuni personaggi. Ed è fantastico recitare e far parte di una cosa del genere”.
Il ruolo iniziale di Kyra Sedgwick è stato ampliato quando i produttori si sono accorti dell’impatto che dava il suo personaggio. Vahradian commenta: “La Sedgwick è incredibilmente professionale e sempre intenta a migliorare, ed è stata una insostituibile collaboratrice. Non è stato facile trovare un’attrice come lei che accettasse di girare solo per pochi giorni, ma la Morales ha subito adorato il personaggio”.
Il produttore esecutivo, Ready, è pienamente d’accordo. “Ha una grande presenza in scena e i suoi costumi sono meravigliosi. Lei rappresenta una New York vibrante, la voce della città, è davvero divertente”.
Per la Sedgwick, nativa di New York, è stato eccitante far parte della trama che si svolgeva sul livello stradale. “Di sotto c’erano persone di ogni genere”, commenta la Sedgwick, “credo che questo fosse importante per percepire il sapore della città, davvero fondamentale”.
Edward Burns ha dato un carisma davvero unico al suo personaggio, Jack Dougherty, un detective della polizia di New York. “Continuavamo ad aggiungere una scena dopo l’altra”, ricorda Vahradian, “perché tutto quello che usciva dalla sua bocca era divertente, astuto e diretto, un vero, autentico, poliziotto di New York. Per molti versi, lui è il cuore del film. Per noi è stata una sorpresa fantastica”.
La maggior parte delle scene di Burns sono con Lydia, il personaggio della Banks. Il detective Dougherty non è del tutto convinto che lei abbia la stoffa per affrontare questa sfida. “Non gli piace il fatto che lei lo abbia rimpiazzato”, spiega Burns. “Doveva essere compito suo, invece viene rimosso da questo incarico e sostituito da Lydia. Per la prima metà del film Dougherty le dà del filo da torcere e non collabora, ma poi si rende conto che le deve dare una mano”.
Ed Harris, il ricco uomo d’affari di New York, David Englander, è approdato alla produzione proprio in virtù della sceneggiatura così entusiasmante e per la sua stima per Sam. “E’ una storia eccitante che speriamo terrà lo spettatore in continua suspense”, commenta Harris. “Del resto, se il protagonista rimane sopra il cornicione, speriamo che lo spettatore rimanga attaccato alla poltrona”.
Di Bonaventura considera Harris un attore leggendario, perfettamente adatto al singolare personaggio di David Englander. “Per lui è stato un ruolo divertente”, dice di Bonaventura. “Il suo è un personaggio interessante, quello di un uomo avaro di emozioni ma allo stesso tempo divertente, delicato e che si sa muovere. E’ per questo che il contrasto è interessante”.
La giovani attrice Genesis Rodriguez, che interpreta la ragazza di Jamie Bell, è stata attratta dall’interpretare una persona che prende parte a qualcosa di pericoloso e ingannevole. “E’ molto svelta, intelligente ed è divertente lavorare con lei. Non si ferma mai, sempre piena di energia. Insieme a Joey, dà al film un ritmo frenetico”.
VISTA DAL BASSO: UNA NUOVA PROSPETTIVA
Per affrontare le scene nelle quali Cassidy è appoggiato al muro esterno del grattacielo, in pericolo di vita, i realizzatori erano consapevoli che niente sarebbe stato più efficace di un vero precipizio nel cuore di New York. Di Bonaventura ci racconta come sono arrivati alla loro decisione: “Non credo che molte produzioni sarebbero salite fino a 78 metri per fare le riprese. Noi, invece, abbiamo deciso che era la cosa giusta da fare, sia da un punto di vista visivo che per rendere le scene più veritiere ed essere fedeli al concetto”. Ma con un tempo limitato e l’inverno rigido di New York in arrivo, trovare la giusta location era diventato imprescindibile e più difficile di quello che ci aspettavamo”.
Con i centinaia di grattacieli esistenti a New York, per trovare il cornicione giusto c’è voluto molto impegno. “All’inizio c’è stato un acceso dibattito su come doveva essere fatto il cornicione”, ricorda lo scenografo Alec Hammond. “Alcuni pensavano che fosse meglio più basso, così Cassidy poteva meglio interagire con la folla di sotto. Altri asserivano che doveva essere molto alto altrimenti non si percepiva abbastanza la sensazione di pericolo. ”Finalmente ci siamo accordati sul fatto che il cornicione doveva essere fra il 18esimo ed il 22esimo piano, sufficientemente alto per creare una sensazione di disagio ed abbastanza basso per poter distinguere le persone, senza che sembrassero dei piccoli puntini. L’assistente location manager, Kieran Patten ribadisce che, dopo questa decisione, ci sono stati i problemi dei disegni. “Oltre l’altezza, che era la nostra preoccupazione principale, il problema stava nella scelta dell’edificio: ne volevamo uno che fosse classico, che desse la sensazione di New York, una costruzione degli anni venti o trenta che potesse raccontare la storia dell’epoca d’oro di New York”, spiega Pattern.
Ci siamo presto resi conto che il Roosevelt Hotel, conosciuto come il “Grand Dame of Madison Avenue” – costruito nel 1924 tra Madison Avenue e la 45esima, nel centro di Manhattan – fosse la location ideale. Ma il cornicione ci creava moltissimi problemi, e così doveva essere costruita e piazzata sul tetto dell’albergo una skybox (il set di una stanza d’albergo). “Ci serviva un posto dove potevamo controllare, almeno fino ad un certo punto, tutte le angolature delle riprese, uno dove l’attore e la troupe fossero al sicuro, dove la macchina da presa avesse flessibilità, la possibilità di guardare tutto attorno e catturare tanti angoli e punti di vista diversi”, spiega Hammond.
“Lo scenografo David Swayze ha avuto allora un’idea davvero geniale, quella di creare un set tutto attorno al quale costruire un cornicione. E così è stato costruito con un sistema di binari sui quali poteva scorrere in avanti o indietro per soddisfare ogni esigenza di riprese”.
La sicurezza del cast e della troupe ha avuto un’enorme priorità. Il caposquadra dei macchinisti Jim Mcmillian racconta di molte notti insonni, temendo che qualcosa potesse andare storto, specialmente mentre la produzione lavorava su un cornicione largo solo 35 centimetri. Avevamo una gru ‘Louma Two’ da 3 metri e mezzo della Panavision, che abbiamo messo a un metro e mezzo oltre la fine dell’edificio, tre metri per aria. E due piani sopra di noi avevamo una gru da 28 metri che pesava 35 tonnellate, e che sporgeva sopra quattro corsie fino a Madison Avenue. Dal momento che sul un cornicione di 35 centmetri non c’era abbastanza posto per farlo, per poter realizzare i primi piani di Worthington ed interagire con lui bisognava issare le macchine da presa 70 metri da terra in mezzo al nulla”.
Mcmillian continua, “Abbiamo fatto tanti calcoli, abbiamo impiegato molto tempo e molti numeri per far sì che tutto funzionasse con la massima sicurezza. Il fattore sicurezza è stato un elemento che ha ravvicinato molto la troupe perché tutti stavano attenti alla vita degli altri. Qualsiasi mossa venisse fatta, si teneva conto del fatto che potesse ferire oppure uccidere qualcuno di sotto. Personale e attrezzature erano assicurati a corde di protezione per stare sul cornicione in assoluta sicurezza, ed era previsto il recupero se qualcuno fosse caduto dal set.
Prima di accedere al set, il cast e la troupe dovevano svuotare le tasche di tutto, perché anche un’innocua monetina da un penny poteva essere un pericolo, se cadeva di sotto”.
Ready racconta, “Alec Hammond e il team di produzione hanno escogitato un modo pazzesco di disegnare una skybox sul cornicione, che simulasse il 21esimo piano del Roosevelt. Io non avevo proprio idea che si potesse creare qualcosa di simile e sono ancora esterrefatto dal risultato”.
Per poter finire le riprese, sono stati costruiti tre diversi set che rappresentavano lo stesso cornicione, spiega Hammond. “Avevamo un set rappresentante il muro dell’edificio, situato nell’area di parcheggio presso gli Studios di Long island, poi un set con un interno dove il soffitto è alto solo 9 metri, e un set con lo skybox (situato al Roosevelt Hotel). Praticamente tre versioni della stessa cosa”.
“Per poter far sì che il set con lo skybox funzionasse in modo sicuro”, continua Mcmillian, “e poter far entrare ed uscire Sam, oltre che piazzare le macchine da presa, abbiamo dovuto costruire due piani del cornicione che potevamo spingere avanti e dietro su binari, e questi pesavano circa 5.000 kg. Con il sistema scorrevole, potevamo sistemare le posizioni di tutti e spostare le macchine da presa in modo da girare attorno al bordo del cornicione e creare la nostra facciata. Questo set lo abbiamo costruito a pezzi, e poi lo abbiamo spinto sul cornicione”.
La produzione ha portato sul tetto del Roosevelt un peso enorme. “Secondo me il peso del solo set era di circa 5.000 chili”, continua Mcmillian. “Era controbilanciato da altri 5.000 chili. Poi abbiamo fatto salire il Technocrane, che pesa altri 2.000 chili, con un contrappeso di circa 3.000 chili. Direi che in tutto abbiamo portato lassù circa 18.000 – 20.000 chili di peso”.
Come avevamo previsto, la fase di ricerca e quella di progettazione sono state vitali.
“C’era un ingegnere specializzato in strutture che si occupava della creazione dei set, delle pareti e del peso delle attrezzature”, ricorda Mcmillian. “Ma il vero problema era ottenere i nullaosta dal comune di New York. Siamo riusciti ad ottenere i permessi per piazzare il set sul tetto solo al martedì e l’inizio delle riprese era fissato per il venerdì. Quindi è stata una corsa frenetica. Dopo aver posato ed assemblato il tutto in modo sicuro, dovevamo anche perfezionare il sistema di sicurezza delle imbracature per Sam Worthington, per la troupe e per le attrezzature”.
L’altra sfida è stata far arrivare il tutto sul tetto del Roosevelt Hotel.
Mcmillian ricorda, “Avevamo una gru lunga 100 metri che pesava 300 tonnellate e che ha issato tutto il set. Molte pareti sono state costruite ex novo negli Studios. Un altro ostacolo è stato che la città di New York, dal 2 novembre al 2 gennaio proibiva alle gru di lavorare, a causa delle festività.
Per cui tutto ciò che andava portato sul tetto doveva essere accuratamente misurato e costruito in maniera tale da poter essere rimosso in pezzi separati. Così abbiamo dovuto smontare la gru ‘Louma Two’ in pezzi che entrassero nell’ascensore montacarichi per potarla via dall’albergo”.
Il supervisore agli effetti speciale, Richard Kidd ci fa notare che tutt’e tre le versioni del set del cornicione dovevano scenograficamente ed architettonicamente perfettamente combaciare: “Queste scene saranno poi fuse con quelle CG perché quello che non possiamo ottenere realmente, lo faremo in CG. Quello che non esiste sul posto è il tetto del palazzo, e neanche negli studios. Li fonderemo accuratamente tutti insieme, in seguito, e creeremo un effetto fantastico”.
Oltre al Roosevelt Hotel, un’altra location era la nota Sing Sing Correctional Facility, a circa 30 miglia a nord della città di New York, nella città di Ossining, nello stato di New York. Girare nell’area della famigerata prigione è stata un’esperienza davvero unica.
Leth asserisce che per lui è importante avere delle location che ti coinvolgono. La famosa prigione, così come la location dove c’è uno scontro tra un’auto ed un treno, sono essenziali alla storia. “La scena della collisione è stata incredibile”, racconta Leth. “Sullo sfondo si riesce a scorgere l’Empire State Building. E’ lontano dalla città, ma quando Cassidy scappa dalla prigione, riusciamo ad intravedere Manhattan, e questo ci conduce alla storia”.
La città di New York diventa tanto importante quanto un personaggio, una vera e propria location. “E’ un intreccio infinito, non solo di architettura ma di quello che c’è all’interno dell’architettura, il miscuglio di persone che vivono negli edifici, che escono per strada a guardare quello che succede sul cornicione. New York è il posto ideale per storie come 40 carati. Questa è New York! Tutto accade a NewYork, ed è una cosa che adoro”.
Hammond aggiunge, “Fin dall’inizio Asger aveva ben chiaro il concetto di voler comunicare il vero tessuto di New York, le piccole storie, i piccoli eventi ed i personaggi attorno a Nick che si trova sul cornicione.”
Worthington è d’accordo. “E’ un’idea interessante per un film. Le persone mi chiedevano: “Cosa succede lassù?” E questo era esattamente quello che io volevo. Non dovevano sapere cosa stava accadendo a quell’uomo. Perciò la folla è diventata un altro personaggio”.
E’ tutto concentrato sull’intento di fare qualcosa che colpisca lo spettatore. “Si spera di regalare allo spettatore un bel film”, dice Worthington. “Questo è semplicemente come io vedo il cinema: la gente paga per vedere i film e vuole essere trasportata in un dato periodo, in un dato ambiente, sentirsi lì e rischiare quello che rischia il protagonista, a tal punto da rimanere inchiodata alla poltrona in attesa degli eventi”.
Il CAST
SAM WORTHINGTON (Nick Cassidy). Dopo essersi diplomato alla prestigiosa National Institute of Dramatic Art (NIDA) di Sydney, nel 1998, ha continuato nel teatro con la produzione di “Judas Kiss”, diretto da Neil Armfield, per la Company B alla Belvoir Street Theater.
Worthington ha poi interpretato ruoli minori in film internazionali come Hart’s War e The Great Raid e Rogue, recitando come antagonista di Daniel Craig nel ruolo di James Bond in Casino Royale. Anche se in quel caso non ha ottenuto il ruolo più ambito, è stata un’ottima esperienza per l’anno successivo. Dopo un casting estenuante, James Cameron lo ha infatti scelto come protagonista di Avatar – il primo film narrativo di Cameron dopo il blockbuster, vincitore di molti Oscar nel 1997, Titanic. Attualmente Avatar detiene il record come film di maggiore incasso di tutti i tempi, 2.74 miliardi di dollari. Ha anche ricevuto diverse nomination per gli Oscar del 2010, fra cui Migliore Film e Migliore Regia per James Cameron, che nel 2010 ha vinto il premio Golden Globe Award come Miglior Film Drammatico e Miglior Regia. James Cameron ha anche ricevuto una nomination nel 2010 dalla DGA Feature Film Award per Avatar.
Ultimamente Worthington ha interpretato Perseus, il protagonista del film della Warner Bros, Scontro tra Titani, diretto da Louis LeTerrier, che ha incassato 491 milioni di dollari in tutto il mondo.
Worthington ha recentemente finito le riprese del film diretto da Ami Canaan Mann The Fields, che uscirà nel 2012.
Ha lavorato con Christian Bale nell’attesissimo lavoro della Warner Bros, il prequel del Terminator franchise, Terminator Salvation. Il film ha incassato 370 milioni di dollari in tutto il mondo.
Oltre a due film franchise, Worthington ha da poco finito le riprese anche di due lavori drammatici: Last Night, con Keira Knightley e The Debt, con Helen Mirren. Il primo racconta di una coppia, marito e moglie, la cui fedeltà viene messa a dura prova nello spazio di 36 ore. L’altro, invece, è stato diretto da John Madden ed è una storia ambientata nel secondo dopoguerra durante il quale tre agenti del Mossad devono confrontarsi dopo tanti anni, con il loro scandaloso passato.
Di formazione teatrale, Worthington ha continuato a lavorare costantemente sia con il cinema che con la televisione. Ha debuttato nel cinema con il film Australiano, Bootmen, dove interpreta il meditabondo fratello maggiore di Adam Garcia. La sua interpretazione gli ha portato, nel 2000, una nomination da parte dell’Australian Film Institute (AFI) come Migliore Attore Protagonista. Altri film australiani sono Dirty Deeds, con John Goodman, Toni Collette e Sam Neill; Getting’ Squame, con David Wenham; e Romper Stomper, di Geoffrey Wright, un adattamento contemporaneo di “Macbeth”, dove interpreta il protagonista.
A distinguere Worthington dai suoi colleghi è stata la sua interpretazione nel film, grande successo di critica e pubblico, di Cate Shorland, Somersault. Ha ricevuto un premio AFI come Migliore Attore Protagonista ed una nomination come Migliore Attore dal Film Critics Circle of Australia (FCCA), come Migliore Attore nel 2004. Il film è stato l’“asso piglia tutto” alla premiazione degli AFI Award, vincendo in tutte e 13 le categorie cinematografiche per la prima volta nella storia di questa premiazione.
Fra i lavori interpretati da Worthington ci sono alcune delle produzioni televisive più acclamate d’Australia come Love My way, che ha ricevuto un premio AFI per la Migliore Serie Drammatica televisiva e The Surgeon, che ha ricevuto una nomination dall’ AFI per migliore lavoro televisivo o miniserie. Ha inoltre lavorato in Delivery Man, uno degli episodi di Two Twisted, una serie antologia tipo Twilight Zone, prodotta da Bryan Brown.
ELIZABETH BANKS (Lydia Mercer) è diventata una delle attrici più ricercate e versatili di Hollywood passando con facilità dalla commedia al drammatico, da cinema a televisione, e adesso anche al ruolo di produttrice.
I suoi ultimi film sono The Hunger Games, 40 carati e Welcome to People. Ha recentemente lavorato in Our Idiot Brother con Paul Rudd, Emily Mortimer e Zooey Deschanel; e con Russell Crowe in The Next Three Days, diretto da Paul Haggis. Attualmente sta producendo Pitch Perfect, per la Universal Pictures, con suo marito Max Handelman, attraverso la loro società, la Brownstone Productions. Il cast è formato da Anna Kendrick, Brittany Snow e Rebel Wilson.
Prossimamente la vedremo in The Hunger Games, della Lionsgate, dove interpreta Effie Trinket, che uscirà negli USA il 23 marzo 2012. Il film è tratto dal romanzo bestseller di Suzanne Collins, il primo della trilogia ambientata in un’America post-apocalittica, e racconta la storia di una sedicenne, Katniss Everdeen (Jennifer Lawrence), che è costretta a partecipare ad un evento televisivo annuale dove si combatte fino alla morte, The Hunger Games. Effie Trinket è una donna di spettacolo dai capelli rosa che diventa mentore di Katniss.
La vedremo presto del film della Lionsgate, una commedia sulla maternità, What to Expect When You’re Expecting, nella quale la Banks interpreta l’autrice di un libro per bambini sull’allattamento al seno. E’ la proprietaria della boutique The Breast Choice che ostenta le sue idee su ciò che fa di una donna una buona madre fino a quando non rimane incinta lei stessa per la prima volta. Il film, diretto da Kirk Jones, è tratto dal bestseller di Heidi Murkoff. Nel cast ci sono anche Cameron Diaz, Jennifer Lopez e Dennis Quaid. Il film uscirà negli States a maggio, 2012.
La Banks ha recentemente finito le riprese di Welcome to People, il film della DreamWorks Pictures con Chris Pine, Olivia Wilde e Michelle Pfeiffer. E’ la storia di un uomo d’affari (Pine) che ritorna a casa dopo la morte del padre, col quale aveva un rapporto piuttosto freddo, e scopre di avere una sorella alcolista (Banks) che ha un figlio di 12 anni. Il film uscirà nelle sale americane nel 2012.
Nell’agosto del 2011 è uscito Our Idiot Brother , nel quale la Banks recita con Paul Rudd. Our Idiot Brother e The Details hanno fatto il loro debutto al Sundance Film Festival nel gennaio del 2011 e sono stati acquisiti per la distribuzione dalla Weinstein Company.
In The Details la Banks interpreta Nealy Lang, il cui marito (Tobey Maguire), nel tentativo di liberarsi dai procioni che stanno distruggendo il giardino sul retro, imbocca un sentiero che lo porta ad un sacco di guai.
Nel 2008, la Banks ha ottenuto un grande successo di critica per la sua interpretazione della First Lady Laura Bush, con Josh Brolin, nel film di Oliver Stone “W”. Nell’importante cast figurano James Cromwell, Richard Dreyfuss, Ellen Burstyn e Jeffrey Wright. Nel film di Kevin Smith, Zack and Miri Make a Porno, la Banks (Miri) e Zack (Seth) interpretano la parte di due amici squattrinati che decidono di far fronte a questo disagio interpretando film porno.
Altri lavori cinematografici della Banks sono i ruoli che l’hanno resa famosa nei film vincitori di Oscar Seabiscuit, dove interpreta Marcela Howard, con Jeff Bridges e Tobey Maguire, e nel film di Steven Spielberg Catch Me If You Can. Ha anche lavorato in Role Models, Meet Dave, Invincible, The 40-Year-Old Virgin, Fred Claus, Sisters, Slither, Heights, The Baxter, The Trade, Ordinary Sinner, The Uninvited, Daltry Calhoun, Sexual Life, nel film di John Singleton Shaft, con Samuel L. Jackson e nel cult di grande successo Wet Hot American Summer con Janeane Garofalo e David Hyde Pierce. Ha inoltre interpretato la giornalista Betty Brant, un ruolo che il regista Sam Raimi ha creato appositamente per lei, nei tre blockbuster di Spiderman, della Columbia Pictures, con Tobey Maguire come protagonista.
Sul piccolo schermo la Banks è stata recentemente vista nel ruolo ricorrente di Avery Jessup, la passione amorosa di Alec Baldwin nella serie della NBC, 30 Rock. Si è guadagnata una nomination all’Emmy Award nel 2011 come Eccellente Attrice Ospite in una Serie Comica. E’ anche apparsa in Modern Family, della ABC, ed in un ruolo ricorrente nella parte della Dottoressa Kim Porter in Scrubs della NBC.
Nel 2007 ha lavorato nella mini serie della CBS, Comanche Moon, il popolare prequel di Lonesome Dove di Larry McMurtry.
Inoltre, la Banks ha prodotto il thriller di fantascienza della Disney, nel 2009 The Surrogates, con Bruce Willis, tramite la sua società di produzione, la Brownstone Productions. I futuri progetti della Brownstone, che la Banks dirige con suo marito Max Handelman, sono Tink, una romantica commedia d’azione della Disney, dove la Banks sarà la protagonista del personaggio di Tinkerbell; Forever 21, una commedia della Dreamworks per la quale la Banks interpreta e produce; Too Far From Home, un film della Universal che racconta di tre astronauti bloccati nella stazione spaziale internazionale, e la commedia Pitch Perfect.
La Banks ha lavorato tanto anche in teatro, in molte produzioni dell’American Conservatory Theatre ed in produzioni della Guthrie Theater, come “Summer & Smoke” diretto da David Esbjornson.
Nel 2006 la Banks ha interpretato Cherie, la protagonista della commedia di William Inge “Bus Stop”, facente parte della Williamstown Theater Festival.
Originaria del Massachusetts, la Banks si è laureata alla University of Pennsylvania e ha proseguito gli studi alla American Conservatory Theater. Attualmente risiede a Los Angeles.