“Si è detto che Allonsanfan sia un film sul ’68. In realtà noi dovevamo girarlo nel 1965, il protagonista doveva essere Gian Maria Volontè e la storia un po’ diversa, con un finale in cui Fulvio, il personaggio principale, non tradiva i suoi compagni, non veniva ucciso ed anzi tornava per seppellire i morti. Poi, però, eravamo perplessi e lasciammo trascorrere alcuni anni, durante i quali realizzammo altri film mentre il ’68, nel frattempo, era arrivato, poi passato e infine era stato tradito. A quel punto avevamo bisogno di un attore che esprimesse un sentimento di dolcezza e del piacere del ritorno a casa. E quell’attore doveva essere Marcello Mastroianni.”
I versi della Marsigliese (“Allons enfants de la Patrie/Le jour de gloire est arrivé”), intonate dai ragazzi di un liceo barese, hanno accolto l’ingresso nella platea del Teatro Petruzzelli di Paolo Taviani e Lina Nerli Taviani, costumista di tutti i film diretti dai fratelli Taviani (“Vittorio non è qui per i postumi di un incidente, vi manda i suoi saluti” – ha esordito Paolo – “torneremo senz’altro insieme l’anno prossimo”) per la Masterclass dedicata a Marcello Mastroianni, moderata da Maria Pia Fusco.
“Incontrammo Mastroianni a Parigi” ha proseguito il regista “dove stava girando insieme a Catherine Deneuve Niente di grave, suo marito è incinto per la regia di Jacques Demy e gli demmo la sceneggiatura di Allonsanfan. Gli piacque, lo aveva colpito la violenza narrativa e quindi accettò. Ma credo che contò anche, a nostro favore, il fatto che avesse il desiderio di tornare a lavorare in Italia”.
“Quando iniziammo le riprese, pensammo che Marcello interpretava il personaggio con troppa solennità, io e Vittorio eravamo preoccupati di avere sbagliato a scegliere lui. Ma dopo che gli spiegammo che Fulvio era un personaggio dei nostri giorni, non ci furono più problemi. E penso che nel film ha raggiunto momenti altissimi, come quando si rilassa su una poltrona, insieme alla sua famiglia, riesce a dire molto con pochissimo, con un semplice sguardo che riassume piacere e malinconia. Quando ci complimentammo con lui, ci disse: ‘è perché io sono un cecoviano’”.
Sui costumi del film, Lina Nerli Taviani ha ricordato come Marcello si affidasse completamente a lei. “Solo una volta si impose, dovendo indossare dei pantaloni lunghi fino al ginocchio. Diceva che aveva polpacci troppo magri, non avendo mai fatto sport e così ci recammo insieme nel laboratorio di Carlo Rambaldi, il futuro papà di E.T., il quale prese il calco dei suoi polpacci e realizzò delle protesi. Al momento di girare, però, Marcello decise di non utilizzarle.”
Sul lavorare in coppia, Paolo Taviani: “l’anno scorso a Cannes, vollero celebrare i fratelli del cinema a 120 anni dalla prima proiezione dei fratelli Lumiere. C’eravamo noi, i fratelli Coen e i fratelli Dardenne e parlando con loro capimmo che tutti operavano in modo diverso: dei Coen gira praticamente uno solo mentre i Dardenne girano tutto in coppia. Noi invece ci alterniamo alla direzione, così che quando Marcello la mattina arrivava sul set ci chiamava ‘Vittorio Paolo’ chiedendoci quale dei due l’avrebbe diretto”.
Tra film preferiti di Mastroianni di Lina Nerli Taviani ci sono “Divorzio all’italiana e, tra quelli in cui l’ho vestito io, Non toccare la donna bianca di Mario Ferreri, nel quale interpretava il generale Custer, per cui doveva indossare una serie di parrucche che avevamo fatto preparare appositamente ma con le quali si sentiva ridicolo. Allora, per scherzo, prese una parrucca da indiano di repertorio, se la mise in testa e finì per girare con quella”. Per Paolo Taviani: “8 ½, La dolce vita e soprattutto Una giornata particolare, dove Marcello seppe costruire un grande personaggio con pochissimo”.
Sul cinema italiano, Paolo Taviani è fiducioso: “Non credo sia in crisi, ci sono tanti talenti. E bisogna ricordare che se pure qualche film va male, non è detto che non possa essere riscoperto in futuro. Penso a quello che accadde con il neorealismo: all’epoca i vari Ladri di biciclette, Paisà o Sciuscià erano davvero in pochi spettatori a volerli vedere e poi, con il tempo, il neorealismo ha finito per cambiare il cinema di tutto il mondo.”
Presente in sala Giuliano Montaldo (con il quale Lina Nerli Taviani lavorò per la prima volta come costumista), Paolo Taviani gli ha reso omaggio, rimarcando come oltre ad essere un grande regista sia anche un bravo attore: “Una cosa che gli invidio, ci ho provato anche io quando girammo I fuorilegge del matrimonio, interpretando una scena con Ugo Tognazzi. Solo che io ero talmente attento alle battute di Tognazzi, che con le mie arrivavo sempre in ritardo!”