LAUREA AD HONOREM IN ARCHITETTURA AL PREMIO OSCAR DANTE FERRETTI Artista, scenografo, production designer

  foto Pietro Coccia

Dante Ferretti, considerato uno dei maggiori scenografi internazionali, ha ricevuto  martedì 13 dicembre, nell’Aula magna della Facoltà di Architettura la laurea ad honorem in Architettura. Nel conferire questo prestigioso riconoscimento, l’accademia ha voluto sottolineare come la scenografia sia una delle espressioni più nobili nate nell’ambito dell’architettura e che scenografia ed architettura hanno radici comuni.
La cerimonia si è aperta dalla prolusione del Magnifico rettore Eugenio Gaudio, a seguire l’allocuzione della preside della Facoltà Anna Maria Giovenale. L’elogio è stato affidato a Franco Purini. La Lectio magistralis di Dante Ferretti, qui in allegato, ha concluso la cerimonia.
All’interno della Facoltà è stata allestita una mostra di alcuni bozzetti e illustrazioni realizzate dal maestro.

 

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 foto pietro coccia

 

La scenografia è il mezzo per materializzare i sogni e le visioni dei registi

 

E’ per me una grande gioia e onore ricevere la Laurea ad Honorem in Architettura dalla Facoltà di Architettura  dell’Università “Sapienza“ di Roma.

Esprimo i miei più sentiti ringraziamenti al Magnifico Rettore della Sapienza, Università di Roma, Prof.  Eugenio Gaudio, alla Preside della Facoltà di Architettura Annamaria Giovenale ed  agli Architetti Giancarlo Capici e Luca Ribichini.

 

Ricevere un’onorificenza così prestigiosa  mi riempie di orgoglio e mi induce  una riflessione più profonda sul mio lavoro, sul modo di concepire la scenografia come vero e proprio progetto architettonico in interazione, però, con la realtà verosimile del cinema, che sappiamo avere in sé elementi attinenti a una verità storica, ma anche immaginata. Non a caso concepisco la scenografia come il mezzo per materializzare i sogni e le visioni dei registi.

Mi piace avvicinarmi al progetto scenografico con un approccio di totale immersione che parte dalla sceneggiatura del film, dalla sua trama, dal suo contesto di riferimento, per  focalizzare gli elementi di ricerca che dovrò approfondire  per realizzare i primi bozzetti in un percorso progressivo di aggiunta di dettagli e suggestioni.

In questo processo di costruzione scenica, la ricerca storica e urbanistica del contesto di riferimento assume un valore di primo piano. Ed è forse per questo che nel mondo del cinema, gli scenografi vengono spesso chiamati Architetti (e ora io lo sarò davvero…).

Mi immergo nella ricerca come se fossi un urbanista o architetto dell’epoca del film, mi documento leggendo libri ambientati nel medesimo periodo, intraprendo approfondite ricerche d’archivio per assorbire le forme, i materiali, i colori ma anche lo spirito dell’epoca in modo da arrivare a costruire delle ambientazioni scenografiche il più verosimili possibili. Anche se sono fermamente convito che una scenografia che sia veramente efficace non debba mai copiare la realtà ma reinventarla per renderla più credibile.

L’abbazia de Il Nome della Rosa, con il suo portale e l’intrigato labirinto di scale della biblioteca da sembrare un quadro di Escher, venne interamente costruita a Roma sulla collina di Prima Porta. Molto probabilmente apparve così verosimile nei suoi riferimenti storici, che ricevetti la telefonata di un ente per la conservazione dei beni culturali che mi chiedeva dove fosse quel convento perché non riuscivano a individuarlo.

Il progetto architettonico se ben concepito, funziona anche nel caso delle scenografie di film di fantasia nei quali vanno create ambientazioni di totale invenzione. Ma anche in questo caso, il mio approccio è rivolto al verosimile, al come se.., al punto da arrivare a costruire ambienti che, seppur immersi in una realtà onirica, diventano realistici. Questo è quello che è accaduto con il film di Terry Gillian “Le avventure del Barone di Munchausen” la cui scenografia è considerata la migliore della storia del cinema americano dalla critica americana stessa.
In Gangs of New York, abbiamo ricostruito negli studi di Cinecittà la città di New York intorno al 1880. Anche in questo caso, è stato necessario approfondire la conoscenza dell’urbanistica portuale e industriale dell’epoca per riuscire a ricostruire un’ambientazione scenografica realistica e credibile.

Quello che mi preme sottolineare è che esistono molti punti di contatto tra l’essere scenografo e l’essere architetto. In entrambe le professioni, si parte da un luogo e da un’epoca per realizzare un progetto con l’ambizione di costruire degli edifici e dei nuovi contesti che prima non esistevano. Ciò che cambia è la finalità del costruire: in un caso lo scopo è di pura evasione e con un tempo di esistenza limitato; nell’altro caso il progetto rimane e interagisce con una realtà ambientale pre-esistente, o totalmente nuova, in un contesto urbanistico storico o moderno, ma concepito per durare e far vivere le persone.

Ma in entrambe le situazioni, si procede con lo studio del contesto, di documenti del passato, si progetta, si disegna in grande scala o nei dettagli più minimi, ci si avvale dei nuovi mezzi forniti dalla tecnologia  che amplificano enormemente le possibilità creative. E in questo senso le due professioni si somigliano molto.

Ovvio che la scenografia nasce per essere effimera seppur riuscendo a dare riferimenti realistici.

Mi preme sottolineare, infine, che credo fermamente nell’importanza della documentazione storica e culturale per approcciare al progetto, sia esso scenografico o architettonico ed è per questo che ai ragazzi che oggi mi chiedono cosa fare per intraprendere la professione di scenografo, io consiglio sempre gli studi di architettura.

 

 

DANTE FERRETTI

 

 

 

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Nato a Macerata il 26 febbraio 1943, Dante Ferretti è lo scenografo che ha reso grande l’arte della scenografia in Italia, portandola agli onori della ribalta grazie alla collaborazione con grandi registi italiani e stranieri. 

Ferretti ha lavorato prima in Italia, al fianco di registi come Pier Paolo Pasolini e Federico Fellini e successivamente fuori dai confini nazionali. Sua è l’intuizione geniale del labirinto verticale ricostruito nel film il nome della rosa (1986) di J.-J. Annaud, sua la forza visionaria espressa nel kolossal fantasy Le avventure del barone di Munchausen (1989) di Terry Gilliam. Le trasfigurazioni di città e quartieri nelle ricostruzioni realizzate per i film di Martin Scorsese, hanno fatto di lui uno dei più brillanti e importanti scenografi del cinema mondiale. Tre i premi Oscar vinti nel 2005 con The aviator di Scorsese insieme con la moglie Francesca Lo Schiavo, nel 2008 per Sweeney Todd di T. Burton e 2012 con Hugo Cabret ancora una volta insieme a Francesca Lo Schiavo . 

Nel 2013, in concomitanza con il settantesimo anniversario della sua nascita, il MoMA di New York gli ha dedicato la personale Dante Ferretti. Design and construction for cinema”. 

Il 23 dicembre 2016 uscirà negli Stati Uniti “Silence” di Martin Scorsese, di cui Ferretti ha curato sia la scenografia, che i costumi e collaborerà anche al prossimo film del regista italo-americano dal titolo“The Irishman”.

Ma l’attività dello scenografo marchigiano non termina qui: in questi giorni Ferretti sta lavorando agli studios di Cinecittà a Roma alla creazione delle scenografie per “Diabolik”, un ambizioso progetto televisivo firmato Cattleya, mentre in campo teatrale è l’autore dell’allestimento dell’Otello Rossiniano di Amos Gitai, in cartellone al San Carlo di Napoli dal 30 novembre al 6 dicembre. Infine ha curato l’imponente musical “Divo Nerone” in programma a Roma, nell’arena della Domus aurea, per il mese di giugno 2017.


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