DAL 2 MARZO VERDONE NEL PARADISO DEGLI INCASSI BEST MOVIE intervista l’attore
estratto dall’intervista a Carlo Verdone
DA BEST MOVIE di Marita Toniolo e Luca Maragno
VERDONE TRA LE NUVOLE
Nel salotto di casa sua il grande comico romano parla a ruota libera del suo nuovo film Posti in piedi in Paradiso
Giallini
«Con Giallini era nata una forte simpatia e una grande ammirazione sul set di Io, loro e Lara, perché mi sembra un attore come non ce ne sono più. Ha studiato quella commedia un po’ sordiana e tognazziana, che dipingeva il maschio italiano in maniera superficiale.
Qual è la morale?
«Ho cercato di mandare un messaggio molto preciso: spesso i figli sono più maturi dei loro genitori».
Anche questa volta è riuscito a raccontare l’attualità senza prendersi troppo sul serio. Come trova questo equilibrio?
«Sono rimasto uno dei pochi con Virzì, Luchetti… ditemi voi chi fa un po’ di commedia guardando l’osservazione della realtà. Nessuno. Ma mica li contesto gli altri. Costruiscono favole, scavalcando la realtà, che evidentemente è talmente brutta da volerla evitare. Age e Scarpelli, Elio Bernardi, Ettore Scola, univano alla risata anche la critica sociale. Quella è commedia alta. Poi ci sono le commedie basse, ma per quelle ci vogliono i grandissimi attori come Totò, che faceva commedie bassissime, ma era talmente sublime lui, che andava bene. Anche Jerry Lewis faceva commedie semplicissime, ma era così grande come maschera che funzionava».
Continua a combattere la pirateria?
«Cercherò sempre di fare opera di persuasione verso le persone. Dico sempre: “Vallo a vedere al cinema!”, “Condividi questa cosa con altri”. Continua a perpetuarsi quel senso di solitudine che ormai hai con il computer o con l’iPad. Su Facebook pensi d’avere 5000 amici, ma in realtà sei sempre da solo. C’è gente che entra in depressione perché viene cancellata dalle amicizie: questa è una cosa assurda. Matrimoni che si spezzano… È l’epoca della solitudine. Continuiamo a esser soli e a non condividere con nessuno nemmeno un film».
Hanno provato a contrastare la pirateria con il 3D. A lei piace?
«Non mi interessa, perché trasforma il cinema in una sorta di PlayStation. Ho trovato più rivoluzionario The Artist in bianco e nero, che rifà il verso al cinema muto. È più d’avanguardia che non i film da vedere con gli occhialetti».
È vera questa leggenda che i farmacisti le chiedono di testare per loro i farmaci?
«La verità è che spesso, trovandomi in farmacia in coda, sento la cliente che mette in difficoltà la povera farmacista, che si impegna a trovare una soluzione. Allora, dal momento che non ce la faccio più a stare dietro, intervengo sempre con molta decisione. E dico: “Senta signora, prenda questo e mi dia retta”. La signora tutta soddisfatta mi risponde: “Se me lo dice lei, lo prendo, grazie”. Io non testo nulla comunque, anzi più passa il tempo e più sono convinto di una cosa: che bisogna prendere meno farmaci possibili. Perché un farmaco fa bene a una cosa, fa male a tre».