IN TIME DAL 17/02 Justin Timberlake e Amanda Seyfried
IN TIME le location del FANTA-ACTION
In un futuro in cui il tempo è letteralmente denaro e il processo d’invecchiamento si ferma a 25 anni, l’unica maniera per restare vivi è guadagnare, rubare o ereditare tempo
IN TIME è stato girato interamente a Los Angeles e dintorni. “Ci è sembrato particolarmente interessante girare il film nella città dell’eterna giovinezza,” commenta Niccol. “Mi è sembrato appropriato considerato il tema del film. Il mondo di IN TIME sembra alquanto familiare perché quando abbiamo pensato all’aspetto del film abbiamo supposto che l’invenzione dell’orologio corporeo corrispondesse essenzialmente alla morte di tutte le altre invenzioni perché in una situazione del genere i poveri non hanno certo il tempo per creare o inventare nuove cose mentre i ricchi non hanno alcun incentivo a farlo. Perché fare qualcosa oggi se sai di poter vivere altri 100 anni e oltre?”
E anche se IN TIME contiene degli elementi famigliari, non è solo un film su una realtà alternativa o parallela perché ogni articolo di abbigliamento o di arredamento e ogni singolo essere sono comunque plasmati dal tempo. “Tutto quello che vedrete nel film, incluse le scenografie e la fotografia ha a che fare con il tempo,” continua Niccol. “Abbiamo deciso che nel ghetto non ci sarebbero stati graffiti perché nessuno ha tempo da perdere per scarabocchiare sui muri. A Dayton, dove vanno tutti perennemente di corsa, la macchina da presa era sempre in movimento, mentre quando siamo arrivati nella zona ricca di New Greenwich, abbiamo rallentato i movimenti della macchina perché volevamo trasmettere al pubblico la sensazione che il tempo avesse rallentato la sua corsa per questi super ricchi. Analogamente, la musica ha un ritmo molto svelto nella zona povera, mentre è decisamente più lenta tra i ricchi.”
I colori di Dayton sono “pop” mentre la tavolozza scelta per New Greenwich è totalmente diversa pensando che dopo diversi decenni di vita i colori troppo accessi avrebbero stancato gli occhi. Il polso è al contempo il portafogli e il conto in banca e in una società con un alto tasso di criminalità (come Dayton), sono beni facilmente accessibili. Con poche ore da vivere, anche i capi di abbigliamento devono essere veloci da indossare e quindi vediamo un’abbondanza di zip o indumenti che s’infilano dalla testa. A New Greenwich, il tempo è potere e per questo il polso delle persone è ben protetto mentre i vestiti e gli accessori riflettono la mentalità dell’aver tempo da perdere. Trucco e acconciature sono elaborati.
Per descrivere la maniera in cui sono state girate le scene d’azione del film, Justin Timberlake racconta scherzando: “Cominciavo a correre, qualcuno gridava stop. Poi gridavano”azione” e io ricominciavo a correre. Stop di nuovo e qualcuno gridava ancora “Azione” E dai a correre un’altra volta. Scherzi a parte, ci siamo divertiti un mondo. Per me questo film è più un thriller che un film d’azione e credo che sia merito del leggendario direttore della fotografia Roger Deakins. E’ riuscito a fotografare la storia in una maniera molto semplice ma al contempo elettrizzante. Non vedrete la macchina da presa che traballa né dei velocissimi cambi da un’inquadratura all’altra. Al contrario è tutto molto composto e credo che sia questo a fare la differenza perché sembra tutto molto reale.”
Dayton e New Greenwich sono il frutto della visione di Niccol che è stata magnificamente realizzata grazie al talento della sua squadra creativa composta dal pluripremiato direttore della fotografia Roger Deakins, dallo scenografo Alex McDowell, e dalla costumista Colleen Atwood che insieme hanno trasformato alcune “location” di Los Angeles in quello che il produttore Eric Newman definisce “una cosa mai vista prima. Los Angeles è uno dei protagonisti del film ma sfido chiunque tra gli spettatori a riconoscerla sul grande schermo. Quella che vedrete è una Los Angeles totalmente diversa.”
Per ricreare le strade di Dayton, i realizzatori hanno scelto un’area piuttosto estesa di un quartiere industriale del centro di L.A., dove sono riusciti a trasformare degli enormi edifici in disuso nelle strutture di questa metropoli dove tutti vanno di corsa. Tra le ambientazioni scelte ci sono un banco dei pegni vicino all’aeroporto internazionale di Los Angeles; un appartamento in una piccola cittadina che fa orma parte di Los Angeles, Maywood; un ristorante messicano del centro; una centrale elettrica di Pasadena; il ponte sulla 7° strada con il lungofiume adiacente; la cittadina industriale di e un campo di Griffith Park.
New Greenwich invece è un mix di luoghi situati tra Beverly Hills, Century City e Malibu, messi insieme in maniera sapiente per rendere al meglio il lusso e l’opulenza del mondo ricco, definito dai realizzatori “un paradiso vuoto”. Tra le location utilizzate ricordiamo gli interni di un cinema multiplex del centro e gli esterni degli scintillanti grattacieli di Century City che insieme servono a dare vita al lussuoso casinò dove Will “assaggia” per la prima volta la vita a New Greenwich; l’austera sede di una delle più famose agenzie per attori di L.A.; le vie del quartiere degli affari di Century City e gli interni di un edificio del centro che ospita una banca. La lussuosa magione di Philippe Weis è nata dall’unione – grazie alla magia del cinema – di due delle più grandi ville private di Beverly Hills, tra cui la sfarzosa tenuta di Fleur de Lys, considerata una delle dimore più costose di tutti gli Stati Uniti.
Oltre alle case e agli edifici sopracitati, vedrete sfrecciare sul grande schermo anche tante auto classiche (leggermente modificate per adeguarsi ai due mondi così diversi tra di loro): tra queste ricordiamo le Dodge Challengers del 1970-71; una Jaguar Roadster XKE del 1967; una Cadillac Seville del 1985; una Lincoln Town Car del 1961; una limousine Lehmann-Peterson del 1964; una Ram charter del 1980 e un blindato del 1990.
Attraverso questi diversi set, l’azione non si ferma mai – e questo ha rappresentato certamente una sfida per gli attori: “E’ stato piuttosto faticoso,” osserva la Seyfried, “soprattutto nelle sequenze in cui Will e Sylvia fuggono per sopravvivere, – vale a dire più o meno per tutto il film. E io portavo sempre le scarpe con il tacco!”
Durante le riprese di IN TIME, attori e realizzatori si sono posti spesso la domanda su cosa fosse più importante: il tempo o il denaro? Per Justin Timberlake, il tema affrontato dal film ha avuto un grosso impatto sulla sua vita quotidiana al punto che dopo più di due settimane dalla fine delle riprese continuava a guardarsi il polso pensando di trovarci l’orologio che scandiva il poco tempo a disposizione: “Anche se è trascorso ormai parecchio tempo dalla realizzazione del film, il mondo creato da Andrew è ancora molto vivido per me.”
Amanda Seyfried confessa: “Durante le riprese mi capitava spesso di sbagliare e di dire ‘denaro’ invece di ‘tempo’. Ed Andrew è stato molto paziente nel correggermi.”
In conclusione, il produttore Eric Newman torna al concetto che lo ha inizialmente attratto verso questo film, vale a dire il fatto che IN TIME abbia due diversi livelli di lettura. “C’è chi apprezzerà il film soprattutto per la storia, i personaggi e le sequenze d’azione ma c’è anche chi una volta tornato a casa ripenserà a quello che ha visto sullo schermo e all’attinenza che ha con la nostra vita di tutti i giorni. ”
Andrew Niccol ribadisce il concetto: “Spero che il pubblico apprezzerà IN TIME per diverse ragioni. Alcuni ameranno soprattutto le scene d’azione mentre altri si lasceranno trasportare dalla storia d’amore tra Will e Sylvia. E’ vero che IN TIME può essere considerato semplicemente un film adrenalinico ma è altrettanto vero che parte da idee e concetti importanti.”
“Ogni secondo è importante, non solo nel mondo di IN TIME ma anche nel nostro.”