Gran finale degli incontri del Bif&st al Teatro Petruzzelli in compagnia di Laura Morante, della quale è stata proiettata l’opera prima da regista “Ciliegine”. L’attrice ha ripercorso parte della sua carriera, rispondendo alle domande del Direttore del Festival Felice Laudadio e a quelle del pubblico.
“Quando avevo 13 o 14 anni mia zia Elsa Morante, che veniva spesso a casa mia anche in compagnia di amici, si presentò con Pier Paolo Pasolini che chiese a mio padre il permesso di farmi interpretare un ruolo nel Decamerone. Mio padre era d’accordo, invece zia Elsa si oppose, non voleva che lavorassi con lui. Così non se ne fece nulla e forse è stato meglio così. Va detto, però, che l’episodio nel quale avrei dovuto recitare, Pasolini non lo girò più”.
Il ricordo da adolescente è solo l’ultimo dei tanti racconti con i quali stasera Laura Morante ha deliziato il numeroso pubblico presente al Teatro Petruzzelli per l’incontro fuori programma con l’attrice e regista, intervistata dal Direttore del Bif&st Felice Laudadio. Il quale ha ricordato come Ciliegine, l’opera prima da regista della Morante proiettata prima dell’incontro (in seguito ha diretto e interpretato ancheAssolo), fu presentato in anteprima nazionale proprio al Bif&st due anni fa, dopo che l’attrice aveva partecipato all’edizione numero zero del Festival, allora ItaliaFilmFest, ricevendo nell’occasione il Premio Fellini per l’eccellenza cinematografica.
Mancato l’esordio con Pasolini, Laura Morante ha mosso i suoi primi passi da attrice in teatro con Carmelo Bene “Attore e regista crudele, ma non cattivo, torturava i suoi attori, me compresa, ma non conosceva né la meschinità né l’invidia. Spesso mi licenziava e poi mi riassumeva e io tenevo duro, grazie al mio orgoglio, finché ad un certo punto non dormivo più perché provavo due spettacoli e intanto facevo danza. Così, un giorno crollai e lasciai la compagnia. Intanto, però, avevo conquistato la sua stima. Un giorno mi aveva detto: ‘tu non sporchi mai la scena’, penso perché rispettavo i suoi canoni di eleganza a teatro”.
Da attrice essenzialmente drammatica – il debutto al cinema fu con Giuseppe Bertolucci in Oggetti smarriti seguito da La tragedia di un uomo ridicolo del fratello Bernardo – a un certo punto passò alla commedia con Turné di Gabriele Salvatores e soprattutto con Ferie d’agosto di Paolo Virzì. “Non so perché i registi, per molto tempo, ritenevano che fossi giusta solo per i film drammatici, forse per un fatto estetico. Però un giorno lessi che Mario Monicelli, che ancora non conoscevo, mi aveva inserito nel novero delle giovani attrici che preferiva commentando come ci fosse sempre una sfumatura comica nei miei ruoli. Per molto tempo fu l’unico a pensarla così”.
La grande popolarità è arrivata con i film di Moretti, Sogni d’oro e soprattutto Bianca. “In effetti nell’immaginario di parte del pubblico io sono rimasta l’attrice di Moretti. Ma in quei due film non mi sembra di avere dato una grande prova di recitazione, penso di aver fatto meglio con il terzo film che ho interpretato per lui, La stanza del figlio.”
Allo spettatore che gli ha chiesto della collaborazione con Carlo Verdone per L’amore è eterno finché dura, Laura Morante ha risposto: “Fu un’esperienza divertente e Verdone è stato un partner straordinario, sa valorizzare bene quelli che recitano accanto a lui. Lo paragonerei a un ballerino di tango”.
Il ruolo preferito, tra quelli da lei interpretati, è tuttavia in un film francese, Cuori di Alain Resnais: “una delle più belle esperienze che ho fatto al cinema, con un clima speciale sul set. Resnais, a fine riprese, ci dette dei finti premi che dovevamo accompagnare con una dichiarazione. La mia fu: ‘se mi dicessero che da questo momento in poi io potrò fare solo film con Alain Resnais ne sarei felice!’”. E il ruolo meno amato? “In L’impero dei lupi di Chris Nahon, per favore non guardatelo mai, ero totalmente fuori parte!”
Immancabile un ricordo anche di Marcello Mastroianni, cui è dedicato il Bif&st 2016 e accanto al quale Laura Morante recitò in Le due vite di Mattia Pascal di Mario Monicelli: “Credo che tutti quelli che mi abbiano preceduto su questo palco abbiano detto quanto Mastroianni fosse una persona piacevole, l’antidivo per eccellenza. Io vidi però un uomo amareggiato e fu lui stesso che mi raccontò di quante difficoltà avesse incontrato negli anni durante i quali lavorava sempre meno; penso che questo l’avesse segnato, come pure era accaduto a Jean Gabin. Lo incontrai anni dopo, a Berlino, alla prima edizione degli European Film Awards dove doveva ricevere il Premio alla Carriera, accolto da una standing ovation. Introducendolo dal palco, Giulietta Masina ricordò come lo aveva conosciuto giovanissimo e sconosciuto a teatro, dove recitava le sue battute nascosto dietro le quinte. Vinto un primo momento di evidente commozione, Marcello disse: ‘Vi ringrazio per questo premio ma se me lo aveste dato ai tempi in cui non ero nessuno lo avrei trovato molto più bello’!