L’onore di dare il via al Concorso di Orizzonti della 72. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – con il suo quarto film Un mostro dalle mille teste – è toccato al regista Rodrigo Plá, che nel 2007, vincendo il Leone del futuro – riservato alle opere prime di tutte le sezioni – con il lungometraggio d’esordio La zona, proposto dalle Giornate degli autori, si era affermato a livello internazionale come una delle maggiori promesse del nuovo cinema messicano.
Ora, Un mostro dalle mille teste sta per uscire nelle sale italiane, dal 3 novembre, distribuito da Cineclub Internazionale Distribuzione, in versione originale con sottotitoli in italiano. Qui ( lista in aggiornamento):
1. ROMA: APOLLO 11, DEI PICCOLI
2. MILANO: BELTRADE
3. TORNO: ESEDRA
4. PADOVA: LUX
5. BRESCIA: NUOVO EDEN
6. FIRENZE: SPAZIO ALFIERI
7. PERUGIA: POSTMODERNISSIMO
8. CAGLIARI: ALKESTIS
9. ANCONA: ITALIA
10. PESCARA : MASSIMO
11. FERMO: CAPODARCO
12. PISA: ARSENALE
Il film è stato presentato a Roma alla presenza di Rodrigo Plà, che in questi giorni sta incontrando il pubblico in diverse città italiane. Dopo Torino e Milano:
3Novembre: Firenze Cinema Spazio Alfieri ore 21.30
4Novembre: Brescia Cinema Nuovo Eden ore 17.00 e ore 21.00
5 Novembre: Padova Cinema Lux ore 17.15 e ore 19.10
5 Novembre: Roma, Cinema Apollo 11, ore 22:30
A seguito della proiezione a Roma, Rodrigo Plá, ha parlato del suo film nell’incontro moderato da Silvana Silvestri e Pedro Armocida. Il regista ha prima di tutto sottolineato la continuità con i suoi precedenti lavori, specialmente con La zona: «Credo che se c’è una similitudine con La zona, questa sia rintracciabile nella sensazione di assenza dello Stato, soprattutto nel rapporto tra le grandi aziende private e i cittadini. Un’altra somiglianza, non solo con La zona ma anche con La Demora è la volontà di ritrarre personaggi nella loro intimità, personaggi che sbagliano. Sonia, la protagonista, è una donna che, in preda alla sua vulnerabilità, agisce con violenza, quindi, contro i suoi valori, così come accade ne La zona. Ci interessava questo: la fragilità del personaggio che va contro i suoi stessi valori».
Nonostante il dramma che vive la protagonista, Plà ha voluto comunque inserire dell’umorismo nel racconto: «In questo film, consapevolmente, abbiamo voluto lasciare uno spazio per l’umorismo, un umorismo dai toni delicati E’ una scelta che rientra nell’accostamento alla realtà. Perché la realtà è drammatica ma si presenta anche con molte sfumature».
Un realtà che il regista ha deciso di portare sullo schermo seguendo diversi punti di vista: «Volevamo dare importanza allo sguardo dell’altro. Abbiamo scelto di collocarci in più punti di vista per dare equilibrio alla storia. Tutto il film non è altro che la rappresentazione della memoria di tutti i personaggi davanti al giudice, ma sappiamo che la memoria a volte distorce la realtà».
Sulla difficile situazione messicana rappresentata in Un mostro dalle mille teste, Plà ha precisato: «Io sono come un ibrido, sono nato in Uruguay ma mi sono formato come regista in Messico. Il Messico sta vivendo una situazione drammatica, come cittadini ci sentiamo indifesi e vulnerabili. C’è impunità totale e i cittadini vivono con la sensazione di essere lasciati a se stessi».
Il film è tratto dal romanzo di Laura Santullo, moglie del regista: «Il romanzo è stato estremamente importante per tutti quello che hanno collaborato. Mi piace che gli attori possano lavorare con un testo in prosa, perché lascia loro maggior spazio creativo, più materiale per l’improvvisazione, arricchendo tutto il processo».
Sulle produzioni americane, invece, il regista dichiara di non essere mai stato tentato da Hollywood – “Non tutti vogliono andare in America. In Messico godiamo di una grande indipendenza creativa, non abbiamo capi, i registi possono essere anche produttori. Non sono ancora disposto a fare negoziati o trattative”.
A chiudere la conferenza stampa, il distributore Paolo Minuto: “Cineclub ha più di tre anni di vita e abbiamo distribuito già diversi film sudamericani. La nostra distribuzione punta alla versione originale, perché pensiamo che il doppiaggio colpisca anche il ritmo del film. Plà aveva vinto il Leone del Futuro, e questo film fa parte di quel futuro”.